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E SIAMO SOLO A FINE LUGLIO

Post n°1698 pubblicato il 31 Luglio 2020 da atapo
 

 

LE BRUTTE ESTATI


Pieter Bruegel, La mietitura

 

Quali caratteristiche ha una bella estate? Calda, innanzitutto, ma non troppo. Che permetta di rilassarsi, di staccare da ciò che è stato prima e predisponga a riprendere con energia e positività i nuovi impegni autunnali. Che porti belle esperienze, nuove esperienze: il nuovo dà carica e stimoli che fanno crescere; per questo in una bella estate non deve mancare almeno un viaggio, un periodo anche piccolo di spaesamento facilita tutto ciò che ho detto prima.

Ne ho passate di belle estati, ma ne ho passate anche di brutte, dove manca tutto, o gran parte, e ci si ritrova alla fine peggio che all’inizio. Qualcosa è finito anche scritto qui, durante gli anni…

Ecco, quella che sta passando pare sia una di queste ultime.

Reduce dalla primavera-Covid, i suoi tre mesi hanno bloccato i lavori alla casa in montagna e i progetti estivi sono saltati. Non è ancora abitabile stabilmente, solo la cucina ha tutte le funzioni attive, forse tra una decina di giorni si potrà mettere una rete di fortuna in una stanza per me e il marito in modo da poter dormire là e non dover rientrare la sera a Firenze.

Ora anch’io salgo là quasi tutti i giorni: ci sono mobili da pulire (figuriamoci la polvere, dopo mesi di attesa e i lavori del muratori!), stoviglie da lavare e sistemare…

Per fortuna lassù ci sono sette-otto gradi in meno che a Firenze, è l’unica cosa positiva, per il resto lavoro, lavoro, lavoro, nemmeno una passeggiata, se non la puntata al supermercato per la spesa del pranzo. Così mi stanco tanto, troppo, spesso la sera ho mal di schiena. Anche mio marito lavora di continuo al suo impianto elettrico, è stanco anche lui e diventa intrattabile, anzi, lo diventiamo tutti e due, per fortuna lavoriamo in stanze diverse.

L’unico relax me lo sono preso a raccogliere i lamponi nel nostro bosco, ma poi il giorno successivo, a Firenze, ho dovuto affrettarmi a preparare la marmellata, perché i lamponi si sciupano velocemente!

E quando rientriamo a Firenze, verso le venti, abbiamo appena la forza per la doccia e una cena veloce, niente uscite per qualche film nelle arene estive.

Questo ritardo significa che salta il progetto di ospitare mio nipote nella prossima settimana, quando mio figlio sarà ancora al lavoro; questa è la cosa che mi rende più triste, era l’occasione per dargli una mano e restare a fare i nonni con Riccardo. So che mio figlio si è rivolto alla sorella: terrà lei Riccardo, insieme ai suoi quattro figli; questo aggravio di lavoro per lei mi dispiace molto, dato che ultimamente non è stato facile neppure da loro.

Damiano ha avuto un ginocchio molto gonfio, pareva a causa di una botta, ma la situazione peggiorava e sono dovuti andare al Pronto Soccorso: ricoverato per otto giorni, operato al ginocchio per ripulirlo e analizzare il liquido, poi esami e analisi. Si parlava di artrite batterica all’inizio, poi di malattia autoimmune, poi di conseguenze di una puntura di zecca, ma ancora non è ben chiaro, ci sono esami che daranno gli esiti fra del tempo.

Il bimbo con la mamma sono rimasti “reclusi" in ospedale, a causa del Covid non si poteva dare il cambio a mia figlia e nemmeno far loro visita: i vestiti e ciò che serviva andavano lasciati in portineria e venivano impacchettati poi consegnati dai volontari della protezione civile.

E gli altri tre bambini a casa col babbo, che per fortuna ha potuto prendere una settimana di ferie.

