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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Maggio 2017

Epilogo e fine del racconto "Il dubbio è lecito".

Post n°1402 pubblicato il 30 Maggio 2017 da lascrivana

Dopo il primo incontro al cimitero con Nick e Bill, l’uomo che nella vita precedente era stato mio marito, se ne susseguirono altri ancora; fino a che un giorno dopo averli invitati al bar a bere qualcosa insieme, gli rivelai chi ero stata nella vita precedente. Per loro non fu difficile credermi, poiché c’erano cose della vita passata che solo noi tre potevamo conoscere.

Iniziai sin da subito a frequentare la loro casa e a prendermene cura. Poi un bel giorno, mia madre ed io, facemmo le valigie e traslocammo definitivamente nella grande villa di Bill e Nick; chiaramente cedendo al loro continuo invito di trasferirci. Anche Samuel fu informato sulla verità:inizialmente mi prese per una pazza visionaria non volendo vedermi per un mese; alla fine, una mattina di domenica, non sopportando più l’idea di starmi lontano, si presentò davanti alla porta di casa di Bill con una dozzina di rose rosse. Da li iniziò una nuova vita insieme dimenticando il passato e chi ero stata. Ci sposammo dopo pochi mesi, mettendo al mondo una numerosa prole. Di tutta questa storia ciò che ci fu chiaro è,  che l’amore vince sempre sull’orgoglio e sulla morte, tramandandosi di generazione in generazione. Senza di esso l’uomo si sarebbe già estinto come i dinosauri.

 Ci sono persone che su questa terra hanno investito tutto su questo sentimento; ricordando i diversi martiri che ci hanno preceduto, e tutti quelli che sono morti per difendere la libertà dell’individuo e i suoi diritti. Fortunatamente la storia è ricca di eroi, testimoni di un amore gratuito e senza vincoli filiali. Se non si ha il privilegio di nutrire questo bellissimo sentimento, non si ha pietà del misero e dell’indigente; dello straniero e dell’innocente. Per questa ragione, Samuel ed io decidemmo di mettere a mondo quattro figli; poiché essi non sono solo un completamento della coppia, bensì i messia che porteranno avanti un sentimento indispensabile come l’amore.

 Io, Abigail Browm per uno strano scherzo del destino, fui costretta a rivivere l’amore e l’odio provato nella vita precedente come Olivia Gonzales, donna sposata con prole e morta investita da un pirata della strada; una continuazione che non mi ha dato modo di godere infanzia e adolescenza in quest’altra esistenza. Ai miei figli non raccontai mai la mia storia, non volendo influenzare le loro scelte come succedette a me in precedenza con Samuel.

Fine


 

Nota dell’autore.

Ogni riferimento a fatti e a personaggi di questo racconto è frutto della mia immaginazione. L’ispirazione è nata dalla vicenda di una bambina di sette anni ricoverata in un reparto di psicopedagogia per anoressia, che afferma di avere avuto una vita precedente con marito e figli; ricordando persino la sua morte. La bimba non tocca cibo, poiché dice che se mangia muore.

Il problema non è credere se la reincarnazione esista o meno; il problema è vedere che questa bambina non ha un’infanzia perché mentalmente caricata di responsabilità che appartengono agli adulti.

Magari è solo la sua folle mente a partorire questa triste storia … magari è la verità.

Un piccolo margine di dubbio è lecito in quest’affermazione della piccola; e da questo nasce anche l’origine del titolo.

Termino ringraziando di cuore tutti quelli che mi hanno seguito in questo delirio narrativo.

Laura

 

 

 

 
 
 

Il dubbio è lecito. 6

Post n°1401 pubblicato il 27 Maggio 2017 da lascrivana

Prima di scoprire chi fosse a portare i fiori sulla tomba di Olivia Gonzales, passò quasi un mese. Caparbia com'ero, non mollai l’osso, presentandomi puntualmente tutte le mattine al cimitero. Sostavo un paio d’ore, e poi rientravo a casa delusa. Persino il guardiano del luogo, sembrava nutrire dei sospetti sulle mie visite quotidiane.  Una mattina, mentre mi stavo inoltrando sul viale d’ingresso dopo aver atteso invano per due ore, fui attratta da due uomini che incrociai sul mio cammino. Uno era un affascinante uomo di mezz’età dai folti capelli brizzolati, e gli occhi coperti da un paio di occhiali scuri; l’altro invece era più anziano.  Da quello che mi parve di capire, uno era cieco e l’altro acciaccato; uno guidava, e l’altro sosteneva. Mi ci volle poco a giungere a questa conclusione, non solo perché entrambi portavano il bastone, ma anche perché il cieco pur sostenendo l’anziano signore, gli dava la precedenza al passo. Incuriosita dalla strana coppia, li seguii con lo sguardo fino a che non mi resi conto che si stava dirigendo verso la tomba di Olivia. A quel punto ritornai sui miei passi; raggiungendoli di soppiatto mi piazzai alle loro spalle: sperando vivamente che si lasciassero sfuggire qualcosa che ne rivelasse la familiarità con la defunta. Arrivati davanti al loculo, l’anziano signore si chinò per cambiare i fiori del vaso. Con espressione sbigottita, sollevò lo sguardo verso il figlio e disse:-Che strano Nick… qualcuno deve aver cambiato i fiori di recente-.

