Dopo 8 mesi il vaccino COVID di Moderna perde di efficacia: necessità di una terza dose

Moderna vaccino

VACCINO COVID DI MODERNA: I NUOVI DATI SONO A SOSTEGNO DELLA TERZA DOSE DOPO 8 MESI

I dati di Moderna hanno mostrato che le persone che hanno ricevuto una prima iniezione del vaccino a RNA messaggero ( mRNA ) di Moderna, una media di 13 mesi fa, hanno maggiori probabilità di sperimentare un’infezione breakthrough rispetto alle persone che hanno ricevuto una prima iniezione in media 8 mesi fa.

I risultati provengono dalla sperimentazione clinica di fase III in corso, che l’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ), sta considerando nel concedere l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino di Moderna come richiamo.

Nella fase iniziale dello studio, le persone sono state assegnate in modo casuale a ricevere il vaccino a mRNA di Moderna oppure placebo.
I partecipanti allo studio che sono stati immunizzati più di recente avevano il 36% in meno di probabilità di contrarre un’infezione breakthrough.
I dati dello studio hanno mostrato 88 casi di infezione breakthrough tra 11.431 persone vaccinate da dicembre 2020 a marzo 2021, contro 162 casi tra 14.746 persone vaccinate da luglio a ottobre 2020.

I risultati sono stati pubblicati come prestampa su medRxiv e non sono ancora stati sottoposti a revisione paritaria.

“L’aumento del rischio di infezioni breakthrough nei partecipanti allo studio che sono stati vaccinati nel 2020 rispetto a quelli più recenti, evidenzia l’impatto della diminuzione dell’immunità e supporta la necessità di un richiamo per mantenere alti livelli di protezione”, ha affermato il CEO di Moderna Stéphane Bancel.

FONTE: MODERNA, 2021

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Terapia precoce dell’infezione da SARS-CoV-2: efficacia della Budesonide per via inalatoria

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Efficacia del corticosteroide Budesonide nella terapia precoce del COVID-19

Nei pazienti affetti da COVID-19 a rischio elevato di complicanze ma non ricoverati in ospedale, il trattamento con Budesonide per via inalatoria ( Pulmaxan ) riduce i tempi di recupero. Il trattamento potrebbe inoltre diminuire i ricoveri in ospedale e i decessi.

Da uno studio è emerso che la Budesonide, un corticosteroide, somministrata per via inalatoria rappresenta una strategia efficace, economica e di pronta disponibilità per ridurre il carico della pandemia sia per il paziente sia per i sistemi sanitari.

Nello studio PRINCIPLE i pazienti di età uguale o superiore a 65 anni oppure di età uguale o superiore a 50 anni con comorbidità, sono stati suddivisi in tre gruppi: cure standard ( n=1069 ), cure standard più Budesonide ( 800 microg due volte al giorno per 14 giorni; n=787 ) o cure standard più altri interventi ( n=974 ).

CONTINUA: https://xagena.it/news/e-infettivologia_it_farmaci/90ee95b54c20d0991531360036611c37.html

FONTE: THE LANCET, 2021

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I FANS non peggiorano il COVID-19 nei pazienti ospedalizzati.

 

 

Israele: vivere ad ondate – Come il COVID sta cambiando la vita della popolazione israeliana – Quando la pandemia si arresterà ?

NewsweekNewsweek: Israele, leader mondiale nelle vaccinazioni di richiamo, colpito da un’ondata di casi di COVID – Vivere ad ondate

I casi di COVID-19 sono in aumento in Israele nonostante sia la Nazione al primo posto nel mondo nelle vaccinazioni di richiamo.

L’attuale ondata di infezioni ha superato i numeri osservati nelle precedenti epidemie e contrasta con la recente tendenza al ribasso.

Il 13 settembre sono stati registrati più di 10.000 nuovi casi di COVID-19, con una media di 8.000 nuove infezioni al giorno mentre i tassi di test positivi continuano a salire, secondo i dati del Ministero della Salute.

“Questo è un record che non esisteva nelle ondate precedenti”, ha detto il direttore generale del Ministero della Sanità Nachman Ash a una Commissione della Knesset, come riportato da The Times of Israel.

A giugno, le infezioni giornaliere erano scese a circa una dozzina al giorno, ma ora il Paese sta combattendo una quarta ondata.

