Sconfinando

Del rigirar la vite

Dopo il tour de force post-maturità, il ministro Fioroni torna a parlare. Sotto i riflettori i famigerati debiti. Troppi, dice lui, che parla di un 41% di studenti promossi con debiti di formazione. Che siano pochi o tanti, francamente non lo so. Dei miei ricordi scolastici mi rimangono i cartelloni a coriandoli rossi del biennio. Il punto, tuttavia, è che troppo spesso questi debiti non vengono recuperati, vuoi perchè i corsi di recupero non ci sono, vuoi perchè non vengono frequentati, vuoi per qualsiasi altro motivo. E di questo Fioroni si lamenta. Non è il solo, credo. Il punto è che le regole non sono certe. Perchè l'attribuzione del debito, almeno sulla carta, comporta due momenti di verifica nel corso del primo quadrimestre, falliti i quali, sempre in teoria, la promozione all'anno successivo non è o non dovrebbe essere automatica. Invece, sempre più spesso, i debiti si sommano agli altri debiti, senza nemmeno gli interessi di mora. Il punto, allora, non è ripristinare o meno gli esami a settembre, come ventila il ministro, ma dare serietà (di nuovo non severità) al concetto stesso di debito. Che così com'è ora è visto e vissuto alla stregua di un neo sulla scheda di valutazione. Poca cosa, via. E mi ricorda la riflessione che Paola Mastrocola proponeva nel suo La scuola spiegata al mio cane, quando parlava di un mutamento del pensiero in forza di una forma attiva o passiva del verbo. Lo studente ripara: forma attiva. Il debito viene recuperato: forma passiva con agente variabile, lo studente o la scuola? Non so se la cura sia davvero nel ripristino degli esami di settembre, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero sul fronte del fiorentissimo mercato delle lezioni private.  La scuola potrebbe piuttosto investire di più nel potenziamento dei corsi di recupero obbligatori, da svolgersi anche nei mesi estivi, magari con una prova di valutazione conclusiva. Attuando il principio che i debiti si saldano, come le cambiali, alla scadenza fissata.