Sconfinando

[Contr]addiction

Ammetto che mi ha lasciato un po' perplessa la decisione annunciata dal Comune di Milano, di distribuire alle 4.000 famiglie con figli tra i 13 e i 16 anni di età della zona 6 della città dei coupon (corredati di depliant informativi) per il ritiro gratuito nelle farmacie di test delle urine casalinghi, ai quali sottoporre i figlioli nei casi in cui si abbia il sospetto di utilizzo di sostanze stupefacenti. Mi lascia perplessa perchè questa iniziativa viene presentata con l'obiettivo di "combattere la cultura dello sballo". E la cosa non mi torna. Anche perchè non capisco chi sono i destinatari dell'iniziativa. Le famiglie? Non escludo che -malgrado un certo tam tam da stragi del sabato sera - per alcune famiglie lo sballo sia e resti un problema altrui. Distante. Lontano. Ben vengano dunque gli opuscoli informativi e qualunque altro strumento di sensibilizzazione. Se però questo è lo scopo, la sensibilizzazione attraverso uno strumento di controllo mi sembra per lo meno discutibile. E se i destinatari fossero i ragazzi? Di nuovo non capisco cosa c'entri il test con un percorso che - a mio avviso - dovrebbe essere diverso,fondato sul dialogo, sulla proposta, sulla consapevolezza, sull'anteposizione alla cultura dello sballo di una cultura dei valori. Il test ha senso come ultima ratio, non come prima proposta in un percorso ancora nascente.
Tutto questo accade mentre Ivan Basso ammette di aver assunto sostanze illecite (e già c'è chi è pronto a incoronarlo come eroico primo pentito per doping del ciclismo) e mentre Maradona esce dalla clinica nella quale era stato ricoverato pochi giorni fa. Qui i dubbi, per me, sono altri. Questi fulminei dentro-e-fuori dai centri di cura di star e starlette, riportati con tanto di report fotografici da quotidiani e siti Internet, hanno poco a che vedere con il senso di un percorso, che ad altri costa impegno, tempo e fatica. Se percorso deve essere, che lo sia. Altrimenti, per favore, non spacciateci la beauty farm per una casa di cura.