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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Maggio 2016

L'amore in un libro(24esima parte)

Post n°1181 pubblicato il 29 Maggio 2016 da contastorie1961

Quando riaprì gli occhi, Virginia era nuovamente distesa sul letto. Accanto a lei, Lucas stava parlando col professor Stewart, i volti chiaramente preoccupati. Fu proprio il medico ad accorgersi del suo risveglio. Mostrando un sorriso tirato, si avvicinò e le prese una mano.-Lucas mi ha detto di averti trovata riversa a terra. Non devi farlo mai più, Virginia, sei ancora debole e hai bisogno di assistenza, porta pazienza per qualche giorno-La ragazza guardò sia l'uno che l'altro, quindi scosse la testa.-Lei era qui- disse con voce flebile.-Lei chi, Virginia?- intervenne Lucas.-Agata. Io...io non l'ho vista, ma...ma lei mi parlava, e...e diceva cose assurde, io...io...-Non riuscì a terminare la frase. Portandosi le mani al volto si girò su un fianco, quindi iniziò sommessamente a piangere. I due si scambiarono un'occhiata significativa, poi il medico annuì e lasciò la stanza. 

Lucas si sedette sulla sedia e rimase in attesa, sino a che Virginia non si voltò di nuovo. Il giovane fisioterapista provò un moto d'affetto misto a compassione per lei. Sul suo volto, lesse un terrore e un'angoscia di difficile comprensione, almeno da parte sua.-Non mi credete, vero? Ma io non sono pazza, Agata c'è, esiste! E anche se in questo momento non la sento ne vedo, so' che lei è qui, lei ha tanta pazienza- disse con una vocina da bimba impaurita. A Lucas si gelò il sangue nelle vene. Era come se, a pronunciare quelle parole, fosse stata un'altra persona.-Tra poco il professore Stewart tornerà a visitarti, ma non sarà solo- disse, chiaramente a disagio.Virginia scoppiò in una risata sguaiata e, in quel istante, Lucas ebbe veramente paura. C'era qualcosa di sbagliato in lei, e anche se non aveva mai creduto al sovrannaturale, iniziò a pensare che qualcosa di strano e terribile si fosse impossessato del suo corpo.-Uno strizzacervelli, vero?- stavolta il tono era tornato a quello dolce e melodioso da bambina.-Allora pensate veramente che sia pazza- disse portandosi il pollice alle labbra e iniziando a succhiarlo. Nel contempo, altre lacrime, sgorgarono dagli occhi spalancati oltre ogni misura.A Lucas venne la pelle d'oca. Improvviso, il desiderio di fuggire si fece pressante e immediato. Scostando la sedia, si alzò e si diresse verso la porta.-Hai paura, vero?-Di nuovo quella voce infantile, subito seguita dalla risata sguaiata, terribile, diabolica.-Cerca di riposare- disse Lucas senza voltarsi. L'avesse fatto, temeva che Virginia potesse leggere, nei suoi occhi, tutto il terrore che stava provando.

Si sentiva spossata, svuotata di ogni energia. La propria mente aveva registrato la presenza dei due uomini, ma ogni parola detta si era come dissolta, non ricordava nulla.

-Non avrei voluto farlo, ma è stato necessario-Virginia s'irrigidì.

Seduta dove poco prima si trovava Lucas, Agata la stava fissando con un mezzo sorriso. Come lei, sembrava affaticata e sofferente, si passò una mano sulla fronte sudata. Fece per aprire bocca, ma Agata la fermò con un gesto.

-No, non cercare di parlare, ma è proprio come stai pensando. Ho dovuto prendere il tuo posto, spero tu possa capirlo. Quel Lucas si sta innamorando di te, e sta iniziando a capire qualcosa. Non posso permetterlo, di questo te ne rendi conto, vero?-

Virginia scosse la testa, cercò di nuovo di parlare ma scoprì di non riuscirvi.

-Entrare in un altro corpo non è così facile, non come in quei film da quattro soldi che ci hanno sempre propinato. Occorre molta pratica e impegno, dedizione e forza fisica-

Virginia spalancò gli occhi e tentò ancora di parlare, inutilmente.

