ricomincio da quipoesie prose e testi di L@ur@ |
UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.
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Messaggi di Marzo 2014
Post n°828 pubblicato il 30 Marzo 2014 da lascrivana
La nave stava cambiando rotta: io e la mia flotta, navigavamo in religioso silenzio. Sentivo che questa volta il vento ci avrebbe condotto in una destinazione migliore; ma l’oneroso bagaglio che ci stavamo portando dietro debilitava le nostre forze e il nostro spirito. Nonostante tutto, la piccola fiammella che ardeva in noi, non smetteva di illuminare le nostre speranze. Osservai la truppa scavando tra le loro rughe e squarciando il velo che ricopriva il loro sguardo. Cercai invano di capire se erano loro che avevano scelto me; o io che avevo scelto loro? Poi, mi venne spontaneo domandarmi chi fossi realmente io! Io ero il diario di bordo; quello che il capitano teneva segregato tra le sue cose più intime. Avevo raccolto le confidenze di ognuno e li avevo miscelati nella clessidra del tempo: la, dove ognuno pativa per la disgrazia dell’altro e gioiva per la sua fortuna. Non mi sorprendeva, che nonostante la vita avesse provato più volte a dividerci, eravamo ancora tutti assieme. E non mi dispiaceva nemmeno l’idea che altre persone avessero cercato di far parte della nostra flotta e seguirci. Beh! A questo punto ritorna a far capolino l’ennesima domanda: erano loro ad aver scelto noi; o noi ad aver scelto loro? Tutto sommato, aveva poco importanza; anche perché avevano sostituito quelli che: o per propria scelta o perché costretti, avevano abbandonato la nave. Mi sporsi dalla balaustra per osservare meglio l’immensità del mare; grazie al cielo sereno e al clima mite, era davvero spettacolare con quel blu intenso costellato da una miriade di lapislazzuli argentati. Laura |
Post n°827 pubblicato il 27 Marzo 2014 da lascrivana
Camminavo con lo sguardo perso verso quegli orizzonti infiniti; rivolgendolo, di tanto in tanto,anche alle case: osservando con tristezza quelle persiane chiuse, e le porte sprangate. Sapevo già che ormai non era più necessario affacciarsi alla finestra per comunicare con la vicina: bastava accendere la scatola elettronica per spalancare le persiane sul mondo. Mi domandavo che fine avesse fatto il profumo della terra? E la bellissima sensazione del vento che ti accarezza il viso? Solo poche parole scambiate con qualche passante distratto, che regalava sorrisi al suo freddo iphone. Non avevo bisogno di sapere null’altro: il mondo tecnologico ha inghiottito i nostri sorrisi; il profumo della terra; la brezza del vento e il calore di un abbraccio. Fu facile abbandonarmi in quell’ambiente selvaggio che mi circondava. Con la mente bambina vagavo tra i prati fioriti alla ricerca dei papaveri rossi e a catturare farfalle variopinte. Mi rivedevo con la testa china su una margherita, mentre la sfogliavo in un ipotetico, m’ama non m’ama; furbamente facevo sempre in modo che il risultato fosse sempre “m’ama”. Non mi è mai piaciuto lasciare al caso ciò che potevo controllare io. Laura |
Post n°826 pubblicato il 25 Marzo 2014 da lascrivana
Il viaggio a piedi è sicuramente più lungo; ma ti da la possibilità di vivere ogni piccolo dettaglio del percorso: odori, rumori, sapori e colori.Tutti i sensi sono in allarme;persino il tatto! In più offre l'opportunità d'incontrare persone nella propria abitazione e sostare per bere un caffè facendo due chiacchiere. Oggi, rispetto a ieri, si è ridotta notevolmente, la comunicazione tra le genti. Il dialogo è impersonale,e l'ascolto limitatissimo. S'inveisce l'uno contro l'altro senza nemmeno la chance di un processo; si parla poco chiaro,negando al prossimo qualsiasi possibilità di difesa. Sono del parere che ogni insofferenza taciuta, crea barriere e limita la crescita di qualsiasi ente o istituzione (famiglia compresa). Entrando nelle case delle persone: viene più facile capire chi ci sta difronte. Il guaio è, che quando consenti a qualcuno di varcare il tuo territorio, rischi di subire alle spalle critiche pesanti in merito al tuo habitat; favorendo sempre più l'incontro fuori dalle mura domestiche; mandando così sempre più l'ospitalità a farsi benedire. Il luoghi di ritrovo sono sempre più affollati e rumorosi; la conversazione diventa difficile -nei casi più gravi è assente-. E' difficile riscontrare persone infervorati in un dibattito; solitamente li vedi darsi qualche vaga risposta davanti a un smartphone o a un cellulare sempre acceso -ormai siamo diventati reperibili come i medici del pronto soccorso- è difficile che lo dimentichiamo in un angolo remoto delle nostre tasche o delle nostre borse. |
