Messaggi del 14/10/2014

PENSIONATI A PASSEGGIO racconto (75) di Dino Secondo Barili

Post n°15890 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

75

Pensionati a passeggio… chiacchiere e nostalgia

Camminare fa bene alla salute. Lo dicono i medici, i giornali e i settimanali alla pagina “benessere”… Lo ripetono spesso in TV. Con un simile “tam tam” i pensionati non possono rimanere indifferenti. Cosi si vedono sempre più di frequente gruppi di uomini e donne, avanti negli anni, armati di giacche a vento e “bastoni” (non si sa mai), che si avventurano in lunghe e piacevoli passeggiate… strade, stradine e sentieri in mezzo ai boschi. Naturalmente, tale esercizio, oltre a creare “movimento del corpo”, crea anche un’eccitante voglia di “chiacchierare”. E quali potrebbero essere gli argomenti più gettonati? … il tempo meteorologico … e “il tempo che fu”, ovvero, “come eravamo”… e non siamo più. Per esempio, ieri, cinque pensionati pavesi (Peppino, Lino, Guglielmo, Francesco e Mario) hanno percorso a piedi il lungo Ticino sulla riva sinistra del fiume, quella che fiancheggia la Pavia… dei monumenti. I cinque pensionati camminavano come fossero dei “garibaldini”. Ad un certo punto è subentrata la “nostalgia”. Peppino, classe 1933 (79 anni), ha cominciato a parlare della sua infanzia. E’ nato in provincia di Brescia, ma la sua famiglia contadina si è trasferita nel 1938 in un paesino vicino a Pavia. Peppino ha ricordato i fatti. “Nella mia famiglia c’era mio padre, mia madre e undici bocche da sfamare … sette femmine e quattro maschi. Ricordo quel tempo. Non mi sembra vero che sono giunto fino a questa età. Dopo la quinta elementare (undici anni) mio padre mi ha messo a fare il “giardiniere” nella casa del Fittabile. Ero “garzone” del giardiniere che doveva tenere in ordine il “giardino del proprietario terriero” locale. Mio padre mi ha dato un solo consiglio, un’unica regola. “Ricordati di farti volere bene e lavorare sodo…altrimenti resterai senza mangiare” Una frase sola, poche parole sono bastate per svegliare in me “cosa voleva dire vivere”. Parole mai dimenticate! Adesso quando cammino per Corso Cavour e vedo dei ragazzotti ben piantati e ben pasciuti, di 13 – 14 anni, che bighellano di qua e di là, annoiati (marinando la scuola)… magari con una bottiglia di birra in mano alle nove del mattino… mi dico: “ma come è cambiata la società”. E, domani? Come sarà? Certo che, oggi, nessuna coppia di sposi si metterebbe in mente di mettere al mondo undici figli… Allora era così. Oggi, le coppie, quando hanno un figlio è già troppo. Il marito, si mette il grembiule e aiuta la moglie nelle faccende di casa. In molti casi la moglie non è contenta … Spesso, molto spesso … ci sono mogli, sui 40 – 45 anni che, annoiate, esprimono il loro disappunto: “Non mi sento realizzata”. Io non ho mai sentito mia madre, con undici figli, dire una cosa del genere… Anzi, era felice ed orgogliosa di ciò che aveva fatto…. e mio padre pure. (75)

 
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ROMA LA FONTANA DELL'ACQUA FELICE di Teresa Ramaioli

