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IL LIBRO DEL MESE

Post n°1724 pubblicato il 29 Dicembre 2020 da atapo
 

 

"DALLA PARTE DELLE BAMBINE"

 


 

Questo mese ho volutamente lasciato agli ultimi giorni le piccole note sul mio libro del mese, perché vorrei concludere l'anno con un pensiero alle bambine, le future donne.

Sulle donne si spendono tante parole, ma i fatti non vanno di pari passo: ci sono conquiste ben lontane dall'essere consolidate, mentalità difficilissime da cambiare e se lo sguardo si allarga al mondo intero la situazione generale delle donne è ancora tragica. Per le bambine è peggio, sono le più indifese in assoluto. Non mi dilungo in elenchi, cronache e precisazioni che si possono ritrovare in internet anche troppo facilmente, vista la loro diffusione...

Vorrei solo poter fare un augurio, che il nuovo anno porti miglioramenti, vittorie nella immensa lotta per assicurare a donne e bambine la dignità e la felicità.

Questo libro uscì nel 1977, io lo lessi nel 1979 durante gli ultimi mesi della mia seconda gravidanza. Non si facevano ecografie, ma io ero convinta, non so perchè, che sarebbe stata una bambina e volli comperare e leggere questo testo per prepararmi ad accogliere e ad allevare una figlia. Riflettei parecchio durante la lettura: quelle pagine, prima ancora di servire alla futura figlia, servirono a me, per ripensare all'educazione di noi che bambine eravamo già state... ma non tutto era perduto.

Essere donna e realizzarsi come essere umano, poter seguire i propri desideri e i propri sogni, non era facile allora e non lo è neppure ora... ma con tanta fatica continuiamo a provarci.

Oggi, in particolare voglio fare un augurio:

BUON ANNO NUOVO

A TUTTE LE DONNE E LE BAMBINE!

 

 
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CASALINGHITUDINE NATALIZIA

Post n°1723 pubblicato il 25 Dicembre 2020 da atapo
 

 

TAGLIATELLE SUSPENCE

 


Non c’era quasi niente di prevedibile e di scontato in questo giorno di Natale in ROSSO, in questo anno che diventerà storico, ma che al momento continua ad essere pieno di incognite.

Niente festa con i Bimbi-Natale, ciò che mi metteva più malinconia. Nei giorni scorsi se pensavo ai miei Natali passati, ostinatamente mi veniva in mente per primo quello del 2009, una scena che si è fissata nei ricordi: rivedo l’incontro per il pranzo a casa di mia figlia, allora c’era solo Martino, aveva un anno e camminava da poco. Preferiva gattonare sul lungo divano, dove stava seduta mia suocera che tentava con fatica di mostrarsi serena, come tentavamo noi: eravamo tutti sovrastati dall’incubo che ci perseguitò per tanto tempo, angosciati da ogni telefonata in arrivo… Era morta la mia mamma da pochi mesi, io non avevo ancora superato quel dolore ed ecco che ci stava capitando questa nuova cosa terribile... Ne scrissi anche qui. Forse è un’associazione involontaria con la preoccupazione e le difficoltà del periodo attuale.

Ma subito dopo penso al Natale successivo, 2010, si era aggiunto Riccardo, ci trovammo tutti insieme e nacque la festa dei Bimbi-Natale.

Oggi solo due video-chiamate a entrambe le famiglie. Riccardo è entusiasta di ciò che ha trovato in soffitta, lasciato da un Babbo Natale di cui comincia a dubitare fortemente, ma gli conviene crederci ancora. Le guerre stellari, la sua attuale passione, per lui ora sono nel nuovo calendario, nell’ultimo DVD, in una costruzione LEGO, ma anche un cane di peluche l'ha fatto contento.

Anche gli altri nipoti ci hanno mostrato i doni ricevuti, essendo in quattro la faccenda è stata molto lunga e chiassosa, soprattutto i due più piccoli tendevano a invadere gli spazi degli altri. Diletta poi avrebbe voluto mostrarmi le pagine del quaderno che non ho visto, ormai da più di un mese non ci incontriamo, e non avremmo più terminato.

