Svolta doveva essere… e svolta sarà (o quasi)

Ave Socii

E’ passato circa un mese dall’insediamento del “governo della svolta”. E’ evidente che un mese di vita sia assolutamente insufficiente per giudicare l’operato di un governo. Ma le prime avvisaglie ci consegnano già una visione abbastanza nitida del “nuovo corso” in atto. E del corso che rischia di replicarsi a livello regionale, nel caso in cui la strana alleanza Pd-Cinque Stelle andasse davvero in porto alle prossime elezioni. Avranno veramente tutto questo fegato, gli italiani?

Governo delle tasse. Ne abbiamo sentite di tutte… Tasse sulle merendine… Tasse sulle bibite gassate… Tasse sul gasolio… Tasse sul contante… Tasse sui telefonini… Di tagli alla spesa non si parla per nulla… Solo un generico riferimento alla “lotta all’evasione fiscale”… In questo caso nessuna svolta di rilievo: praticamente tutti i governi dicono di voler lottare contro l’evasione fiscale. La nota di aggiornamento al Def è stata approvata, alla Camera, con appena tre voti di scarto… Un risultato ben al di sotto delle aspettative… Evidentemente non tutti sono entusiasti della manovra economica, così come si prospetta. Evidentemente non tutti hanno intenzione di essere additati, in futuro, come “quelli che hanno alzato ancora le tasse agli italiani”. Questa sì che è una svolta!

Governo dell’ambiente. Abbindolato dalle sirene degli ambientalisti, i quali proclamano a gran voce che bisogna ascoltare la scienza. Ma la scienza, questo si sappia, dice che non tutti i mali dell’ambiente provengono dall’uomo. Ma mettiamo dipenda solo dall’uomo… Come si fa a parlare di ridurre l’inquinamento, di green economy, di economia circolare, se i termovalorizzatori sono considerati un abominio e i cassonetti vengono dati alle fiamme? Tasse tasse e ancora tasse, quando già paghiamo servizi tutt’altro che efficienti… Guardate ciò che succede a Roma, a proposito di rifiuti… Regione e Comune continuano a litigare… La situazione nella Capitale è insostenibile già da anni, ma ultimamente sembra essersi acuita ulteriormente. Effettivamente si è trattato di una svolta, un plastico esempio dei risultati del governo Pd-Cinque Stelle.

Governo dell’immigrazione. Qui la svolta è fin troppo palese: in un mese gli sbarchi sono quasi triplicati. Certo, si tratta pur sempre di numeri ben inferiori a quelli di qualche anno fa. Tuttavia, che la tendenza sia cambiata in concomitanza con l’insediamento del governo della svolta è evidente senza ombra di dubbio. Sarà stato un mese sfortunato, mettiamola così… D’altro canto quella di Salvini in quattordici mesi sarà stata solo fortuna, la classica fortuna del principiante… Nei prossimi mesi tutto sarà più chiaro…

Il governo intanto punta sulla redistribuzione e sui rimpatri, rinfacciando a Salvini di essere rimasto all'”anno zero”… Tuttavia, seppur tra spiagge mojito e cubiste, sotto la “gestione Salvini” per lo meno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente. Non dubitiamo che sotto la nuova gestione si lavori più alacremente, si stia in ufficio ventiquattro ore al giorno, si stia un po’ meno fuori dai palazzi… Però alla fine i migranti aumentano… Qualcosa non torna… Perché in fondo contano i risultati. E finora il governo della svolta sta portando a casa un pugno di mosche. E’ ancora presto, vedremo se in Europa riusciremo a far valere la nostra linea… Intanto, come se non bastasse, la Turchia minaccia di “aprire i rubinetti” e inondare l’Europa di altri milioni di migranti… Proprio la Turchia, uno Stato che qualcuno ha pagato per tenere chiusi i rubinetti e che qualcun altro voleva addirittura far entrare in Europa…

I prossimi appuntamenti elettorali avranno certamente ricadute sul governo della svolta. Finalmente molti italiani, in diverse Regioni, torneranno al voto nei prossimi mesi. Il governo della svolta dovrà tenere conto dei risultati provenienti dalle urne. Sarà anche un giudizio sul suo operato. Finalmente gli italiani si esprimeranno e sceglieranno fra due modelli di Italia completamente diversi. O per chi vuole più immigrati, più tasse, più Europa, meno plastica ma forse pure più droga, più diritti civili ma meno identità culturale, più giustizialismo, più inciuci di palazzo… O per chi vuole più sicurezza, meno tasse, meno immigrazione incontrollata, più autonomia regionale, più infrastrutture, più chiarezza su chi governa, più identità nazionale… Finalmente gli italiani saranno liberi di dire la loro e di scegliere… Perché in democrazia ogni popolo ha il sacrosanto diritto di scegliere i governanti che merita.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Voto ai sedicenni: un’altra trovata elettorale

Ave Socii

Dopo la riforma della legge elettorale, l’attenzione del governo si è spostata sull’estensione del diritto di voto ai sedicenni… Ma quanta attenzione stanno riservando Pd e Cinque Stelle alla tematica elettorale, negli ultimi tempi! Proprio gli stessi partiti che, solo qualche settimana prima, si sono opposti con tutte le loro forze al ritorno al voto degli italiani… Che strano cambio di rotta! Forse sperano che la presunta “svolta ambientalista” del governo faccia racimolare loro qualche voto in più, magari proprio da parte di quella generazione che scende in piazza per manifestare a favore dell’ambiente.

Ma la proposta di far votare i sedicenni casca proprio in concomitanza con un’altra proposta: lo ius culturae. In pratica, cittadinanza italiana per i figli di immigrati nati in Italia che abbiano completato un ciclo di studi in Italia. Fatalità? La circostanza ci pare un po’ strana… Che Pd e Cinque Stelle stiano cercando di ingrossare i loro attualmente magri consensi coi voti di questa nuova gente? Il ciclo di studi obbligatorio, in Italia, si completa a sedici anni… Le forze politiche premono per far votare i sedicenni… I Cinque Stelle hanno tuttavia precisato che lo ius culturae non è una priorità… Ma ultimamente siamo fin troppo abituati ai voltafaccia…

Poi ci si stupisce se i giovani sono disillusi e disinteressati alla politica… Dare il voto ai sedicenni potrebbe in qualche modo riavvicinarli? Siamo più che dubbiosi sul fatto che un adolescente sia abbastanza maturo per le urne. C’è gente immatura pure a diciotto e passa anni, vero… Ma abbassare ulteriormente l’età di acquisizione del diritto di voto non ci sembra la soluzione migliore per riavvicinare i giovani alla politica. E’ la proposta di chi, memore forse delle recenti manifestazioni ambientaliste, crede che tutti i giovani siano interessati alla questione ambientale e quindi anche alla politica. Forse, ben più realisticamente, quei giovani sono intereressati a saltare un giorno di scuola. Tutti siamo stati studenti, sappiamo bene come funziona…

Far votare i sedicenni, inoltre, significa far votare persone più facilmente influenzabili dal politico di turno. Lo diciamo ai cosiddetti “buonisti”: non c’è il rischio di fare un favore ai politici che parlano “alla pancia degli elettori”? I sedicenni potrebbero ingrossare le fila del cosiddetto “popolo bue”… Sarebbe un autogol clamoroso per le forze politiche attualmente schierate dalla parte del sistema: Pd e Cinque Stelle. Estendere il diritto di voto ai sedicenni rischia di estremizzare i consensi, togliendone invece proprio agli attuali propugnatori della proposta… Per questo, forse, tale proposta è arrivata dopo quella dello ius culturae… Rendere cittadini italiani i figli (almeno sedicenni) di immigrati consente loro di votare in Italia. E di votare, nelle intenzioni dell’attuale governo, per chi ha regalato loro questo diritto. Dunque finché lo ius culturae resterà al palo, questo il nostro parere, dimentichiamoci pure del voto ai sedicenni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Accordi con la Russia… Perché no?

