Aggiornamento in Oftalmologia: Retinoblastoma extraoculare

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Terapia intensiva multimodale per il retinoblastoma extraoculare: ARET0321, uno studio Children’s Oncology Group

Il retinoblastoma metastatico ha una prognosi infausta se trattato con chemioterapia e radioterapia ( RT ) convenzionali. Una terapia intensificata può migliorare l’esito.
Uno studio prospettico internazionale ha arruolato pazienti con retinoblastoma extraoculare.
I pazienti con retinoblastoma in stadio II o III locoregionale hanno ricevuto quattro cicli di chemioterapia, seguiti da radioterapia del campo coinvolto ( 45 Gy ).
I pazienti con retinoblastoma in stadio IVa o IVb ( metastatico o trilaterale ) hanno ricevuto anche quattro cicli di chemioterapia e quelli con risposta parziale o superiore hanno poi ricevuto un ciclo di Carboplatino ad alte dosi, Tiotepa ed Etoposide con supporto di cellule staminali ematopoietiche autologhe.
CONTINUA SU FARMAEXPLORER: https://farmaexplorer.it/articolo/terapia-intensiva-multimodale-per-il-retinoblastoma-extraoculare-aret0321-uno-studio-childrens-oncology-group

Aggiornamento in Oftalmologia: Taxani & Reazioni avverse oculari

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Rischio di eventi avversi oculari con la chemioterapia a base di taxani

Gli agenti chemioterapici a base di taxani, come Docetaxel e Paclitaxel, sono usati per il trattamento di un’ampia gamma di tumori.
Sebbene sia stato pubblicato molto sugli eventi avversi correlati ai taxani, i dati sugli esiti oculari con questi farmaci sono scarsi.
È stato quantificato il rischio di 3 eventi avversi oculari mutuamente esclusivi di epifora, edema maculare cistoide ( CME ) e neuropatia ottica con agenti chemioterapici a base di taxani intraprendendo un ampio studio farmacoepidemiologico.
Lo studio di coorte retrospettivo ha utilizzato un database degli Stati Uniti che raccoglie informazioni sulla salute di oltre 150 milioni di iscritti.
E’ stata creata una coorte di nuove utilizzatrici donne con patologia oncologica che stavano assumendo chemioterapia a base di taxani ( Docetaxel o Paclitaxel ) e nuove utilizzatrici di Tamoxifene come controlli.
I partecipanti allo studio sono stati osservati alla prima incidenza di ciascuno dei 3 esiti mutuamente esclusivi. È stata inoltre intrapresa un’analisi delle utilizzatrici di soli taxani.
L’esito primario era la prima diagnosi di epifora, edema maculare cistoide o neuropatia ottica accertata utilizzando i codici ICD-9 ( International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, Ninth Revision ) o ICD-10 ( International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, Tenth Revision ).
CONTINUA SU MediExplorer.it – LINK:  https://mediexplorer.it/articolo/rischio-di-eventi-avversi-oculari-con-la-chemioterapia-a-base-di-taxani

 

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Eventi avversi gravi degli inibitori orali e topici dell’anidrasi carbonica

Alcuni oftalmologi possono essere riluttanti a prescrivere inibitori dell’anidrasi carbonica per via orale, data la possibilità di reazioni avverse sistemiche pericolose per la vita.
È stata condotta un’analisi basata sulla popolazione della sicurezza degli inibitori orali o topici dell’anidrasi carbonica nell’assistenza clinica.

Uno studio di coorte longitudinale abbinato è stato effettuato in Ontario, Canada.
Sono stati identificati pazienti consecutivi di età superiore a 65 anni a cui è stato prescritto un inibitore orale o topico dell’anidrasi carbonica in Ontario, Canada, tra gennaio 1995 e gennaio 2020.
I pazienti sono stati abbinati in base all’età, al sesso e allo stato del diabete.
Il tempo zero è stato definito come la data della prima prescrizione identificata per il farmaco e l’analisi primaria si è concentrata sui primi 120 giorni di follow-up.

L’endpoint primario era un evento avverso grave e complicato di sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica o anemia aplastica.

Complessivamente, 128.942 pazienti abbinati hanno iniziato ad assumere un inibitore dell’anidrasi carbonica orale o topico durante il periodo di studio di 25 anni.
L’età media era di 75 anni, 71.958 ( 55.8% ) erano donne e 25.058 ( 19.4% ) avevano una diagnosi di diabete.
I gruppi di inibitori dell’anidrasi carbonica orale e topica avevano dati demografici di base simili.

I pazienti a cui era stato prescritto un inibitore dell’anidrasi carbonica per via orale avevano un rischio assoluto di un evento avverso grave complicato di 2.90 per 1.000 pazienti, mentre i pazienti a cui era stato prescritto un inibitore dell’anidrasi carbonica per uso topico avevano un rischio assoluto di 2.08 per 1.000 pazienti.
Questa differenza era equivalente a un risk ratio ( RR ) di 1.40, con un numero necessario per nuocere ( NNH ) di 1 su 1.220 pazienti ( P=0.003 ).