Cercheranno, durante queste vacanze, di fare un salto da noi, ma senza l’impegno di un pranzo, con le finestre aperte e senza stare troppo a lungo.

Finite le videochiamate, di nuovo quasi silenzio in casa nostra, a occupazioni tranquille, a telefilm in televisione, a scambiare auguri attraverso il telefono e whatsapp, dove c’è stato un arrivo di video e di foto che fra un po’ mi intasano il mio “debole” cellulare. Il video, girato dai vigili del fuoco, della Firenze notturna con le luci e le decorazioni natalizie, ma senza persone in giro, è stato struggente.

Eravamo andati all’ultima messa delle tre offerte in parrocchia, alle 11,30, perché mio marito è nel gruppo dei lettori e a quella messa non c’era nessun altro lettore. A quella funzione eravamo pochissimi, non si arrivava a 15 persone, tutti erano andati alle precedenti; del resto noi non avevamo pressioni per preparare il pranzo, era già nel frigorifero, arrivato ieri sera dall’agriturismo a cui l’avevamo ordinato.

Ma c’è stata un po’ di suspence: intanto avevano fissato la consegna per il pomeriggio, ma alle 19 ancora non si era visto nessuno. Vuoi vedere, mi dicevo, che non vengono e facciamo Natale a pasta al pomodoro, bistecca e insalata? Alla nostra telefonata rispondevano che erano per strada. Finalmente il fattorino è arrivato, era l’ultima consegna perché i più distanti. Appena lui è uscito ho controllato i pacchetti: mancavano le tagliatelle, pasta fatta in casa solo da buttare nell’acqua bollente. Abbiamo telefonato subito, era tardissimo, ce le avrebbero portate stamattina.

Così aspetta di nuovo, ci eravamo raccomandati che arrivassero prima delle 11. Sono stati puntuali, per scusarsi del disguido ci hanno donato anche una bottiglia del loro amaro digestivo artigianale. Le tagliatelle, considerato che stavano asciugandosi, penso fossero rimaste nel furgone e che il ragazzo non le avesse viste ieri sera, complice il buio dell’ora e probabilmente anche la sua stanchezza.

Comunque erano squisite ugualmente, così come tutto il resto del pranzo. Nonostante ci fossimo limitati nell’ordinazione, avremo da mangiare avanzi per i prossimi giorni. E non sarà l’ultima volta che ci serviremo da loro, con l’asporto e speriamo presto anche in presenza, nel loro agriturismo così vicino alla città e così perso tra le colline.

Insomma, è arrivato al termine anche questo giorno strano, che pareva solitario, ma non lo è stato: per fortuna i mezzi di comunicazione aiutano tanto a sentirci vicini alle persone care...

 
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CONGIUNZIONI e CONGIUNTI

Post n°1722 pubblicato il 22 Dicembre 2020 da atapo
 

 

PREPARATIVI

 


 

Scorrono lentamente questi giorni GIALLI di inizio inverno. Pian piano i tempo sta cambiando, pare che presto arriverà la neve. C’è stato il solstizio con l’evento raro ed eccezionale della congiunzione Giove-Saturno che visivamente si sarebbe osservata come una stella unica brillante, forse la vera cometa di Betlemme, dato che il fenomeno si presentò poco prima dell’anno zero, che poi non si sa nemmeno bene quale fu.

L’astronomia mi affascina, guardare il cielo e le costellazioni mi incanta, la passione mi nacque per una serie di circostanze favorevoli: quando venni a Firenze il mio collega insegnante era un appassionato e mi iniziò a questa conoscenza, nella casa vecchia c’era una stanza al piano più alto da cui si vedeva benissimo una gran parte del cielo e lì feci bellissime osservazioni, anche con l’aiuto di un piccolo telescopio comperato con la scusa di interessare anche i figli: si appassionarono, erano bambini… chissà dov’è finito ora quel telescopio? Da anni ne ho perse le tracce… Prestato forse a qualcuno che non l’ha mai reso? Peccato…