Ave Socii

E’ proprio vero: dove non arrivano, ci tirano il cappello. Quando una forza politica (magari pure populista) gode di particolare favore all’interno del Paese, subito le sentinelle del “politicamente corretto” alzano le antenne e cercano di fermarla. Con mezzi sia leciti che meno leciti. Certi giornaloni non vedono l’ora di scrivere fiumi d’inchiostro su “tangenti presunte” che qualcuno “avrebbe dato” a qualcun altro per condurre in porto “una transazione alla fine mai verificatasi”… E certi giudici non vedono l’ora che una nuova Tangentopoli scoppi, per acquisire un po’ di notorietà e far fuori pezzi grossi della politica a suon di sentenze e tintinii di manette.

Fare uso dell’informazione è lecito e sacrosanto, così come indagare sulla presunta irregolarità di certe operazioni. Ma talvolta capita che la giustizia, magari pure col contributo di certe forze politiche, diventi uno strumento di persecuzione per additare di ogni responsabilità un partito scomodo… E questo tracima nell’illecito e nell’ingiusto. La corruzione internazionale va ovviamente perseguita con la massima fermezza. Ma da qui a dire che addirittura la disgregazione dell’Europa passa per i fondi russi alla Lega ci pare un’esagerazione bella e buona.

Crediamo che l’Europa sia già abbastanza disgregata per conto suo… Economia: è evidente che gli Stati europei corrono a velocità differenti. E non solo perché sono più o meno “ligi al dovere di mantenere i conti in ordine”. Certe regole sembrano scritte apposta per favorire l’economia di certi Paesi a scapito di altri, come nel caso della pesca scandinava a danno di quella mediterranea… Immigrazione: c’è chi ribadisce la linea del “primo porto sicuro”, chi vorrebbe si adottasse una linea diversa, chi addirittura vorrebbe costruire barriere anti-immigrati. Comunque la si veda, nessuno Stato vuol recitare la parte del babbeo. L’accoglienza è dunque tutt’altro che un dovere morale… Prima, in Italia, numerose cooperative registravano introiti milionari con la gestione dell’accoglienza. Perché ora, dopo che la retta pro migrante si è ridotta da 35 a 21 euro, molti bandi vanno addirittura deserti? Forse l’accoglienza è un valore solo finché rappresenta un affare…

Preferenze politiche nei vari Stati: in alcuni Paesi prevalgono le forze moderate, in altri quelle sovraniste, in altri ancora i socialisti o i verdi… L’identità europea si scontra inevitabilmente con le tendenze nazionali proprie di ciascuno Stato. E poi, cosa dobbiamo intendere per “identità europea”? Cos’è che può unire italiani, francesi, olandesi, tedeschi e scandinavi sotto una comune bandiera? I sentimenti “nazionalistici”, per il momento, sembrano prevalere su quelli “europeisti”. Le radici cristiane, forse l’unica qualità che davvero potrebbe accomunare gli Stati europei (almeno la maggioranza), nemmeno compaiono nei Trattati. Eppure la religione può costituire un forte collante fra i popoli. I valori su cui fondarsi e credere non li decidono i palazzi, ma i popoli stessi. I popoli delle varie Nazioni, i popoli che reclamano la difesa dell’identità nazionale e delle tradizioni… Da qui nasce l’opportunità di rafforzare i legami con Stati come la Russia.

Che problema c’è se l’Italia vuol stipulare accordi con alleati diversi ma magari in grado di offrirle maggiori tutele, che l’Europa al momento non offre? Questa potrebbe essere, anzi, la strada giusta per tornare protagonisti della scena mondiale. Ma certamente a qualcuno potrebbe non andare bene. Ai nemici dell’Italia, in primo luogo… Forse proprio gli stessi che amano pure professarsi “amici dell’Europa”… Magari molti di questi “amici dell’Europa” militano nelle fila di qualche partito politico italiano… E magari godono anche di favore e protezione presso certe Istituzioni italiane…

Anche ai tempi di “Mani Pulite” si indagò solo su alcuni partiti… La non imparzialità della giustizia era già allora un tratto caratterizzante del nostro sistema… Era espressione di un ben preciso disegno politico? C’erano di mezzo gli interessi di qualche partito, a scapito di altri partiti? Se un tempo era così, chi ci assicura che una cosa del genere non potrà ripetersi ancora? Magari per togliere di mezzo, mediante l’arma giudiziaria, avversari politici altrimenti ineliminabili?

La giustizia non sarà mai davvero imparziale, finché continuerà a rappresentare solo gli interessi di certe fazioni. Perciò auspichiamo, nel più breve tempo, una seria riforma della giustizia che finalmente ridimensioni lo strapotere e i privilegi di cui attualmente gode chi ne fa parte. Persino in molte Università qualche professore in materie giuridiche approfitta di questa sua posizione dominante. E talvolta persino i loro assistenti ne approfittano, perché si sentono potenti (e accanto ai potenti) e nessuno può toccarli. Altro che “Resistere! Resistere! Resistere!”… Forse è ora che pure certi ammanettatori sperimentino il tintinnio delle manette. Forse è ora che qualche categoria privilegiata cominci a tremare sul serio. Anche e soprattutto a beneficio di quegli uomini (magistrati, avvocati, professori, assistenti…) che fanno bene il loro lavoro. Oltre che, ovviamente, dei cittadini onesti.

Stipulare accordi con chiunque possa offrire condizioni dignitose: questa la richiesta, assolutamente legittima, che i popoli di ogni Stato muovono a chi li governa. Al di là di ogni indagine o processo che la giustizia possa avviare… Non confondiamo le due realtà: gli illeciti vanno perseguiti duramente, ma promuovere accordi con chi si mostra più vicino ai nostri interessi non ci sembra affatto un illecito. Anzi, forse sarebbero da considerare illeciti quegli accordi che promuovessero gli interessi di qualcun altro a scapito nostro. E negli ultimi anni, purtroppo, ne è rimasta traccia… L’Italia trasformata in campo profughi, in cambio di un po’ di flessibilità… Il nostro settore primario messo in crisi da regole sbagliate, per favorire indiscriminatamente l’economia di altri Paesi… Il “Made in Italy”, apprezzato in tutto il mondo, privo di tutele dinanzi all’invasione di prodotti stranieri… E’ davvero questa l’Europa con cui dovremo stringere accordi anche in futuro?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Procure buoniste. L’abuso dei diritti umani

Ave Socii

Quanto sentenziato da certe procure rasenta il ridicolo, secondo noi. Far sbarcare i migranti, sequestrare la nave, indagare, terminare in quattro e quattr’otto le indagini e dissequestrarla il giorno dopo… E senza nemmeno far perdere troppo tempo ai trafficanti, emettono in breve le loro sentenze così le Ong sono libere di tornare a fare affari nel Mediterraneo. Sentenze emesse “in nome del popolo italiano”, per giunta… Quello stesso popolo che, in massa, ha espresso chiaramente una ben precisa volontà in tema di immigrazione. Volontà che evidentemente qualche giudice si mette sotto i tacchi, visto che tanto la magistratura è “indipendente” dalle decisioni del governo. E’ giusto che lo sia, o che almeno provi ad esserlo… Tuttavia crediamo che calpestare delle leggi, seppur sgradite, non rientri nell’alveo di quell’indipendenza che i magistrati possono recriminare come propria.