Post n°825 pubblicato il 24 Marzo 2014 da lascrivana
Tratto dal mio racconto: "Un passo indietro per farne uno avanti". Decisi di lasciare la strada maestra per inoltrarmi nella fitta boscaglia. L’odore di muffa che esalava dal tappeto di foglie secche ammucchiate ai piedi degli alberi: impregnava le mie narici. Mi tolsi silenziosamente le scarpe; quasi come a voler rispettare il letargo degli animali; e tuffai i piedi tra l’umido e il carezzevole del rossastro fogliame. Sollevai in alto il viso verso quell’unico squarcio di sole che s’inoltrava prepotente tra le fitte cime degli alberi. Chinai la testa e mi misi in cammino; senza una meta fissa: con gli occhi sognanti e persi nella vana ricerca di un nuovo mondo da esplorare. Sognavo di trovare ai piedi del monte, vicino al ruscello, un paesino inesplorato: capace di badare a se stesso egregiamente; dove tutto si svolgeva di comune accordo, rispettando la saggezza degli adulti: basata sull’esperienza di una vita vissuta umilmente; senza cattiveria, invidia e gelosie; una specie di paradiso terrestre insomma. Un angolo immaginario dove potersi finalmente concedere la pace dei sensi. Bere nell’acqua del fiume senza il rischio di avvelenarsi,lavarsi sotto una sorgente d’acqua naturale: nuda … al riparo da sguardi ambigui e indiscreti; cenare intorno a un focolare, infilando i bastoncini di legno nella carne arrostita; e bere nei bicchieri di terracotta artigianali gustandone la prelibatezza degli alimenti di produzione propria. Lasciarsi cullare dal fruscio delle foglie dai rami mossi dal vento e dallo sciabordio delle placide acque del torrente: rumori ormai persi nel tempo; ma sempre presenti nella mia memoria.
"Una vita agreste priva di quella corsa al progresso che avrebbe visto come esito il nostro regresso umano". |
Post n°824 pubblicato il 22 Marzo 2014 da lascrivana
E fu così che mi misi in viaggio nel mio sogno. Questa volta scelsi il tragitto a piedi. Camminai lungo il viale che conduceva alla spiaggia; li trovai gente di ogni razza e religione che si trastullava al sole. Bambini che si dimenavano giocosi tra lo sciabordio delle onde spumeggianti che si adagiavano sulla battigia. Mi tolsi le comode scarpe in pelle che portavo ai piedi, e affondai la palma nella sabbia umida. L'odore salino impregnava le narici; mentre la leggera brezza marina, mi accarezzava dolcemente il viso; prepotente si insinuava tra i lunghi capelli e li sollevava in larghe ciocche, lasciando la fronte scoperta al caldo bacio del sole. Dopo aver trangugiato un pezzo di pane con formaggio, seduta in riva al mare; mi alzai per rimettermi in cammino prima che calasse la notte. Percorsi la spiaggiasaltellando da un parte all'altra per non disturbare i ragazzi che giocavano a pallone; mentre i loro genitori, seduti intorno a una larga tovaglia distesa sulla rena, banchettavano trincando allegramente con le loro bottiglie di birra. Rivolsi un ultimo sguardo alla distesa del mare, prima di valicare il confine, la, dove si sfaldava la scura argilla del terreno , sovrapponendosi sul chiarore della sabbia: ricordandomi l'invitante miscela dello zucchero e del cacao. Dopo aver percorso qualche chilometro a piedi, optai per una scorciatoia che mi avrebbe consentito di raggiungere prima il sentiero che portava sulla strada: deviando così per su di una collina. Scavalcai la recinzione di ferro spinato; e mi arrampicai in salita: e per aiutarmi, di tanto in tanto sollevavo una mano verso gli arbusti rinsecchiti, che spungevano dall'erba alta e incolta. L'odore acre e pungente dell'erba calpestata mi solleticava le narici; mentre fastidiosi moscerini mi aleggiavano attorno. Accompagnata dal ronzio degli insetti e delle cicale, arrivai in cima alla collina. Diedi una rapida occhiata al viale che si stendeva ai miei piedi: e ripresi il percorso. La discesa era così ripida che a fatica riuscì a frenare il passo: ruzzolando rovinosamente nel folto dell'erba che mi si infilava persino nelle narici. Saltai persino la recinzione, scivolando direttamente sul viale sottostante. Fortunatamente ne uscì illesa: solo qualche graffio qua e la; con qualche strappo ai jeans e la maglietta sfilacciata |
Post n°823 pubblicato il 20 Marzo 2014 da lascrivana