-Lo so', è dura da accettare, e comprendo il tuo terrore, ma ci farai l'abitudine- continuò Agata.-Però, adesso, ho bisogno di riposare anch'io- concluse fissando la porta.-Sta arrivando lo psichiatra, buona fortuna-

 
 
 

Le immagini nei ricordi

Post n°1180 pubblicato il 28 Maggio 2016 da lascrivana

 

Eppure, nonostante la freddezza di un monitor, o di un qualsiasi altro aggeggio virtuale che reagisce solo a comando; esiste uno spazio temporale, dove i sentimenti prendono forma e consistenza.

In codesto luogo, s’incamerano le memorie … memorie che hanno il sapore e l’odore dell’essenza.  Se chiudo gli occhi, mi sembra persino di vederla … di sentirla.

Sentimento palpabile che ha generato allegria, tristezza, tenerezza, affetto, amicizia; senso di protezione e motivo di preoccupazione e ansia.

Se non basta tutto questo a far sentire reale un sentimento, allora cosa manca?

L’immaginazione, ha dato volti e aspetti, che forse non corrispondono alla realtà; ma, che comunque con il tempo, perderanno consistenza come nel reale.

Non ricordo più chiaramente il volto di mio padre, di mio fratello, o degli amici cari che ho perso in questa vita; eppure non ho dimenticato le loro parole … le loro manifestazioni d’affetto; quel loro modo singolare di farmi sentire parte integrante del loro mondo.

Nella stessa e identica maniera, ha preso sostanza il ricordo del tempo condiviso con alcuni cari amici del virtuale.

Il vero sentimento, arricchisce chi lo dona.

Le emozioni provate, sono la moneta che ripagano la sensibilità.

Mi auguro di conservare sempre una mente capace di andare oltre.

Laura

 

 

 
 
 

L'amore in un libro(23esima parte)

Post n°1179 pubblicato il 26 Maggio 2016 da contastorie1961

-Mi dispiace, mi dispiace tanto, Virginia-

Visibilmente a disagio, il professor Stewart lasciò la stanza lasciandola sola con Lucas.

-Io...io non ci credo- mormorò la ragazza.

Togliendole il giornale dalle mani, il fisioterapista lo appoggiò sul comodino.

-Una vera tragedia, ma tu adesso devi pensare solo a guarire-

Asciugandosi le lacrime dal viso, Virginia scosse piano la testa.

-Sono io la causa, stanno morendo tutti per colpa mia-

-Ma non dire sciocchezze!- s'inalberò Lucas.

-Sei impossibilitata a muoverti, hai subito grossi traumi, come potresti essere tu la causa?-

Rendendosi conto di aver alzato troppo la voce, il giovane le prese la mano.

-Scusami,non era mia intenzione-

-Spero solo non abbiano sofferto- proseguì Virginia come se non l'avesse udito.

-Nell'articolo,c'è scritto che sono state le esalazioni a ucciderli, non hanno sofferto, stai tranquilla- continuò Lucas.

-Adesso cerca di riposare, tornerò tra un paio d'ore-


Rimasta sola, Virginia riprese il giornale e rilesse nuovamente l'articolo.


Tragedia in un condominio popolare

in pieno centro cittadino.

Nella notte di ieri, un violento incendio

si è sviluppato in un appartamento

del secondo piano. La causa più probabile,

secondo il comandante dei vigili del fuoco,

potrebbe essere un corto circuito,

ma ogni possibilità non è stata ancora esclusa.

A perdere la vita nel rogo, i componenti di

un'intera famiglia, padre, madre e

l'unico figlio.


Virginia lanciò il giornale a terra. L'immagine degli zii e del cugino, arsi vivi, le passò di continuo dinanzi agli occhi. Si sentì in colpa per come li aveva trattati, provò un rimorso tremendo, non poté farne a meno. Ma Lucas aveva ragione, come poteva essere responsabile di tutto ciò?

