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Le ragazze e la piazza [e non solo loro]

Post n°1874 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da SandaliAlSole
 

Prendo spunto dal commento lasciatomi da Ventodamare al post precedente per riprendere una riflessione proposta sul Corriere di ieri (pagina 6) da Erica Jong. L'articolo, provocatoriamente, si intitola: Mia figlia non marcia. Le ragazze di oggi hanno il blog.
Alla domanda sul "perchè le nuove generazioni di donne non scendono in piazza a difendere il diritto di aborto", la scrittrice risponde: "La piazza non è più il centro dell'universo come negli anni '70. Abbiamo altre piazze oggi, virtuali, dai blog alle chat".
La sua riflessione prosegue su altri temi, ma è su questa frase che ho riportato che mi sono soffermata. Perchè c'è qualcosa che non mi convince e in qualche modo conferma perplessità che da tempo mi colgono.
C'era una volta la piazza, direi. Adesso non c'è nemmeno la faccia. Si è passati dai cortei ai fax ai blog in un crescendo di anonimato che è l'alibi per non esporsi.
Perchè, qui, su queste piazze ideali, si può scrivere tutto e il contrario di tutto. Essere il bieco provocatore e il sagace millantatore, esporre banner e petizioni. Il tutto senza muovere un passo. Senza metterci la faccia. Senza prendersene la responsabilità. E allora diventa facile vestirsi di volta in volta da arruffapopoli, Masaniello, Savonarola, contando solo sulla velocità di una connessione e sulla dinamicità di un IP. Diverso è spostarsi nei luoghi della politica attiva, della società attiva, dell'azione reale, dove le parole diventano gesti e azioni concrete.
Riprendo questo spunto dal blog di Claudio Caprara: "La politica è un'altra cosa. Il blog si fa per soddisfare la propria presunzione e il proprio ego. La politica si fa per cambiare il mondo". Giusto per rifletterci un po' eh.

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Commenti al Post:
magdalene57
magdalene57 il 17/02/08 alle 11:52 via WEB
mai pensato che il blog fosse il luogo della politica. resta pur sempre un luogo in cui è possibile confrontarsi con gente diversa, che abita e vive in realtà diverse. non è cosa da poco... anche comprarsi un paio di scarpe piuttosto di un altro, lo si fa per soddisfare la propria presunzione ed il proprio ego.... vogliamo demonizzare per questo..?
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 17/02/08 alle 12:26 via WEB
sto forse demonizzando qualcosa margy? la mia riflessione è su un punto specifico diverso da quello che sottolinei tu.che il blog sia un luogo di confronto è cosa nota, altrimenti ognuno di noi tornerebbe a scrivere le sue riflessioni sul quadernino a mano o su un documento di word. Il punto è (e grillo ohimè insegna, ne converrai) che il popolo dei blog è quello che alza voce, che mugugna e che si indigna. ma poi la faccia sono sempre pochi a mettercela. perchè ci sono cose più importanti da fare,altri pensieri, altre preoccupazioni. ma la sintesi alla fine sta tutta qui. fin che di chiacchiera si tratta siamo sempre in tanti. qui o al bar come facevano i nonni una volta. fin che ci si confronta sui massimi sistemi idem. ma poi c'è ilmomento di darsi da fare. di mettere nomi e facce. di contarsi. e si è sempre in meno. sempre meno. io faccio sempre un esempio- e sarò anche noiosa su questo - partendo dalla scuola. Grande palestra la scuola, anche per i genitori. Però perchè tra i tanti che mugugnano e pontificano fuori dai cancelli sono sempre pochi (e sempre quelli) ad alzare la mano quando si tratta di darsi da fare?
Grillo (argh, sempre lui) sobilla dal suo blog, ma poi, vaffa a parte, quanti stanno davvero muovendosi in quel megamovimento che ne sarebbe dovuto venir fuori per le prossime elezioni? però lui (e tanti come lui) proprio dai blog concionano e sermonano. Cercando di far passare l'idea che qui, in questi luoghi, si faccia politica. qui lapolitica viene raccontata. per farla si deve comunque uscire di qui.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 17/02/08 alle 15:54 via WEB
sul fatto che la politica la si debba fare fuori da qui, non ci piove. Ma sul fatto che anche qui ci si possa scambiare opinioni e informazioni anche di un certo rilievo, me ne vorrai dare atto, spero. (Io per la verità mi riferivo (ma con l'esempio che ho fatto mi sembrava fosse chiaro) alle parole riportate dal blog di Caprara... ci ho letto, ma mi sarà sbagliata, un demonizzare il blog perchè soffisfa alcuni nostri bisogni... e con questo?) Fuori di qui si vive, in questo luogo si può anche parlare del "come" si vive. ciao, Mag
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:14 via WEB
"che il blog sia un luogo di confronto è cosa nota, altrimenti ognuno di noi tornerebbe a scrivere le sue riflessioni sul quadernino a mano o su un documento di word." questo l'ho scritto io, quindi non ho negato proprio niente su questo punto.
La frase di Caprara, come ho scritto in chiusura di post, è solo per offrire uno spunto ulteriore, mentre la mia riflessione verteva, come ho scritto, sulla frase della jong. tutto qui.
 