“Una settimana fa eravamo in una chiara tendenza al ribasso; negli ultimi giorni abbiamo assistito a un arresto del declino e il numero di riproduzione del virus è di nuovo superiore a 1”, ha detto Ash, riferendosi al numero R, che indica quante persone ogni portatore di virus infetterà. “Speravo di vedere un calo più netto, ma ancora non lo vediamo”, ha aggiunto.

Il responsabile israeliano della pandemia da SARS-CoV-2, Salman Zarka, ha affermato che il 50% dei 10.556 nuovi casi confermati lunedì erano bambini.

Zarka ha affermato che il Ministero ha esortato il Governo a limitare i grandi raduni e a vietare eventi come un importante festival studentesco a Eilat, la folla alle partite di calcio e un pellegrinaggio annuale di decine di migliaia di israeliani a Uman, in Ucraina, per visitare la tomba di un venerato rabbino.

All’inizio del mese di settembre, Zarka aveva chiesto al Paese di iniziare a prepararsi per l’eventuale somministrazione delle quarte dosi del vaccino contro il coronavirus.

“Dato che il virus è qui e continuerà ad esserci, dobbiamo anche prepararci per una quarta iniezione”, aveva dichiarato alla radio pubblica Kan il 4 settembre, ma non aveva specificato quando sarebbe stato somministrato il vaccino.

Zarka ha anche affermato che la prossima dose di richiamo potrebbe essere modificata per proteggere meglio dalle nuove varianti del virus SARS-CoV-2 che causa il COVID-19, come il ceppo Delta altamente infettivo. “Questa è la nostra vita d’ora in poi, a ondate”, ha detto, aggiungendo che il Ministero della Salute sta lavorando sul presupposto che in futuro dovrà affrontare una quinta ondata di infezioni da virus.

Israele aveva lanciato una campagna di vaccinazione rapida nel dicembre 2020 che ha visto più della metà della sua popolazione vaccinata completamente già a marzo di quest’anno. È stato, inoltre, uno dei primi Paesi a lanciare la campagna di richiamo ( terza dose ) alla popolazione anziana ad agosto, dopo che i sanitari avevano riportato nuovi dati ad indicare un calo della protezione dai vaccini nel tempo.

Gli individui di età pari o superiore a 60 anni che sono particolarmente vulnerabili al COVID-19 hanno diritto a ricevere un’iniezione di richiamo Pfizer in Israele dalla fine di luglio. Ad agosto, l’età di ammissibilità per una dose di richiamo è stata estesa a chiunque abbia più di 40 anni.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha affermato che Israele sta rendendo al mondo un “grande servizio” somministrando le dosi di richiamo.

“Senza di noi, il mondo non conoscerebbe gli esatti livelli di efficacia delle dosi di richiamo, non conoscerebbe le date, quanto influenzano le infezioni, come influenzano le malattie gravi”, ha aggiunto.

Fonte: Newsweek – LINK: https://www.newsweek.com/israel-world-leader-vaccine-booster-shots-hit-surge-covid-cases-1629310

 

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Pfizer monitora Israele per comprendere l’evoluzione della pandemia da COVID

ISRAELE “UNA SORTA DI LABORATORIO” PER I VACCINI COVID, A DIRLO UN DIRIGENTE DI PFIZERIsraele

ISRAELE “UNA SORTA DI LABORATORIO” PER I VACCINI COVID, A DIRLO UN DIRIGENTE DI PFIZER

Philip Dormitzer, direttore scientifico di Pfizer, ha definito Israele un “Laboratorio per i vaccini COVID” nel corso di un incontro di accademici su Zoom la scorsa settimana.

“All’inizio della pandemia abbiamo stabilito un rapporto con il Ministero della Salute israeliano, è stato impiegato esclusivamente il vaccino Pfizer, monitorando gli effetti molto da vicino”, ha detto Dormitzer nella riunione, “…. avevamo una sorta di laboratorio dove potevamo vedere l’effetto dei vaccini ” sulla infezione da SARS-CoV-2.

Ha aggiunto che Israele “ha immunizzato una percentuale molto alta della popolazione in modo precoce; questo è stato un modo per guardare avanti: ciò che vediamo accadere in Israele accadrà negli Stati Uniti un paio di mesi dopo”.

Israele è stato uno dei primi leader nelle vaccinazioni COVID dopo aver stretto un accordo con Pfizer per ricevere un gran numero di dosi di vaccino prima di molti altri Paesi.

