Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

Sconfinando

casualmente

Messaggi di Dicembre 2006

Per me [punto]

Post n°1158 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

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Scuse pubbliche (e privati pensieri)

Post n°1157 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

Non amo queste cose, e chi mi conosce sa quanto. A questo punto però ritengo doveroso chiudere quella che per me è diventata una situazione spiacevole con poche ultime considerazioni e alcune scuse.
Le scuse le devo a chi è stato chiamato in causa nel mio blog da terzi. La ritengo una scorrettezza nei loro confronti e una scortesia nei miei. Qualunque divergenza (di qualunque tenore) si dovrebbe risolvere privatamente e direttamente. Questo è un additare mettendo i destinatari di certi messaggi nella spiacevole condizione di seguire la diatriba comunque su un blog ospite, oppure tacere.
Avrei potuto cancellare il post in questione, non modificarne il contenuto. Ma sono sempre restia alle cancellazioni. Scripta manent: e chi scrive in genere si prende le responsabilità di ciò che scrive.
Qualcuno dirà che con questo post compio delle scelte definitive. Forse si, se si ragiona in termini di schieramenti.
Per me, scelgo definitivamente di non essere messa di fronte agli aut aut.
Chi mi conosce sa che di fronte alle divergenze di opinioni, di vedute e di comportamenti non mi sono mai tirata fuori dal confronto, anche aspro, anche duro, ma sempre diretto e sempre giocato su altri terreni, per l'appunto più privati come è corretto che sia.

E a chi ama parlare di vincitori e vinti, vorrei solo dire che la sconfitta sono io, che ho creduto di poter fare di questo luogo un giardino tranquillo. Ma che mi devo ricredere.

Con questo, volto pagina.

 
 
 

Senza titolo perchè non ce ne sono

Post n°1156 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

Questa è una lettera aperta. Come tutti post, del resto. Solo che questa è una lettera aperta a chi vuole leggere e a chi ha la pazienza di farlo.
Come io vivo questo spazio credo sia noto, detto e ripetuto. Ma forse è il caso di ribadirlo un'ultima volta. Sconfinando è uno spazio che io regalo ai miei pensieri. A quelle 13.000 parole che mi restano dopo essere andata a pari con il mio compagno e la mia famiglia. E' lo spazio per gli appunti, per tener traccia di un fatto sul quale rimugino o anche solo per un flash, un lampo, un guizzo o uno sberleffo.
Pubblico, certo.
Altrimenti non avrei scelto il blog ma un'altra formula, di certo meno interattiva.
Questo significa che lo scambio con i viandanti di questa rete mi interessa. Mi piace. Lo cerco. Lo provoco anche.
Nei mesi (18 pressapoco), come spesso accade, Sconfinando è diventato un essere sociale, incluso in una galassia di relazioni e interrelazioni che così bene la mappa di Nova24 ha illustrato.
Relazioni di vario genere, che nel tempo e con il tempo si sono costruire. Dialettiche, amicali, affettive, ognuno scelga quella che preferisce.
Tutte però con un denominatore comune: la chiarezza degli intenti e dei propositi.
E con una regola ferrea: ogni relazione si gioca in un rapporto 1:1.
Questo ha consentito a me - e credo anche alle persone vicine a me e al mio blog - di confrontarsi con la massima libertà, mai vincolata a logiche di gruppo.
Nessuno si è mai permesso di tirarmi per la manica, mai io mi sono permessa di farlo con alcuno.  Ho sempre rivendicato la mia indipendenza di giudizio, così come ho lasciato a ciascuno la sua.
Questa si chiama libertà.
Le persone che fino a oggi hanno avuto con me un rapporto più diretto, personale e affettivo (Magdalene, OceanoIrrazionale, Ossimora, Pelino, Scalza voglio citarle) sanno quanto rispetto ci sia sempre stato alla base della nostra conoscenza.
E lo stesso rispetto (qui mi rivolgo a te, sblog) c'è sempre stato anche tra me e te. E vorrei continuasse ad esserci.

Con questo ho finito.
Non credo ci sia altro da aggiungere.
La mia porta resta aperta, per chi ancora desidera entrare.