L’impressione è quella di una magistratura completamente scollegata dai bisogni del Paese. Molte procure sembrano schierarsi apertamente contro certe istanze del sistema. Pure se evidentemente queste esistono e reclamano all’interno del Paese. Alla faccia delle presunte “indipendenza e imparzialità della magistratura”. Abbiamo visto che pure fra i giudici scorrono le correnti. Correnti politicizzate, per di più. E concentrate prevalentemente a sinistra, guarda un po’. Altro che magistratura “al di sopra delle parti”! Se degli esponenti del Pd militano pure nella corrente “di destra” della magistratura, c’è evidentemente un problema. Non osiamo immaginare cosa possa esserci un tantino più a sinistra…

Per questo ribadiamo che, per garantire una certa imparzialità nei vari organi dell’ordinamento, la rappresentanza del potere giudiziario dovrebbe accogliere in egual numero esponenti di ogni corrente del sistema. E non, come pare sia stato finora, accoglierne solo alcune. Nello specifico, per intenderci, istanze ispirate “al fascio-buonismo”. Si tratta di istanze che partono indubbiamente avvantaggiate rispetto alle altre. Per i più disparati motivi, storici prevalentemente. Ci siamo appiattiti troppo sui diritti dell’individuo, a discapito degli Stati e della loro sovranità. Talvolta pure delle loro leggi. C’è chi vorrebbe far passare per “universali” quelle che in realtà sono solo “opinioni”. Opinioni, per di più, con una ben determinata valenza politica.

Schierarsi reiteratamente a favore dei “diritti umani”, soprattutto a favore di “certi diritti umani”, è una evidente presa di posizione politica. Alcune procure legittimano le Ong a ricattarci strumentalizzando i migranti con la scusa dello “stato di necessità”. Secondo noi, bisognerebbe investire nei Paesi poveri, invece di continuare a sfruttarli costringendo i popoli a migrare. Perfino qualche Pontefice ha posto l’attenzione non tanto sul diritto dei popoli a migrare, quanto piuttosto sul diritto dei popoli a rimanere nella loro terra. E se proprio si verificano delle migrazioni, bisognerebbe gestirle attraverso corridoi umanitari, mettendo a disposizione dei migranti aerei sicuri e non barconi o barchini. Noi crediamo sia più “umano” così… Voi no?

Alcuni Stati pretendono di darci lezioni di umanità… Che lezioni di umanità dovremmo prendere, da chi abbandona i migranti nei boschi al confine con l’Italia, oppure li seda prima di rispedirli indietro, oppure sfrutta quegli stessi Paesi dell’Africa da cui poi migliaia di persone sono costrette ad emigrare? Alcuni governi europei (magari pure socialisti) non esitavano addirittura a sparare ai migranti, per evitare che varcassero il confine… Di che razza di umanità stiamo parlando? In Africa non ci sono “porti sicuri”… Ma se ogni anno proprio quei porti accolgono milioni di turisti! No, il “porto sicuro più vicino” sta in Italia… Viaggiano per miglia e miglia fino a Lampedusa e nessuno si lamenta, ma se poi devono allungare fino a Malta non ce la fanno più e di colpo le condizioni peggiorano… Boh!

Se davvero la migrazione è un “fenomeno epocale” e un “diritto universale”, che sia gestita davvero da tutti i Paesi e non da uno solo. Altrimenti diventa uno dei tanti modi per costringere una singola Nazione ad accogliere, magari sotto qualche ricatto, facendole pure la morale quando non si mostra abbastanza accogliente, mentre tutte le altre Nazioni stanno a guardare. Ma in questo caso, se permettete, la migrazione sembra tutto fuorché un diritto universale. E tutti quei discorsi sull’umanità ci paiono piuttosto una colossale presa in giro. Anche se pronunciati dai pulpiti delle procure. Noi la vediamo così… Scusateci!

La procedura sul debito? Forse un modo per distrarci e farci avere meno voce sulle nomine di peso ai vertici europei. Vogliono isolarci, noi alziamo la testa e loro vogliono farcela pagare. Nella scorsa legislatura europea eravamo certamente ben rappresentati, forse avevamo anche più alleati rispetto ad ora… Ciononostante gli altri Paesi ci hanno aiutato ben poco coi migranti. Intanto proseguono i tentativi delle Ong (e dei loro fiancheggiatori) di farci sentire “dalla parte sbagliata”, dalla parte dei “cattivi”. Mentre loro sembrano avere dalla propria parte lo “Stato di diritto”, certe procure e pure la morale cristiana. Ormai si sentono invincibili e inattaccabili, benedetti sia dalla terra che dal cielo… Ma noi continuiamo a resistere, perché non per forza siamo noi quelli sbagliati. Fare di testa propria, ignorare la legge o addirittura disobbedirle andandole deliberatamente contro, è in realtà l’esatta negazione dello “Stato di diritto”.

Se si considera sbagliata una legge ci si candida, ci si fa eleggere in Parlamento e la si cambia. Così funziona in democrazia. Il fatto di essere cristiani non ci farà sentire in colpa per aver voluto l’applicazione della legge, anche se in apparente contrasto con qualche presunto concetto di umanità. Da cattolici credenti orgogliosi ribadiamo: a Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. E orgogliosi aggiungiamo: se continuano le provocazioni, siano pure schierati i cannoni! Quel che accadrà dopo sarà frutto di ciò che decideranno di fare i capitani di quei barconi: arrendersi o continuare a provocare. In quest’ultimo caso, ogni responsabilità ricada su questi presunti filantropi! Perché, in fondo, sono loro che se le cercano. Detto questo, siamo cristiani e ne andiamo fieri. Cristiani sì, fessi no!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Pregiudizio. Alcuni miti da sfatare

Ave Socii

Quante volte avete sentito dire che “per conoscere il diverso non bisogna avere pregiudizi”? Della serie: se hai pregiudizi sarai sempre un ignorante e non conoscerai mai davvero… Perciò apriamo le frontiere, abbattiamo i muri e superiamo i limiti! In realtà, la questione è un po’ più complessa di come viene semplicisticamente insegnata. Siamo esseri umani, pertanto sempre inclini all’errore. Per di più siamo quasi sempre influenzati dalle nostre esperienze passate, nelle scelte attuali e future. Cancellare i pregiudizi non è affar da poco, dunque. Ognuno di noi, chi più chi meno, corre il rischio di essere influenzato da qualche pregiudizio. La differenza, pertanto, non è tra chi ha pregiudizi e chi non li ha. La differenza, semmai, è tra chi ammette di averli e chi vuol far credere di non averli. Chi dice di non avere pregiudizi è un ipocrita. Speriamo perlomeno che non lo sia in mala fede.

Forse parlare di “pregiudizio” non è che l’arma migliore per scatenare sensi di colpa e di inadeguatezza in persone che hanno pensieri scomodi e “politicamente scorretti”, in modo da farle tacere. Un’arma utilizzata per affermare determinate idee e deprecare le idee di chi la pensa diversamente. Il senso di colpa che chi condanna il pregiudizio vorrebbe scatenare, nella nostra società occidentale, scaturisce il più delle volte dalla apparente discordanza fra norma giuridica e morale cristiana. Ma esse hanno campi di applicazione diversi, non dovrebbero essere confuse. Alcuni invece vorrebbero trasformare questo dualismo in un punto debole per la società occidentale. Avranno certamente i loro (loschi) interessi per fare una cosa del genere… Magari favorire determinate culture tradizionalmente ostili a quella occidentale… Culture che magari confondono il culto con la legge e ne fanno, al contrario di noi, un punto di forza… Intenda chi ha orecchie…

Il pregiudizio agisce sempre a doppio senso: c’è chi pre-giudica, ma c’è anche chi si sente pre-giudicato e vorrebbe far sentire agli altri il peso di questo pregiudizio. Per farli sentire in colpa facendosi vedere “vittime”, metterli in difficoltà e cercare di ottenere quanto desiderato. Magari trattamenti “più umani”, invocando un fantomatico “stato di necessità”, pure a costo di violare la legge. Prendete il caso dei rom… Costoro dovrebbero spostarsi periodicamente, in quanto “nomadi”… Tuttavia se hanno la possibilità di avere un alloggio stabile e confortevole, non fanno certo troppi complimenti… Magari occupano abusivamente le case altrui, oppure si allacciano abusivamente ai servizi, o entrambe le cose… Si circondano di donne incinte, così nessuno può cacciarli… Rubano e magari pretendono pure di essere compresi, perché “povere vittime” in “stato di necessità”! Contrastare le leggi con la “presunta umanità”: così fanno le “vittime”, appoggiate spesso da qualche “paladino dei diritti umani”.