Questo isolamento e l’operazione hanno fatto soffrire Damiano, che è calmo e tranquillo, ma tiene le cose troppo dentro di sé, si chiude e si immerge silenzioso nella lettura, Anche mia figlia ora figuriamoci quanto è stressata e stanca…

Mio marito ha tolto in urgenza due nei: il chirurgo ha detto che non sembrano preoccupanti, ma il risultato deve ancora arrivare…

Qualcosa di bello ci sarebbe: due mie poesie hanno avuto riconoscimenti in due concorsi: una “Segnalazione di merito” e… udite udite.. un PRIMO PREMIO! In tempi normali sarebbero state due occasioni di viaggetti, serate quasi trionfali, conoscenza di nuovi posti… è anche con questa speranza che partecipo ai concorsi! Potrebbero essere soddisfazioni e distrazioni. Invece, sempre per colpa del Covid, quest’anno le premiazioni sono solo on-line, premi e diplomi li mandano per posta. Uffa! Che delusione!

Insomma, mi pare proprio bruttina questa estate del 2020… e siamo solo alla fine di luglio!

 

 
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IL LIBRO DI LUGLIO

Post n°1697 pubblicato il 28 Luglio 2020 da atapo
 

 

"IL PAESE SBAGLIATO"

 


 

Anche luglio sta per finire, i giorni scorrono rapidi e io mi dimentico di presentare il libro del mese, quello che ho messo nel box qui accanto.

"Il paese sbagliato" di Mario Lodi fa coppia con "Lettera a una professoressa" del mese scorso: sono state le due colonne su cui ho costruito il mio lavoro di insegnante. Li lessi quasi contemporaneamente, erano appena usciti, posso dire che Don Milani è stata la parte teorica, di riflessione sui grandi temi della scuola verso l'uguaglianza e il riscatto di chi pareva meno favorito socialmente, attraverso lo studio e la padronanza della lingua; Mario Lodi ha completato tutto questo, mi ha dato suggerimenti importanti su come impostare l'attività didattica nello specifico delle singole giornate.

La sua attenzione rispettosa del mondo dei bambini, dei loro tempi e della loro cultura, l'organizzazione che ascoltava le loro proposte per indirizzarle alla riflessione e alla sperimentazione erano ciò che volevo anch'io per le classi in cui lavoravo, già all'inizio della mia carriera nei primi anni '70, anni di innovazioni pionieristiche da parte di vari gruppi di insegnanti, tra cui quelli del movimento MCE. Questo metodo di lavoro non mi ha mai deluso, i bambini imparano volentieri esplorando il mondo attorno a loro, le realtà fisiche, la natura, le persone e le relazioni positive che portano alla socializzazione e alla partecipazione.

Ai genitori spiegavamo il nostro metodo in frequenti assemblee, li abbiamo sempre avuti dalla nostra parte, spesso anzi ci hanno aiutato, fornendo stimoli nuovi o collaborando ai progetti.

Anni dopo conobbi personalmente Mario Lodi, collaborai con le mie classi, che scrivevano storie e articoli, ad una esperienza unica: il giornalino "A&B", cioè "Adulti e Bambini", tentativo di una pubblicazione preparata insieme da bambini e da adulti (genitori, scrittori, scienziati) che credevano in loro. L'esperienza durò alcuni anni.

Tempi bellissimi, una scuola indimenticabile che in seguito è stata distrutta, stracciata, burocratizzata, snaturata: oggi ci sono di nuovo timide sperimentazioni in questo senso, ma private e costosissime, si levano voci per farla ritornare anche nella scuola pubblica, come eravamo noi a quei tempi: meno alunni, un ascolto maggiore delle loro esigenze di crescita, un ambiente di apprendimento che è la città, il mondo...

Altrochè il banco monoposto a rotelle!

 

 
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RICORDO

Post n°1696 pubblicato il 24 Luglio 2020 da atapo
 
Tag: memoria

 

A.

 

alla Certosa Monumentale di Bologna

 

Eravamo diventate amiche in prima media. Abitando nello stesso quartiere ci conoscevamo di vista già da prima, alle elementari stavamo in classi diverse, lei aveva la maestra più terribile della scuola ed io compiangevo lei e le sue compagne.