-Siamo a metà dell'opera mia cara, sta andando tutto bene-

Virginia riconobbe immediatamente la voce ma, nonostante questo, si rifiutò di aprire gli occhi, non voleva vederla.

-Vattene,non voglio più vederti!-

-E infatti non puoi vedermi, ma sentirmi si- rispose la voce.

Automaticamente,Virginia dischiuse le palpebre e si guardò attorno. La stanza era vuota, non c'era alcun dubbio.

-Dove sei?- disse con voce roca.

-Non ha importanza, quello che conta è che tu abbia bene in mente ciò che sta avvenendo-

Impaurita,ma ben decisa a non farsi sopraffare, Virginia si mise a sedere sul letto.

-Tu non esisti, sei solo il frutto della mia mente malata!- disse avoce alta.

-Non la pensavi così, sino a poco tempo fa-

Appoggiandosi al deambulatore, Virginia scese dal letto.

-Sei solo il personaggio di un libro, una detenuta che ha commesso un reato ed è stata liberata, nulla più!-

-Sei una sciocca se pensi di offendermi con queste cose, tu mi hai evocato, tu hai voluto il mio aiuto, ed ora vorresti rinnegarmi. Non funziona così, Virginia- rispose la voce.

Sudata e ansante per lo sforzo, la ragazza iniziò a girare per la stanza.

A me piaceva il libro, e il tuo personaggio mi aveva affascinato, ma non mai pensato di evocarti, cosa cazzo vuoi da me!-

Silenzio.

-Cosa cazzo vuoi da me!- ripeté Virginia con più energia.

-Sto'solo aiutandoti a realizzare ciò che hai sempre voluto-

Virginia scoppiò in una risata isterica.

-E cosa avrei sempre voluto? Sterminare tutta la mia famiglia?-

-Esatto,Virginia. Tu sei malata, e nella tua pazzia stai riuscendo nel tuo intento, grazie al mio aiuto-

Le gambe le cedettero, mentre la presa sul deambulatore divenne improvvisamente incerta.

Nel crollare sul pavimento, con la coda dell'occhio riuscì a scorgere una sagoma alla sua destra.

-E non è ancora finita, Virginia-

 
 
 

Custodire.

Post n°1177 pubblicato il 26 Maggio 2016 da lascrivana

Tenere i pensieri sotto chiave

la parte intima di noi

Quella che fa una gran fatica a rivelarsi

 

che cuce la bocca per paura di ferire

camuffando l’espressione di dissenso

con una spessa coltre di cortesia

 

Mi domando che fine fanno

tutte le parole non dette

Il disprezzo non ostentato?

Eppure ... dopo qualche giorno

Tutto sparisce

Si dissolve

L’aria diventa più respirabile

e io… torno finalmente

 a dare in pasto me stessa

al lettore disattento

Che passeggia indifferente 

sulle frasi scomposte

Che come note confuse

deviano e disperdono

Qualcuno si ferma

curioso e attento

Fruga tra i pensieri sconnessi

e trova la sua espressione

Quella che darà un senso

al mio esternarmi.

Laura

 
 
 

L'espressione che inganna e rivela.

Post n°1176 pubblicato il 24 Maggio 2016 da lascrivana

Non è facile abbandonarsi al sogno, specie quando la realtà tende ad ancorarti sulla terra ferma. Non è chi sogna fugge dalla realtà; bensì esprime senza interruzioni la sua vera essenza. Spesso, a causa dell’ambiente ostile e limitato che ci circonda, si ha difficoltà a esprimersi in piena totalità.

Il sogno, la lettura, l’espressione dell’immaginazione in qualsiasi campo artistico, ci permette di esternare il nostro mondo interiore.

La pittura, a volte incomprensibile per chi la guarda dall’esterno, assume un significato più profondo per il creatore: può celare la sua essenza, attraverso un linguaggio astratto e deviante; lo stesso dicasi per la musica e la danza.

