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STORIA DI TRECCE

Post n°1617 pubblicato il 28 Giugno 2019 da atapo
 
Tag: teatro

LE  TRECCIAIOLE

 

trecciaiole di Brozzi

 

Nei borghi della campagna fiorentina fin dai secoli passati si sviluppò l'arte della lavorazione della paglia: era un lavoro prevalentemente femminile, le donne, in fabbriche o a domicilio, intrecciavano i fili della paglia, coltivata appositamente, in trecce complesse e fantasiose, che poi servivano per la fabbricazione dei cappelli… i famosi cappelli di paglia di Firenze!
Nel maggio del 1896 queste donne, a causa del peggioramento dei salari e delle condizioni di lavoro, scesero in sciopero, guidate da una certa Barsene Conti, detta “la Baldissera” per il suo carattere forte e orgoglioso. Uno sciopero organizzato e portato avanti da donne, una cosa incredibile per quei tempi! Evento di storia locale, che non si trova sui libri della storia ufficiale, il fatto poi che si trattasse di donne l'ha messo per lungo tempo in secondo piano.

 

disegno de "L'illustrazione italiana" dedicato

allo sciopero delle trecciaiole

 

Io abito nel quartiere di Brozzi, proprio il luogo centrale di questo sciopero, la storia viene raccontata dagli anziani, uno storico discendente da questa donna ha raccolto documenti e ci ha fatto una pubblicazione, ma i giovani e chi è venuto ad abitare qui da poco non ne sanno nulla, la memoria storica rischia di disperdersi.
Ecco perché quest'anno noi del gruppo teatrale “I ragazzi over 65” abbiamo chiesto con insistenza alla nostra giovane regista di lavorare su questo tema e di costruirci uno spettacolo. Lei all'inizio non era molto convinta, ma quando ha cominciato a leggere la documentazione che abbiamo nella biblioteca di zona si è appassionata alla figura di Barsene e all'attività artigianale che permetteva a tante famiglie povere di guadagnare un minimo per la sopravvivenza. Ci abbiamo lavorato intensamente: scoprivamo nelle cronache del tempo e negli scritti di chi ci aveva già studiato sopra episodi curiosi appena accennati, sui quali abbiamo lavorato con la fantasia e abbiamo creato delle scenette di vita, immaginando le situazioni e i dialoghi… nell'italiano dell'epoca.
Insomma, è venuto fuori uno spettacolo interessante e originale: quello sciopero ne è il nucleo principale, ma vi si arriva attraverso la storia e le alterne fortune della lavorazione della paglia e dei cappelli tipici di Firenze.
Da pochi anni a Signa, un paese confinante, hanno allestito un “Museo della paglia” proprio su questo ed eravamo anche andati a visitarlo, ritrovando oggetti e immagini di ciò che stavamo scoprendo. L'entusiasmo di tutti nel gruppo è andato aumentando man mano che lo spettacolo prendeva forma… Avevamo deciso di debuttare entro giugno.
Le ultime settimane sono state difficilissime, a causa di questo caldo torrido che ci ha tormentato nelle prove fatte di pomeriggio, ci ha sostenuto solo la consapevolezza dell'importanza del lavoro che stavamo preparando.
E ieri sera finalmente in scena!
Avevamo fatto una discreta pubblicità, con locandine distribuite ai negozi della zona, infatti c'era il pienone, i più anziani forse per il ricordo di storie sentite, i più giovani per la curiosità di qualcosa che riguarda il quartiere.  C'erano anche “autorità”, alcuni consiglieri del quartiere, qualcuno del museo… Tutti attentissimi, risate e applausi nei punti giusti, noi così fieri per l'ottimo risultato delle nostre ricerche. Pensiamo che anche Barsene Conti, sepolta nel piccolo cimitero di zona, sia stata contenta e orgogliosa...
Era presente anche il suo discendente, studioso di storia locale, che è rimasto commosso, è venuto a complimentarsi alla fine sul palcoscenico, ha donato a ogni attore una copia del suo ultimo libro su questa donna: un'opera con splendide immagini dell'epoca! Questo omaggio è stato una graditissima sorpresa inaspettata!
Scesi dal palcoscenico, io ho avuto una seconda sorpresa che mi ha reso ancora più felice e onorata: questo signore è venuto da me a dirmi che mi aveva riconosciuto come una delle maestre con cui aveva lavorato, tanti anni fa! E' proprio vero: nei primi anni dopo il mio arrivo a Firenze e successivamente quando facevamo gli scambi con le classi francesi avevamo lavorato insieme per presentare ai bambini attività volte a far loro conoscere l'ambiente e la storia locali. Anch'io avevo imparato tanto, ero venuta da Bologna e non ne sapevo molto. Io non mi sarei azzardata a dirgli nulla, il fatto che lui per primo si sia avvicinato e abbia questi ricordi così vivi mi ha fatto un enorme piacere.
Abbiamo dimenticato tutta la fatica dei giorni precedenti, siamo felicissimi dell'ottimo risultato, abbiamo un sogno: replicare questo spettacolo nelle scuole della zona, o al museo della paglia, o in qualche comune limitrofo che a quei tempi fu coinvolto… A settembre vedremo, chissà...