julia974
julia974 il 17/02/08 alle 12:40 via WEB
Posso dire la mia?

E' tutto vero. Si. E' così. E chi può negarlo !!!! Ho fatto una riflessione giorni fa, mi son detta che tutti quelli che volevano una nuova legge elettorale sarebbero dovuti andare a Roma a manifestare davanti ai palazzi del potere, dovevamo iimporci, il popolo con le sue voci. Non lo abbiamo fatto. Ci siamo lamentati ma nessuno di noi ha organizzato niente. Ma questo vale per tante altre cose. Perchè accade tutto ciò? Forse perchè abbiamo paura di perdere anche quel poco che abbiamo conquistato col sudore delal fronte e tra milel difficoltà. Forse all'epoca non avevano nulla da perdere. Oggi ci toglierebbero anche quel poco. Forse è questo. O forse la risposta non ce l'ho. So solo che nessuno scende in piazza coi forconi nemmeno quando al governo ci ritroviamo gente condannata in vari reati, al limite diciamo solo un vaffanculo ! E' la paura che ci frega.

 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 17/02/08 alle 12:47 via WEB
O forse ci siamo troppo abituati alla delega. talmente abituati che il diritto/potere di delega lo esercitiamo sempre, anche quando non sarebbe il caso. :)
 
   
julia974
julia974 il 17/02/08 alle 13:10 via WEB
può darsi...è possibile che sia così, o magari non abbiamo fiducia nelle nostre capacità....singolarmente siamo gocce, ma nell'insieme potremmo essere un mare...
 
lakonikos
lakonikos il 17/02/08 alle 14:16 via WEB
Non c'è dubbio che tra la piazza e il blog vi sia una differenza abissale. Sono due cose diverse: la piazza, credo di capire che tu intenda con questo termine l'impegno nel mondo reale, quello della politica e del sociale, non necessariamente il corteo, è il luogo della politica in senso lato. Non arrivo a definire il blog con le parole di Caprara, ma ha sicuramente una specificità più personale e di comunicazione relazionale, anche di sfogatoio, diciamolo. Man mano che la frequentazione dei blog cresce, ne cresce anche inevitabilmente l'impatto, ma mi riesce difficile pensare ad un uso diverso da quello che ho detto. In "piazza" ci si mette la faccia, nei blog un nick, che è una specie di passamontagna. Fanno eccezione quei blogger che una faccia pubblica ce l'hanno già, per esempio proprio Grillo, che la faccia se la gioca "a prescindere" dal blog, perché la sua attività è nata prima e va oltre la gestione di un blog. Poi, magari, per alcuni, può essere una faccia da schiaffi, ma questo è un altro discorso. Certo, se tutte quelle categorie di blogger che citi(Masanielli, etc) dedicassero lo stesso impegno anche fuori dalla scatoletta, le cose potrebbero anche cambiare. Ma forse i blog servono anche a questo, a mettersi a posto la coscienza con un piccolo abbonamento mensile.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:15 via WEB
appunto. :) hai centrato il senso di quel che volevo dire.
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 17/02/08 alle 15:04 via WEB
che la politica la si faccia per "cambiare il mondo" ho i miei dubbi.
o, forse, si potrebbe aggiungere una chiosa: "cambiare il mondo....a mio vantaggio". (una boutade, ma neanche troppo, perché all'idea della politica come servizio alla società, non crede proprio più nessuno. hanno fatto di tutto per toglierci questa "fede"-se mai ne avessimo avuta!!!!)
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:15 via WEB
perchè, non potrebbe essere anche un vantaggio collettivo?
 
