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PICCOLI BIRBANTI

Post n°1339 pubblicato il 24 Maggio 2016 da atapo
 
Tag: memoria

IL GIARDINO DEL PRINCIPE

 

Qualche giorno fa seguivo distrattamente il blabla della tv (in coda al telegiornale, annuncio di aperture straordinarie di ville e luoghi italici normalmente chiusi al pubblico) e alcune parole mi hanno colpito all'improvviso: "Bologna... villa Hercolani...", poi le immagini di salotti sontuosi e stanze principesche.

Non mi era nuovo quel nome, aveva mosso in me qualcosa... ma che avevo in comune io con "villa Hercolani"?

Ho cercato su Google...Google maps... ho visto in quale zona di Bologna si trova questa villa ed ecco l'illuminazione! Ho ricordato tutto...


Avevo 8 o 9 anni, erano i tempi del castellaccio (vedi qui) e della polveriera (vedi qui), quando con le mie amichette A e M insieme ad altri bambini passavamo i pomeriggi dopo la scuola a zonzo per le colline dietro casa, esplorando e cercando avventure...

Come tutti i cuccioli curiosi ogni tanto prendevamo strade nuove per vedere dove portavano, se mai avessimo trovato altri angoli perfetti per i nostri giochi.

Un giorno ci avventurammo lungo una strada appena asfaltata che tagliava la collina, su cui si affacciavano palazzine con giardini e cantieri di nuove costruzioni, si era alla fine degli anni '50 quando un boom edilizio ricopriva pian piano di quartieri residenziali le terre che erano state dei contadini e boscaioli. Nulla di interessante per noi, nemmeno un prato o un frutteto sfuggito agli sbancamenti e alle nuove case. Eravamo arrivate abbastanza lontano...

A un tratto la sequenza di case si interruppe e cominciò un bosco: scuro, enorme, alberi centenari altissimi, un sottobosco folto di cespugli, una meraviglia! Peccato che fosse recintato da una rete metallica più alta di noi. Il marciapiede costeggiava questo bosco fino all'incrocio con una stradina stretta, ripida, a curve e senza marciapiede, che saliva su per la collina sempre costeggiando il bosco recintato e gli alberi enormi la rendevano cupa e poco invitante anche per tre bambine avventurose come noi. Allora tornammo indietro osservando meglio, sbirciando tra la rete e i punti in cui gli alberi erano meno folti: si intravedevano al di là dei grandi prati, poi in fondo altri boschi, dietro a tutto una traccia di tetti di un grande palazzo appariva a tratti tra il verde. Silenzio e nessuna persona in quel luogo meraviglioso. Eravamo eccitate dalla scoperta, dalla bellezza, dall'impossibilità di penetrare in quel paradiso che il reticolato ci proibiva.

A casa raccontai tutto alla mamma che mi spiegò: -E' il palazzo dei principi Ercolani!-

Principi! Tutto diventava ancora più fiabesco! Dissi alla mamma che mi sarebbe piaciuto entrare in quel parco, chissà se la rete era rotta da qualche parte (come già ci era successo in altre occasioni)...

-Non ci provate! Si raccomandò la mamma, -Nella villa tengono i cani da guardia, non cacciatevi nei guai!-

Che fosse vero o no, l'argomento era convincente, ma la tentazione era grande.

Noi tre amiche tornavamo quasi tutti i giorni a passeggiare lungo quella rete, a fantasticare su quel luogo, a immaginare carrozze, principi e principesse in abiti antichi che andavano e venivano al palazzo, come nelle illustrazioni dei nostri libri di fiabe. L'ingresso non era su quel lato, non vedevamo mai nessuno, nemmeno cani, però si sentiva abbaiare a volte, giusto per ricordarci le raccomandazioni materne, ma forse chi abbaiava non era nemmeno lì, ma in altri giardini più moderni e meno affascinanti.

Avevamo coinvolto in questi giri anche due amichetti coetanei, M e L e fra tutti e cinque il desiderio di trovare un modo per entrare e godere di quel luogo di delizie andava aumentando sempre più. La rete in alto non aveva nemmeno il filo spinato, si fantasticava di scalarla, oppure di abbassarla... Intanto ad ogni passeggiata osservavamo tutto con sempre maggiore attenzione finchè scoprimmo che in un punto in basso, seminascosto tra l'erba, i ferri che intrecciavano la rete erano un po'... allentati. Forse se avessimo continuato con pazienza il lavoro di disintreccio dei fili di ferro saremmo riusciti ad aprirla a sufficienza per passare... E così dal basso il danno non sarebbe stato molto evidente.

Il lavoro durò diversi pomeriggi e fu un lavoro organizzato: a turni qualcuno districava pian piano i fili della rete, allargando e sfilando, altri coprivano questo manovale stando davanti seduti sul marciapiede a chiacchierare, qualcuno, un po' distante, controllava e avvisava se lungo la strada si avvicinava un passante, in modo da sospendere il lavoro. Arrivava l'ora di rientrare a casa, coprivamo il buco alla meglio con erba e rami, il giorno dopo si continuava. Volevamo fare un'apertura comoda, perchè doveva essere una via di fuga agevole nel caso in cui, una volta entrati, si fossero visti i terribili CANI, da noi temuti più di eventuali esseri umani.

Un giorno finalmente riuscimmo ad intrufolarci, ma era tardi, era ormai ora di rincasare, facemmo qualche passo col fiato sospeso in quel posto magico... tutto tranquillo, nessun cane, solo i rami che frusciavano e scricchiolavano al nostro passaggio. L'emozione era così forte che uscimmo quasi subito, riaccostammo i lembi dell'apertura tirando la rete e mettendo erba, progettando di fare ben altro e più avventuroso la volta successiva!

Che non ci fu mai, perchè quando ritornammo trovammo tutto richiuso, tutto ben rammendato con nuovo filo di ferro, ancora più stretto!

Eravamo stati scoperti! Non avremmo visto nè principi nè principesse!

Un po' di delusione, ma i bambini hanno mille risorse... e ci rivolgemmo ad altre avventure in altri luoghi.

Ora in questa villa principesca dal parco enorme fanno visite guidate... mi piacerebbe andarci, finalmente entrando dall'ingresso principale... chissà se quella rete c'è ancora, col suo rattoppo...

Ecco una foto di villa Hercolani, che ho trovato in rete...


 
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