Ha anche acquistato quantità inferiori del vaccino Moderna, che ha iniziato a utilizzare più ampiamente a luglio e agosto, quando le scorte Pfizer erano prossime alla scadenza. Israele ha distribuito rapidamente i suoi vaccini a gran parte della popolazione, vaccinando il 50% di tutti i residenti entro marzo, quindi ha iniziato una campagna di vaccinazione di richiamo ( terza dose ) ad agosto. Ad oggi più di 2,8 milioni di cittadini israeliani avevano ricevuto una terza dose. ( Fonte: The Times of Israel ) LINK: https://www.timesofisrael.com/pfizer-exec-calls-israel-a-sort-of-laboratory-for-covid-vaccines/

 

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Report EudraVigilance / EMA sulla sicurezza dei Vaccini COVID – Dati al 2 Settembre 2021

EMA

Vaccino Comirnaty ( Pfizer / BioNTech )

Al 2 settembre 2021, un totale di 302.517 casi di sospette reazioni avverse con il vaccino Comirnaty ( Pfizer / BioNTech ) sono state segnalate spontaneamente a EudraVigilance da Paesi UE/SEE; 4.714 di questi hanno riportato un esito fatale. Alla stessa data sono state somministrate quasi 392 milioni di dosi di Comirnaty nell’UE [ Unione Europea ] / SEE [ Spazio Economico Europeo ].

Vaccino Vaxzevria ( AstraZeneca )

Al 2 settembre 2021, un totale di 184.679 casi di sospette reazioni avverse con Vaxzevria sono state segnalate spontaneamente a EudraVigilance da Paesi UE/SEE; 1.149 di questi hanno riportato un esito fatale. Alla stessa data erano state somministrate più di 68.4 milioni di dosi di Vaxzevria nell’UE/SEE.

Vaccino Spikevax ( Moderna )

Al 2 settembre 2021, un totale di 64.885 casi di sospette reazioni avverse con Spikevax sono state segnalate spontaneamente a EudraVigilance da Paesi UE/SEE; 447 di questi hanno riportato un esito fatale. Alla stessa data, sono state somministrate più di 54.2 milioni di dosi di Spikevax nell’UE/SEE.

Vaccino COVID-19 Janssen

Al 2 settembre 2021, un totale di 20.206 casi di sospette reazioni avverse con il vaccino COVID-19 Janssen sono state segnalati spontaneamente a EudraVigilance dai Paesi UE/SEE; 138 di questi hanno riportato un esito fatale. Alla stessa data, più di 13.8 milioni di dosi di vaccino COVID-19 Janssen è stato somministrato nell’UE/SEE.

 

PRECISAZIONE: Questi rapporti descrivono sospetti effetti collaterali negli individui, ad es. eventi medici osservati a seguito dell’uso di un vaccino. Il fatto che qualcuno abbia presentato un problema medico o è deceduto dopo la vaccinazione non-significa necessariamente che ciò sia stato causato dal vaccino. Ciò potrebbe essere addebitato ad esempio, a problemi di salute non-correlati alla vaccinazione.

FONTE: EMA – EudraVigilance ( LINK: https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/overview/public-health-threats/coronavirus-disease-covid-19/treatments-vaccines/vaccines-covid-19/safety-covid-19-vaccines )

.

 

Vaccini Dosi somministrate ( milioni ) Reazioni avverse Decessi
Pfizer

392

302517

4714

AstraZeneca

68,4

184679

1149

Moderna

54,2

64885

447

Janssen

13,8

20206

138

Crisanti: deluso dai vaccini anti-COVID …. durano 6 mesi – Terza dose ? Solo con un vaccino aggiornato

 

Vaccino COVID-19

COVID: IL PROBLEMA NON E’ NELLA VACCINAZIONE, MA NEI VACCINI – I VACCINI DI PRIMA GENERAZIONE, UTILI NELL’EMERGENZA, STANNO MOSTRANDO FORTI LIMITI. E’ NECESSARIO SVILUPPARE VACCINI PIU’ EFFICACI E SICURI

CRISANTI DELUSO DAI VACCINI “DURANO 6 MESI”. TERZA DOSE ? SOLO CON L’AGGIORNAMENTO

“Non ho delle perplessità sui vaccini. Se lei mi dicesse che abbiamo un vaccino con l’efficacia dell’85-90%, con una durata protettiva di un anno o più non potrei oppormi all’obbligo, sarei assolutamente favorevole. Il problema è che questi vaccini durano 6 mesi, noi obblighiamo le persone a vaccinarsi ogni 6 mesi, ma se si fa così bisogna investire in altre misure di contrasto, perché i vaccini sono utili, essenziali ma da soli non bastano. Il caso di Israele ci sta facendo vedere che i vaccini hanno dei limiti, bisogna esserne consapevoli, altrimenti non si dice tutta la verità. Sono favorevole alla vaccinazione, sono favorevole all’obbligo, con la terza dose se i dati di Israele dimostreranno che con la terza dose si risolve il problema della diminuzione della protezione. È chiaro che non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 6 mesi, è evidente che dobbiamo varare della misure nazionali per bloccare i contagi in maniera più efficace, ci dobbiamo porre il problema in maniera complessiva”.