Per la scrittura, tutto diventa più trasparente: l’autore, in un modo o nell'’altro, esprime chiaramente i propri sogni, desideri, frustrazioni e ambizioni.

Gli artisti, più penalizzati da questo punto di vista, sono gli attori e i comici: comunque si presenti il loro stato d’animo durante l’esibizione, devono fingere.

Fortunatamente non è il nostro caso, artisti di blogger e del social network (chiaramente per artisti mi riferisco a chi come me cerca d’intrattenere i lettori con le nostre perfomance –anche se scarse- comunque per partito preso. L’intento è quello dello scrittore amatoriale).

 
 
 

L'amore in un libro(22esima parte)

Post n°1175 pubblicato il 22 Maggio 2016 da contastorie1961

Un mese dopo 

-Ok, per oggi può bastare- Sfinita, Virginia si sedette sulla panca e lasciò andare il deambulatore. -Stai facendo notevoli progressi, sono molto fiero di te- Il sorriso di Lucas era sincero oltre che molto affascinante. Il giovane fisioterapista, le poggiò le mani sulle spalle e le accarezzò i capelli. Anche lei sorrise, ma durò lo spazio di un attimo perché subito, un'ombra, le oscurò il volto. -Vorrei che anche Emanuele fosse qui, è solo merito suo se potrò tornare a camminare- Lucas annuì, quindi l'aggirò e le si inginocchiò davanti. -Lo so', quella tragedia ci ha segnati tutti, ma il professor Stewart non è stato da meno, così come la sua equipe- Annuendo a sua volta, Virginia non poté evitare che una lacrima le scendesse lungo la guancia. Già, Emanuele...e sua madre. -Riportami in camera, ti prego, sono esausta- 

Più tardi, nella solitudine della propria stanza, Virginia ripensò a quegli ultimi trenta giorni. Una volta trasportata in ospedale, Emanuele aveva subito effettuato tutti gli esami. -I parametri sono tutti a posto, inutile attendere oltre- le aveva detto la sera prima dell'intervento. Lei aveva annuito, quindi gli aveva chiesto di sua madre. -Ha detto che l'ospedale le mette ansia, ma che domani sarà presente- Virginia aveva scosso la testa. -Quale onore!- -Non essere troppo dura con lei, in fondo ti vuole bene. Per rassicurarla, l'ho invitata a cena questa sera. Cercherò di parlarle e farle capire quanto ancora hai bisogno di lei- furono le ultime parole che gli sentì pronunciare. Terminata la cena infatti, Emanuele si era apprestato a riportare sua madre in albergo. Lungo uno degli ampi viali della città americana, un ubriaco non aveva rispettato lo stop e aveva centrato in pieno la loro automobile. Per Emanuele non c'era stato nulla da fare, era morto sul colpo. Sua madre invece, nonostante le gravissime ferite riportate, era stata trasportata nello stesso ospedale in cui si trovava ora. 

Nonostante il prodigarsi dei medici, la diagnosi era stata devastante e inequivocabile: coma irreversibile. Tutte cose che il professor Stewart, collega e membro della squadra di Emanuele, aveva deciso di non rivelare a Virginia e procedere ugualmente con l'operazione. Solo in un secondo tempo, a distanza dall'intervento, ne era stata informata. Se per Emanuele aveva pianto lacrime amare, per sua madre non aveva provato nulla, che fosse diventata un mostro? -Coma irreversibile, questo significa che...- aveva chiesto a Stewart con un filo di voce. -Significa che non si risveglierà mai più, Virginia, mi spiace- aveva terminato per lei il medico. -Tuo padre ha già dato il consenso per l'espianto degli organi, sarà qui tra un paio di giorni- E così era andata. Staccata la spina, a sua madre erano stati espiantati cuore e reni. “Per la prima volta in vita sua, ha fatto del bene a qualcuno” Aveva esclamato Virginia una volta informata dal padre. Distrutto dal dolore, e incapace di qualsiasi reazione, quest'ultimo era rimasto in silenzio e aveva lasciato l'ospedale. Era ripartito il giorno dopo, senza nemmeno passare a salutarla. Per Virginia era stato un sollievo. Non l'aveva mai considerato come un padre, ma solo come colui che aveva contribuito a metterla al mondo, nulla più. 