Pregiudizio nell’immigrazione. Per fronteggiare il continuo calo di popolarità, ogni tanto i fascio-buonisti ricorrono ad immagini forti e tentano di “scuotere le coscienze”… Adesso tutti si turbano, per quella foto che ritrae padre e figlia morti annegati durante l’attraversamento del fiume… Chissà in quanti saranno morti in quel modo e per quanto tempo, purtroppo, senza che a nessuno sia mai passata per la mente l’idea di parlarne… Perché se ne parla solo in certi momenti? Perché certe immagini vengono esibite solo quando i fascio-buonisti sembrano trovarsi in difficoltà? Ah, questi ipocriti “paladini dell’umanità” a intermittenza! Si attaccano a tutto, pur di screditare l’avversario politico… Anche se i flussi totali sono crollati, dicono che la linea dura non paga perché tanto i migranti arrivano coi “barchini”… Tutti a dire che il problema è l’Italia che non accoglie, invece di dire che il problema vero sta in Africa…

Dovrebbero solo vergognarsi, certi politici millantatori di presunta umanità! Prima consentono che arrivino immigrati a frotte… Poi fanno gli scandalizzati e gridano al pregiudizio e al razzismo, perché il “decreto sicurezza” lascia per strada migliaia di “disperati”. Forse la responsabilità è pure di chi a suo tempo ha ingiustificatamente aperto le porte a tutti questi “disperati”, o no? Le tensioni in Libia ormai fungono quasi da pretesto… Improvvisamente l’Italia sembra essere diventata l’unico porto sicuro del mondo, anche con quel “selvaggio razzista disumano troglodita” di Salvini al Ministero dell’Interno. Trasformare l’Africa in una polveriera forse fa comodo a qualcuno, almeno i migranti saranno sempre giustificati a non mettervi più piede e andare altrove. Sennò non si spiegherebbero il silenzio e l’immobilismo dell’Onu… Con tutti gli “ambasciatori dei diritti umani” che annovera tra le sue fila, qualcuno potrebbe pure preoccuparsi di cosa succede in Libia! O no?

L’ultimo ricorso presentato “dai migranti” della nave olandese è stato respinto dalla Corte Europea… Vuol forse dire che anche i giudici hanno dei pregiudizi verso gli immigrati? L’assistenza va garantita, ma perché la nave deve per forza puntare in Italia, quando batte bandiera olandese e l’equipaggio è tedesco? L’Italia che c’entra? La nave forza più volte il blocco perché “i migranti sono allo stremo”… E c’è pure chi applaude, invece di invocarne l’affondamento. Siamo noi quelli disumani? Chi invece viola deliberatamente le leggi per ottenere un po’ di visibilità, mettendo a rischio la vita di decine di persone, è forse meno disumano? E se la prossima volta schierassimo i cannoni? Non lasciamoci intenerire da chi fa finta di stare dalla parte dei più deboli. L’immigrazione non è un diritto. L’accoglienza si fa in ben altro modo. Non confondiamo i principi evangelici con le prese per il c…

Finché in Italia c’erano altri governi andava tutto bene. Nessuno in Europa si preoccupava della questione migranti, tanto c’era l’Italia che pigliava su tutti… Finché accoglievamo porci e cani potevamo pure sperare in un minimo di flessibilità… Ora invece rischiamo perfino la procedura di infrazione per debito eccessivo. L’ipocrisia dell’Europa è stata svelata, è dunque evidente che questo governo vada di traverso a qualcuno. E non solo in Europa… Nel mondo c’è chi pensa che l’immigrazione sia un diritto… Quando forse non è altro che la risposta (spesso patologica) alle carenze di Paesi che non riescono a dare un futuro ai propri abitanti. Mettiamocelo in testa: il problema dell’immigrazione non sta da noi, sta da loro! Ed è “a casa loro” che va risolto, creando condizioni tali affinché queste persone non siano costrette ad emigrare e ad essere trattate come “disperati”.

Pregiudizio di chi si droga verso l’autorità e il resto della società. Chi si droga lo fa in aperto contrasto con l’autorità e con una società percepita come contraddittoria nei messaggi che manda. La società prima mi dice che sono libero, poi però mi giudica se mi comporto in certi modi… L’autorità non mi ama, è buona solo a bacchettarmi e a mettermi in difficoltà… Perciò l’autorità deve sentirsi in colpa e io, pure a costo di rischiare la vita, voglio farla sentire in colpa… Così ragiona chi si droga o, in generale, assume comportamenti rischiosi. L’autorità trova difficile sanzionare tali comportamenti, se di mezzo c’è una relazione che potrebbe naufragare. Perché una relazione che naufraga genera sensi di colpa. E l’autorità si trova in difficoltà, poiché sente tutto il peso del senso di colpa. Peso mitigato dalla sostanza, invece, per chi si droga o assume comportamenti simili.

Tutto il precedente ragionamento è sostenuto, guarda un po’, da un pregiudizio di fondo: il drogato crede che all’origine della sofferenza sia sempre l’autorità, mai la relazione. E se una relazione va male, la colpa è sempre dell’autorità e mai della “vittima”. E’ l’autorità, con le sue regole, che mette a repentaglio la relazione, non la vittima con i suoi comportamenti rischiosi. Perciò è l’autorità che deve piegarsi, eliminando le regole e liberalizzando questi comportamenti. Ma proviamo a cambiare prospettiva: dal lato dell’autorità, se essa è stata coerente nelle sue scelte e nell’applicazione delle regole, non c’è nulla che le possa essere rimproverato. Se l’autorità, nella relazione, ha dato tutto l’amore di cui era capace, ogni suo senso di colpa è ingiustificato. La sofferenza, in tal caso, non può che provenire dal capriccio di una relazione malata. Questa autorità, pertanto, non trova alcuna difficoltà a troncare una relazione del genere.

Ma quale autorità riesce a mostrarsi davvero credibile e coerente, alla luce di una società contraddittoria come la nostra? Quale genitore oggi avrebbe il coraggio di dire a un figlio drogato “io ho fatto tutto il possibile per te, se il tuo desiderio è morire va’ e ammazzati!”, senza sentirsi più o meno in colpa per questo? Molti in questa società dicono che è bene provare qualsiasi esperienza, ma che in caso di difficoltà bisogna intervenire in ogni modo per evitare il peggio… Messaggio che va a nozze con l’atteggiamento del drogato, il quale per definizione prova esperienze al limite così da scatenare sensi di colpa in chi non si mostra capace di aiutarlo fino in fondo. E molte volte l’autorità, per inseguire i capricci del drogato, tollera certi comportamenti financo a liberalizzarli.

La società deve tornare ad essere coerente, se vuol sperare di generare delle autorità credibili. Solo allora si potrà invertire la rotta, in tema di liberalizzazione e simili, relegando ai margini i comportamenti “da drogato”. Tutto il contrario di ciò che accade ora, poiché oggi al margine forse stanno proprio quelli che non si sono mai fatti una canna. Da diversi studi sta emergendo pure che il consumo di cannabis aumenta spaventosamente, proprio qui in Europa ad esempio… E che questo può comportare un aumento del rischio di dipendenza… Bella scoperta, meglio tardi che mai! Allora speriamo che vengano presi conseguenti provvedimenti nelle opportune sedi. Perché drogarsi non è un diritto.

