Sconfinando

Commedi.ando

Il bello di un viaggio di lavoro, di questi tempi, è prendere le giuste distanze dalle italiche beghe. Tre giorni senza sentir nemmeno nominare Beppe Grillo non son poca cosa, a pensarci bene. E al rientro uno può decidere di saltare a piè pari quel che si è perso e rileggersi solo lo stretto indispensabile. Magari dedicandosi ad altre querelle, tanto per cambiare.
Ad esempio quella che comincia a montare sulla prossima assegnazione dei premi Nobel per la letteratura. Non male la rosa dei candidati ufficiosa: Philip Roth, Norman Mailer, David Grossman, Amos Oz, Mario Vargas Losa. Discutibilissimi, per me, i due outsider che l'Accademia Reale di Svezia potrebbe, a sorpresa, tirar fuori dal cilindro: Roberto Benigni e Bob Dylan, quest'ultimo da tempo appoggiato da un gruppo di accademici statunitensi. A Benigni, così leggo in giro, il premio potrebbe essere assegnato in virtù del suo impegno alla diffusione della Divina Commedia.
Sono e resto perplessa. Nulla da dire sull'impegno di Benigni, quel che ho visto in tv delle sue letture dantesche mi è piaciuto. Ho apprezzato meno il costo esorbitante dei biglietti per i suoi spettacoli, che mi sembra cozzare e non poco con il concetto di divulgazione. E se devo dirla proprio tutta, le letture dantesche che a me sono entrate nel cuore sono quelle di Vittorio Sermonti.
Sarò diffidente, ma vedo in questo osannar Benigni un'operazione ad alto rischio grillizzazione (mi si perdoni il neologismo). Vado a sentire Dante o vado a vedere il comico Benigni che fa il suo spettacolo?
Detto questo, su Azioneparallela ho trovato questo appello. Da leggere, per lo meno.