Ora, a distanza di qualche giorno, si sentiva sola ma viva, anche se un cruccio continuava a roderle dentro. Sentiva il disperato bisogno di rivedere Agata. Era ancora convinta che non si fosse trattato di un frutto della sua immaginazione, Agata c'era, esisteva e voleva rivederla a tutti costi. Fu con quel pensiero che, stanca per gli esercizi, si addormentò e... 

Fuoco, fumo, caldo soffocante. Sospesa a mezz'aria, Virginia sembrava essere immune da tutto questo. La casa gli era famigliare, tuttavia non riusciva a collocarla al posto giusto. Aveva come la sensazione di esserci già stata, ne riconobbe le stanze, i mobili che bruciavano come tizzoni, così come i corpi...oh mio Dio...erano erano... 

Balzando sul letto, madida di sudore, Virginia ebbe la sensazione di non poter respirare. Nello stesso istante, la porta si aprì e il professore Stewart, accompagnato da Lucas, si precipitò al suo capezzale. Tra le mani teneva un giornale italiano, la Stampa di Torino.

 
 
 

Strani sogni.

Post n°1174 pubblicato il 22 Maggio 2016 da lascrivana

 

Anche quando dormo, la mia mente galoppa, e la mia immaginazione continua a farmi rivivere vite differenti.

Questa notte ho sognato di un tizio che teneva nascosto in una stanza un lupo.  Di tanto in tanto, decideva di farlo uscire per spaventare un po’ la gente. In un primo momento, questo lupo mi si attacca ai polpacci. Non sento il morso dei suoi denti, solo un accanimento giocoso. In ogni caso io ho paura salgo sul tavolo  -cosa ci facesse un tavolo in una stanza completamente vuota, non ne ho idea-.  Spaventata, io mi barrico nella stanza e la chiudo a chiave; non solo, pensando che questo non fosse abbastanza, spingo il tavolo addosso alla porta –come se il lupo avesse la forza di abbattere una barricata-.

Nonostante dentro mi senta al sicuro, dopo un po’ l’aria diventa pesante e inizio ad annoiarmi. Pazientemente, sposto il tavolo e apro la porta. Decido di trascinarmi il tavolo dietro, così se rincontro il lupo, ci salgo sopra.

Non appena rimetto piede fuori dalla porta, il bastardino esce  dalla sua.  Ha un’aria furba e un sorriso beffardo.

Prima di avvicinarsi a me, si accuccia ai piedi della nonnina, che ne sogno era interpretata da mia madre, e solleva il viso fino alla sua guancia come a volerle dare un bacio.

-Hai visto quant’è buono? Dai Laura, non avere paura-.

-Fossi matta!- esclamo accingendomi a salire sul tavolo.

Il lupo, dal canto suo, mi guarda; e con gli occhi sembra dirmi: - Se pensi che non sia capace di raggiungerti lì sopra, ti sbagli di grosso; aspetta e vedrai che bella sorpresa ho in serbo per te-.

A questo punto del sogno, mi sveglio. 

Chissà cosa mi avrebbe fatto se fossi rimasta ancora nel sogno?

Laura

 
 
 

Qualcosa la odio anch'io.

Post n°1173 pubblicato il 20 Maggio 2016 da lascrivana

Mi piaceva tenerla tra le mani. La sua forma affusolata, l’aroma invitante;

l’accendevo impaziente, con le mani tremanti e il cuore in subbuglio.

Ne aspiravo una profonda boccata. Dopo un paio di tirate, finalmente i miei nervi iniziavano a rilassarsi, e la testa mi girava piacevolmente.

Non ne ho fumate tante, solo qualcuna che rubacchiavo qua e là.

Stanotte ho sognato che fumavo una sigaretta mentre tuffavo piccoli big Jim in una vasca piena di acqua limpida.