Post n°15889 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

ROMA

LA FONTANA DELL'ACQUA FELICE 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 12/10/14 alle 17:49 via WEB
La Fontana dell'Acqua Felice Ognuna delle fontane che costellano la città di Roma ha la sua storia, interessante è quella della Fontana dell’Acqua Felice. Questo monumento si chiama così non perché ne sgorghi la fonte della felicità, difficile da realizzare, ma perché a volerla fu papa Sisto V, al secolo Felice Paretti. Fu lui, infatti che nel 1585 diede inizio ai lavori. A dirigerli fu chiamato un architetto dal nome inequivocabile: Giovanni Fontana che, per esaudire il papale desiderio, rimise in funzione un acquedotto fatto costruire dall’imperatore Alessandro Severo. Così, nell’agosto 1586 fu portata al papa la prima bottiglia di acqua Felice, giudicata dal suo medico personale la miglior acqua di Roma. Intanto i lavori per decorare la fontana dell’Acqua Felice continuavano, saccheggiando, di fatto, mezza Roma, dato che le pietre vengono in parte dalle Terme di Caracalla e in parte del Pantheon. Purtroppo, tali ricchi materiali, non furono certo utilizzati al meglio se la statua di Mosè che orna la fontana fu soprannominato il "mosè ridicolo". A questa statua sono infatti dedicati i versi: Guarda con occhio torvo/ l’acqua che sgorga ai pié/ pensando inorridito/ al danno che lui fé/ lo scultor stordito. Felice è forse l’acqua che sgorga, ma non la fontana! Ciao a tutti gli amici del blog Teresa

 
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I PENSIERI DI PIERLUIGI VALLI

Post n°15888 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

I PENSIERI DI PIERLUIGI VALLI

"Ogni azione provaca una reazione"

Pierluigi

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15887 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

Per ogni situazione

c’è sempre una soluzione”

Dino

 

 

 
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DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°15886 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

"Buona Mercoledì...a tutti"

DIARIO CORALE

 del

15 ottobre 2014

 
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punto di vista BLOG E FANTASIA

Post n°15885 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

punto di vista

BLOG…

E LA FANTASIA

Nel società attuale il Blog è un Diario sul quale una persona può raccontare le sue vicende personali e descrivere le sue personali opinioni. Tuttavia, il Blogger è consapevole che scrive… per essere letto. Coloro che leggono cercano spesso la notizia interessante… utile per sé, per stare bene. Cosa c’è meglio della fantasia? La fantasia è tutto… Con la fantasia si può trasformare il mondo, la società in cui si vive… e trovare la giusta risposta ai propri problemi. Buona giornata. Dino

 
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OSVALDA E LA MOSTRA DI PITTURA racconto (773) di Dino Secondo Barili

14 OTTOBRE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 14 ottobre 2014 – Martedì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