Altri pregiudizi. Bello vedere che nel calcio c’è posto anche per le donne. E’ certamente un segnale di integrazione e di abbattimento di pregiudizi. Alcuni vorrebbero che uomini e donne fossero equamente retribuiti in ogni lavoro… Un sogno, ma davvero un giorno si realizzerà? Certamente lo speriamo tutti. Però ricordiamoci di questo: se le donne sono pagate meno degli uomini, non è perché la società ha dei pregiudizi verso di loro. Ma per una questione ben più pratica: ad un’azienda, a parità di altre condizioni, le donne costano più degli uomini. E questo per motivi tutt’altro che sociali. Che le donne siano predisposte ad attraversare una gravidanza non lo decide la società, ma la natura. Una donna che va in maternità rappresenta un costo per l’azienda. Non sempre una donna gravida è in grado di lavorare e “produrre” tanto quanto una donna non gravida. E’ la natura, non è pregiudizio…

Anche per questo siamo dell’idea che ognuno di noi, che sia uomo o donna, debba essere libero di svolgere lavori domestici, pure in via esclusiva rispetto ad altri lavori. E che il lavoro casalingo debba essere retribuito come un qualsiasi altro mestiere. Sarebbe un toccasana per tutti i nuclei familiari, soprattutto per i figli. Ma ad alcuni questo ricorda troppo la famiglia “tradizionale”, ovvero il “Medioevo”… Così si costringono le donne a stare a casa… Ecco, anche questo è un pregiudizio secondo noi. Chi ha detto che debba essere per forza la donna a stare a casa e badare ai figli e alle faccende domestiche? Anche un padre può farlo, se la madre lavora al di fuori dell’ambito domestico. Nessuno lo vieta.

Madre, padre e figli: questo secondo noi è il modello di famiglia che dovrebbe prevalere, rispetto a famiglie affidatarie e altri tipi di famiglia. Nella nostra cultura, ogni altro tipo di famiglia non può che prendere a modello la famiglia nucleare suddetta. Siamo noi che abbiamo un pregiudizio verso i “genitori” omosessuali e le famiglie “arcobaleno”, o piuttosto altri che hanno pregiudizi verso la famiglia “tradizionale”? Per poterli affidare, i figli bisogna prima farli. E’ la natura, non è pregiudizio…

Condannare il pregiudizio verso i diritti civili, le minoranze, il “diverso”… spesso non è che una trovata dei fascio-buonisti per disgregare la società democratica e indebolirne l’identità culturale. Come se tutto quel che è stato conquistato in passato sia da dare per scontato, oppure da accantonare per far posto al “nuovo”. Intanto l’identità culturale occidentale traballa pericolosamente: scossa dall’avanzata dei “diritti civili”, all’interno, e dall’avanzata di culture ostili e intolleranti, all’esterno. Accogliere tutti per creare un’accozzaglia sociale indistinta, senza radici certe e dunque più influenzabile e controllabile da certi centri di potere… Forse è questo l’obiettivo che alcuni intendono raggiungere, ben consapevoli che il pregiudizio non smetterà mai di esistere e di influenzarci.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Umorismo, il miglior antidoto per sconfiggere il vittimismo

Ave Socii

Di fronte ai prepotenti, ridi. Di fronte a chi crede di capire tutto, ridi. Di fronte a chi fa finta di indignarsi, ridi. Di fronte a chi fa la vittima, ridi. Perché l’umorismo è la risposta migliore contro il vittimismo che attanaglia la nostra società odierna. Pure quando tu stesso vorresti fare la vittima, prova a ridere di te stesso. Perfino il Vangelo lo dice: quando soffri fatti comunque vedere gioioso, di modo che nessuno possa sospettare nulla del tuo stato di sofferenza. Raccomandazione più che rivoluzionaria, alla luce della reale natura umana.

C’è gente che non vede l’ora di vederti soffrire, per farsi vedere buona con te. Ma quando stai un po’ meglio ti volta le spalle e magari è pure invidiosa del fatto che stai bene. Spesso si tratta di persone che non stanno bene dentro, che vorrebbero far star male anche chi sta loro intorno, perché non sopportano l’idea di essere le sole al mondo a star male. Hanno bisogno di condividere il loro malessere, o certe volte perfino di appiopparlo interamente ad altre persone, magari proprio a quelle che stanno meglio. E’ pur sempre un atteggiamento umano, va compreso. Certamente non va assecondato, piuttosto va cambiato. Ci sono alcuni che preferiscono non cambiare… Peccato per loro, perché una risata li seppellirà.

Piuttosto che ridere della vita e degli altri, spesso preferiamo farci vedere bisognosi d’amore. Oggi la società invoglia tutti noi a farci vedere vittime, nell’attesa dei salvatori e dei paladini della giustizia. Ma le speranze si rivelano il più delle volte vane… Se la società non ci ascolta e non ci dà amore, perché stare tanto a soffrire? Meglio farsi una canna, no? Meglio drogarsi, così la società si sentirà in colpa e verrà per davvero a soccorrerci… Meglio legalizzare la cannabis piuttosto che ridere dei falsi salvatori, no? Forse ci crediamo ancora, alle favole e ai cavalieri senza macchia… Forse mantenere in auge certi miti fa comodo a qualcuno… Forse invece fare dell’umorismo nei loro confronti è scorretto… Forse deridere chi si fa le canne e persevera nel vittimismo lo è ancor di più… Sembriamo cattivi forse? Meglio veri cattivi che finti vittimoni! Che una fragorosa risata li seppellisca!

C’è gente che rizza le antenne non appena ha modo di attaccare quelli verso cui prova invidia. Succede anche nella politica. Prendete la questione dei cosiddetti “minibot”… Alcuni non vedevano l’ora di parlare di “strappo” nella Lega, invidiosi come sono del suo attuale consenso presso l’elettorato. Alcuni godono perfino nel vedere il nostro Paese isolato o andare a picco, pur di criticare il governo in carica. Ma questo succede praticamente con tutti i governi, non solo con l’attuale. Ritornando ai fatti più recenti… Dovremmo essere tutti fieri per aver ottenuto la sede dei giochi invernali del 2026… invece qualcuno continua a mostrarsi in disaccordo, perché sotto sotto rosica. Se in corso d’opera qualcosa andasse storto, quel qualcuno improvvisamente si sentirebbe come risollevato… Siamo pronti a metterci la mano sul fuoco!

Cosa c’è di meglio contro questi ipocriti, se non una buona dose di umorismo? Cosa c’è di meglio contro certi fascio-buonisti paladini del diritto all’immigrazione, se non l’umorismo? Quale migliore arma contro chi ama schierarsi dalla parte degli ultimi, semplicemente per puro tornaconto personale? Quale migliore arma contro chi si ispira alle beatitudini di evangelica memoria, soltanto per acquisire notorietà e creare incidenti politici? Cosa abbiamo di meglio dell’umorismo, contro chi strumentalizza i sofferenti solo per vendere più droga? Contro chi strumentalizza gli immigrati solo per fare affari col business dell’accoglienza… Contro chi parla di diritti “universali”, ma poi si indigna quando l’Italia osa chiedere che l’accoglienza sia praticata da tutti gli Stati… L’umorismo genera molti nemici… Molti nemici, molto onore. Che una fragorosa risata vi seppellisca tutti, fascio-buonisti e vittime mascherate!

Vostro affezionatissimo PennaNera

America first! Quanto può insegnarci la “dottrina Trump”?

Ave Socii

La maggior parte degli opinionisti affermava che l’America sarebbe andata a picco, se solo il magnate Donald Trump si fosse azzardato a metter piede alla Casa Bianca. Ora, a quasi tre anni dalla sua elezione a Presidente, l’economia degli Stati Uniti è ancora in corsa e la disoccupazione quasi nulla. Una bella e sostanziale differenza, rispetto alle catastrofiche previsioni degli opinionisti. Il segreto del successo di Trump? A nostro parere, la riscoperta del sovranismo americano.