 
 
 

Com'è bello questo blog

Post n°1155 pubblicato il 18 Dicembre 2006 da sblog
 
Foto di SandaliAlSole

Lo so che non te l'aspetti. Lo so che gli "accordi" erano altri. Lo so. Ma stamattina, senza parlartene neanche se capiterà prima di quando leggerai questo post, mi è venuta voglia di scrivere qui alcune sensazioni che ho provato in queste 3 settimane (quasi) di assenza ufficiale da questo blog. L'ultimo a cui mi ero "aggrappato", l'ultimo di una serie poi neanche tanto lunga, a pensarci.

Primo. Questo blog è tornato bello com'era prima che io arrivassi. Sono sparite certe tensioni che si accumulavano inesorabilmente ed ingiustamente su di te, Sandali, che fungevi da cerniera tra le varie rotazioni di 2 schieramenti. Uno lo semplificherei nei peliniani margheritati, l'altro negli sbloghiani (potremmo semplificare dicendo sblog e basta). Avevano ragione loro, quelli che sono più corretti di me, quelli che ti invitano anche a prendere un caffè tra un volo intercontinentale di un'amica e un post da scrivere come se fosse uno scalpo da appendere davanti alla propria tenda. Molto corretti. Molto.

Secondo. Spesso ho riflettuto sulla mia napoletanità qui e nel gruppo, molto eterogeneo, che ho frequentato su libero. Quasi tutti del Nord. Quasi tutti che si spacciano per tolleranti della più sana Sinistra italiana, salvo poi non tollerare chi diventa simpatico alla bella del gruppo o alla prima della classe. Quindi vada per la pulizia etnica, vada per il mettere sotto pressione il pirla di turno (si dice così?) con tutti quegli "accorgimenti" che conosciamo bene noi dei blog. Il commento, il non-commento, il post allusivo, salvo poi dire "no, mica mi riferivo a te, ma dai, sei diventato paranoico?", e così via. Adesso il blog è anche più pulito, etnicamente parlando.

Terzo. Mi rivolgo ancora a te, Signora Alla Settima. Hai fatto di tutto per rimanere equidistante, equilibrata, generosamente giusta, tra i due schieramenti. Mi hai regalato tante opportunità, compresa quella che mi sto prendendo oggi, a tua insaputa. Ma hai scelto male, fàttelo dire. Perché tu hai scelto. Hai scelto, nello spazio pubblico, di tacere e chi tace acconsente. Nonostante tutto il personaggio dell'anno per me resti tu. E ti dedico anche quella copertina (te la rubo, non ti dispiace, lo so). E' un blog bellissimo, questo, ancora più bello senza laboratori e con tanti commentatori corretti, mica come me, che resterò solo un tuo lettore affascinato.

Mi concedo un altro lusso. Non risponderò ad eventuali commenti. Ciao.

 
 
 

Person of the Year - You

Post n°1154 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

immagineYes, you. You control the Information Age.
Welcome to your world.

Queste le parole sulla copertina dell'ultimo numero dell'anno del Time, quello nel quale, tradizionalmente, viene eletto e celebrato il personaggio dell'anno.
E con una scelta decisamente insolita, Time ha deciso quest'anno di eleggere gli internauti, il popolo del web, le community - ognuno scelga la terminologia che più gli piace -.
Interessanti le motivazioni e l'assunto di partenza. Si smantellino le teorie di  Carlyle, secondo il quale la storia in fondo non sarebbe che la biografia di grandi uomini e si guardi a questo 2006.
Cosa c'è di grande da ricordare? Il conflitto in Iraq? La tensione tra Israele e Libano? Gli esperimenti nucleari coreani o le aspirazioni di Ahmadinejad?
Niente di tutto ciò, appare evidente.
Di grande c'è però ciò che accade sul Web, sostiene Time. Un Web nuovo rispetto a quello di quindici anni fa. I cui paradigmi oggi sono le comunità, la collaborazione, la capacità di mettere insieme i piccoli contributi di milioni di individui e dar loro un senso collettivo.
Ed è su questo senso della collettività che spinge la leva Time. Arrivando a dire che se geni solitari, gli Einstein, gli Edison, i Jobs, sono sempre stati molto amati dagli americani, oggi dovrebbero però fare i conti con un sentire collettivo non pensabile ancora pochi anni fa.
E si torna a parlare di citizen.