Insomma, ho cercato di ammirare questa congiunzione dei pianeti, a occhio nudo. La sera precedente era sereno, mi sono fatta una bella passeggiata serale fino ad un punto del quartiere senza case… Che umidità, gli occhiali si appannavano di continuo. C’era una bella e luminosa falce di luna, Giove si vedeva, Saturno no, ma è molto più piccolo: pensavo che la sera successiva avrei potuto aiutarmi almeno con un binocolo, pensavo che forse avrei potuto osservare un aumento di luminosità. Ma la sera giusta invece c’era una grande foschia, la luna era molto velata, non si vedeva altro, sono appena uscita di casa per pochi passi, occasione sfumata. Però era stata emozionante l’attesa, la passeggiata verso il buio nelle strade quasi deserte.

Devo dire che in giro non c’è troppo movimento neppure durante il giorno, in centro, al mercato, poche sono le strade affollate e nemmeno troppo; i vigili fanno il loro lavoro, le segnaletiche per indirizzare il flusso dei pedoni sono rispettate e funzionano.

Ho finito gli acquisti e gli scambi, ieri c’è stato il tour de force dell’impacchettamento dei regali, mi ha impegnato tutto il pomeriggio e alla fine la mole del mucchio di pacchi era impressionante, tutti messi in un angolo della cucina e abbiamo telefonato ai figli per accordarci che li vengano a prendere prima possibile: in effetti erano da omaggiare 5 nipoti, 2 figli, un genero, 2 consuoceri e gli amici coniugi della famiglia perfetta.

Poi ho cominciato l’operazione biscotti, tipica di ogni Natale e Pasqua, ne ho preparata una prima dose che finisce per la maggior parte a casa di mia figlia, i rimanenti li ha mangiati mio marito quasi tutti. Domani quelli senza glutine per Riccardo, poi tornerò a pensare a noi due e ne preparerò normali, alla cannella, allo zafferano, alla curcuma (che va di moda) e ho in mente anche qualche sperimentazione di pasticceria. Stavolta uso la “semola rimacinata di grano duro”, ne ho avuti 4 chili con uno scambio, ho scoperto che si può usare in molte ricette salate e dolci e ho deciso che questo Natale sarà l’ingrediente base del mio dilettarmi in cucina.

Intanto il marito sta esponendo i più di trenta presepi che compongono la nostra collezione: ha da passarsi il tempo, chissà se per il 25 avrà finito!

Dulcis in fundo: il secondo ristorante proposto offre piatti così interessanti che il marito si è convinto e abbiamo ordinato! Nel pomeriggio della vigilia arriverà tutto, io non avrò niente da preparare per il pranzo di Natale! E’ il ristorante in collina dove facemmo la cena il 14 febbraio, che aveva organizzato il concorso di poesia in cui ero stata tra le vincitrici: avevamo mangiato così bene che ci eravamo ripromessi di tornare… ma poi c’è stato il covid.

Beh, se noi non andiamo al ristorante, sarà il ristorante a venire da noi.

E’ tutto molto tranquillo e io mi sento meglio.

 
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GIALLO SBIADITO

Post n°1721 pubblicato il 18 Dicembre 2020 da atapo
 

 

SEMAFORO SENZA IL VERDE

 


 

Da domenica la Toscana è gialla. Che presa in giro, si tornerà prestissimo arancioni, poi rossi, in compagnia del resto d'Italia.

Così nell'agenda per ogni giorno sarà meglio che indichi il colore, un bel bollino visibile della tonalità giusta, tanto per ricordarmelo!

Domattina bisogna fare il piano d'attacco: nei pochissimi giorni gialli dobbiamo concludere certi acquisti fuori comune, incontrare gente per degli scambi a lungo in sospeso, impacchettare i regali per figli e nipoti e accordarci coi primi per il "passaggio" di molti pacchetti, quelli di Babbo Natale che ora devono sparire e ricomparire sotto gli alberi di Natale delle due case.