“America first”. Questo è lo slogan che ha accompagnato tutte le principali misure adottate dall’amministrazione Trump. Forse era necessario che qualcuno risvegliasse il sovranismo americano, dopo la grande crisi del 2008. In linea generale chiudersi al mondo non è buono, ma farlo ogni tanto è tollerabile e persino auspicabile. In campo economico, ad esempio. “America first”, prima i prodotti americani. Prima i lavoratori americani. Prima le aziende americane.

Imporre dazi non è certo positivo, in un mercato globalizzato come quello in cui viviamo. Tuttavia nel breve termine può essere una strategia vincente. Specie se la bilancia commerciale pende ingiustificatamente a favore di certi Paesi. Imporre dazi alla Cina, scatenando guerre commerciali con chi vorrebbe imporci il consumo di beni taroccati e senza tutele, assume perfino un’aura di positività. Anche solo per cercare di ottenere condizioni migliori dal rapporto commerciale. Magari potessimo averlo noi, un potere contrattuale tanto influente!

L’America impone dazi alla Cina… E noi che facciamo? Stipuliamo accordi con la Cina. Eppure dovremmo sapere di che pasta sono fatti. Che magari fra “Made in Italy” e “Made in China” c’è un po’ di differenza. Pensiamo veramente di aver fatto una grande cosa, accordandoci con la Cina? Forse questa moderna “via della seta” sarà invece la “via della sottomissione” al gigante asiatico. Certi accordi dovrebbero essere attuati solo in una cornice europea. Sempre che l’Europa abbia interesse a tutelare il “Made in Italy”.

E’ naturale che prodotti maggiormente controllati siano acquistati a prezzi più alti. Questo li espone al rischio di concorrenza sleale da parte di prodotti a basso costo ma privi di ogni controllo. E i prodotti cinesi non sono certo rinomati per essere quelli di migliore qualità in circolazione. Identico ragionamento per i lavoratori. Forse ci sono italiani che lasciano volentieri i lavori più umili agli stranieri. Ma non è detto che sia sempre così. Spesso gli italiani sono costretti a lasciare il posto agli stranieri, perché impiegare lavoratori stranieri è più conveniente. Imporre dei dazi, a livello europeo, su prodotti e manodopera in concorrenza sleale non significa prevaricazione. Significa semplicemente ristabilire un equilibrio commerciale che allo stato attuale manca. Come Italia, purtroppo, non possiamo fare granché in questo senso. Ma i Cinque Stelle non lo sapevano?

Accordarsi con la Cina significa assumersi il rischio di subire l’invasione di prodotti e manodopera privi di tutele. I bassi costi di produzione sostenuti dalle imprese cinesi, a lungo termine, relegheranno le imprese italiane sempre più ai margini del mercato. Il rischio è quello di impoverire il mercato dei beni e il mercato del lavoro italiani. La complessiva perdita di valore del “sistema Italia”, infine, consentirà agli stranieri di “comprarci” a prezzi per loro sempre più convenienti. In parte sta già avvenendo da tempo, ma attraverso la nuova “via della seta” non è da escludere che l’invasione dello straniero accelererà il passo. D’altronde non possiamo che aspettarci questo, da un movimento vassallo della Cina e prostrato alla sua bandiera a cinque stelle.

L’America sovranista di Trump intende bloccare anche altri tipi di invasione, oltre quella economica della Cina. Prima fra tutte, quella dei migranti dal Messico. La costruzione del muro va ovviamente in questa direzione. Ma l’idea del muro, ricordiamolo, venne inizialmente caldeggiata da Clinton… Il quale non è certamente un repubblicano, meno che mai di idee trumpiane. E’ bene che soprattutto i democratici se lo ricordino. E con loro tutti i fascio-buonisti che si professano “dalla parte dei deboli”. Se il Messico è crocevia di immigrazione incontrollata e narcotrafficanti latinoamericani, è sacrosanto che gli Stati Uniti si difendano. Anche per l’Europa dovrebbe essere così. Trump ha persino evocato la pena di morte per gli spacciatori… Pensate che affronto, per i poveri fascio-buonisti!

Se esistono dei deboli da tutelare, crediamo siano le vittime e non i criminali. In questo senso, l’America è molto più avanti dell’Europa. Il diritto alla legittima difesa è scolpito perfino nella Costituzione degli Stati Uniti. Le critiche alla diffusione delle armi sono altrettanto legittime, per carità. Purché non si facciano passare le vittime per carnefici e i carnefici per vittime. Chi si difende non è mai da considerare carnefice. Mai. E invece si inventano mille questioni morali.

Da noi si approva un testo sulla legittima difesa e subito i fascio-buonisti evocano il “far west”… Fino a prova contraria, la legittima difesa vale all’interno della proprietà. Nessun privato cittadino sarà mai legittimato a camminare per strada con una pistola in tasca. La legge non incita a sparare per strada, come forse qualcuno vorrebbe insinuare. A dirla tutta, la legge non incita nemmeno a sparare dentro casa. Un individuo, nella sua proprietà, dovrebbe essere libero di difendersi come vuole. Anche un coltello da cucina può costituire un’arma. Allora cosa dovremmo fare, per evitare il “far west”? Evitare l’acquisto di coltelli da cucina?

Dovremmo imparare molto dalla dottrina di Trump. Come Italia ma, soprattutto, a livello di Europa. Perfino in tema di ambiente, sul quale forse il Presidente assume le posizioni più controverse e meno condivisibili. Il successo dei Verdi alle recenti elezioni europee indica che Trump ha ancora molto da insegnarci. Se per tutelare l’ambiente bisogna bloccare l’economia, allora certamente non abbiamo capito nulla. Dietro ad ogni bella idea, in realtà, c’è sempre l’interesse di qualche particolare gruppo di influenza. La difesa dell’ambiente, talvolta, può anche costituire il tramite per la difesa dei privilegi dei soliti. Potrebbe sembrare strano… Ma un vero sviluppo sostenibile dovrebbe essere implementato nell’interesse di tutti. Non nell’interesse dei signori del petrolio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Trap music… ci mancava solo questa!

Ave Socii

In campagna elettorale, e anche prima, il ministro Salvini ha promesso che avrebbe affrontato il tema della diffusione delle droghe, fenomeno dilagante e assolutamente da non sottovalutare. Vedremo se la variazione dei rapporti di forza nella maggioranza di governo, sancita dalle ultime elezioni europee, darà finalmente una spinta all’attuazione dei relativi provvedimenti.

Per il momento, possiamo solo constatare che il consumo di stupefacenti non accenna a diminuire. Anzi è in costante aumento. Soprattutto tra gli adolescenti. I fascio-buonisti dicono che non è un problema. Secondo loro la liberalizzazione fa bene ovunque. Secondo loro, che forse non sanno nemmeno cosa significa “liberalizzazione”. Ma “liberalizzazione” non vuol dire “libertà”? Allora viva la libertà, liberalizzazione a gogò! Sono gli stessi, i fascio-buonisti, che fingevano di non vedere il problema della mafia nigeriana. Quelli che dicevano che l’accoglienza è un dovere, sempre e comunque. Coincidenze!

Riti tribali, iniziazioni, torture, sfruttamenti… Questo è la mafia nigeriana, il nuovo fascismo che sta letteralmente rovinando la nostra società. Dove sono i fascio-buonisti, che parlano di Medioevo quando qualcuno ha idee contrastanti con le loro? Ne abbiamo già abbastanza di mafiosi, qui in Italia. Non ce ne servono altri dall’estero. E forse, non ci serve nemmeno qualcuno che istighi i nostri adolescenti a drogarsi. Tipo gli esponenti della musica trap.

