Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
|
MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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Post N° 101
CE N'E' TROPPO DI NATALE
Il bue e l'asinello di Betlemme sono ritornati sulla Terra
quest'anno...
Dovunque arrivassero, era il medesimo spettacolo.
Andare e
venire, comprare o impaccare, spedire e ricevere, imballare e
sballare, chiamare e rispondere. E tutti guardavano continuamente
l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano col terrore di non
fare in tempo e qualcuno crollava, boccheggiando, sotto l’incalzante
marea di pacchi, plichi, cartoncini, calendari, strenne, telegrammi,
lettere, carte, biglietti, eccetera.
“Mi avevi detto” osservò
il bue “che era la festa della serenità, della pace, del
riposo dell’animo.”
“Una volta era così. Ma cosa
vuoi, da qualche anno, all’avvicinarsi del Natale, gli uomini
vengono morsi da una misteriosa tarantola e non capiscono più
niente. Ascoltali, del resto.”
Il bue ascoltò, stupito.
Per le strade, nei negozi, negli uffici, nelle fabbriche, uomini e
donne parlavano fitto fitto scambiandosi l’un l’altro, come
automi, delle monotone formule: buon Natale, auguri, auguri, a lei,
altrettanto, auguri, auguri, felici feste, grazie, auguri, auguri,
auguri. Era un brusìo che riempiva la città.
“Ma
ci credono?” chiese il bue. “Lo dicono sul serio? Vogliono
veramente così bene al prossimo?”
L’asinello tacque.
“E
se ci ritirassimo un po’ in disparte?” suggerì il
bovino.
“Ho ormai la testa ch’è un pallone. Comincio a
sentire nostalgia di quella che tu chiami atmosfera natalizia.”
“Be’,
in fondo, anch’io” disse il somarello.
Sgusciarono attraverso
le cateratte vorticose di automobili, si allontanarono, un poco dal
centro, dalle luci, dal frastuono, dalla frenesia.
“Dimmi, tu
che sei pratico” chiese il bue, ancora poco persuaso ” ma sei
proprio sicuro che non siano usciti tutti pazzi?”
“No, no, è
semplicemente il Natale.”
“Ce n’è troppo di Natale,
allora. Ma ti ricordi, quella notte, a Betlemme, la capanna, i
pastori, quel bel bambino? Era freddo, anche lì, eppure c’era
una pace, una soddisfazione. Come era diverso!”
“E’ vero. E
quelle zampogne lontane, che si sentivano appena appena.”
“E
sul tetto, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli
erano.”
“Uccelli? Testone che non sei altro! Erano Angeli.”
“E
quei tre ricchi signori che portavano regali, li ricordi? Come erano
educati, come parlavano piano, che persone distinte. Te li immagini,
se capitassero in mezzo a questa baraonda?”
“E la stella? Non
ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà
che non ci sia ancora. Le stelle di solito hanno vita lunga.”
“Ho
idea di no” disse il bue, scettico. “C’è poca aria di
stelle, qui.”
Alzarono i musi a guardare, e infatti non si
vedeva niente. Sulla città c’era un soffitto di caligine.
(DINO BUZZATI)
Conoscete questo racconto? Qui ce n'è solo una parte.
A me piace molto, una volta l'ho anche messo in scena con una classe.
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