   
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 18/02/08 alle 23:20 via WEB
dovrebbe. ma chi ci crede più?
 
     
sparus_rm
sparus_rm il 18/02/08 alle 23:34 via WEB
Se mi si consente, quando si parla di collettività ci siamo chiesti quale sia il livello di aggregazione di queste collettività? La classe? La nazione? L'ideologia? L'appartenenza ad un partito o a una chiesa? E se non esistesse nulla del genere, ma una costellazione di gruppetti portatori di altrettanti interessi diversificati?
 
upmarine
upmarine il 17/02/08 alle 15:40 via WEB
Io credo che il blog serva a mettere in contatto e a confronto. Per creare un movimento di idee occorre invece muovere il culo dalla sedia. Cerco di immaginare cosa c'era di diverso quando ero io a muovermi in cortei, manifestazioni, riunioni ai circoli e alla sede della FGCI. Io avevo l'impressione di poter muovere il mondo. Ero un giovane presuntuoso. Adesso i giovani amano nascondersi. E non mi dire che dobbiamo essere noi "anziani" a muoverci. Allora, come ora, la forza dilagante era quella giovanile trascinata da qualche ideologo più anziano. Ora quali giovani riusciremmo a smuovere? Quello degli "happy hours"? Vieni all'Università e capirai. Io, e non i miei studenti, sono quello più a favore dei giovani, urlando che devono pretendere di più dall'Università. Maggior selezione e meritocrazia. Docenti bravi che devono essere sostenuti grazie a giudizi non legati alla facilità con cui regalano bei voti. Andare contro, con tutta la loro massa critica, la presenza di mediocri che sono abbondanti tra i miei colleghi. Sono io che cerco di organizzarli per farli pretendere di più. Se tu avessi voglia di ascoltarmi ti parlerei di un circolo che ho fondato e nel cui statuto è posto come primo obiettivo quello di favorire l'ingresso dei giovani nella società. Io, un vecchio, che verrà allontanato dall'università per essere stato troppo reazionario. Si, perché occorre tornare indietro di qualche anno per vedere i giovani al centro della scena.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:17 via WEB
si, ho voglia di ascoltarti su quel circolo che tu hai fondato. Grazie Mr. Up
 
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 17/02/08 alle 16:08 via WEB
Per me nn c'è differenza. Sia in piazza, sia nel blog, io sono me stessa, con le mie idee, i miei comportamenti più o meno coerenti. Ti dirò, forse per una sfiducia nell'efficacia della partecipazione diretta, sono sempre meno i motivi che potrebbero portarmi in piazza. Quali sono le proposte di partecipazione attiva? Spegnere la luce per qualche minuto per poi continuare a sprecare allegramente energia? Andare ad apporre l'ennesima firma digitale, che poi quella è un'altra cosa, per protestare contro XY? Ciclicamente il mio sindacato m'invita a partecipare a manifestazioni a Roma per avere 100 euro di aumento al mese quando tutti abbiamo ormai la sensazione che gli aumenti siano stati già contrattati in anticipo e le manifestazioni siano solo per le OOSS una dimostrazione per dare una ragione alla loro esistenza. Manifestazioni politiche? sit-in contro Israele a favore dei palestinesi? Miti, nn so tu, ma io nn vedo grandi temi per i quali scendere in piazza, o scendere nel blog. mah, forse appartengo a un altro mondo, ma sento che le decisioni sono già state prese sulle nostre teste e le nostre proteste sono solo coreografia. ciao
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:22 via WEB
forse quando ho parlato di piazza non sono stata chiara. per piazza intendo dire la partecipazione attiva a qualcosa. è evidente che la coerenza deve essere il motore dell'azione. quando io appongo una firma o - ad esempio - invito a spegnere una lampadina, lo faccio sapendo che nella mia giornata e nella mia vita sto già adottando ben altri comportamenti che siano in linea con quello che propongo. (a parte il fatto che come ho scritto più volte, ci sono delle manifestazioni o delle celebrazioni che al di là del valore simbolico hanno senso perchè propongono spunti di riflessione.
io alla partecipazione diretta credo, soprattutto per un motivo: sono stufa, anzi arcistufa di una partecipazione che sia solo contro. e credo che sia possibile anche costruire qualche cosa una volta ogni tanto. certo, a volte piacerebbe essere un po' di più a crederci.
 