 
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CASANOVELA

Post n°1616 pubblicato il 26 Giugno 2019 da atapo
 

INABITABILE

 

la montagna pistoiese dalle parti della mia casetta

 

I muratori hanno finito i lavori pattuiti e se ne sono andati.
Noi abbiamo finito i soldi in banca per pagarli.
Anche per questo motivo i lavori che restano li deve fare mio marito, innanzitutto l'impianto elettrico, che è il suo campo. Ed è fondamentale per poterci abitare, nella casa in montagna che abbiamo comprato.
Appunto... per ora quindi la casa è INABITABILE.
E sfuma, evapora sotto il sole infernale di queste giornate la possibilità di poter andare a cercare refrigerio lassù: era il motivo per cui l'abbiamo comperata, è un sogno il poterla godere già in questa estate torrida.
In un certo senso mio marito se la gode già, perchè nelle giornate in cui va lassù a lavorare quando la sera torna non fa che dire: - Sentissi come si sta bene! Non è affatto troppo caldo! -
Così sale volentieri, ma purtroppo non può farlo tutti i giorni, perchè qui a Firenze ha varie incombenze e imprevisti, mia figlia ha bisogno della sua consulenza e del nostro aiuto in questi giorni in cui prepara il suo trasloco, il parroco gli ha chiesto la disponibilità per una faccenda di impianto elettrico nella chiesa e figurati se per la parrocchia LUI non trova tempo!
Anch'io sono chiamata in causa da mia figlia, ho avuto diverse visite mediche e ci sono le prove quasi tutti i giorni per lo spettacolo che (finalmente!) si farà domani sera e in montagna, per dargli una mano nei limiti del possibile, non sono riuscita ad accompagnarlo, mi sto subendo tutto il caldo della città.
Lunedì però sono andata con lui: ha proprio ragione, lassù è tutto un altro vivere! Anche se si avvicina ai trenta gradi nel primo pomeriggio, per il resto del giorno il clima è piacevolissimo.