Quest'anno non ci potrà essere il pranzo o la cena dei Bimbi-Natale, era tradizione ormai da nove anni mi pare e a pensarci mi riempio solo di malinconia... Mancherà anche la foto natalizia di tutti loro insieme, che avrebbe illustrato il calendario del nuovo anno, preparato da me...

Però i regali gli arriveranno ugualmente, anche abbondanti, perchè la nonna ha degli arretrati in giacenza, con tutto questo lungo periodo in cui non ci sono stati scambi di visite nè ore di babysitteraggio.

Pare che il marito tecnologico voglia organizzare un rendez-vous familiare on-line, vedremo.

Infine il pranzo di Natale: non ho voglia di cucinare nulla! Non mi sento di festeggiare nulla cucinando e magari sperimentando qualche nuova ricetta degna di essere ricordata: che vuoi ricordare di questo Natale?

Ho dato l' annuncio al marito mostrandogli la pubblicità di un ristorante vicino a casa, ottimo, che ben conosciamo, che prepara un menù natalizio da asporto con tutti i piatti di nostro gradimento. Sono mesi che non mangiamo più al ristorante, nè ci facciamo portare a casa qualche leccornia tanto da consolarci un po'...

Almeno a Natale... dai, facciamo uno sballo!

Sembrava interessato, gli ho lasciato, come da prassi, il suo tempo di meditazione... dopo mezza giornata ha esordito così: - Tutti i piatti proposti in fondo possiamo cucinarli anche noi: io preparo questo, tu prepari quello ecc ecc...-

NON HA CAPITO NULLA!

Mi sono sentita franare e non riuscivo a rispondergli, l'ho guardato avvilita, solo guardato, ma lo sguardo deve essere stato eloquente perchè ha taciuto e non ha sollecitato una mia risposta.

Bisognerà trovare una soluzione perchè io mi rifiuto di spignattare per il pranzo di Natale, quest'anno!

Cercherò l'offerta di un altro ristorante, che prepari qualcosa che noi NON siamo in grado di cucinare...

A meno che non si offra di preparare lui tutto, ma proprio TUTTO...

 

 
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SEMPRE ARANCIONE

Post n°1720 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da atapo
 

 

DOWN

 


 

Un sabato piovoso, quella pioggia continua, non troppo forte, ma dalle gocce dense, bagnate. Sì, bagnate, a volte la pioggia sa essere più bagnata del solito, forse è l’umidità eccessiva che invade tutto, quasi soffoca, anche dentro casa.

Costretta in casa: che esco a fare, tra l’ombrello da tenere aperto, il bastone per camminare meglio, la borsa che si bagna in fretta, il buio che arriva troppo presto e io ci vedo sempre meno… una grande fatica!

Nervosa, nervosissima: ho scoperto che sono stati cambiati gli orari degli autobus, li hanno DIRADATI! Non tanto, ma quello che basta per affollarli più velocemente. E non parliamo poi cosa succederà quando salteranno le corse, cosa che avviene, oh come avviene! E’ così che il Comune agevola gli spostamenti, controlla i rischi?

Questo fatto aumenta la mia paura e la mia insicurezza, mi sento ancora di più bloccata, isolata. Il fatto che la Toscana resti ARANCIONE, quando tutti proclamavano che oggi sarebbe passata al GIALLO, mi ha depresso ancora di più, essere ancora costretti dentro il Comune, quando ne sono fuori certi posti che ci sono utili o piacevoli da raggiungere, non ultima la casa di montagna.

Ho dentro di me una grande tristezza e una smania di… non so, o non mi voglio rispondere, vorrei che finisse tutto questo, le capacità di sopportazione si consumano.

Ieri era una giornata in cui non sapevo dove trovare ristoro: si può provare immergendosi nella lettura, o nella scrittura, così si tenta di entrare in altri mondi o di crearsene di nuovi. Mi erano difficili anche questi rimedi di emergenza, a fatica mi sono concentrata a scrivere un raccontino per i Narranti Erranti, poi ho sentito che mi faceva stare meglio, ma quando ho finito era già ora di preparare la cena e sono ricaduta nella depressione.

