Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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LA VITA PERDUTA
LA SORPRESA
Hermann Kern
Nelle ultime due settimane, mio marito è andato per diversi giorni a lavorare nella casa di montagna e io sono rimasta a Firenze. Lassù ormai fa troppo freddo per me, inoltre ho le prove per i due teatri quasi tutti i giorni e il resto del tempo lo studio e il da fare non mi mancano.
Una sera, dopo cena, mia figlia mi ha mandato un messaggio: “Domani qui è la festa del patrono e le scuole sono chiuse, Martino e Diletta sono a casa da soli. Se vuoi venire in corriera per stare un po’ con loro, gli faresti una bella sorpresa”
(Gli altri due nipoti vanno a scuola in un altro comune, con un altro patrono)
Che fare? Nel pomeriggio avevo già un impegno, ma la mattina… avevo già assaporato di prenderla per me, con calma soprattutto, di riposarmi. Però era un’occasione unica di stare coi bambini, da tempo riusciamo a vederci con molte difficoltà.
“Se trovo gli orari e i biglietti verrò. Non dirgli nulla, sarà una sorpresa” ho risposto.
Da qualche parte avevo due biglietti della corriera, comperati per “non si sa mai”, ma finora eravamo sempre andati insieme, io e il marito, in macchina. Dopo un po’ di ricerche li ho ritrovati, su internet ho preso gli orari: per fortuna la corriera passa vicino casa mia, però sarei dovuta partire presto per riuscire a tornare entro l’ora di pranzo.
E sono andata, facendogli davvero una sorpresa: avevano appena finito la colazione, Diletta era ancora in pigiama. Sono stata con loro più di due ore e per me sono state bellissime: abbiamo chiacchierato, gli ho raccontato del viaggio in corriera e dell’autista maleducato che non mi diceva la fermata, poi tante storie di viaggi, di quando la loro mamma e lo zio erano piccoli, di quale scuola superiore sceglierà Martino il prossimo anno. Ho commentato le foto e i video che mi mandano su whatsapp, abbiamo guardato i libri di scuola e i quaderni che soprattutto Diletta, in seconda, è orgogliosa di mostrarmi. Chiedevo loro degli amici, delle ore che passano a casa da soli mentre i genitori sono al lavoro. Gli avevo portato le melagrane e abbiamo fatto merenda con quelle.
Martino doveva studiare, allora Diletta ed io siamo passate in un’altra stanza a guardare le foto di quando erano più piccoli e ad ascoltare canzoni che hanno nelle loro compilations, musiche e personaggi quasi tutti a me sconosciuti. E proprio ascoltando queste, insieme alla bimba, ho sentito più acuto ciò che provo da tempo, direi una conseguenza dolorosa di questo lungo tempo di pandemia: loro crescono troppo in fretta, qualcosa si è… sfrangiato, disperso.
Prima, l’andare da loro un pomeriggio alla settimana ce li faceva mantenere vicini e molto presenti, era un filo di vita che ci univa, crescevano pian piano e noi li potevamo accompagnare, ci aspettavamo da un appuntamento settimanale all’altro come si aspetta impazienti il passaggio da una puntata all’altra in una storia avvincente, il frequentarci portava una grande confidenza. Ora, le volte in cui ci vediamo, qualcosa si è spezzato: è una sensazione leggera, quasi impalpabile, ma ci vuole un poco perché la confidenza e la spontaneità siano complete come lo erano prima.
E io li trovo ogni volta un po’ diversi, cambiati più in fretta di come cambiavano quando li vedevamo ogni settimana ed eravamo più sintonizzati sulla loro crescita. Riflettevo che ormai saranno sempre meno interessati allo scatolone dei giocattoli di casa mia, tra i libri anche Diletta tra poco cercherà quelli più corposi… presto molti oggetti e giochi che tenevo per loro non serviranno più. Nemmeno a Cesare, il più piccolo, che a dicembre compirà cinque anni e non ce lo godiamo più da quando ne aveva tre.
Mi rattristano queste riflessioni, questo subire lo scorrere velocissimo del tempo e l’idea di non riuscire ad essere presente con loro quanto vorrei, per godermeli ancora per quanto sarà possibile…
Se la situazione sanitaria evolverà al meglio cercheremo di riprendere le nostre abitudini, ma sarà diverso, la frattura di questi anni resterà una cicatrice dolente, una perdita acuta di vita.
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