Alle medie ci ritrovammo insieme e subito nacque tra noi un’amicizia fortissima, aiutata anche dal fatto che facevamo tutti i giorni per un lungo tratto la stessa strada a piedi, insieme ad altre due o tre compagne. Allora nessuno si sarebbe sognato di farsi accompagnare a scuola in auto dai genitori, l’andata e il ritorno erano un forte momento di socializzazione, di autonomia, di crescita.

A. era un maschiaccio, vivacissima, chiacchierona, a tratti insolente e ribelle con gli adulti, fioccavano gli otto in condotta, voto bassissimo per quei tempi. Fisicamente era alta, sottile, con occhi scuri brillanti e i capelli neri sempre tagliati corti, questo accentuava il suo aspetto non al massimo della femminilità. Aveva un’intelligenza brillante, come me stava tra le prime della classe, il buon profitto faceva chiudere un occhio ai professori sul comportamento.

Diventammo inseparabili, iniziò il nostro forte rapporto di “compagne di merende” dentro e fuori scuola: bei pomeriggi insieme, organizzazione di birbonate, progetti creativi e artistici, aveva il papà pittore e ne aveva ereditato le doti. I miei non vedevano di buon occhio quest’amicizia così turbolenta, temevano che mi “corrompesse”, per me era il massimo del coraggio e della sfrontatezza, osava ciò che io non avrei mai osato. Però la seguivo, la affiancavo, spesso “cospiravamo” insieme, ma alla fine chi si faceva notare e rimproverare di più era sempre lei, io riuscivo a tirarmene fuori o a smettere prima di conseguenze irreparabili. Quando ci fu la tragedia del Vajont fummo noi due ad avere l’idea di una raccolta di fondi tra le classi della nostra scuola e la realizzammo, meritandoci le lodi di preside e professori.

Dopo la terza media ci iscrivemmo allo stesso istituto magistrale, le uniche della nostra classe. In prima fummo in due sezioni diverse, in seconda la sua fu eliminata per i molti bocciati e lei finì con me, con grande gioia di entrambe. Purtroppo l’anno successivo anche la mia fu eliminata e ci divisero di nuovo in classi differenti.

Nei primi due anni la nostra amicizia raggiunse l’apice, eravamo sempre tra le migliori della classe, ma ora avevamo campi d’azione nuovi e intriganti: i complessi rock, le feste della domenica pomeriggio in casa di amici, i pomeriggi danzanti in certi locali bolognesi ad ascoltare i complessi beat cittadini… Lei ora aveva un aspetto più femminile, si era lasciata crescere i capelli, amava truccarsi, ma i genitori non ce lo permettevano: era diventata abilissima a truccarsi e struccarsi scendendo le scale o durante i viaggi in tram, con tutti quegli scossoni. A me non interessava il trucco, ma pensavo che non avrei mai avuto il suo coraggio e la sua abilità.

Un altro argomento ora ci univa: i ragazzi! I nostri primi amori per i quali ci coprivamo a vicenda per poter uscire, ognuna sapeva tutto sulle fantasie (molte) e le storie (molte meno) dell’altra e non si lesinavano opinioni e consigli.

Verso la fine della scuola superiore ci allontanammo, complici forse anche le classi diverse: io avevo trovato altre amicizie, poi i guai di famiglia mi rendevano lo studio più faticoso, il tempo per divertirmi era molto calato.

All’esame di maturità, con mia enorme sorpresa, lei fu bocciata; mi arrivarono voci che c’erano stati problemi per il comportamento, chissà…

Io dovetti subito lavorare, non indagai. Negli anni successivi a volte la mia mamma, che incontrava la sua al mercato, mi aggiornava: faceva lingue all’Università (beata lei!)... insegnava alle elementari…

Al mio matrimonio la invitai, non venne, mi mandò in regalo un quadro dipinto dal padre. Anni dopo, credo fossi già a Firenze, seppi dalla mamma che si era sposata, poi, ancora dopo, che aveva divorziato: mi dispiacque molto, ma ripensavo al suo carattere non facile da gestire.

Poi silenzio per tantissimo tempo, fino all’era facebook, quando si può cercare di rintracciare i personaggi di una vita.