TERZA DOSE ?

“L’esigenza della terza dose parte dall’osservazione dei dati di Israele. Hanno effettuato una campagna di vaccinazione massiccia e tempestiva e ora ha il numero di casi per milione di abitanti più alto del Pianeta. Significa che la vaccinazione ha perso effetto, sebbene ci sia una parziale protezione nei confronti della malattia grave. Da qui nasce l’esigenza della terza dose, visto che sembrerebbe che il vaccino ha una durata di circa 6-8 mesi. Il tutto si è sovrapposto al problema delle varianti, che hanno sicuramente accelerato questo processo di progressiva inefficacia dei vaccini. Tra un mese, un mese e mezzo avremo i dati sulla terza dose in Israele e la protezione contro le varianti. Lì avrebbe senso fare la terza dose. Ma se i dati di Israele ci dicessero che la terza dose non dà protezione sufficiente si possono fare tre, quattro, cinque dosi… Si pone quindi il problema dell’aggiornamento dei vaccini più che quello della terza dose. Quindi terza dose sì, ma con vaccini aggiornati in grado di contrastare le varianti”

LINK A STASERA ITALIA

 

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Reazioni avverse

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Primo semestre 2021

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Vaccinazioni per i soggetti di

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Efficacia del vaccino BNT162b2

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Newsweek: I vaccini da soli non sono in grado di fermare la pandemia da SARS-CoV-2

Newsweek

I dati israeliani sul COVID indicano che i vaccini da soli non sono in grado di fermare la pandemia

I dati sui casi di COVID provenienti da Israele suggeriscono che la vaccinazione da sola non è sufficiente per fermare completamente la pandemia, hanno detto gli Esperti a Newsweek.

Scienziati di tutto il mondo hanno osservato da vicino Israele per vedere come le vaccinazioni potrebbero influenzare la pandemia, da quando il Paese ha lanciato una RAPIDA E AMPIA CAMPAGNA VACCINALE nel dicembre 2020. Più della metà della popolazione israeliana era stata vaccinata completamente già a marzo del 2021.

Eppure Israele ha attualmente uno dei peggiori tassi di casi di COVID per milione di persone a livello mondiale, mentre il Paese combatte la variante Delta, secondo i dati raccolti da OurWorldInData al 24 agosto.

Anche i CASI DI BREAKTHROUGH sono motivo di preoccupazione. La rivista Science ha riferito che 514 israeliani erano stati ricoverati in ospedale con COVID al 15 agosto, e che il 59% di questi era stato completamente vaccinato e che la stragrande maggioranza di queste persone completamente vaccinate aveva 60 anni o più.

Uri Shalit, un bioinformatico presso l’Israel Institute of Technology, ha detto a Science che “la maggior parte dei pazienti ospedalizzati erano in realtà vaccinati”.

Il direttore dei servizi sanitari pubblici israeliani, la dott.ssa Sharon Alroy-Preis, ha affermato che all’inizio di questo mese c’erano evidenze di una diminuzione dell’immunità contro il virus SARS-CoV-2 nelle persone che erano state vaccinate in Israele nella fase iniziale della campagna vaccinale.

Ai vaccini COVID non è mai stato imposto di essere efficaci al 100%, tuttavia i dati provenienti da Israele sollevano preoccupazioni per l’aumento della minaccia della variante Delta rispetto alle varianti precedenti, nonché per la diminuzione dell’immunità.

Commentando la situazione in Israele, Rowland Kao, professore di epidemiologia veterinaria presso l’Università di Edimburgo, nel Regno Unito, ha dichiarato a Newsweek: “La scoperta chiave è che ci sono prove di una diminuzione dell’immunità nella popolazione vaccinata”.

“Israele con la sua campagna di vaccinazione molto precoce è stato considerato un indicatore di ciò che sarebbe accaduto successivamente in altri Paesi, e le evidenze che la protezione immunitaria di fronte alla variante Delta diminuisce con il tempo è un indicatore importante di ciò che può accadere in altri Paesi.”