E mi viene ancora più scoramento a vedere come siamo ancora indietro, questo impianto elettrico che vomita fili dappertutto impedisce che si possano montare i mobili della cucina (trovata usata) o almeno sistemare un letto in una camera. E se penso che sabato prossimo il marito e i cognati porteranno lassù altri mobili ereditati dai miei suoceri, in giacenza ormai da mesi nel garage di cognato3, e li accatasteranno alla meglio in maniera provvisoria negli spazi liberi, mi viene male.
Lunedì ho aiutato mio marito a spostare da un piano all'altro i pezzi di un armadio, pesantissimi, e da due giorni ho male a tutte le parti del corpo che ho usato per questo sforzo...
E ci sarebbe anche da tagliare l'erba altissima nel giardino, ma lassù dobbiamo ancora procurarci gli attrezzi adeguati; lunedì mi sono limitata solo ad estirpare con le mani (e i guanti) e le forbici una vitalba che nella primavera aveva completamente avviluppato un albero di agrifoglio. Una piccola consolazione sono state le ciliegie mature e buone che abbiamo potuto raccogliere dal nostro albero, solo quelle più basse però, perchè anche la scala adatta ci manca!
Questa situazione così indietro mi dispiace tanto, perchè avrei voluto che fossimo già in grado di ospitare qualche nipotino, per alleggerire ai genitori lo sconquasso del trasloco.
Dalla prossima settimana, salvo imprevisti, spero proprio di essere più libera e di salire più spesso... intanto per stare al fresco, poi... mi illudo di poter dare un po' di aiuto per sveltire la faccenda...
Per ora, sono un po' col morale a terra... o forse è il troppo caldo...

 
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50 ANNI DOPO

Post n°1615 pubblicato il 19 Giugno 2019 da atapo
 
Tag: memoria

L' ESAME  DI  MATURITA'

 


 

Oggi sono iniziati gli esami di maturità… riformati, dicono.
Anche cinquanta anni fa dicevano la stessa cosa, soltanto era la prima riforma da tempi immemorabili, forse, se non erro, dalla riforma Gentile.
Era l'anno 1969 e toccava a me quella volta sostenere l'esame.
Anche allora, quante discussioni sui cambiamenti e sulle novità!
Arrivava alla fine un anno scolastico pesante: iniziato nell'ottobre del 1968, quando i venti del Maggio Francese soffiavano abbondantemente in Italia, era proseguito tra scioperi, occupazioni, assemblee infuocate e discussioni laceranti nelle classi tra chi aderiva a opposte fazioni. Io cercavo di non farmi troppo coinvolgere, mi interessava soprattutto arrivare alla fine di questa benedetta scuola superiore, l'Istituto Magistrale che mi avrebbe aperto il lavoro tanto sognato. Però stavo lì, in quel mondo e in quell'atmosfera spesso infuocata.
Si erano perse molte giornate di lezione, i programmi erano indietro e i professori disperati; così negli ultimi due mesi la scuola restò aperta anche nel pomeriggio per ore di lezione supplementari, richieste da noi studenti dell'ultimo anno, nelle materie che sarebbero state prova d'esame.
Questo infatti era il grosso cambiamento: prima si portava il programma di tutte le materie, ora c'erano due scritti, italiano e matematica per noi dell'Istituto Magistrale, e all'orale solo quattro materie (per noi italiano, filosofia-pedagogia, storia, scienze), ma solo su due saremmo stati interrogati: una scelta da noi, l'altra scelta dalla commissione il giorno stesso dell'esame. Indubbiamente la prova era diventata più semplice.
Io in quei mesi stavo passando un periodo parecchio difficile in famiglia: mio padre si era ammalato e non si capiva quale fosse il problema, venne ricoverato in ospedale, operato per ulcera perforata, ma ormai era troppo tardi per guarire…
L'ospedale si trovava dall'altra parte della città, la mamma stava fuori quasi tutto il giorno per assisterlo, io e mio fratello di dieci anni ci arrangiavamo a casa. Quelle ore di scuola aggiunte nel pomeriggio mi rendevano la vita ancora più complicata, avevo tempo per studiare solo la sera tardi, sempre col pensiero alla salute di papà.
Quando la scuola finì a metà giugno, c'era da aspettare fino al primo luglio per iniziare gli esami, per me era un vantaggio così potevo studiare a casa per più ore. All'orale avrei portato italiano, nei calcoli delle probabilità era facile che non mi avrebbero dato storia, troppo simile a italiano; restavano filosofia-pedagogia e scienze. Io pregavo ardentemente per la seconda in cui mi sentivo ben preparata, la prima la odiavo, la professoressa mezza pazza mi aveva ridotto così, se mi fosse capitata avrei fatto senz'altro una figura meschina all'interrogazione.
Ricordo bene quei giorni di preparazione forsennata, prima degli scritti e nell'intervallo tra scritti e orali, che io feci verso il venti del mese.
E dell'esame cosa ricordo? Molto poco, ho rimosso quei giorni che senz'altro saranno stati per me tesissimi. Ricordo di aver scelto il tema cosiddetto “di attualità”, sulla condizione giovanile del tempo: mi piacevano queste problematiche, ma senz'altro fu una scelta ardita e rischiosa, dato il momento storico, col senno di poi ho il sospetto che il voto finale non altissimo fosse dovuto a questo tema, visto che per il resto non ci furono intoppi.
L'orale come andò? In italiano mi sentivo abbastanza  a mio agio, poi mi diedero scienze, fortunatamente. Ma qualcosa avevo completamente dimenticato e mi è tornato in mente pochi anni fa, quando tra i miei diari del tempo ho trovato inserito un trafiletto di giornale: sì, le classi della mia commissione erano finite sul giornale…
Il presidente infatti volle aggiungere una … riforma personale: invece di esaminare le candidate una per una, faceva entrare al … patibolo alle 8,30 tutte insieme quelle del giorno e spesso si veniva invitate ad aggiungere, continuare, precisare ciò che stavano esponendo le compagne. Diventava qualcosa di simile ad una chiacchierata generale, secondo lui dovevamo sentirci tranquillizzate… mah!
Di certo uscivamo dopo tre-quattro ore lì tutte insieme ed eravamo a pezzi!
L'unico esperimento del genere a Bologna, così da finire sul giornale!
Le votazioni furono in sessantesimi, per me andò bene, ma non benissimo, speravo in qualcosa di più. Comunque quell'anno i professori erano ancora di manica stretta, il '68 in questo non aveva ancora fatto effetto, i 60/60 una meta quasi irraggiungibile.
Per me, indubbiamente, la preoccupazione per l'esame era inferiore in quei giorni all'angoscia per mio padre che stava morendo: fu questa seconda prova il mio vero esame di maturità.

