Sconfinando

Dell'elefante. E della memoria

Ci son notizie che senti per radio e forse non ci fai neppure più di tanto caso. Se non che poi ci incappi più e più volte nella giornata. E ti fermi a ripensarci.
Qui si parla di elefanti, che come gli uomini, le scimmie e i delfini, forse sanno riconoscersi allo specchio. Per lo meno, tre femmine di elefante indiano dello zoo di New York sanno farlo.
Scoperta importante, trillano su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Perchè indice di una forma sociale complessa, non distante da quella dell'uomo.
A me questa storia degli specchi affascina. Perchè spesso mi domando se mi riconosco in ciò che di me vedo e in ciò che altri di me vedono. E uso spesso questo luogo come una sorta di Alice dentro e fuori lo specchio.
E poi c'è quel passo in più, che riesco a fare con gli occhi chiusi e mai davanti a uno specchio vero. Vedere ciò che ero e che sono stata.
_{Non ciò che sarò, quello proprio no.}
Sfogliare a ritroso le pagine scritte sul viso e sulle mani, in un gioco della memoria, più che del ricordo.
Forse potrei chiedere all'elefante come farlo meglio.

^{[l'immagine delle gondole allo specchio è di Sergio Del Pero]}

Clan [in realtà]

Perchè poi, quando sento parlare di logiche di gruppo e di dinamiche di gruppo mi irrigidisco.
Perchè il rischio è sprofondare nel pantano dei distinguo, inevitabile corollario del far di tutta l'erba un fascio.

Clan [del noi e del voi - again]

E in realtà il rischio del circolo (virtuoso o vizioso in questo momento poco importa) è l'autoreferenzialità. Gli amici dei miei amici sono miei amici. E il viceversa vale per i nemici. Così ci si riconosce in un linguaggio, in un sentire, in un pensare comune. Così rassicurante. Una sorta di cresima, confirmatoria. Senza accorgersi che poco alla volta quel circolo diventa vite. Che gira su se stessa. Inesorabilmente. Fino a spanarsi.

Clan. Ovvero del noi e del voi

Tre ore di riunione ieri sera. Pesante. Dura. Fastidiosa. Inutile sotto molti aspetti. E quella netta sensazione, a seconda di chi prendeva la parola, di barriere che si alzavano. Con quel netto separare il noi dal voi. Salvo giocarsi la carambola dell'io-tu-loro. Ardita ma nemmeno tanto rara.
Io-che-da-te-dissento-concordo-nell'essere-contro-loro.
Mica male.
E mi domando quanto tempo sprechiamo nella vita a marcare questi confini. A segnare le differenze, invece che a marcar le vicinanze. Creando aggregazioni di contrasto. Inutili.
Trasformando i circoli virtuosi in circoli viziosi.
Deleteri.

F.A.O. - Fallito Amaramente l'Obiettivo

Le conclusioni che si possono trarre dal  Rapporto annuale sullo Stato di insicurezza alimentare nel mondo, diffuso oggi dalla Fao sono sconfortanti.
C'era un obiettivo: dimezzare entro il 2015 il numero di persone che soffrono la fame.
Obiettivo fissato non ieri. non l'altro ieri.
Dieci anni fa.
Siamo a metà strada, sull'asse temporale.
E non ci siamo.
Anzi.
Il rapporto è drastico: l'obiettivo può dichiararsi a tutti gli effetti irraggiungibile.
Qualche area di miglioramento si è registrata, in Cina e in alcuni Paesi dell'America Latina.
Però la fascia dell'Africa centrale registra un aumento della percentuale di sottoalimentazione, schizzata dal 36% al 56%, con picchi nella Repubblica democratica del Congo (dal 31% al 72%), in Eritrea (dal 68% al 73%) e in Burundi, (dal 48% al 67%). 
Pochi numeri, che però mi rimandano a una serie di riflessioni che ho letto in questi giorni sul blog di Lilith e di lupopezzato sulla solidarietà e sulla giustizia.
Perchè c'è un senso di profonda ingiustizia in queste cifre.
Un'ingiustizia che di nuovo è etica, prima ancora che morale.
Perchè (riporto da Repubblica) "Il rapporto della Fao indica chiaramente che per ridurre il numero di sottoalimentati è fondamentale lo sviluppo rurale, almeno nei Paesi nei quali la situazione è peggiore. "Nonostante ciò i Paesi donatori hanno ridotto in modo consistente gli aiuti al settore agricolo - sottolinea Francisco Sarmento di Action Aid International, una delle organizzazioni invitate dalla Fao a discutere della revisione del piano d'azione - Nell'84 i Paesi donatori hanno versato quasi otto miliardi di dollari per il sostegno dei programmi agricoli, ma nel 2002 la cifra si è ridotta a circa tre miliardi. Inoltre i Paesi del Nord del mondo adottano tutta una serie di azioni economiche che frenano la produzione agricola dei Paesi sottosviluppati e l'esportazione dei loro prodotti. E' un po' come dire che si individua l'agricoltura come il motore principale per la ripresa dei Paesi sottosviluppati, ma poi questo motore lo si frena in tutti i modi". 


 

Di paura

Che poi l'Halloween qui s'è scoperto a scuola, un po' di anni fa ormai. Perchè c'era la scusa di parlar delle paure. E poi veniva bene una festa piazzata così, a una distanza buona dal Natale e ben lontana dal carnevale. Così sdrammatizzante rispetto ai riti cimiteriali che ci appartengono molto di più.
Anche se il pane dei morti e le ossa dei morti sulle nostre tavole ci sono sempre stati, senza bisogno di dolcetto e scherzetto. Anche se qualcuno poi lo ha sempre fatto, senza aspettare che tornassero gli americani a ricordarcelo.
Da noi, domani sera, tutti i bimbi (anche i meno bimbi) sul tappetone a guardare un film di paura.
Che tutti insieme così tanta paura poi non fa.

Dei colori e dell'autunno

E l'autunno ha l'arancione della zucca.

Dolce.

Morbida in un risotto caldo.

Altro che Halloween.

Ricominciamo

Un fine settimana un po' così.
Sull'orlo del precipizio per poi ricominciare.
Tre passi indietro, quattro avanti. Comunque è un passo in più.
Più di prima.
E una domenica col sole. Teatro. Musica. Danza. Castagne a fine sera.
L'inter vince, Valentino no. Anzi sì, ma in un altro modo.

(Auguri papà, questa volta non sei riuscito a nasconderti)

Nemmeno al peggior nemico

Leggo Antonello Caporale su Repubblica:

Sìììììì, guardi è stato terribile. Mi sono sentita mancare".
Mancare quanto?
"Sfibrata"
Addirittura sfibrata.
"Violentata".
Violentata?
"Stuprata. Ecco, stuprata".

Da donna a donna, auguro all'onorevole Gardini di non dover mai provare sulla sua pelle il significato della parola stuprata. Se lo sapesse, non la utilizzerebbe per una questione risibile come questa pochade dei bagni a Montecitorio.
Punto.

Quasi

Nebbia fitta stamane. Ancora buio e quella sensazione
di bucare il niente con la macchina,
costeggiando campi di grigio e di umido.
Quasi novembre.
Quasi autunno,
dopo questi ultimi giorni di un'estate ostinata.
Il giardino, stamane, è così.