La domanda fondamentale è … LA MALATTIA COVID, INSIEME AD ALTRE INFEZIONI RESPIRATORIE COME L’INFLUENZA, SI TRADURRÀ IN TASSI DI OSPEDALIZZAZIONE CHE SUPERERANNO LA CAPACITÀ OSPEDALIERA QUESTO INVERNO ?

Su questo c’è incertezza ….

I VACCINI NON SONO UNA PALLOTTOLA D’ARGENTO

Alla luce dei dati provenienti da Israele, diversi Esperti hanno sottolineato che la vaccinazione non è un proiettile d’argento per porre fine alla pandemia.

“Penso che la gente si aspettasse che i vaccini funzionassero da un giorno all’altro e ponessero fine alla pandemia”, ha affermato William P. Hanage, professore associato di epidemiologia presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha detto a Newsweek.

“In definitiva, sebbene i vaccini siano la chiave per controllare la pandemia e passare a uno stato post-pandemia più stabile “normale”, non lo faranno immediatamente sia a causa della popolazione residua non-vaccinata, sia per le varianti”.

Alexander Edwards, professore associato di tecnologia biomedica presso l’Università di Reading, nel Regno Unito, ha concordato ….. I vaccini non sono efficaci al 100% e “non sono una pallottola d’argento” e “non ci si può aspettare che eliminino i problemi di salute pubblica causati dalle infezioni”. “Rimangono uno strumento vitale, ma altri strumenti sono ancora essenziali”.

È qui che entrano in gioco gli interventi non-farmacologici ( NPI ), metodi per controllare il virus senza utilizzare medicinali come vaccini o trattamenti con anticorpi monoclonali, secondo il dott. Edward Hutchinson, docente senior presso il Centro per la Ricerca sui Virus presso l’Università di Glasgow, Regno Unito.

Le persone di tutto il mondo ormai conoscono bene gli interventi non-farmacologici. Il lavaggio regolare delle mani, l’allontanamento sociale e l’uso della mascherina sono tutti modi per controllare il virus.

Sebbene i dati provenienti da Israele possano sembrare allarmanti, ci sono fattori da prendere in considerazione. I medici israeliani hanno scoperto che i casi gravi di insorgenza di COVID erano per lo più in pazienti molto anziani e più malati.

Israele ha anche avviato la campagna vaccinale di richiamo contro il COVID in modo da migliore i livelli di protezione.

FONTE: NEWSWEEK: https://www.newsweek.com/israel-covid-case-breakthrough-data-shows-vaccines-not-pandemic-silver-bullet-1622465

 

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Gran Bretagna: la vaccinazione COVID nei ragazzi di 12-15 anni non offre significativi vantaggi – Rischio di gravi reazioni avverse con la vaccinazione

United_Kingdom

GRAN BRETAGNA – IL COMITATO JVCI: NO VACCINO COVID PER RAGAZZI DI 12-15 ANNI – IL BENEFICIO E’ SOLO MARGINALE – RISCHIO DI GRAVI EFFETTI COLLATERALI CON LA VACCINAZIONE

Gli Esperti del Joint Committee on Vaccination and Immunisation ( JVCI ) della Gran Bretagna si è espresso contro la vaccinazione di massa anti-COVID dei ragazzi tra 12 e 15 anni.
I vaccini contro il coronavirus sono efficaci contro la pandemia, ma non privi di rischi.

Nei ragazzi di età compresa tra 12 e 15 anni, la minaccia di una grave forma di COVID-19 è minima ma visti i rischi di gravi effetti collaterali, il margine di beneficio è ritenuto dal Comitato troppo esiguo per sostenere la vaccinazione di massa di 12-15enni sani in questo momento.

Il Comitato ha ampliato il gruppo dei giovani dai 12 ai 15 anni idonei alla vaccinazione contro il COVID. Oltre agli estremamente vulnerabili sono stati inclusi i giovani con malattie cardiache, polmonari, renali e neurologiche gravi e croniche. Saranno ammessi anche i bambini con anemia falciforme e diabete di tipo I. ( Fonte: AdnKronos )


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Rischio di sindrome infiammatoria multisistemica dopo vaccinazione per COVID ?

Close-up on hands in gloves with syringe and shoulder of the patient, teen kid. Covid 19, flu, tetanus or measles vaccine concept. Unrecognizable edic, doctor or nurse vaccinates school boy.