A pensarci bene, l’altra notte, ho sognato di esserci io in quella vasca colma d’acqua; così piena da esserne sommersa fino alla testa, rischiando persino di soffocare.

Tanta la rabbia, quasi da sentirne un dolore fisico. E’ facile passare da una sigaretta a uno spinello e poi a qualcos’altro; giusto una volta, solo per sapere cosa si prova. Beh! A questo punto mi bevo pure una birra, o un bicchierino.

Ormai ci sono dentro no?Un po' come fanno tutti i frequentatori abituali di pub.

Non iniziate a crearvi strane congetture, qualsiasi cosa vi sia passata per la testa, resettatala.

A un certo punto della serata, quando ormai sono bella e cotta, mi ricordo che devo rientrare a casa. Dovrei stare da Dio nel momento in cui salgo sulla macchina, e più che guidare un’auto, mi sembrerebbe di pilotare un aereo.

A quel punto l’immaginazione non serve più: l’alcool e il fumo hanno reso tutto più reale.

Poiché sono su un aereo, non vedo più curve, e nemmeno macchine che mi vengono incontro.

Rilassatevi, non ho mai avuto un’esperienza del genere; anche se l’altro giorno, mi stavo schiantando sul serio con l'auto.

E’ stato solo un attimo; sufficiente perché essa sfuggisse dal mio controllo.

Ho sbandato paurosamente. In quel momento non ho pensato ad altro che a come riuscire a tenerla sotto controllo, cercando di rammentare tutti i suggerimenti imparati durante il corso di scuola guida, per rimetterla sulla carreggiata.

Ci sono riuscita, e dopo pochi metri, mi sono fermata nell’aria di sosta.

Sono scesa dalla macchina tremante e felice.  Ne ero uscita illesa e senza che l’auto si fosse fatta un graffio, anche se poi nemmeno si sarebbe notato tra quelle ammaccature già esistenti.

Se io avessi bevuto o fumato erba, quante possibilità avrei avuto di uscirne viva?

Zero.

Sono arrivata a odiare l’alcool e il fumo; vorrei distruggere tutto quello che porta i ragazzi lontano da se stessi. Talmente lontano, da non riuscire a trovarli più.

Qualcosa, a quanto pare, la odio anch'io.

 
 
 

E se fossi di nuovo io?

Post n°1172 pubblicato il 19 Maggio 2016 da lascrivana

 

Mi capita di sovente di pensare quale fine faremo al termine di questo percorso di vita terrena. Ultimamente, cosa che va al contrario di qualsiasi tipo di religione, mi ha sfiorato l’idea che questo nostro viaggio, non potesse mai terminare.

La metafora sta nel piantare nello stesso terreno sempre lo stesso grano. Un po’ come succede con il resto delle altre verdure: si riutilizza lo stesso seme che le stesse piante hanno prodotto.

Ora, metti caso che tutto quello che faccio in questa vita, si ripercuoterà su quello della mia esistenza futura: torna comodo il Vangelo.

Sicuramente se sarò buona, dopo la morte, la mia essenza potrà rivestire un corpo sicuramente migliore; se invece, mi comporto egoisticamente e crudelmente, la mia vita futura potrebbe essere tormentata con gravi deficit fisici e morali.

Badate bene che sto esprimendo solo un’opinione personale, non fondando una nuova religione.

Sarà perché faccio una gran fatica ad accettare l’idea di lasciare questo mondo. Amo troppo la vita per farmene una ragione.

 

 

 

 

 
 
 

L'amore in un libro (parte ventunesima)

Post n°1171 pubblicato il 18 Maggio 2016 da contastorie1961

Peter e sua madre sprofondavano abbracciati. Quando si accorsero della mia presenza, spalancarono gli occhi e si misero ad agitare le braccia,col solo risultato di affondare ancor più velocemente. Non provai alcuna emozione per loro, mi erano del tutto indifferenti. Gli zii,poco distante, mi guardarono nello stesso modo con cui mi avevano accolto nella loro casa. La zia, inclinando la testa di lato, mirivolse un'espressione caritatevole e dispiaciuta al tempo stesso,una lacrima le scese lentamente sulla guancia. Lo zio, al contrario,non abbandonò l'aria severa e accusatrice che non avevo mai visto mutare nel mio pur breve soggiorno. Non parlò, ma i suoi occhi lo fecero per lui.