 
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OVERDOSE

Post n°1614 pubblicato il 16 Giugno 2019 da atapo
 

 

SPOSSATA

 

Van Gogh, Spiaggia a Saintes-Maries

Parecchio latitante qui…

Ma ci siamo daccapo, è un periodo pazzesco, estenuante. Passare in pochi giorni da 17° a 37° non è uno scherzo, davvero la stagione intermedia è stata inesistente e vista la mia età non più verde basta già questo a mettermi k.o. fisicamente: se prima uscire di casa per piacere o per incombenze varie era complicato visto il freddo e gli acquazzoni, ora è altrettanto complicato, dato il caldo eccessivo e le parecchie ore centrali della giornata che sarebbe meglio evitare, quando si può.

Di solito entro metà giugno finivano, insieme alle scuole, anche altri impegni, teatrali o di piscina, e iniziava quel bel periodo di relax in cui mi cullavo e mi distendevo anche solo al pensiero e ai sogni per l' estate.

Invece ora non è così.

Lo spettacolo col gruppo “Ragazzi over 65” andrà in scena addirittura il 27 giugno! Si è trascinato fin là, causa impegni dell'uno o dell'altro o indisponibilità del teatro in certe date. Come sempre il periodo appena precedente è tutto dedicato alle prove, quasi ogni giorno, col caldo sono estenuanti e devo aggiungerci la “passeggiata” a piedi per arrivare al teatro, 20 minuti, che se in altre stagioni erano salutari e li macinavo con energia, ora ne avrei proprio fatto a meno!