Mio marito passa le giornate sul divano quasi al buio davanti al televisore acceso su telefilm di ogni genere, per fortuna che sta nel salotto e io evito il più possibile di passarci perché il BLABLA con annessi rumori del televisore mi innervosisce ancora di più. Lui è sempre stato un po’ orso, questa reclusione gli dà poco fastidio, ma è una gran fatica smuoverlo, al massimo si trasferisce al computer ad acquistare qualcosa su Amazon.

Potrei anch’io stordirmi di films e siti vari davanti al PC, ma mi sentirei di rincretinire ancora di più, ho bisogno di muovermi e di aria, all’esterno.

- Bisognerebbe fare… bisognerebbe andare...- lui proclama e non si muove, a sera poi si lamenta: -Ecco, mi son dimenticato di...- e i giorni passano così. Di rado riesco a smuoverlo, spesso non riesco neppure a trovare i motivi per farlo.

Ho perso ciò che mi faceva VIVERE, tutte le presenze, le persone: nipoti, teatro, amiche, anche piscina, che era un benessere per il corpo. Così è difficile SOPRAVVIVERE.

 

 
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ARANCIONE

Post n°1719 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da atapo
 

 

LIBERTA’

 


 

Da domenica scorsa la Toscana è tornata arancione.

E io sono subito uscita.

Beh, non proprio subito perché domenica da me diluviava e a tutto c’è un limite, però lunedì via, fuori casa! E oggi lo stesso.

Avevo la spesa da fare, diverse faccende da sistemare, incontri con le signore per gli scambi che avevamo rimandato nel periodo rosso, poi, diciamola tutta, avevo tanta voglia di stare fuori, di girare… dopo pochi passi mi pareva già di respirare più facilmente, di avere le gambe e la schiena meno legati, di sentirmi meglio con me stessa!

E il clima mi ha agevolato, la pioggia è stata scarsa durante le mie ore di libera uscita.

In centro i negozi riaprono, ma purtroppo non tutti, quelli che lo fanno sono addobbati di luci e decorazioni natalizie, anche tante strade sopra le teste dei passanti luccicano già di festoni. Sembra un dicembre quasi normale.

Però gli spazi neri delle serrande abbassate ricordano che non c’è normalità, che la tristezza non sparisce.

Di gente ne gira meno e pochissime sono le file in attesa di entrare nei negozi che accolgono poche persone alla volta, almeno nei giorni feriali in cui sono andata io, in quelli festivi c’è stato caos, ho sentito, ma quella è imprudenza.

Quando sono uscita di pomeriggio ho notato che gli unici schiamazzi venivano, ogni tanto, da piccoli gruppi di ragazzi, 15-16 anni, che camminavano insieme molto allegramente, comunque ben mascherati. Finite le ore mattutine di lezioni al computer, diciamo che si sfogavano, stando un po’ insieme e godendo della socialità che gli è così limitata da tanti mesi ormai. Come dargli torto?

Il mio pensiero in questi giorni va ad organizzare la scelta dei regali di Natale per figli e nipoti: qualcosa ho già comperato, ora è il momento delle consultazioni frenetiche con i messaggi telefonici, poi le ricerche e i confronti on-line e questo è il mestiere del marito: va a finire che molto si dovrà far venire per posta, perché i giorni passano, ormai per tanti giri a cercare di persona il tempo è scarso. Mi dispiace, ma Amazon farà stavolta la parte del leone, hanno abolito anche tutti i mercatini natalizi e delle associazioni di beneficenza, dove mi piaceva curiosare e acquistare, per dare un aiuto…

Però mi domando: noi troveremo i regali per figli e nipoti, ma se non si può uscire dal Comune, come glieli daremo? Abitano in un altro Comune e in un’altra Provincia, anche se i chilometri di distanza sono pochi. Fisseremo forse un appuntamento sul confine?

