AIFA: Sono stati identificati dei fattori in grado di individuare i soggetti a maggior rischio di sviluppare le manifestazioni tromboemboliche con i vaccini Vaxzevria e Janssen ?
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Aggiornamento in Medicina
La mancata definizione di un meccanismo fisiopatologico unitario alla base dei rari casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico associata a vaccinazione da Vaxzevria rende impossibile identificare dei fattori di rischio da cercare nella popolazione generale.
Ciò è particolarmente vero per la ricerca delle condizioni trombofiliche ereditarie più comuni ( es. mutazione Leiden del Fattore V o G20210A del Fattore II in eterozigosi, deficit degli inibitori naturali della coagulazione ), che si può stimare che siano presenti nel 5-6% della popolazione generale europea.
Ci si può quindi attendere che circa 5.000-6.000 persone ogni 100.000 soggetti vaccinati con Vaxzevria siano portatrici o portatori di queste anomalie coagulative, il che contrasta evidentemente con l’estrema rarità delle più gravi complicazioni trombotiche osservate ( trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico ).
La stessa interpretazione può essere data anche nel caso in cui siano presenti fattori di rischio, come ad esempio l’assunzione di estroprogestinici, che in Italia sono utilizzati da circa 2.300.000 donne.
È noto da tempo che questi farmaci aumentano il rischio di tromboembolismo venoso ( TEV ) di circa 4 volte in tutte le donne, con qualche differenza a seconda dei vari tipi di composti.
Questo significa che il rischio assoluto annuo di avere un episodio di TEV per una donna di età inferiore a 40 anni, eterozigote per la mutazione FV Leiden e che assume un preparato estroprogestinico, è nell’ordine dello 0.4%.
Alla luce di questo rischio assoluto di tromboembolismo venoso, molto contenuto anche nei soggetti con le più comuni condizioni di trombofilia ereditaria, è stato definito che uno screening trombofilico generalizzato prima dell’utilizzo dei composti estroprogestinici non offre alcun vantaggio e non è quindi raccomandabile per nessuna donna.
Queste considerazioni si applicano a maggior ragione a condizioni cliniche estremamente rare, nell’ordine di qualche caso per milione di persone, come le trombosi venose in sedi atipiche segnalate in soggetti vaccinati con Vaxzevria o con il vaccino Janssen.
Pertanto, un ipotetico scenario in cui la vaccinazione agisse come trigger su una condizione di predisposizione congenita per portare a questi eventi trombotici atipici riguarderebbe all’incirca 1 soggetto trombofilico su 10.000 vaccinati.
L’insieme di questi dati evidenzia come le più comuni condizioni trombofiliche presenti nella popolazione non possano essere il determinante di tali casi, e che pertanto la loro ricerca sistematica prima della vaccinazione non sia in alcun modo raccomandabile. ( Xagena2021 )
Fonte: AIFA – Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi, 2021
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