Ci sono controlli medici già preventivati, per affrontare l'estate meglio possibile, e così se ne vanno altre mezze giornate. E dovrei farne altri perché ultimamente soffro di nevralgie e male alle orecchie, vorrei capirci qualcosa...

Mio marito ora va in montagna quasi tutti i giorni per accelerare i lavori che deve fare lui: una sera l'ho messo alle strette: - Ma allora ce la faremo a rendere abitabili alcune stanze almeno e a stare lassù al fresco, come era nostra intenzione? O dovremo aspettare l'estate prossima? -

E gli ho snocciolato tutto ciò che secondo me è indispensabile da fare al più presto, soprattutto per la sistemazione dei mobili. Allora si è dato una mossa ed entro un mese dovremmo esserci, anche perché la moglie di mio cognato, nel cui garage giacciono mobili provenienti dalla casetta venduta dei miei suoceri, ha dato un ultimatum: fra un mese, in un modo o nell'altro, il garage lo rivuole vuoto (è un anno e mezzo che sono lì!).Ma nel frattempo un mese di caldo me lo devo passare a Firenze...

Però questi viaggi in montagna non hanno orari, perché, come sua abitudine, il marito decide tutto all'impronta o cambia programma all'ultimo momento. Così mi pare di essere in un albergo: non si sa mai a che ora lui parte o ritorna, a che ora si mangia o si può andare a dormire.

Mia figlia e famiglia stanno per affrontare il loro trasloco, sono pieni di impegni, capita che abbiano necessità di “appoggiare” i bambini, o di stampare e inviare documenti, vengono da noi perché loro la stampante non ce l'hanno

Insomma, per ora è tutto molto faticoso, faccio una grande fatica ad alzarmi la mattina, ho dovuto rinunciare a incontrare delle amiche, c'è sempre qualcosa di più urgente da fare, se mi concedo qualche “distrazione” poi la pago per l'accumularsi di ciò che ho rinviato…

Chi ne fa le spese di tutto questo è la mia autobiografia: non ho il tempo e la concentrazione necessari per scrivere le storie della mia vita, è da un po' che l'elenco dei titoli ancora da trattare sta lì intatto, dal file del computer mi chiede mestamente: -E allora, i tuoi buoni propositi?-

Ma quando finirà?! Comincio a sognare il mare (quest'estate credo proprio che non lo vedremo).

 
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SE NE VANNO

Post n°1613 pubblicato il 06 Giugno 2019 da atapo
 

IL  VOLPE  ROSSO

 


 