Siamo e sempre saremo per la libertà di espressione. Guai se a qualcuno fosse impedito di esercitare liberamente un diritto costituzionalmente garantito. Però lasciateci almeno fare questa considerazione: che la musica trap stia dilagando fra giovani e giovanissimi è, a nostro avviso, un segnale molto preoccupante. Ma cosa hanno, questi trapper, di tanto magnetico da attirare così tanti adolescenti?

Musica lugubre ma orecchiabile, rime niente male, ritmo coinvolgente, vita da strada… Tutto sommato la musica trap non è da buttar via. Anzi, forse è proprio a queste caratteristiche che deve la sua grande diffusione. Per non parlare delle tematiche affrontate. Difficoltà di relazione, droga e festini, aspirazione al successo (magari dopo una vita di sofferenze), disprezzo per l’autorità… Temi che ciascun adolescente, chi più chi meno, sente tutti propri. Chi, da adolescente, non ha mai affrontato di questi problemi?

Operando una vera e propria “circonvenzione di incapace”, la musica trap lava il cervello dell’adolescente facendogli credere di essere un incompreso. Che fare uso di sostanze è lecito, perché anche i “colletti bianchi” lo fanno. Che nella vita il successo si ottiene solo facendo cose che contrastano con ciò che dice l’autorità. Perché l’autorità è la principale fonte di sofferenza, dunque bisogna liberarsene. Perché l’autorità può dettare le regole, ma ha un punto debole: la relazione. Quando autorità e relazione si fondono, la forza della relazione può minare la resistenza dell’autorità. Come può sentirsi un genitore di fronte a un figlio che usa sostanze?

Forzare una relazione per minare l’autorità: è questo l’atteggiamento che gli autori di trap intendono sviluppare negli adolescenti in formazione. Insegnano che non bisogna provare sensi di colpa nell’avere comportamenti a rischio, che chi ti dice che “non si fa” è un frustrato incapace di vivere e di godere… Che sia un adulto qualunque, un amico o perfino un genitore: perché affidarsi a loro, quando i trapper sono gli unici che vi capiscono davvero? Gli unici insieme, ovviamente, agli spacciatori che loro stessi pubblicizzano. Così quegli adolescenti, crescendo, diverranno adulti insicuri e sempre bisognosi di qualcosa che li aiuti a sentirsi “adeguati”. Cosa di preciso? Beh, di solito si incomincia con la cannabis, poi chissà…

La quasi totalità dei tossicodipendenti è transitata per la cannabis. Liberalizzare le droghe “leggere” non farà che peggiorare le cose. Nel frattempo, ci stanno già pensando la musica trap e i suoi interpreti. I trapper. Alleati degli spacciatori nostrani. Alleati pure di quelli che vengono dall’Africa per ingrossare le fila della mafia nigeriana. Di quelli che spacciano e sfruttano la prostituzione, magari anche all’interno dei centri di accoglienza. Di quelli che magari stuprano e fanno a pezzi le nostre ragazze… I trapper, consapevolmente o meno, sono alleati di tutta questa brava gente.

Voler intervenire contro gli spacciatori è scontato. Voler intervenire contro chi fa loro pubblicità è complesso, senza intaccare in quache modo la libertà d’espressione. Ma perché nessuno vuole intervenire sui consumatori? Vi sembra una cosa così strana? Come tutti i mercati, anche quello delle sostanze ha una domanda e un’offerta. Perché intervenire solo sull’offerta e non anche sulla domanda? Perché spacciare anche una modica quantità è reato, mentre consumarla no? E’ una bestemmia dire che il consumo va punito? Che va ribadito con forza il potere dell’autorità? Oppure facciamo arrabbiare le associazioni dei consumatori? Chissà se introdurre deterrenti contro il consumo di sostanze avrà effetti pure sugli introiti di chi suona musica trap…

Speriamo che il Legislatore intervenga al più presto, anche pesantemente, sia contro chi domanda sia contro chi offre droga. Tuttavia siamo piuttosto scettici che ciò accada. Ormai i fascio-buonisti hanno inculcato l’idea che drogarsi sia un diritto universale. Che sia finalmente ora di liberalizzare. E i trapper, loro profeti, si danno evidentemente molto da fare in questa direzione. Eliminare il concetto di “modica quantità” potrebbe essere una soluzione. Tuttavia se si procedesse bisognerebbe “arrestare mezza Milano”, come affermano alcuni. Beh, si potrebbe pure mandare i detenuti stranieri a scontare la pena nei loro Paesi. Oppure evitare la carcerazione preventiva a chi è in attesa di giudizio… Vedrete che in questo modo, nelle carceri, il posto per mezza Milano si trova. E forse anche di più.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra identità

Ave Socii

Mai come oggi la nostra identità è messa così in seria discussione. L’identità dell’Italia, l’identità dell’Europa, l’identità della cultura occidentale tutta. E forse alcuni fingono di non accorgersene. Le urne del 26 maggio ci hanno mostrato un’Europa che, lungi da fantomatici scossoni sovranisti, desidera tuttavia che qualcosa cambi. Evidentemente chi sinora ci ha governato non ha soddisfatto le nostre aspettative, visto che adesso non ha più la maggioranza all’Europarlamento.

Forse il primo fra i desideri emersi dalle recenti elezioni è quello di ricostruire un’identità. Quanti in Europa si sentono davvero europei? O piuttosto solo francesi, inglesi, tedeschi, italiani o ungheresi? Quanto possiamo sentirci europei, ad esempio, noi italiani che forse ancora ci vantiamo di essere polentoni piuttosto che terroni? Prima di costituire un’identità europea, dobbiamo raggiungere un’identità nazionale.

Il tentativo di aprirci a tutto e a tutti, in nome del “non avere limiti” o “non avere frontiere” o “non innalzare muri” o “non avere pregiudizi”, ha sortito l’effetto esattamente opposto a quello sperato. Magari non siamo ancora pronti. Magari un giorno riusciremo a raggiungere una tale apertura mentale. Ma non è ancora arrivato il momento. Non si possono saltare i passaggi: prima gli italiani, poi gli europei, infine tutti gli altri. Se non raggiungeremo noi stessi un’identità forte, avremo sempre timore di confrontarci apertamente con le identità di chi è diverso da noi.

Quando l’apertura mentale diviene un’imposizione, il “diverso” ne approfitta. Specie quando la sua è un’identità forte e spregiudicata, a discapito della nostra. La globalizzazione è certo un bene in quanto arricchisce tutti, tuttavia realizza un inevitabile scontro fra culture. Se una cultura ha un’identità più debole di altre, soccombe. L’integrazione è opportuna quando si ha da offrire qualcosa della nostra cultura alle altre. Se la nostra identità culturale si indebolisce, le altre prevarranno su di essa.

Prima del confronto alla pari con i “diversi”, dunque, è necessario e opportuno radunare gli “uguali” sotto un’unica bandiera. L’Europa sarà grande se e solo se riuscirà a realizzare questa ardua riunificazione. Finché non ricostruiremo la nostra comune identità, dapprima nazionale e poi europea, i “diversi” saranno sempre visti da noi come “nemici”. Avere un’Europa unita solo perché i conti tornino, per quanto detto, non è certamente la strada giusta da percorrere.

Se noi siamo deboli, gli altri acquistano forza ai nostri occhi. Se gli altri si rafforzano e noi ci indeboliamo, nel giro di qualche decennio subiremo vere e proprie invasioni culturali. Dobbiamo dunque rinforzare anzitutto la nostra appartenenza, rivendicando i valori che ci accomunano e senza vergognarcene. A volte si ha come l’impressione che ci si debba far da parte per accogliere l’altro, come spinti da una sorta di indistinto senso di colpa… Provare vergogna per la nostra identità ci rende ridicoli e manipolabili agli occhi degli altri: questa è la realtà che alcuni non vogliono capire.