Detta così devo dire che la questione è molto suggestiva. Affascinante direi. Non ho dubbi che molto di vero c'è in questo riconoscimento di Time. Se penso ai dissidenti in Cina, se penso ai grandi eventi internazionali sui quali è possibile confrontarsi in un forum virtualmente mondiale, se penso alle possibilità di comunicare conoscenza, scelte di vita, idee, non posso che applaudire.
L'altra faccia della medaglia è però la sovraesposizione. Un flusso continuo e inarrestabile di stimoli, che lascia poco spazio alla riflessione individuale, all'elaborazione, privilegiando l'abbracciar cause e il partir per crociate senza senso critico. Perchè il Web è il nuovo verbo.
E questo mi piace molto meno.

 
 
 

Bora di passione

Post n°1153 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 


immagine

Che parli di panchine
o di relativismo morale,
di laicismo
o di immigrazione
è sempre un gran bel sentire.

 
 
 

Del prenderci la misura

Post n°1152 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

immagineMi rendo conto che i problemi epocali sono altri.

Ma dopo 32 anni di capelli lunghi, mi viene un po' difficile valutare la quantità di shampoo necessaria adesso.

E mi sento tanto Giorgio Gaber.

Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve,
sembra panna, sembra neve...
La schiuma è una cosa sacra, è una cascata di latte

 
 
 

Le buste sorpresa

Post n°1151 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 
Tag: Vintage

immagineBen prima che gli editori scoprissero le buste sorpresa per riciclare i fondi di magazzino, la busta sorpresa l'avevamo inventata noi.
Anzi, lei. La quinta del gruppo. La mia migliore amica. Quella che per anni, tutti i giorni, alle 6 suonava alla mia porta per un caffè.
Lavorava allora in una importante ditta di cosmetici nella ricerca trucco. Il suo lavoro, in laboratorio, era mettere a punto formule e formulazioni. Di rossetti, creme, ombretti, mascara, fondotinta, smalti.
A Natale, dopo lo scambio dei regalidacinquemila, lei tirava fuori le sue buste sorpresa. E tornavamo bambine. Un trionfo di colori e profumi, da lei raccolto tra i campioni del laboratorio e i tester. Ed era tutto un aprire, annusare, provare. Gioia per gli occhi e piccoli sogni di vanità. Che chissà quando mai avremmo usato, ma intanto era bello averli lì.
Anni dopo, Tiziana mi ha confessato che metteva un contrassegno sul pacchetto destinato a me, perchè fosse un po' meno casuale degli altri, con colori più adatti, o forse solo più nelle mie corde.
Erano anche queste piccole attenzioni che la rendevano speciale.
Che la rendono speciale, anche ora, che è così lontana.

 
 
 

Del potere d'acquisto [ovvero il regalodacinquemila]

Post n°1150 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 
Tag: Bla-bla

Non so dire quanti anni sono passati dalla prima volta. Probabilmente più di venti. E non mi ricordo chi fu a lanciare l'idea. Di certo l'abbracciammo tutte con entusiasmo. La questione era semplice: un solo regalo a testa, per Natale, da parte di tutte. Tetto massimo di spesa: cinquemilalire.
Ovviamente il trucco stava nel sopperire con la fantasia a ciò che le finanze non permettevano. Negli anni ho ricevuto fermaporte, candele, guanti, paraorecchie (ebbene si), sciarpe, portafoto, quadernini, tazze da the, bracciali. Uno spettacolare bric-a-brac. E altrettanto hanno ricevuto le mie amiche.
Poi è arrivato l'euro e fin dal primo Natale abbiamo capito che trovare regali da due-euro-e-mezzo era impresa più che impossibile, intentabile. Con mozione votata anche in questo caso all'unanimità convertimmo le cinquemilalire in cinque euro. Più o meno come tutti i commercianti.
Ce la siamo cavata bene. L'anno scorso mi ricordo una tea-for-one davvero carina, un libro di racconti, un'agendina da borsetta e un portacellulare. A me era toccata la tea-for-one.
Ora si è aperta la caccia, ma la vedo dura. Oggi ho visto entrare Laura nello stesso negozio di the da me appena visitato. Probabilmente ci scambieremo lo stesso regalo. Per fortuna le altre due abitano in un'altra città.

 
 
 

C'è da fare

Post n°1149 pubblicato il 16 Dicembre 2006 da SandaliAlSole
 

immagineOggi e domani si celebrano le
giornate di Amnesty per i diritti umani.

Ci sono petizioni da firmare, candele da acquistare, segni concreti la lasciare.

Si può fare.

Si dovrebbe fare.

Ah. Non solo nelle piazze,
anche online.

 
 
 

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