Indagine dell’EMA sul rischio di sindrome infiammatoria multisistemica dopo vaccinazione per COVID

Il Comitato di farmacovigilanza ( PRAC ) dell’Agenzia europea del farmaco, EMA, sta valutando l’esistenza di un rischio di sindrome infiammatoria multisistemica ( Mis ) con i vaccini COVID-19.

E’ stato riferito un caso di sindrome infiammatoria multisistemica post-somministrazione del vaccino di Pfizer / BioNTech.

Il caso si è verificato in Danimarca in un soggetto di sesso maschile di 17 anni che si è completamente ripreso.

Alcuni casi di sindrome infiammatoria multisistemica sono stati segnalati anche nello Spazio economico europeo, in seguito alla vaccinazione con altri vaccini Covid-19.

Secondo l’Agenzia regolatoria dell’Unione Europea in questa fase non vi è alcuna modifica alle attuali raccomandazioni per l’uso dei vaccini contro COVID-19.

La sindrome infiammatoria multisistemica è una grave condizione infiammatoria che colpisce molte parti dell’organismo e i sintomi possono includere stanchezza, febbre grave persistente, diarrea, vomito, mal di stomaco, mal di testa, dolore toracico e difficoltà respiratorie.

La sindrome è stata precedentemente segnalata a seguito della malattia COVID-19.

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Massimo Galli: nel COVID l’approccio deve essere clinico – Chi non ha risposto alla seconda dose di vaccino difficilmente risponderà alla terza

Galli

COVID: IL PENSIERO DI MASSIMO GALLI, ORDINARIO DI MALATTIE INFETTIVE ALL’UNIVERSITÀ STATALE DI MILANO

1) Approccio clinico al COVID con focalizzazione sulla persona anzichè generalizzazione stile sanità pubblica

2) I soggetti che non hanno risposto alla seconda somministrazione difficilmente risponderanno alla terza

3) Gli attuali vaccini sono disegnati contro la proteina spike del virus di Wuhan, che circolava nel 2019, ma non ora

4) La pandemia è un fenomeno mondiale, non se ne esce vaccinando solo i Paesi ricchi. Fauci è troppo ottimista

5) Il vaccino AstraZeneca può ancora essere utile

 

VIDEO: https://www.la7.it/laria-che-tira/video/terza-dose-linfettivologo-massimo-galli-una-terza-dose-in-maniera-indiscriminata-a-tutti-mi-lascia-01-09-2021-395078

 

RICHIAMO VACCINALE

Il discorso della terza dose va affrontato e per farlo bisogna uscire un po’ dalla foresta e occuparci del singolo albero. I medici devono tornare a fare i medici, in particolare per fragili e anziani. Bisogna accertare la condizione di risposta in atto che è molto variabile da persona a persona. Francamente in un Paese avanzato lo stile da sanità pubblica che interviene in maniera indiscriminata con una terza dose a tutti, mi lascia perplesso per molti versi. C’è invece da capire cosa è successo nelle persone che hanno avuto vaccinazione completa ma che versano in determinate condizioni ovvero una minor capacità di risposta perché in questi casi c’è da domandarsi se la terza dose può avere un’efficacia. Se non rispondi, non rispondi.

VACCINO ANTI-COVID

Il vaccino anti-COVID, ora in uso, è pur sempre un vaccino impostato sul virus che circolava a Wuhan nel marzo 2020. Il discorso da fare è lavorare e costringere le cause farmaceutiche a fare un vaccino che copra una variante ormai dominante. Con la ricerca siamo riusciti a individuare e dividere già 4-5 modalità differenti di risposta all’infezione e al vaccino. E si è visto che raramente i vaccinati che si infettano, manifestano sintomi del COVID.

FAUCI: USCIREMO DALLA PANDEMIA NELLA PRIMAVERA 2022

Alla domanda se l’immunologo americano Anthony Fauci sia stato obiettivo a prevedere un’uscita dalla pandemia per la primavera 2022, il professor Galli scuote la testa: “Ne dubito. Non sono d’accordo, questa volta credo che Fauci sia stato fin troppo ottimista. I Paesi che hanno vaccinato molto vivranno un possibile e importante spartiacque nella primavera 2022 però abbiamo tanti Paesi in cui la vaccinazione non è arrivata ed è un dramma. Non avremo la soluzione del COVID in un solo Paese o solo in quelli ricchi. I vaccini che devono rispettare la catena del freddo non si prestano a facilitare le inoculazioni, attenzione quindi a sparare su altri come AstraZeneca. Lo sapete che è il più utilizzato al mondo?! Più di 160 Paesi contro i 100 di Pfizer”

 

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