773

Osvalda e la Mostra di Pittura

Le insoddisfazioni non piacciono. Nessuno le cerca. Nessuno le vuole, ma arrivano. Arrivano sempre. Specialmente quelle quotidiane… nell’ambiente di lavoro. Un anno fa ne sapeva qualcosa la quarantenne Osvalda, impiegata presso una Agenzia di Milano, abitante a Pavia. Osvalda era bellissima, ma un po’ sfigata in amore. Non sempre le donne belle sono fortunate sul piano sentimentale. La quarantenne lavorava in un Ufficio di cinquanta persone di cui solo dieci erano uomini. Osvalda era la più bella tra le quaranta impiegate. Era la più corteggiata dai dieci impiegati uomini, ma non aveva la vita facile. Non poteva avvicinarsi ad un collega o essere avvicinata… che succedeva il finimondo. Le malelingue delle colleghe cominciavano a macinare notizie vere e inventate. Alla fine Osvalda doveva chiudersi nel suo guscio e rimanere sola e isolata… invidiata e delusa. Una vita del genere sarebbe stata difficile per chiunque. Osvalda cercava di resistere , farsi forza… ma era dura, molto dura. Un anno fa ne parlò con la sua amica pavese, Fiorenza. Era un sabato mattina verso mezzogiorno. Per Osvalda e Fiorenza, amiche e coetanee, era un’abitudine incontrarsi in Piazza della Vittoria a Pavia. Prendere il caffè al solito Bar e scambiarsi le informazioni della settimana. Fiorenza era sempre allegra e spensierata. Osvalda sempre giù di corda. Sempre con le solite lamentele per come viveva male la vita dell’Ufficio tra le invidie delle colleghe. Un anno fa, Fiorenza si stancò di sentire le solite lamentele. Uscì con una frase. “Osvalda, devi finirla di pensare a ciò che avviene nel tuo Ufficio. Per combattere una simile situazione non c’è altro mezzo che guardare fuori, all’esterno dell’Ufficio… tra la gente comune” Osvalda comprese che l’amica aveva ragione. però non sapeva come fare. Chiese lumi. “Osvalda, oggi è sabato. Nel pomeriggio a Milano c’è inaugurazione della Mostra di Pittura di un amico, Pittore importante… con importanti invitati. Hai tutto il tempo per preparati e venire con me all’inaugurazione”. Per Osvalda è stata una boccata di ossigeno, uno sprazzo di luce in mezzo a tanta nebbia. Ora sapeva cosa fare. Milano è una città fantastica. Basta saperla vivere nel senso giusto. Il centro è sempre affollato da un’infinita varietà di persone… Un vero mondo cosmopolita. Prima dell’Inaugurazione della Mostra di Pittura, Osvalda e Fiorenza hanno fatto un giro per le vie del centro… Piazza della Scala, Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza del Duomo, Piazza Cordusio, Via Dante… per poi ritornare in Corso Vittorio Emanuele II, poco lontano dal quale c’era la Galleria. E’ stato proprio lì, in quella arteria trafficata che sembra un formicaio a tutte le ore del giorno e della notte che Fiorenza e Osvlada hanno incontrato un ex compagno di scuola media, Federico. In un primo tempo nessuna delle due lo aveva riconosciuto. Si era fatto veramente un fusto. Un uomo a quarant’anni esprime buona parte della sua personalità. Federico era giornalista, fotografo, ma ogni tanto veniva ingaggiato per qualche film. Per Osvalda, Fiorenza e Federico è stato un piacevole incontro. Ritrovarsi dopo tanti anni. Tutti e tre erano invitati all’inaugurazione della Mostra di Pittura. Federico in qualità di giornalista. Quando due donne hanno per amico e guida un giornalista conoscitore delle storie di Milano… la fortuna è completa. Federico conosceva tutti ed era conosciuto da molte persone importanti. Per il giornalista è stato un piacere presentare Osvalda e Fiorenza ad amici importanti. Tra questi c’era il Dott. Michele e il Dott. Giuseppe… due Dirigenti di Società molto importanti. Sono stati proprio Michele e Giuseppe ad essere attratti da Osvalda e Fiorenza e fare coppia fissa. Ormai la Mostra di Pittura era solo una scusa. Michele prese sottobraccio Osvalda la quale si lasciò trasportare per ogni angolo della Galleria, mentre la stessa cosa succedeva a Fiorenza sottobraccio a Giuseppe. Federico aveva il suo gran da fare a fare fotografie e prendere appunti per il giornale per il quale lavorava. Al termine dell’inaugurazione, Michele propose a Osvalda una passeggiata sulla Costa Azzurra. Naturalmente anche Giuseppe e Fiorenza facevano parte della compagnia. Le due coppie insieme partirono su una lussuosa fuoriserie ultimo modello. La Costa Azzurra è un invito all’amore, alla gioia di vivere… Proprio quello che Osvalda aveva bisogno e desiderava da tanto tempo. Dopo una favolosa cena a Cannes… la quarantenne si abbandonò tra le braccia di Michele … perché l’amore non può attendere ed è l’unico antidoto contro le delusioni della vita quotidiana… specialmente quelle dell’Ufficio. - Questo è il racconto 773 scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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LA COTOLETTA ALLA MILANESE di Teresa Ramaioli