Dei nostri valori democratici dovremmo andare fieri. Dov’è garantita la libertà d’espressione, per esempio, se non nelle democrazie? Eppure ancora oggi ci troviamo in difficoltà ad ammettere idee di un certo colore politico alla Fiera del Libro, o a prorogare l’attività di radio storiche che per anni hanno raccontato il nostro Parlamento. Abbiamo bisogno di riaffermare con forza i nostri valori, per difenderci dalle moderne dittature che rischiano di ridurci in schiavitù.

Oggi forse i veri dittatori non sono quelli che ai fascio-buonisti piace denunciare. Incominciamo a fare nomi e cognomi senza vergognarci. Oggi i veri fascisti vengono in primo luogo dalla Cina, dall’Islam e dall’Africa. Dalla Cina, quelli che vorrebbero conquistarci a livello economico, attraverso concorrenza sleale nel mercato dei beni e del lavoro. Dall’Islam, quelli che vorrebbero soggiogarci a livello religioso, attraverso guerre sante o forme di conflitto più subdole. Dall’Africa, quelli che vorrebbero imporsi a livello demografico e sociale, attraverso immigrazione incontrollata e guerre fra poveri. Questi tre fascismi sono talvolta alleati fra loro e cercheranno in ogni modo di distruggere la nostra cultura occidentale, loro comune nemico.

I fascisti del Sol Levante sono i più spregiudicati. Da decenni sono presenti in Europa e stanno inquinando i nostri mercati con prodotti taroccati e manodopera priva di qualsiasi tutela. In silenzio, come se non bastasse, stanno pure colonizzando intere zone dell’Africa. E poi l’Africa emigra in Europa… Secondo alcuni ne avremmo bisogno, visto che il nostro tasso di crescita demografica è pressoché nullo. Se poi non abbiamo modo di integrarli cosa importa? Per non parlare della cultura rom, che spesso non vede di buon occhio noi “stanziali” (invece loro, “nomadi”, che vivono nei campi e pretendono di ottenere delle case? Da quale pulpito…). Infine gli Islamici, che vorrebbero conquistarci alla maniera classica (guerre sante, attentati, terrorismi vari…) o in maniere più subdole… Magari inculcandoci idee ambientaliste che facciano il gioco dei petrolieri (provenienti in gran parte proprio dalla cultura islamica, guarda caso).

Non possiamo permetterci di chinare il capo di fronte a questi moderni dittatori. Dobbiamo rispondere con forza a chi proviene da certe culture e magari, beffa nella beffa, vorrebbe insegnare a noi come integrare il “diverso”. Ci fossero più persone a difendere i nostri simboli! Invece ci scandalizziamo pure se qualcuno bacia un rosario in pubblico… Oppure diamo ai cristiani l’appellativo di “adoratori della Pasqua”… Fino a quando dovremo subire questa autentica “politica del senso di colpa e del pudore”? Quando torneremo finalmente padroni della nostra identità? Recuperiamo i nostri valori, vantiamoci di essere parte di una democrazia e di appartenere alla cultura occidentale. Ricominciamo a sventolare le nostre bandiere, non quelle degli altri.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Quei sepolcri imbiancati che abitano la Chiesa

Ave Socii

Libera Chiesa in libero Stato. A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio… Per quanto differenti possano sembrare, Vangelo e Costituzione concordano nel sostenere l’indipendenza del potere temporale dal potere spirituale e viceversa. Ultimamente però, pare che queste due sfere siano un po’ in rotta di collisione.

La Chiesa si occupa di anime, lo Stato di cittadini. In teoria, la Chiesa non dovrebbe parlare agli uomini in quanto cittadini ma in quanto fedeli. E lo Stato non dovrebbe occuparsi delle cose di lassù ma delle cose di quaggiù. Nella pratica, Stato e Chiesa hanno sempre interferito l’uno con l’altra, in modo positivo o negativo. E questo è inevitabile che accada.

I rapporti fra questi due mondi, quello di Dio e quello di Cesare, dovrebbero limitarsi al rispetto costruttivo e all’umiltà di non metter bocca sugli affari di cui non si ha competenza. Il che è tutto il contrario di ciò che sembra accadere ultimamente.

Da una parte, politici che invocano l’aiuto e la protezione della Vergine. Dall’altra, cardinali che violano i sigilli per riallacciare la luce a degli abusivi. Assistiamo giorno dopo giorno ad un continuo tentativo di prevaricazione di una sfera sull’altra. Certamente non è un bello spettacolo, per dei fedeli che sono anche cittadini e viceversa.

Visto che le elezioni sono ormai alle porte, crediamo sia inevitabile che i politici adoperino tutto il loro arsenale per racimolare quanti più voti possibili. Comprendiamo meno, invece, il motivo per cui addirittura alcuni ecclesiastici si straccino le vesti additando determinati discorsi come inopportuni. D’altronde la religione è sempre entrata di prepotenza nella politica italiana. In decenni di Democrazia Cristiana nessuno s’è mai scandalizzato. Nessuno ha mai protestato perché un partito mostrava la croce nel proprio simbolo. Se ora qualche politico si azzarda a baciare un rosario o a invocare i Santi e la Madonna, è visto come inopportuno…  Francamente ci sembra un atteggiamento un tantino ipocrita. Quando qualcuno manifestava mostrando cartelli con su scritto “Dio, patria, famiglia: che vita di m…”, non abbiamo sentito tutto questo rumore.

Può darsi che la Chiesa sia cambiata parecchio, dai tempi della Dc a oggi, per tentare di recuperare dei fedeli disincantati. E non solo riguardo al modo di interferire con la politica. Forse è soprattutto l’incoerenza di alcuni pastori ad indignare di più. Proclamare determinati valori e comportarsi in tutt’altra maniera, dà l’idea di una istituzione poco credibile. Non bisogna far di tutta l’erba un fascio, è chiaro. Ma quando la Chiesa predica l’umiltà e l’accoglienza e poi si scopre che possiede immobili inutilizzati per migliaia di miliardi… E’ umano che qualche fedele possa anche sentirsi preso in giro!

L’accoglienza è uno dei più nobili principi evangelici. Ma il Vangelo parla agli individui, non agli Stati. Gli Stati dovrebbero seguire le Costituzioni, non il Vangelo. Le nostre comuni radici cristiane non figurano nemmeno nei Trattati europei, figuriamoci… L’accoglienza è bella se attuata liberamente dai singoli individui, ma se praticata dagli Stati è solo una catastrofe. Accogliere un immigrato può essere un gesto buono e lodevole per un singolo, ma a livello politico ricade anche sul resto della comunità. Affari tuoi se intendi porgere l’altra guancia, ma non puoi costringere gli altri a fare altrettanto.

Una Chiesa politicizzata, ad oggi, potrebbe far comodo ai fascio-buonisti. A quelli che, non riuscendo a fornire validi motivi politici alle proprie idee, si appellano ai principi cristiani. Come sull’accoglienza o la sicurezza… Ma anche la Chiesa si armava e combatteva lo straniero, fino a qualche secolo fa. L’incoerenza e l’ipocrisia sono fatti umani. Anche la maggioranza dei fascio-buonisti detesta le posizioni della Chiesa su famiglia e aborto.

Politica e Chiesa, vediamo, non possono evitare di incontrarsi e scontrarsi. Se ognuno si limitasse al proprio ambito di competenza, forse eviteremmo tutte queste polemiche. E ci concentreremmo maggiormente sulle questioni più scottanti. Le persecuzioni dei cristiani nel mondo, le missioni nei Paesi poveri per aiutare le persone a svilupparsi in loco e a non emigrare, le miserie delle nostre periferie, gli scandali… Forse è meglio scatenare tempeste in un bicchier d’acqua, quando si ha troppa paura di affrontare le tempeste dell’oceano. E’ facile cogliere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, quando non si vuol avere a che fare con la trave nel proprio occhio.

Vostro affezionatissimo PennaNera