ventodamare
ventodamare il 17/02/08 alle 17:13 via WEB
Era proprio questo che intendevo, miti. E lo hanno descritto bene anche Giulia e Lakonikos, i blog possono solo avviare un confronto, una discussione, una protesta, ma mai sostituirsi alla reale partecipazione. Si tacita la coscienza con un'adesione virtuale, un commento indignato e ci si illude di aver "agito". Per farsi sentire davvero, agire, chiedere, pretendere, e soprattutto ottenere, bisogna scendere nelle vituperate piazze. I blog, possono essere solo un coadiuvante, un mezzo per intrecciare contatti, per informarsi in maniera piu' libera, ma mai sostituirsi in toto alla funzione politica da esercitarsi in prima persona nei cortei, nelle manifestazioni spontanee ed organizzate.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:23 via WEB
...e nell'azione costruttiva e propositiva, vento. soprattutto in questa!
 
ossimora
ossimora il 17/02/08 alle 18:07 via WEB
Concordo in pieno sul fatto che la politica si faccia con gesti ,(non necessariamente e non solo la piazza )nei quali ci si spende e ahimè si paga anche di persona.Quanto ai giovani ,pur detestando questo tipo di ragionamento che va a dividere per status,credo che non ci sia soltanto silenzio,accettazione e conformismo,sono cambiate nel tempo le modalità delle lotte e delle prese di posizione quello che manca è una visibilità reale mentre è aumentata la repressione ,basta ricordare per questo quello che è successo a Genova .
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:27 via WEB
avendo due figlie adolescenti vedo quanto accade nella loro scuola e sinceramente di ragazzi attenti e partecipativi ce ne sono. certo, forse su alcuni temi non sono sensibili quanto lo eravamo noi, esattamente come temo anche noi possiamo sembrare sordi rispetto ad altre cose per loro fondamentali. la precisazione data prima la ripeto anche qui: quando parlo di piazza non intendo le manifestazioni o i cortei, ma il prendere parte attiva a ciò che si muove intorno. che i luoghi di discussione siano cambiati rispetto a 30 anni fa è solo un dato positivo, soprattutto se si tratta di luoghi allargati come le agorà virtuali. Ma mi piacerebbe che fuori dalle agorà virtuali l'azione vedesse coinvolte più persone, senza distinzione di status, come dici tu
 
goldkampa
goldkampa il 17/02/08 alle 20:49 via WEB
si è vero, parliamo, ci confrontiamo, diciamo la nostra e se si tratta di mettersi in prima fila non ci siamo, e questo si manifesta in tutti gli aspetti della società..forse perchè abbiamo un orticello da proteggere e la paura che questo ci possa essere tolto, a differenza di quando non c'era veramente nulla da perdere e tutto da ottenere,..oppure perchè il benessere, per poco che sia, ha fatto sfumare il senso di solidarietà..quindi ce la caviamo da soli rispetto a tempi in cui la solidarietà era fondamentale anche per sopravvivere..ma sono solo forse...
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 00:27 via WEB
Grazie, credo tu abbia tradotto in termini molto più chiari di quanto abbia fatto io il mio pensiero.
 
stoico.epicureo
stoico.epicureo il 18/02/08 alle 10:23 via WEB
L'aborto è sempre un fatto grave, cosa è stato ottenuto? Che si possa fare in clinica sotto certe condizioni. Quale sarebbe la conquista? E' ovvio che almeno evitare di finire dissanguate sul tavolo di cucina di una mammana o da un ginecologo senza scrupoli quello certo è una conquista (ma ricordatevi lo scoop delle Iene su Ischia..ricordatevelo) ma non è certo una conquista verso il problema ovvero l'aborto. Si faceva prima si fa ora, la differenza non c'è! Forse l'aborto viene considerato l'anticoncezionale dell'ultima spiaggia? non voglio crederci e forse non ci crede neppure chi in piazza non c'è andato proprio perchè non si sente minacciato e minacciato o a rischio di fatto non è.
 