L’avevo rintracciata, ci eravamo date l’amicizia, scoprivo qualcosa della sua vita: faceva esperienze interessanti come insegnante, aveva un sacco di amici e spesso rievocava tempi lontani e gloriosi di serate nelle osterie bolognesi, un mondo che io non ho mai conosciuto. Però scoprivo anche che aveva grossi problemi di salute, che si accentuavano anno dopo anno, che la scuola le stava diventando troppo faticosa, finché non è riuscita ad andare in pensione. Allora ha creato su facebook un gruppo molto bello, per far conoscere Bologna, la sua storia, l’arte e le sue bellezze nascoste e ci siamo ritrovati in tanti a leggere, a commentare e, chi poteva, a contribuire.

Spesso ai miei post metteva commenti e riscontri positivi e affettuosi, io avrei tanto voluto andare a trovarla a Bologna, che ci voleva? L’ho fatto per altre amicizie ritrovate…

Ma ogni volta che gliene parlavo lei non mi ha risposto…

Sono arrivata alla conclusione che non volesse farsi vedere così malridotta in salute, in fondo il suo carattere un po’ strano non mi stupiva, ho accettato il suo rifiuto accontentandomi di continuare l’amicizia virtuale e apprezzando le sue belle ricerche e segnalazioni.

Ieri sul gruppo è apparso un annuncio tristissimo: qualcuno ha informato che A. se ne è andata, all’improvviso. Non si sa il perché, le cause… un mese fa si era rotta una clavicola, aveva rallentato i contributi nel gruppo.

Molte sono le persone addolorate… Io ho provato una dolorosa stretta al cuore: lei era molto presente nei miei pensieri e nei miei sentimenti, aveva partecipato così intensamente a tanti miei anni… E’ la vita ineluttabile, ma è tragico lo stesso passare questi momenti, il dispiacere è grande. Cosa potevo fare?

Ho sentito il bisogno di comunicare la notizia a quegli amici e amiche bolognesi che ho rintracciato e che l’avevano conosciuta, così come se potessimo darci idealmente un abbraccio attorno a lei e condividere l’enorme tristezza. E ora ho sentito il bisogno di parlarne subito, qui e di lasciare una traccia di lei e del suo amore per l’arte e le cose belle.

 

 
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UN NUOVO LAVORO

Post n°1695 pubblicato il 18 Luglio 2020 da atapo
 
Tag: cronaca

 

LE SCAMBISTE

 


 

Dal dicembre scorso ho chiuso col fare i mercatini e gli svuotacantine. Con dispiacere, ma ormai dopo cinque anni sentivo che le levatacce, gli spostamenti degli scatoloni, i brontolamenti del marito… erano arrivati a livelli di fatica eccessivi: si invecchia!

Peccato il rinunciare a quell’incontro mensile e altri straordinari dove si trovavano spesso altri venditori/venditrici con cui erano nati affiatamenti, o si rivedevano clienti affezionati.

Poi c’è stato il Covid, stop a ogni iniziativa, nemmeno la passeggiatina mensile a salutare i vecchi colleghi ai banchetti e a cercare occasioni imperdibili, ormai solo come cliente.

Ma ancora ho molte cose da vendere… così ho scoperto un nuovo mestiere.

Ci sono su Facebook gruppi di “scambi”: si creano album con le foto degli oggetti che si vuole scambiare, si scrive cosa si vuole in cambio oppure si cerca qualcosa negli album degli altri, anzi delle altre, perché fino a poco tempo fa le scambiste erano soltanto donne, ora si è timidamente affacciato qualche uomo. Mi sono iscritta a due di questi gruppi fiorentini e… non mi posso lamentare degli affari: certi oggetti vintage, soprattutto stoviglie, riscuotono un buon successo. In cambio ho trovato pirofile, tazze e lenzuoli per la casa in montagna, alcune piantine per il giardino, ci scambiamo anche libri di narrativa; ho messo in scambio borse e foulards che non uso più, ne ho ricevuto collane di pietre dure.

A volte si scambia nelle case di una o dell’altra, più spesso gli appuntamenti sono al capolinea del bus, alle fermate della tramvia, nei centri commerciali dove ci aspettiamo comodamente sulle panchine. Ci sono signore con cui mi sono già incontrata più volte. A volte non è semplice concordare giorni e orari, ma tanto non c’è fretta...