Questo rischio generalmente basso è stato replicato nella regressione multivariata controllando i fattori di confondimento.
Ulteriori fattori di rischio per un evento avverso grave complicato includevano pazienti con più comorbilità e quelli con contatti clinici più frequenti.

Il rischio di una reazione avversa grave in seguito alla prescrizione di un inibitore orale o topico dell’anidrasi carbonica è stato basso e simile tra gli agenti.
Dato il basso rischio di reazioni avverse gravi, questa analisi a livello di popolazione supporta la riconsiderazione della riluttanza a prescrivere un inibitore orale dell’anidrasi carbonica. ( Xagena2022 )

Popovic MM et al, JAMA Ophthalmol 2022; 140: 235-242

Aggiornamento sull’Oftalmologia: Cataratta

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Intervento di cataratta & Rischio di fratture 

La menomazione visiva è un fattore di rischio noto per le fratture. Poco si sa circa l’associazione tra intervento per la cataratta e il rischio di fratture.
Uno studio ha cercato di determinare l’associazione tra intervento di cataratta e il conseguente rischio di fratture nei beneficiari di Medicare negli Stati Uniti con una diagnosi di cataratta.
Lo studio retrospettivo di 1 anno ha esaminato l’incidenza di fratture in un campione casuale del 5% tra beneficiari Medicare con cataratta che hanno subito e non hanno subito l’intervento di cataratta nel periodo compreso tra il 2002 e il 2009.
La principale misura di esito era l’incidenza di fratture della anca in un anno.
Sono stati contati 1.113.640 beneficiari di Medicare di 65 anni e più con una diagnosi di cataratta tra il 2002 e il 2009 nel campione casuale del 5%; di questi pazienti, 410.809 ( 36.9% ) hanno subito un intervento di cataratta durante il periodo di studio. …

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Aggiornamento in Oftalmologia: Melanoma uveale

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Melanoma uveale e metastasia: radiochirurgia Gamma Knife

La radiochirurgia Gamma Knife è considerata la modalità di radiochirurgia stereotassica standard per il trattamento dei tumori intracranici e il suo utilizzo è stato ampliato per il trattamento delle neoplasie intraoculari.
L’obiettivo di uno studio è stato quello di valutare l’efficacia, gli esiti e le complicanze della radiochirurgia Gamma Knife nei pazienti con melanoma uveale e metastasi.
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La radiochirurgia Gamma knife è un metodo primario efficace per il trattamento dei melanomi uveali e delle metastasi intraoculari

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Radiochirurgia Gamma Knife per melanomi uveali e metastasi

La radiochirurgia Gamma Knife è considerata la modalità di radiochirurgia stereotassica standard per il trattamento dei tumori intracranici e il suo utilizzo è stato ampliato per il trattamento delle neoplasie intraoculari.
L’obiettivo di uno studio è stato quello di valutare l’efficacia, gli esiti e le complicanze della radiochirurgia Gamma Knife nei pazienti con melanoma uveale e metastasi.
È stata effettuata una revisione sistematica e una meta-analisi per aggregare i risultati clinici dei pazienti con melanomi uveali o metastasi intraoculari trattati principalmente con radiochirurgia Gamma Knife. ……..

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Aggiornamenti in Oftalmologia da Xagena.it – Melanoma uveale

Melanoma uveale metastatico naive al trattamento: Nivolumab più Ipilimumab

Lo studio GEM-1402 ha valutato l’efficacia della combinazione di Nivolumab ( Opdivo ) più Ipilimumab ( Yervoy ) come terapia di prima linea in merito alla sopravvivenza globale ( OS ) a 12 mesi nei pazienti con melanoma uveale metastatico che non sono idonei alla resezione epatica.

Lo studio di fase II a braccio singolo è stato condotto dallo Spanish Multidisciplinary Melanoma Group ( GEM ) su Nivolumab più Ipilimumab per pazienti naive-al-trattamento sistemico di età superiore a 18 anni, con melanoma uveale metastatico confermato istologicamente, ECOG PS 0/1 e confermata malattia metastatica progressiva ( M1 ).

Nivolumab ( 1 mg/kg una volta ogni 3 settimane ) e Ipilimumab ( 3 mg/kg una volta ogni 3 settimane ) sono stati somministrati durante quattro induzioni, seguiti da Nivolumab ( 3 mg/kg una volta ogni 2 settimane ) fino a progressione della malattia, tossicità o ritiro.

L’endpoint primario era la sopravvivenza globale a 12 mesi.

La sopravvivenza globale, la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e il tasso di risposta globale ( ORR ) sono stati valutati ogni 6 settimane utilizzando i criteri RECIST versione 1.1.
È stata valutata anche la sicurezza.

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