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curve a gomito, stazioni e orizzonti
 

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Il Tragitto Vol. 61

Post n°61 pubblicato il 03 Marzo 2015 da sisyphus13

 







Partirono che era pomeriggio inoltrato e camminavano svelti attraverso la Cittadina che cominciava a riempirsi di dopolavoristi in cerca di uno svago e di qualche divertimento all'ombra delle montagne brulle. Louise cercava di darsi una felicità che non era la sua e una spigliatezza nella comunicazione che non le apparteneva. Ad essere sincera Romario con la sua ieraticità e complessione la metteva un po' in uggia e la preoccupava. Non sapeva bene come iniziare un discorso con quell'uomo evidentemente segnato da qualche disavventura, maestoso e distante. Lui aveva un passo ampio e regolare, deciso e massiccio, mentre Lei per starle a ruota doveva quasi mettersi a correre, o comunque agitarsi ridicolmente con dei passettini da papera fastidiosi e imbarazzanti. Mentre trascorrevano per le vie ampie della Periferia le persone che Li incrociavano salutavano cerimoniosamente Romario oppure gli sorridevano con complicità ed evidente affetto. Louise invidiava quella popolarità e sognava di potere avere un giorno la stessa facilità nel rapportarsi agli altri. Lei che si sentiva così scontrosa e difficile, ostile e poco affabile. Era cresciuta in una famiglia spigolosa con un padre tutto d'un pezzo che l'aveva allevata praticamente da solo dopo la morte della madre quando Louise aveva otto anni. E Lei aveva tanto da essere riconoscente al papà ma sentiva che non aveva potuto sostituirsi a mamma un tutto e per tutto, e a Lei mancava quel tocco di femminilità e di calore umano che Le avrebbero reso la vita più facile. Per questo, crescendo, aveva avuto l'esigenza di fare qualcosa per gli altri e dedicarsi a tempo pieno al volontariato e al supporto dei più deboli. Per questo quando si erano scoperte delle macchie sul suo passaporto genetico e si era dato alla fuga insieme ai due ragazzi, Rabail e Frankie, non era stata soddisfatta e s'era incupita ancora di più. Per questo quando aveva incrociato la sua strada con Pearson, l'ex nano brigante, aveva sentito risvegliarsi la sua vocazione da crocerossina e si era affezionata in modo particolare a quell'uomo provato dalla minorità fisica e dalla Guerra. Rabail, a sua volta, Le si era attaccato alla gonna morbosamente e Le faceva una chiarissima e spietata corte. Anzi, per certi versi, La considerava già un suo possedimento, con quell'ostinazione e fanatismo tipici dei giovanotti un po' ottusi. Lei, ancora in stato confusionale, aveva abbozzato e non aveva reagito, lasciandolo fare. Magari Le piaceva anche avere qualcuno che si preoccupasse così tanto per il suo destino e, sul momento, non aveva nessuna voglia di mettersi a litigare o fare la difficile. Però, mano a mano che la loro avventura comune si faceva più complessa e stratificata, anche le sue esigenze diventavano più raffinate e l'umore usciva dal nero cupo per addentrarsi nelle variazioni stupefacenti che la fantasia Le offriva. La sua anima fondamentalmente ribelle si divaricava dalla piatta esigenza di comando e sopraffazione promosse da Rabail. Con Frankie andava già meglio: era un ragazzo estemporaneo e frizzante, anticonformista ed eccentrico, spiritoso e divertente. Con Lui si poteva scherzare e appoggiargli una mano sulla spalla senza temere che pensasse subito a scoparla o a incasellarla nella coppia. Non si sarebbe mai messa insieme a Lui, questo No, ma era bello avere qualcuno con cui confidarsi senza che la propria fiducia venisse scambiata per arrendevolezza o condiscendenza. Un buffo complice, insomma. E questo faceva imbestialire Rabail, che era fondamentalmente geloso e possessivo, e non conosceva il significato della parola autoironia. A bilanciare quella sorprendente combriccola stava il Colonnello Strano, con le sue carte e le sue fissazioni. Louise non l'aveva ancora inquadrato bene ma si era comunque resa conto che viveva su un pianeta tutto suo, distante e conformista, ossessionato e pedante. Un militare che si era unito al gruppo per distrazione o eccessiva confusione, un uomo che non aggiungeva né toglieva nulla alla guerra tra i due poli opposti che sembravano contendersi la sua anima.....Buon ultimo veniva l'ex nano brigante, Pearson. Un essere malinconico e triste, divorato dalle fisime del reduce, dalle paturnie dell'ex combattente che ne aveva viste così tante con gli occhi da non riuscire a sostenerle con il cuore. Una persona per certi versi ammirevole e discreta, dignitosa e coerente. Forse l'uomo che più di tutti gli ricordava suo padre. Per questo Lei lo amava e compassionava così tanto, ed egli era la ragione per cui si stava sobbarcando centinaia di metri a piedi dietro Romario, cupo sui suoi passi e silenzioso nella sua missione per conto della giustizia e, perché no, dell'umana pietà.  

 
 
 
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