 
Skizotonic
Skizotonic il 18/02/08 alle 12:11 via WEB
La possibilità di avere scelta è sempre una conquista. La decisione di non usufruire di questa possibilità è una scelta personale, ma la decisione opposta (che non è facile per nessuno) non va negata per principio.
Comunque, qui non si sta parlando solo di aborto, ma del 'fare concretamente' e del 'dire e basta' e di quanto il 'dire e basta' non basti affatto. (E scusate l'impiccio parolifero).
 
   
stoico.epicureo
stoico.epicureo il 18/02/08 alle 13:02 via WEB
Ciao skizo, non sono sicuro che la possibilità di scegliere sia di per se una conquista. Ma ripeto non sono sicuro il che non significa affatto che sia certo del contrario. Solo che io considero l'aborto un omicidio, di questo sono certo. Ma non considero le donne che lo scelgono perchè abbandonate da tutti delle assassine. In altre parole sembra un paradosso, l'aborto è l'unico omicidio con la vittima e senza l'assassino.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 16:43 via WEB
ciao A., tu riporti la discussione sulla causa scatenante, all'origine di questimiei sproloqui che, tuttavia, come dice skizo, allargano un po' il tiro su un discorso si partecipazione attiva.
Sull'aborto, credo che skizo abbia sintetizzato perfettamente ciò che anche io credo. si parla di possibilità di scegliere. e questa, secondo il mio modo di vedere, è una conquista. Poi, è chiaro, ogni donna deve misurare la sua scelta su se stessa, su ciò in cui crede, su ciò che vuole e ciò che può. ecco, dove vedo ancora inattuata o male attuata la 194 è in quelle parole "lo scelgono perchè abbandonate da tutti": indica un fallimento o un'inesistenza di quelle strutture di supporto e aiuto che invece dovrebbero esistere.
 
     
stoico.epicureo
stoico.epicureo il 18/02/08 alle 17:42 via WEB
..lo dicevo io che tra persone dotate di intelligenza ci si poteva capire..ma allora che cosa devono temere di più le donne? Una modifica alla legge che ne consenta una effettiva attuazione o una legge che si dimostra inattuata in una parte importantissima, quella che vorrebbe salvaguardare l'essere umano più debole del mondo?
 
     
stoico.epicureo
stoico.epicureo il 18/02/08 alle 17:43 via WEB
p.s. tu non sproloqui mai!
 
julia974
julia974 il 18/02/08 alle 14:18 via WEB
buongiorno :)
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 16:44 via WEB
ciao Ju!
 
bimbadepoca
bimbadepoca il 18/02/08 alle 15:36 via WEB
Sempre più spesso mi sono posta le stesse domande, è illogico che gli italiani non siano ancora scesi in piazza a fare la rivoluzione. Non credo che si tratti solo dello spostamento delle nostre vite nel virtuale, anche se sicuramente è vero che per molti esprimere dissenso sul blog è un modo per mettersi a posto la coscienza. Non credo nemmeno che si tratti di rassegnazione. Penso piuttosto che sia la consapevolezza che un cambiamento radicale della società, comporterebbe inevitabilmente la perdita di abitudini consolidate e piccoli privilegi a cominciare da noi stessi.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 16:45 via WEB
Comportrebbe soprattutto mettersi in gioco. cosa che sempre meno si ha voglia di fare. ciao bimba
 
elioliquido
elioliquido il 18/02/08 alle 21:53 via WEB
Secondo me le opzioni possibili su internet (forum, blog, eccetera) sono potenziali luoghi di confronto e di sviluppo/maturazione del proprio pensiero. La piazza non lo può. La discussione faccia a faccia, quando sia a scopo di confronto di idee, non è molto diversa da quella su internet. Cambia quando la questione è di ottenere una cosa, o difendere un'acquisizione già data. A quel punto la differenza, secondo me, sta soprattutto nella percezione del bisogno di ottenere/difendere qualcosa. La piazza significa 1) fare uno sforzo e 2) essere certi di necessitare e di volere. Più che la volontà del fare lo sforzo, manca la certezza o consapevolezza o percezione del necessitare e del volere. Detto tutto questo, in piazza (intesa in tutti i sensi che intendi tu) ci sono sempre andati una certa quantità di persone, per pigrizia o per motivi culturali. Le persone che si coinvolgono per mezzo di internet sono molte di più, e per una gran parte di esse internet è l'alternativa al nulla, più che alla piazza. Questo pur riconoscendo che, su certi temi e forse anche in generale, internet ha eroso una quota (che secondo me è piccola) al mondo della piazza. Non dimentichiamoci che internet viene usato con una sistematicità e diffusione significative forse da cinque anni o poco più.
 