Post n°15883 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

LA COTOLETTA ALLA MILANESE 

di

Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo il 13/10/14 alle 18:58 via WEB
LA COTOLETTA ALLA MILANESE--Ci sono due preparazioni con qualche rassomiglianza. La cotoletta viennese, viene citata in un libro di cucina del 1798 “Piccolo libro di cucina austriaca”, dove è descritta una fettina sottile di carne, ricavata dalla noce di vitello, passata nella farina, nell’uovo sbattuto e nel pane grattugiato e poi fritta nel grasso di maiale; la cotoletta milanese è ricavata dalla lombata del vitello, conservandone l’osso, passata nell’uovo sbattuto e nel pane grattugiato e poi fritta nel burro chiarificato. Ma la differenza sta soprattutto nel fatto che le viennesi sono sottilissime, ben battute e larghissime, mentre le nostre devono essere alte quanto l'osso, poco battute. I medici medioevali prescrivevano l'assunzione dell'oro quale antidoto alle malattie di cuore, pertanto molte portate erano rivestite con polvere d'oro purissimo. La borghesia milanese, molto attenta alla destinazione dei suoi danée (soldi) si rese ben presto conto che non era tanto il metallo, bensì il suo colore a favorire la digestione e quindi sostituì l'oro costosissimo con il pane grattugiato dorato dalla frittura così come si può rilevare dalla lista delle vivande offerte nel 1134 ai canonici di S. Ambrogio nel giorno della festa di S. Satiro che comprendeva un pasto di nove portate fra cui i "lombolos cum panitio". L’abitudine dei milanesi di cospargere d’oro le vivande trova una valida testimonianza nella cronaca di Bernardino Corio che descrisse il pranzo imbandito in occasione delle nozze di Violante Visconti, figlia di Galeazzo II con Lionello Plantageneto duca di Chiarenza, erede di Edoardo III d’Inghilterra, al Palazzo dell’Arengo di Milano il 15 giugno 1368, dove furono serviti pesci e carni ricoperti da oro finissimo. Fra gli illustri invitati era presente Francesco Petrarca, che soggiornò per una quindicina d’anni a Milano.. Successivamente il prezioso metallo venne sostituito dallo zafferano e dal pane grattugiato: simboli della cucina milanese.Ciao Teresa Ramaioli

 
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PENSIERI SPARSI DEL 14 OTTOBRE 2014

Post n°15882 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 13 OTTOBRE 2014

“L’amore è la migliore medicina

contro tutti i mali”

Dino

 
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STEFANO BROCCA ...E IL CORAGGIO DELLA PASSIONE

Post n°15881 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

STEFANO BROCCA...

E

IL CORAGGIO DELLA PASSIONE

franzkline
franzkline il 13/10/14 alle 20:31 via WEB
Il bravo blogger è alimentato dalla propria passione artistica.. Ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 14/10/14 alle 08:56 via WEB
Ciao Stefano - hai ragione. "Il bravo Blogger è alimentato dalla propria passione artistica..." La passione è simbolo di continuità e coraggio. Buona giornata. Dino
(Rispondi)

 
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SOCIALIZZARE CON INTERNET racconto (74) di Dino Secondo Barili

Post n°15880 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

74

Socializzare … con Internet

Quante persone si sono conosciute per mezzo di Internet ? Tantissime. Un’infinità. Ci sono ancora, però, persone che mettono in dubbio la validità di questo mezzo… Paura? Troppo difficile? Ogni epoca ha avuto le “sue paure”, i suoi dubbi e i suoi “patemi” d’animo. Tuttavia, bisogno dire che il futuro si “conquisterà” su due fronti: mobilità e comunicazione. Non ci sono altre “alternative”. Coloro che sanno muoversi… progrediranno Coloro che sapranno comunicare … conquisteranno “il nuovo mondo”… Come avvenne per Cristoforo Colombo nel 1492. Tutti coloro che si affacciano per la prima volta a Internet…si trovano “nell’oceano della comunicazione”. Poi adagio, adagio… passo dopo passo cominciano ad “imparare il linguaggio”, la nuova lingua “globalizzata”. Anche la prima volta della Signora Giuseppina è stato così. Sessant’anni, una persona che contava gli anni per andare in pensione… ha cominciato a cliccare qua e là. Poi, decise di farsi il “profilo” su Internet… Tre ore per capire cosa voleva dire “nickname” … poi ci ha messo un nome che voleva mettere fin dall’inizio: “fiore”. Inventò un immaginario profilo, ma sbagliò. Voleva mettere M invece, mise F (femmina). La sera stessa che aveva aperto il profilo ricevette dieci messaggi “privati”. Tutti di uomini che dal loro profilo non dovevano superare i quarant’anni. Giuseppina si spaventò. Quella notte non dormì…aveva gli incubi. Il mattino successivo… tentò di rispondere ad un messaggio privato. Sembrava il più innocuo. Lei di Milano… Lui di Firenze. “Tanto è lontano..:” pensò la Signora Giuseppina. Rispose. Frasi convenzionali… che non volevano dire nulla. Subito la risposta… E così, per una settimana… due  - tre settimane. La corrispondenza diventava sempre più “calda”. Alla fine … l’appuntamento… in Piazza del Duomo a Milano. Giuseppina si fece trovare puntuale all’entrata della Galleria Vittorio Emanuele II. Colpo di fulmine. Il “corrispondente” da Firenze non aveva quarant’anni, bensì sessanta/sessantacinque, elegantissimo, distinto. Giuseppina si intimorì. Ebbe l’impressione che si trattasse di un personaggio importante. Il riconoscimento concordato era esatto: Portava una borsa porta computer con un nastro blu in evidenza. Giuseppina si era cautelata. Non aveva voluto dare il numero del cellulare. Si sarebbe fatta riconoscere con il cappellino giallo in testa… Il cappellino giallo l’aveva nella borsa… ma all’ultimo momento è mancato il coraggio. Lo lasciò dov’era. Giuseppina sgattaiolò tra la folla …e scomparve all’imbocco della metropolitana… Sul metrò incontrò (guarda il Destino) il suo coetaneo e vicino di casa, Francesco, che vedendola sconvolta, volle conoscere la ragione… Giuseppina non raccontò come stavano le cose, ma offrì a Francesco una pizza… e da quella pizza è nato un amore… che continua anche in questo momento. (74)