Chissà perché i miei percorsi sono sempre stati in salita: persino nei miei incubi. Da piccola, il mio sogno più ricorrente era una scala ripida: con quasi sempre gli ultimi gradini mancanti. Crescendo,dopo aver preso la patente, l' incubo di non riuscire a frenare la macchina durante la guida, si alternò a quello della scala. Un po' come la storia della nostra vita: ardua e spesso in salita: satura di eventi incontrollabili. (ps: per uno strano caso del destino, nel sogno,l'auto che non frena è sempre in discesa; e se per caso qualche volta è in salita: non riesco a disinnescare la marcia indietro). Laura |
Post n°822 pubblicato il 20 Marzo 2014 da lascrivana
L'apoteosi di un viaggio: Inizialmente, l'uomo, per viaggiare, utilizzò i piedi; almeno fino a che non scoprì che poteva salire in groppa alle bestie -almeno quelle più docili-. Iniziamo a scoprire i pro e contro di un viaggio piedi. Immaginiamo di andare a trovare un amico/a, che abita a un 200 kilometri di distanza. Quanto tempo impiegheremo per raggiungere la sua abitazione a piedi? Se poi ci aggiungi che abitano in montagna: il discorso si complica. E' arrivato il momento di fare un viaggio a ritroso, partendo dall'esperienza dei piccoli tragitti fatti a piedi e immaginando di prolungarli. |
Post n°821 pubblicato il 19 Marzo 2014 da lascrivana
Lo devo solo a te se oggi sono se ho imparato a chiedere perdono A te dalla tempra dura e imponente come la roccia e dall'animo sorprendente come un fiore che sboccia Non condividevo la tua severa fermezza e la tua vulnerabilità mi faceva una gran tenerezza Non sei stato affettuoso e clemente Ma di sicuro eri sempre presente Forse un po' troppo mi soffocavi con la tua premura pensavi di proteggermi chiudendomi tra quattro mura Di te ho ereditato la caparbietà e la fortezza l' umiltà, l'intuizione e l'immediatezza La povertà ti aveva insegnato a dare più valore a tutto ciò che aveva consistenza e colore Il nostro giardino sembrava quello di un rigattiere non buttavi nulla, nemmeno gli avanzi di ieri con quelli cibavi gli animali del cortile e anche quelli che tenevi al sicuro nel fienile Dalla terra ricavavi guadagno e nutrimento lavorando duro senza mai un lamento La tua preghiera mi faceva sentire al sicuro e la fede mi proteggeva come uno scudo Quando alla fine mi hai mostrato la tua debolezza mi sono inchinata davanti alla tua grandezza. Laura
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Post n°820 pubblicato il 16 Marzo 2014 da lascrivana
Mi affascina l’arte e l’intelligenza la genialità nascosta nell’umile presenza Lo spirito straordinario ed eccellente che silenzioso scivola tra la comune gente Esso calza ogni insignificante dettaglio come un vestito di ottimo taglio I suoi occhi scintillanti di pura meraviglia tramutano in oro la grigia fanghiglia Le mani abili immortalano bellezze le menti scaltre accumulano grandezze Opere celebri di sorprendente maestria raccontano dell’artista e della sua arcana follia Perché solo un animo di fervente immaginazione può trasformare la tetra realtà
In una stupenda visione. Laura
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Post n°819 pubblicato il 15 Marzo 2014 da lascrivana
La prescelta. Post n°660 pubblicato il 22 Luglio 2013 da lascrivana
La mora donzella seduta in riva al fiume sfinita e triste si lisciava le piume Un passero solitario raccolse il suo lamento e dalle sue lacrime ne bevve il tormento Fortificato dalla cristallina bevuta In un enorme animale alato esso si tramuta Carica in groppa la mesta fanciulla E della sua schiena ne fa una culla La lascia sprofondare in sonno fatato e la trasporta in un mondo incantato Su una soffice nuvola la adagia dolcemente e con un soffio la spinge nei giochi della mente La protegge da ogni infida creatura per mantenere la sua anima innocente e pura Sempre vicino, costante e paziente le tiene la mano teneramente che stringe forte nella sua zampetta dorata avvolgendola protettivo con la sua spalla alata Per lei, lui è il sole la luna e le stelle Il mare, la terra e le infinite cose belle Dal suo amore perpetuo si lascia guidare In sentieri intrisi di voglia d'amare Dove la passione non è soltanto carnalità ma voglia di vivere la vita nella sua totalità Per lei, lui ha creato un tappeto d'argento per farla camminare al centro del firmamento Ha trasformato ogni sua ora normale Per farle sentire ogni giorno speciale L'ha sollevata da ogni fardello pesante E ne ha baciate le sue mani sante Lei era la prescelta, l'anima anelata colei che avrebbe condiviso la sua vita beata. L@ur@ |
Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:30
Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:29
Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:29
Inviato da: tanmik
il 15/09/2024 alle 05:57
Inviato da: tanmik
il 15/09/2024 alle 05:57