Mi ero inserita timidamente in febbraio, poi si è bloccato tutto, ma ora ho ripreso gli scambi con vigore; si possono anche chiedere beni di consumo se negli album non c’è niente di interessante, così ho fatto provvista di detersivo, farina, zucchero, biscotti per colazione.

Pian piano sto mettendo in scambio non solo oggetti dell’eredità, ma anche cose mie che non uso più.

Insomma, facciamo girare l’economia… senza sborsare un euro ed evitiamo di buttare ciò che non ci serve, ma può servire ad altri!

A me sembra una buona idea, da far conoscere, perché ho scoperto che non esistono gruppi simili in tutte le città: a Bologna per esempio non ce ne sono, con rammarico dei miei conoscenti bolognesi che sarebbero molto interessati alla faccenda.

 

 
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LA CASA IN MONTAGNA

Post n°1694 pubblicato il 12 Luglio 2020 da atapo
 

 

IL PUNTO

 

faggeta verso l'Abetone

 

Io non salgo quasi mai alla casa in montagna, tanto in questo periodo non c'è niente che possa fare, il lavoro è tutto per mio marito all'impianto elettrico. Inoltre quando vado mi innervosisco nel vedere quanto ancora siamo indietro.

Mio figlio aveva telefonato chiedendo se per agosto sarebbe stata abitabile: vorrebbe andarci con Riccardo durante la sua prima settimana di ferie. Era questo il progetto che facevano prima del Covid, anzi, Riccardo sarebbe stato qualche giorno anche solo con noi, mentre suo padre era ancora al lavoro.

Io non ho saputo cosa rispondere, gli ho detto -Parlane con tuo padre.-

Allora abbiamo deciso che ieri saremmo andati tutti in montagna, a vedere in concreto e a fare il punto della situazione. Per l'occasione mio marito aveva sgomberato la cucina, che è diventata abitabile e fruibile, tant'è vero che abbiamo pranzato lì, anche se le provviste le portavamo da casa: insalata di riso, prosciutto e melone. Comunque il frigo funziona, come pure i fornelli.

Mi sembrava un sogno, finalmente seduti normalmente a tavola, con le stoviglie recuperate dagli scatoloni, la temperatura ideale e il sole che entrava dalla porta a vetri; fuori il verde degli alberi del "nostro" bosco.

Nell'esplorazione dello stato della casa abbiamo convenuto che i bagni sono agibili, una camera si dovrebbe riuscire ad apprestarla per agosto, c'è una stanza che per ora è completamente vuota e alla peggio vi si possono portare le brandine da campeggio. Insomma, non sarà così impossibile trasferirci lassù un po' di giorni in agosto.

Tutta la giornata è stata piacevole: abbiamo girato per il paese, dove c'era un'esposizione interessante di reperti e oggetti militari e della vita nel tempo di guerra, abbiamo raccolto i lamponi che cominciano a maturare al limite del bosco, figlio e nipote hanno tagliato l'erba per salire meglio tra gli alberi. Nel pomeriggio abbiamo fatto tutti insieme una camminata lungo un percorso segnato: stradelle, sentiero nella faggeta, aria buona, mille piante da osservare e mille rumori da ascoltare... e non mi sono nemmeno stancata molto, ho collaudato le nuove scarpe comperate per queste occasioni e direi che è stato un ottimo acquisto.

La prossima volta andremo al paese capoluogo a cercare l'ufficio del turismo, dove chiederemo informazioni e mappe per esplorare le possibilità di goderci la natura nel territorio attorno. Questa prossima volta non dovrebbe tardare molto: a sera, mentre si apprestavano a partire, Riccardo ci ha detto: - La settimana prossima sono impegnato (nota: sta dalla mamma), ma quella dopo ancora posso ritornare.-

Mio figlio lo guardava soddisfatto e un po' meravigliato che il bimbo, di solito così timido, si fosse lanciato a progettare il prossimo incontro... meglio così, ne siamo tutti contentissimi!

