Creato da SandaliAlSole il 29/07/2005

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Io, tu, lei, voi.

Post n°1663 pubblicato il 05 Settembre 2007 da SandaliAlSole
 


Ieri sera, prima di entrare al cinema, S. mi si avvicina furtiva e mi sussurra nell'orecchio: "Chiara chiede se ti dà fastidio che continua a darti del tu". La mia prima reazione è di stupore e un "ma sta scherzando?" che rischia di essere un po' meno che sussurrato. Poi penso a queste ragazze che fin da bambine gironzolano per casa, chiamandomi per nome. Qualche new entry inizia con un formale lei, ma dopo qualche giorno scivola senza parere in un più leggero tu. Francamente non mi sono mai posta il problema. E forse semplicisiticamente ho sempre pensato che di problema non si tratti. Un tu o un lei non mi avvicinano o mi allontanano più di quanto non facciano, invece, i comportamenti, gli atteggiamenti, la disponibilità. Come dire, la scoperta dell'acqua calda, ma tant'è.
Nei giorni scorsi, l'ho recuperato nel mio ripercorrere a ritroso i giornali perduti di agosto, una riflessione sullo stesso tema è stata proposta da Piero Citati sulle pagine di Repubblica. Citati, forse un po' nostalgicamente, cerca una spiegazione sociologica, più che sociale e parla dell'uso generalizzato del tu come sintomo di una semplificazione figlia di un mondo diventato uniforme. Sarà, io questa uniformità non la vedo e non la vedo neppure tradotta in un tu o in un lei. Mi ricordo, devo dire, lo sconcerto che mi prese quando, appena uscita dalla prova orale dell'esame di Stato, trovai ad accogliermi il presidente del mio ordine professionale che mi salutò con calore, chiamandomi collega e apostrofandomi con il tu. Malgrè tout, io tutta questa vicinanza con lui non la sentivo e rimasi, imbarazzatissima, incollata al mio lei.
Di converso, nel passaggio dalle elementari alle medie, da quel che mi raccontano le mie figlie, una delle prime richieste fatte dai professori è l'abbandono del familiare tu delle elementari, accolta come uno dei cambiamenti inevitabili del nuovo ciclo scolastico. Naturalmente, cioè. E per tutte, inclusa la più piccola, è chiaro un certo codice linguistico che consente loro di rivolgersi all'uno o all'altro nel modo più appropriato o - se si vuole - più convenzionalmente accettato.
Poi potremmo disquisire a lungo, su come abbiano fatto gli inglesi a sopravvivere fino a oggi con un indifferenziato you. Per non palrare di reminiscenze di tempi che non ho per fortuna vissuto, quando ci si indirizzava anche ai genitori con il voi. Mio padre, ad esempio, ha sempre dato del voi a sua madre, ma a sua suocera, mia nonna, si è rivolto con un più familiare tu, senza che questo mutasse l'affetto e il rispetto che aveva nei confronti di entrambe.

Detto questo, cara Chiara, continua pure a darmi del tu. Mi fai solo felice.

[l'immagine è tratta dal sito www.bsimple.com]

 
 
 
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