 
elioliquido
elioliquido il 18/02/08 alle 21:55 via WEB
Cioè intendo dire, con l'ultima frase, che dal '68 e anni successivi, l'impegno dal vivo è diminuito indipendentemente da internet, che dunque verosimilmente non è stato vissuto come un surrogato della partecipazione.
 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 19/02/08 alle 00:20 via WEB
d'accordo sulla tua analisi. c'è però un ulteriore elemento che non va trascurato. dopo gli anni del disimpegno (quelli della milano da bere per intenderci) la curva discendente è continuata. ora si cerca di far credere che si stia alzando di nuovo, in virtù della partecipazione alle piazze virtuali. e questo ultimo punto è quello che non mi convince.
 
sparus_rm
sparus_rm il 18/02/08 alle 22:14 via WEB
C' qualcosa di veramente luttuoso in molte delle cose he ho letto qui sopra. E che a stento riesce a "coprire" un pregiudizio molto francofortese, molto tenace e anche molto diffuso in una buona parte della sinistra nei confronti della comunicazione in genere. Come se ci fosse una specie di muro di Berlino che separa il dire come dimensione elettiva del frivolo e dell'irrilevante rispetto al fare, che è invece le cose serie, la politica che conta, il piano nobile dei grandi ideali. Poi, il V-Day di Grillo con le sue 400.000 firme piomba sulla società italiana come il meteorite dello Yucatan, che nessuno aveva capito, previsto, immaginato. Provate ad invertire il punto di vista e a guardare alle cose con gli occhi dei giovani e dei vostri figli/e. Potreste essere voi quelli inadeguati, anacronistici, irrilevanti.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 18/02/08 alle 23:44 via WEB
scusa, sparus, forse non ho capito bene cosa tu vuoi dire. Posso risponderti (sperando di aver ben inteso) che io non considero antinomiche la parola e l'azione, ma le considero bensì strettamente correlate l'una all'altra. c'è un momento di pensiero, di confronto, di riflessione che deve necessariamente preludere e precedere l'azione, esattamente come l'azione va di nuovo accompagnata da ulteriori momenti di riflessione e confronto. la mia riflessione (che non vuole essere demonizzazione, ma solo occasione di confronto) è sul fatto che troppo spesso ci si ferma alla fase 1. quella della critica, della distruzione, della demolizione verbale. fatta però in luoghi pressochè anonimi. dietro un nick c'è spavalderia, impegno, chierezza di intenti e idee. senza nick di copertura, tuttavia, molta di questa sicumera sparisce e si torna all'ovile. tutto qui.
p.s. è evidente che rispetto a un adolescente io possa sembrare anacronistica. tuttavia, molti dei giovani che io conosco perchè li frequento, utilizzano le agorà non diversamente da quanto faccio io: un momento di confronto al quale seguono poi azioni (non sto parlando di manifestazioni, ma del vivere civile)concrete. dove sta l'irrilevanza?
 
   
sparus_rm
sparus_rm il 18/02/08 alle 23:57 via WEB
La comunicazione è azione in sé stessa. Perché lavora duramente dove non arrivano mille marcette e diecimila slogan urlati in un megafono. La comunicazione lavora ai fianchi la cultura e promuove il cambiamento profondo, modificando non solo chi ascolta, ma anche chi parla. E se non si ha nulla da dire, oppure non si hanno argomenti migliori della presunta autorità morale di ciò che si dice, se non si è disposti ad un confronto dialettico, rimane solo messa in scena, finzione. La comunicazione richiede una dose di protagonismo che non implica necessariamente la riconoscibilità di chi comunica, ma di certo non prescinde dalla fondatezza logica dei suoi argomenti. Ciò che ne consegue è strettamente incorporato nella vita, nel quotidiano dei rapporti e dei comportamenti. Si tratti di spegnere la caldaia prima di uscire per favorire il risparmio d'energia piuttosto che nella capacità di relazionarsi con la pubblica amministrazione avendo ben chiari i propri diritti di cittadinanza.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 19/02/08 alle 00:25 via WEB
Scusa, sparus, una precisazione.come ho ripetuto più volte nel corso di questa discussione, quando io nel post ho parlato di piazza non intendevo necessariamente lemanifestazioni e i cortei. il mio concetto di piazza era inteso nel senso lato della partecipazione e della costruzione. La tua chiusura poi (Ciò che ne consegue è strettamente incorporato nella vita, nel quotidiano dei rapporti e dei comportamenti. Si tratti di spegnere la caldaia prima di uscire per favorire il risparmio d'energia piuttosto che nella capacità di relazionarsi con la pubblica amministrazione avendo ben chiari i propri diritti di cittadinanza.) la condivido in pieno. è ciò che io chiamo coerenza. (ed è quella che a mio avviso ogni tanto manca a tanti masanielli del web. ma forse sono stata sfortunata io, a esservi incappata un po' troppo spesso)
 