Io ho detto: -Bene, ti aspettiamo, organizzati come credi meglio, portati anche dei giochi, dei libri, come vuoi...-

E dentro di me facevo i salti di gioia.

Spero proprio che possa essere una bella esperienza e un buon avvio, per questa casa in montagna!

 

 
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VITA DA CALDO

Post n°1693 pubblicato il 07 Luglio 2020 da atapo
 

 

DOMENICHE INFERNALI

 

 

E’ arrivato il supercaldo, tornano le mie domeniche roventi e infernali.

Durante i giorni feriali patisco il caldo, ma ho trovato qualche maniera per alleggerire il patimento: i giretti per la spesa fatti al mattino, così come al mattino è piacevole stare nel mio giardino che è tutto all’ombra. Anche qualche “spedizione” in centro, gli autobus hanno l’aria condizionata e sono abbastanza sicuri: ognuno ha il disinfettante a bordo da spruzzare sulle mani, tutti gli utenti portano la mascherina obbligatoria ed è raro che siano affollati, dato che, per fortuna, nonostante sia luglio la frequenza dei passaggi è rimasta invariata nei giorni feriali. In centro fa caldo, ma quasi tutte le strade hanno un lato all’ombra e le librerie e i negozi hanno anch’essi l’aria condizionata.

Mio marito è quasi tutti i giorni alla casa in montagna per completare quell’impianto elettrico che sta facendo da solo: sembra un lavoro interminabile, non ho la competenza per giudicare se è davvero così complicato, ma la lentezza e la pignoleria che lui mette in qualsiasi sua attività mi fa venire qualche sospetto… Inoltre la quarantena e i successivi problemi di salute ci hanno fatto restare in arretrato di tre mesi, col rischio che nemmeno questa estate potremo rifugiarci a vivere lassù per sfuggire il caldo!

Però il fatto che lui mi lascia sola in città quasi tutti i giorni (io non salgo con lui quasi mai, perché il vedere come siamo indietro mi fa venire il nervoso e la depressione) significa che posso gestire il mio tempo come mi aggrada: uscire, stare rintanata in casa, mangiare, saltare il pasto, decidere cosa fare momento per momento, scegliere qualche attività che mi dia soddisfazione...

Alla domenica invece lui sta sempre a casa: dopo che siamo andati a messa non vale la pena che parta per lavorare lassù mezza giornata. Così rimaniamo rintanati tutti e due, non mi sembra carino lasciarlo solo per andare in giro, magari in qualcuna delle poche manifestazioni estive che stanno attivandosi, inoltre gli autobus alla domenica sono rarissimi, uno ogni mezz’ora se va bene.

Gli anni passati cercavo di insistere perché uscissimo in auto per qualche gita o qualche sagra, anche solo per prendere un gelato in collina, spesso si finiva per litigare perché lui voleva stare rintanato, ma talvolta riuscivo a smuoverlo, poi a fine giornata era soddisfatto di essere uscito… ora non me la sento: si fa forte del fatto che tutti i giorni è fuori quindi la domenica vuole stare in casa e in questo lo capisco.

Così non ho la forza di chiedergli nulla. Il suo essere a casa significa passare la giornata nel buio completo: entro le 10 mi rimprovera perché non ho ancora chiuso tutte le finestre, vetri e persiane, e le vuole riaprire solo all’ora di cena. E’ per sfuggire il caldo, non abbiamo l’aria condizionata e ci aiutiamo coi ventilatori nelle stanze in cui soggiorniamo, però al mattino nelle stanze a ovest si potrebbe tenere aperto di più, soprattutto se c’è vento, visto che le piante del giardino aumentano l’ombra, così almeno si ricambierebbe l’aria… Invece no: per lui conta l’orologio, non il clima che c’è effettivamente fuori.

Queste domeniche pomeriggio estive mi tolgono il fiato, mi sembra davvero di essere nell’anticamera dell’inferno. Lui passa le ore stravaccato sul divano, al buio, a guardare telefilm e partite di tennis alla televisione, io cerco di inventarmi qualcosa per sopportare il tempo che non passa mai: leggo, “viaggio” in rete, a volte scovo qualche film da vedere, purtroppo il cucinare è tabù, forno e fornelli sono insopportabili.