 
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COMMENTO DI DALIAROSA10

Post n°15879 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

COMMENTO DI DALIAROSA10

daliarosa10
daliarosa10 il 13/10/14 alle 22:44 via WEB
Salve, una felice serata. Un pensiero dal (MESSAGGIO DI MEDJUGORJE DEL 2 OTTOBRE 2014) Cari figli con materno amore vi prego: amatevi gli uni gli altri! Che nei vostri cuori sia come Gesù ha voluto fin dall’inizio: al primo posto l’amore verso il Padre Celeste e verso il vostro prossimo, al di sopra di tutto ciò che è di questa terra. Cari figli miei, non riconoscete i segni dei tempi? Non riconoscete che tutto quello che è intorno a voi, tutto quello che sta succedendo, accade perché non c’è amore? Comprendete che la salvezza è nei veri valori, accogliete la potenza del Padre Celeste, amatelo e rispettatelo. Camminate sulle orme di Gesù.
(Rispondi)

 
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RIFLESSIONI DI CESARE ANGELINI di Teresa Ramaioli

Post n°15878 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da dinobarili
 

RIFLESSIONI DI CESARE ANGELINI 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo il 11/10/14 alle 15:55 via WEB
Pensieri e riflessioni di Cesare Angelici---Non badare mai al lato amaro delle cose che ti accadono: cioè non dargli mai troppo peso. Non ne vale la pena; e poi ti toglierebbe le forze che occorrono per camminare, per continuare: e nella vita bisogna continuare, camminare. Riflettici: chi ne parlerà più domani del tuo piccolo infortunio? chi se ne ricorderà più? In quanto a te... Basta aprire, al mattino, gli occhi nella luce fresca, perché tutto il mondo cominci da capo. Quell’apertura che si chiama mattino, alba, aurora... Nomi, parole come medicine, liberazioni. È quello che devo fare oggi, che mi interessa; non quello che non m’è riuscito ieri. (Se poi ci badi bene: quell’amaro che ci senti, è il tuo amor proprio offeso, umiliato; solo quello. Devi, dunque, dire: — ti sta bene, se t’aiuta a liberartene. L’amor proprio: cioè la tentazione che ti segue — ci segue — ogni ora e momento. La parte più pericolosa di noi.) Dopo parecchia “esperienza di Collegio”, sono profondamente persuaso che i giovani — sopra tutto studenti — non li “formano” i “superiori”, o i regolamenti; ma maturano dall’interno. Dall’interno si sviluppano e — se ne hanno le capacità — si perfezionano. Vedi V., e vedi B., e vedi T. e vedi (quasi) tutti. (Non obbligare mai a fare una cosa; se mai, invitare; e lasciare che essi stessi, persuasi, vi si obblighino.) Ciao Teresa

 
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