     
sparus_rm
sparus_rm il 19/02/08 alle 09:02 via WEB
"Piazza" lo intendo in senso lato, proprio per sottolineare come ciò che conta davvero siano le relazioni tra le persone, non le prove di forza e il conto delle teste. Non richiede necessariamente la compresenza fisica delle persone, ma il dibattito che sono in grado di animare e il modo in cui esso approda all'elaborazione di politiche condivise, in modo simile all'agorà nell'Atene periclea. Però, sia chiaro: ritengo che certe forme di lotta si siano storicamente esaurite nella loro vuota ritualità. Ne è un esempio la recente contestazione a Livia Turco e a Stefania Prestigiacomo alla manifestazione contro la violenza sulle donne. Così come anche il richiamo alla coerenza, che spesso nasconde un atteggiamento di conservazione dell'esistente, del già noto, di rapporti di forza già dati.
 
     
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 19/02/08 alle 10:06 via WEB
Il richiamo alla coerenza, per quel che mi riguarda, è semplicemente un richiamo (che faccio a me stessa) a "predicare e razzolare" nella stessa direzione. non ha senso che io appoggi idealmente una campagna come "illumino di meno" e poi a casa mia o anche in ufficio non abbia comportamenti in linea con l'iniziativa o addirittura opposti ad essa. molto semplice, senza rapporti di forza, se non con me stessa.
 
     
donnesudestbarese
donnesudestbarese il 19/02/08 alle 13:03 via WEB
Ti puoi spiegare meglio, sparus? Che vuoi dire con: che certe forme di lotta si siano storicamente esaurite nella loro vuota ritualità?
 
     
sparus_rm
sparus_rm il 19/02/08 alle 15:11 via WEB
Certo: sarò chiarissimo. Trovo che la complessità di certe questioni meriti strategie di lotta un po' più articolate (e soprattutto pensate) che non l'espulsione degli uomini in quanto tali o delle parlamentari dalle manifestazioni. Trovo che queste forme di lotta servano solo a riaffermare l'identità di gruppi divenuti culturalmente e politicamente marginali, scoraggiando la partecipazione di chi per motivi generazionali e ideologici (intesi in senso più ampio) non può riconoscersi in quella connotazione settaria dell'identità.
 
upmarine
upmarine il 19/02/08 alle 03:58 via WEB
Scusami non ho capito una cosa: quando parli di piazza ti riferisci ai cortei? :0
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 19/02/08 alle 09:56 via WEB
Ho letto tutti i commenti e cercato di farmi una idea sull'interessante discussione virtuale che hai avviato col tuo post. Non ho le idee chiarissime su dove porterà, l'abitudine ai blog e ad internet,nè quanto incideranno nella vita di ognuno di noi. Sono modalità nuove di rapportarsi con gli altri e di esprimere se stessi. Al momento, oltre a servire per dar sfogo alla nostra creatività e voglia di comunicare, il blog consente, in tempo reale, di ascoltare il parere di parecchi altri (e su tutto il territorio nazionale) su questioni pubbliche, sociali e politiche. Questo confronto è già, di per se, una cosa importante, perchè ti fà sapere se ci sono altri che la pensano come te o no. Da qui nulla esclude che non si possa, poi, passare al concreto,ognuno nella propria realtà di vita, magari resi più forti dalle riflessioi e dalla condivisione che, le nostre idee, hanno avuto nei blog...Forse....;-)))
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 19/02/08 alle 10:08 via WEB
che coraggio carpe.. leggerti tutto!!! :) sul confronto non ci piove, ed è il bello del mezzo. poi c'è il resto. a volte - secondo me - fa comodo continuare a credere che la politica si faccia altrove. la facciamo quotidianamente, invece. scegliendo e agendo. (magari costruendo, anche)
 
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