Chi era il grande amico del Piccolo Principe? La volpe, ricordate?
Che combinazione, così è anche per il mio nipotino più piccolo, due anni e mezzo, che io, dentro di me, ho sempre chiamato “il Piccolo Principe”.
Ecco come è andata: circa un anno fa, fra i tanti giocattoli già usati dai fratelli e tirati fuori di nuovo dalla sua mamma per lui, erano ricomparse le due volpi peluches dell'Ikea, una grande, una piccola. A lui piacquero molto, “mamma” chiama quella grande, “figlio” quella piccola. Non è che le trattasse con molta cura, le trascinava prendendole per il collo, ma erano solo manifestazioni d'affetto…
Un giorno chiese di portarle con sé al nido. Mia figlia non volle, erano ormai giocattoli “di famiglia”, le sarebbe dispiaciuto che si fossero sciupate o, peggio, perdute. Mi raccontava questo fatto, chiedendomi se per caso, tra i peluches che usavo a scuola per le recite in francese coi bambini e che conservo per quando i nipotini vengono a casa mia, ci fosse stata anche una volpe da “sacrificare”: portarla al nido nelle mattinate un po' “grigie” e se capitava qualche… incidente, pazienza.
Le volpi mie sono troppo grandi per un bimbo di due anni e per “parcheggiarle” al nido, però in quei giorni alla Coop trovai proprio una volpe di dimensioni adatte e… figuriamoci se la nonna non la comprò subito!
Si aggiunse alle altre due; queste restano ad aspettare sul lettino di Cesare, mentre lui è al nido e porta con sé l'ultima arrivata, la deposita nel suo armadietto e la riprende all'uscita. Ora è questa la preferita, quella che porta in giro più spesso, anche se a volte non disdegna di essere accompagnato da tutte e tre, le tiene fra le braccia insieme e guai a dirgli di posarne una o due o di metterle in una borsa, devono stargli tutte vicino.
E come chiama la terza volpe? Dopo “mamma” e “figlio” questa è “IL VOLPE ROSSO” e pensare che sono tutte e tre rossicce  uguali, misteriosa è anche questa sua scelta del maschile, un po'… alla francese, dove “renard” è effettivamente una parola maschile.
Piccole vicende dei miei cuccioli, a cui partecipo anch'io quando sto con loro…
… ma ora penso con un po' di malinconia che a fine mese cambierà parecchio: loro traslocano, hanno finalmente trovato una casa più grande, più adatta a quattro bambini. Purtroppo se ne vanno da Firenze, in un paese a mezz'ora di corriera: niente da eccepire, senz'altro per loro la situazione migliorerà, ma la nonna e il nonno non saranno più alla distanza di dieci minuti di passeggiata...

 
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TRE GIORNI

Post n°1612 pubblicato il 03 Giugno 2019 da atapo
 
Tag: cronaca

 

INCREDIBILE

 

C.Pissarro, Sole di primavera

Tre giorni di sole.

Venerdì, quando al risveglio ho visto il cielo azzurro terso, alberi e piante immobili, non più scossi dai venti sgraziati dei giorni precedenti, quasi non credevo ai miei occhi.

E aria tiepida, finalmente.

Non ricordavo più tutto questo, dopo due mesi abbondanti di maltempo avevo perso anche la memoria di come potesse essere caldo il sole, della sua carezza sulla pelle, di come sarebbe questo il periodo più bello dell'anno, la primavera nel suo pieno splendore, una lieve vertigine che nasce dentro il corpo, stimolata dalla luce e dai profumi intensi, qui attorno casa mia è un pieno di siepi di gelsomino rigonfie di fiori.

Fuori, fuori il più possibile! Mi basta passeggiare nel mio giardino, si sono di colpo aperte le calle di un bianco morbido e abbagliante, c'è già qualche lampone rosato e nascosto, qualche ape e qualche calabrone. Gli iris sono tutti sfioriti, la loro stagione è finita, peccato, hanno goduto poco il sole quest'anno e io li ho goduti poco, sempre chiusa in casa.

Mi viene voglia di rimescolare il guardaroba, riporre finalmente i giacconi pesanti, ieri ho indossato la prima maglietta a maniche corte…

Il bel tempo è piaciuto anche al marito, che si è fatto trascinare a ben due sagre in questo fine settimana e a fare la spesa!

E le prime uscite di sera con passeggiata per rientrare a casa: deliziosi i profumi della natura al buio, quando restituisce il calore accumulato il giorno, mancano solo le lucciole, sarebbe già stagione, ma chissà se ne esistono ancora in questi angoli di periferia o bisognerebbe allontanarsi molto di più dalla città.

Finalmente ho fatto fare progetti per uscire, finora sempre condizionati dalle previsioni meteo.

Finalmente ho steso il bucato all'aperto, non dovrò più precipitarmi a raccoglierlo e a ristenderlo sotto il porticato o dentro casa, alle prime gocce di pioggia!

Ma… stamattina ecco di nuovo tutto grigio, umido e minaccioso: che tristezza, quasi un tradimento delle belle promesse. Pare che poi la foschia si solleverà nelle ore più calde, vedremo, per ora la delusione è forte.

 

 
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