Mi basta un angolo tra le mie lare,
un libro e un amico, un breve sogno,
che non disturbino debiti o rimpianti.
Questo è solo quanto la
Natura deve alla semplice e discreta,
e qualche comune, onesta e mite delicatezza.
No, perché è così che ti scrivo, ti faccio concepire
Che io metto in esercizio la virtù:
che anche questo era difficile per Epitteto.
Basta che chi comincia a odiare il vizio
e che lo spirito insegni ad essere modesto;
Successivamente, il paradiso sarà più favorevole.
Disprezzare la delizia non è considerata
una virtù solida; che anche il vizioso
In se stesso nota che è fastidioso.
Ma non potrai negarmi quanto
questa via sia forzata verso l’alto seggio,
Dimora della pace e del riposo.
Non condisce il frutto in un attimo
Quell’intelligenza che misura
la durata di tutto al suo talento.
Abbiamo visto fiori prima belli e puri,
poi materia acida e insapore,
e poi perfetti, dolci e maturi;
Tale prudenza umana è buona da misurare,
dispensare e condividere le azioni
che devono essere compagne di vita.
Dio non voglia che io imiti questi uomini
che dimorano nelle nostre squallide piazze,
di virtù infami istrioni;
Quelle luride tragiche, attente ai
comuni applausi, le cui viscere
sono monumenti sfortunati e oscuri
Come passano tranquille le montagne!
L’aura che respira dolcemente!
Che schifoso e sonoro per le canne!
Come muta virtù per i prudenti!
Quanto ridondante e pieno di rumore
per i vanitosi, ambiziosi e apparenti!
Voglio imitare le persone in abito,
nei costumi solo i migliori,
senza vantarmi di spezzati e mal adattati.
Non brillare l’oro e i colori
nel nostro vestito, né è
uguale a quello dei cantori dorici.
Ho una vita di mezza età,
uno stile comune e moderato,
che nessuno lo vede se ne accorge.
Nel fango più comune mal tostato
C’era già chi beveva ambiziosamente
come nel prezioso bicchiere da mormorio;
E qualcuno così illustre e generoso
che usava, come se fosse argento netto,
di vetro trasparente e luminoso.
Senza temperanza, hai visto
qualcosa di perfetto ? Oh morte! vieni tranquillo,
come di solito vieni nella freccia,
Non nella macchina tonante incinta di
fuoco e dicerie; quella non è la mia porta fatta
di metalli piegati.