Ti conviene tirarci fuori di qui, altrimenti...” sembrava che dicessero.

Mio cugino, pallido da far paura, congiunse le mani e le rivolse nella mia direzione, a mo' di preghiera.

Smetterò con quella schifezza, lo giuro, ma aiutami, ti prego!-

la supplica mi giunse chiara, anche senza bisogno delle parole.

Poic'era mia madre. Patetica nel battersi la mano sul cuore, mi guardò come se fosse una priorità portarla in salvo per prima. Questo avrebbe dovuto intenerirmi, in fondo si trattava di colei che mi aveva messa al mondo. La ignorai.

Per ultimo restò Emanuele. Il suo sguardo era del tutto inespressivo,sembrava non gli importasse nulla di essere in quella situazione,praticamente in punto di morte. Ed era anche l'ultimo che avevo conosciuto, un bel uomo che mi aveva affascinato e su cui avevo fantasticato.

Distolsi lo sguardo, concentrandolo su qualcosa che si trovava ai miei piedi.L'afferrai. Si trattava di una corda, abbastanza robusta e lunga da poter arrivare alla pozza di sabbie mobili. Ma avevo solo quella e,anche agendo in fretta, avrei potuto salvare solo uno di loro.

Maledetta!”dissi ad alta voce. Speravo che,insultandola, Agata potesse riapparire, ma ciò non accadde.

Non posso...non posso” dissi questa volta a bassa voce. Gettai la corda a terra e mi voltai. Difronte a me, la boscaglia sembrò aprirmi un passaggio, m'incamminai.



-Virginia...Virginia...-

La voce, ovattata e indistinta, sembrò giungere da lontano. Cercai di sollevare le palpebre, ma erano troppo pesanti e vi rinunciai.

-Non sforzarti, Virginia. Siamo quasi arrivati, tra non molto potrai riposare in un comodo letto-

Era di una donna, ma non riuscii ad associarla a nessun volto.

-E'ancora sotto l'effetto dei sedativi, ma una volta atterrati sarà completamente sveglia-

Un'altra voce, diversa dalla prima, stavolta di un uomo.

Fu il profumo ad aprirmi la mente, un aroma che avevo già sentito e che mi piaceva particolarmente.

Gli scossoni del aereo, mia madre che si avvicinava, la sua caduta e il sibilo assordante, tutto venne a galla in un istante.

Spalancandogli occhi, mi alzai a sedere di scatto.

-Emanuele!-urlai. In realtà, ne uscì un suono rauco che mi bruciò la golae mi fece lacrimare gli occhi. Non era stata una mossa felice. La testa iniziò a girarmi vorticosamente, mentre una violenta nausea mi mise sottosopra lo stomaco.

-Calma,Virginia, stai calma-

Posandomi una mano dietro la nuca, Emanuele mi aiutò a distendermi nuovamente.

-Mio Dio, dottore, ma cosa diavolo le ha dato?- disse mia madre. Si,perché avevo riconosciuto anche lei, tutto stava tornando al proprio posto.

-Un normale sedativo, probabilmente le turbolenze hanno fatto il resto.Mi sembra che sia la prima volta che Virginia viaggia in aereo, molti soffrono il mal d'aria- liquidò la questione Emanuele.

L'atterraggio avvenne regolarmente, senza sorprese. Una volta a terra, fui caricata su un'altra ambulanza ma, questa volta, fu Emanuele a prendere posto accanto alla barella.

-Ho preferito mandare tua madre davanti. E' troppo ansiosa e finirebbe per innervosire tutti- disse con un sorriso.

Io non risposi. Ero ancora troppo sconvolta da quel incubo, ma era stato davvero un incubo?

Dov'era Agata, perché non si era fatta più vedere?

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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