 

 
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EREDITA'

Post n°1718 pubblicato il 05 Dicembre 2020 da atapo
 

 

L'ULTIMO CAPPELLO

 

 

-Una vera signora non esce mai senza cappello! -

Diceva la mia mamma, l'ho citato anche nel libro della mia autobiografia, e alle parole faceva seguire i fatti: da giovane, nella mezza età, da anziana sono rarissime le foto in cui non abbia un cappello in testa, o un berretto di lana in inverno. Molti se li confezionava da sola, di lana coi ferri o l'uncinetto, ma anche con avanzi di tessuti che erano serviti per i vestiti, era un'abile sarta e aveva fantasia. Solo negli ultimi anni qualcuno l'aveva comperato.

Così alla sua morte me ne sono trovata in eredità un certo numero.

Anche a me i cappelli piacciono, li avrei portati volentieri, ma la mia testa è diversa dalla sua, più grossa e "squadrata", molti non mi andavano bene, per fortuna qualcuno sì e li uso, i più originali sono diventati abbigliamento teatrale per i miei spettacoli.

Quegli altri li ho messi in vendita nei mercatini che ho fatto in questi anni e la loro originalità li ha fatti apprezzare non solo da signore anziane che magari ritrovavano le linee della loro gioventù, ma anche da ragazze, felici di potersi mettere in testa, con poca spesa, qualcosa di vintage e di unico.

Da molti mesi ormai ne era rimasto uno solo: un cappello invernale, di lana marrone lavorata da sembrare pelo, vagamente simile a quelli che porta la regina Elisabetta. Era pure "made in England", chissà in che negozio o mercatino l'aveva comperato, lei che da decenni non usciva più da Bologna! Era il cappello che ultimamente portava sempre d'inverno, perchè teneva caldo e aveva un aspetto signorile.

Insomma, questo cappello non mi voleva abbandonare: esposto in tutti i mercatini, era stato provato diverse volte, ma rimaneva lì; l'avevo messo in vendita on-line e nulla; alla fine era nei gruppi di scambio, ormai da inizio anno, ma nessun interesse. Io ormai non sapevo come tenerlo: non volevo ripiegarlo perchè temevo di stropicciarne la linea, tenerlo così aperto era ingombrante; dopo tanti anni di anda-rianda per scatoloni e mercati cominciava a sciuparsi, temevo che la lana si spelacchiasse, allora avrei dovuto buttarlo.

Ultimamente stava appoggiato sull'angolo della spalliera di una sedia poco usata, lo guardavo, mi ero affezionata: - Tu solo sei rimasto... vuoi restare a farmi compagnia? Mi piacerebbe indossarti, ma non c'è verso, sei troppo stretto... Il tuo colore marroncino in foto non fa una gran figura, però sarebbe ora che trovassi una nuova padrona...-

Più volte avevo pensato di buttarlo o darlo a Mani Tese o Emmaus, ma qualcosa mi aveva sempre trattenuto: vedevo la mia mamma quando lo indossò al matrimonio di mio fratello, chissà perchè sempre quell'immagine mi ritorna, forse perchè io ero l'addetta al video e la ripresi in chiesa, già anziana, emozionata ma fiera, mio fratello e mia cognata furono molto contenti di avere anche quei fotogrammi come ricordo di mamma e suocera...

- Aspetterò ancora. - mi dicevo e il cappello pareva d'accordo.

Poi, la settimana scorsa, finalmente una richiesta: una signora sarebbe venuta a provarlo. E' arrivata una bella donna abbastanza giovane, alta, bionda: - Che bello!- diceva lisciandone il tessuto morbido. L'ha provato: perfetto!

- Mi piacciono le cose vintage!-

- Era della mia mamma...- le ho detto e lei ne è sembrata colpita.

Mi ha dato in cambio un vasetto di crema al caramello col burro salato, francese: io e mio marito ne siamo golosi e ora che in Francia non ci si va più... è proprio un bel regalo!

Fatto lo scambio si è allontanata tenendo il cappello in testa, io la guardavo: così alta, bella e slanciata rivedevo la mia mamma, quando era giovane, ero proprio contenta che l'avesse preso lei...

Qualche ora dopo, con un messaggio su Fabebook, mi ha di nuovo ringraziato finendo con : -E' bellissimo!-

 

 
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