E quando mi capita di vedere immagini di spiagge, di mare… mi viene su un nervoso… perché mi fa pensare che finché la casa lassù non sarà a posto non si mettrà mano al camper… e finché non si sarà revisionato e controllato il camper NIENTE MARE!

 

 
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PRIMO VIAGGIO

Post n°1692 pubblicato il 01 Luglio 2020 da atapo
 
Tag: viaggi

 

UN’ ALTRA BOLOGNA

Il grande cedro a villa Ghigi

Ora che sono arrivate le copie del mio libro, mi dedico alla loro distribuzione. Ho scritto una lista di persone a cui voglio donarlo, i nipoti innanzitutto, poi alcuni amici e amiche, questi ultimi vanno rintracciati e pian piano lo sto facendo, è un bel modo per tornare a incontrarsi in questo post-Covid e per salutarci prima delle vacanze. Li contatto pian piano, fissiamo un appuntamento perché, dico, ho una sorpresa da consegnargli, poi quando ci vediamo dò loro il libro, suggerendolo scherzosamente come lettura per l’estate. Offrire un ricordo di me alle persone care: è stato questo lo scopo del mio lavoro, finora ho visto tutti sorpresi e contenti.

Qualcuno di loro abita a Bologna, per incontrarli ho organizzato una gita in treno: il primo viaggio dopo la quarantena, una prova per me che ancora mi sento timorosa quando vado in giro, non sopporto che la gente mi stia troppo vicina, non ho superato i timori del contatto con le persone. Però mi sono fatta forza e sono partita.

Stavolta, complice il bel tempo, il caldo e la precauzione dei distanziamenti, gli incontri non sono stati in musei o mostre, ma all’aperto e così ho finalmente visitato un parco in cui non ricordo di essere mai andata quando abitavo là: ma dal 1981 di giardini e parchi nuovi ne hanno fatti!

Questo è enorme, si chiama villa Ghigi, occupa praticamente due colline, alterna zone boscose e altre di prati. Era un antico possedimento di nobili, mi pare, restano anche residui di frutteti e alberi di rusticani, quelle piccole prugne rosse, così piccole che sembrano ciliegie grosse e solo la foglia diversa ti indica la differenza. Sono i frutti selvatici delle scorribande nei campi ai tempi della mia infanzia, spesso i rusticani sono aspri, ma lì no, avevano appena un inizio di dolce che era squisito, quasi dissetante. Perchè, e qui viene il bello, a villa Ghigi si possono tranquillamente raccogliere e mangiare, dai rami (quelli più bassi) alla bocca! Così la passeggiata ha preso un sapore di vissuti lontani, che ben si accompagnava alle rievocazioni scritte nel mio libro…

Le rare panchine all’ombra naturalmente erano tutte occupate, ma all’ombra degli alberi si stava benissimo a sedere comodamente sull’erba, con le carezze di un venticello gentile, a chiacchierare e ammirare la natura rigogliosa e il cielo luminoso. Peccato dover scendere di nuovo in città… che non è per niente affollata, ma vuoi mettere, lassù era tutt’un altro mondo.

E dopo il pranzo leggero in un ristorante mai collaudato e trovato buono, un altro giardino, stavolta privato, in una zona della pianura, che attornia un’altra villa di nobili ora trasformata in appartamenti, quasi nascosta, tra tutti gli alberi secolari, dagli stradoni trafficati e la vegetazione folta attenua i rumori. Molto bello e riposante anche qui. Insomma, posso dire che questa spedizione bolognese stavolta è stata davvero particolare: invece della tradizionale “Bologna la rossa” posso dire che ho goduto di “Bologna la verde”!

Poi, al ritorno, di sera il vedere allo specchio i segni di una leggera abbronzatura dove la maglietta lasciava la pelle scoperta, tutto merito della passeggiata a villa Ghigi, dà un valore aggiunto alla bella giornata. Mi sono proprio coccolata un po’: la prima abbronzatura della stagione mette allegria, è una positività di buon augurio per l'estate.

 

 
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