Nel sentire l’anziano che pronunciava il nome di mio figlio, mi venne un colpo; e non solo per averlo finalmente ritrovato, ma anche per aver scoperto con mio grande rammarico che fosse diventato cieco.

-Chi può essere stato pà? Non penso proprio che i parenti dopo tutti questi anni che ci hanno abbandonato, possano aver sentito la necessità di portare dei fiori alla mamma-.

Con il cuore gonfio di commozione, guardai con tenerezza l’uomo anziano, e gli occhi mi si riempirono di lacrime, trattenendo a stento il desiderio di abbracciarli entrambi. L’antico sentimento riaffiorava con prepotenza; l’amore che avevo provato per i miei due uomini sembrava non essersi mai spento. Facendo il confronto con i sentimenti provati per Samuel, capii anche perché non ero mai riuscita a innamorarmi di lui; nonostante i sentimenti profondi che nutrivo per lui.

Laura

 
 
 

Il dubbio è lecito. 5

Post n°1400 pubblicato il 26 Maggio 2017 da lascrivana

Il volto teso e lo sguardo preoccupato di Samuel mi ricordarono il motivo del mio malessere. Per tanti anni avevo creduto che in lui soggiornasse inconsapevolmente lo spirito del nonno; e invece mi ritrovo a pensare che siano stai i sensi di colpa del padre a giustificare la sua premura nei miei confronti. Ora tutti mi appariva sotto un'altra luce; e se l’anima di Olivia Gonzales vagava inquieta alla ricerca del suo assassino; nemmeno lo spirito di Tom Brade riposava in pace. Tutto in questa vita ci ritorna; sia il bene, che il male. E anche nell’altra a quanto pare; rendendomi così conto di quanto anche il mio desiderio di vendetta sia stato deleterio.

 Guardai Samuel al mio fianco e accarezzandogli una guancia, gli dissi con un filo impercettibile di voce: -Ti perdono… -.

Dallo sguardo interrogativo di Samuel, compresi che lui non aveva capito cosa intendessi perdonargli. In ogni caso non domandò nulla, si limito solo a darmi un lieve bacio sulla fronte.

L’arrivo del dottore, un uomo di mezza età dai grigi capelli scarmigliati e con un sorriso sornione stampato sul viso rugoso, interruppe quel momento di confronto tra me e Samuel.

All’improvviso mi sentii bene; di conseguenza non mi fu difficile rispondere alla domanda del dottore quando mi chiese cosa fosse successo: 

-E’ stato un malessere dovuto alla mia fobia per i cimiteri. Credo che dovrò andarci più spesso per guarire-.

E mentre il dottore mi diceva che non era necessario che io frequentassi i cimiteri, io pensavo di ritornarci già l’indomani.  Volevo sapere chi era che portava i fiori sulla tomba di Olivia. Nonostante mi sentissi male, non avevo potuto fare a meno di notare, che mentre la lapide di Tom era adornata con fiori artificiali; quella di Olivia era più curata, e il vaso era riempito con rose rosse e margherite -fiori molto amati da me nella vita precedente-.  Una volta ricevuti i risultati delle analisi del sangue, Samuel ed io lasciammo l’ospedale in tutta fretta. Quel posto mi metteva tanta tristezza e angoscia.

Arrivati a casa, nonostante le insistenze di Samuel di non lasciarmi sola, io insistetti fino a che, anche se a malincuore, dovette ubbidire alla mia richiesta.

Dopo essermi fatta una tazza di latte caldo con miele, andai a letto: non vedendo l’ora che facesse giorno per ritornare al cimitero. Mi sarei recata alle prime luci dell’alba, tutti i giorni se necessario. Ero curiosa di sapere chi portava i fiori sulla tomba di Olivia.

Laura

 

 


 
 
 

Il dubbio è lecito.4

Post n°1399 pubblicato il 23 Maggio 2017 da lascrivana

Il giorno tanto temuto e anelato della verità, arrivò una grigia domenica di ottobre. Quella mattina, quando Samuel suonò alla porta di casa mia, un pallido sole autunnale faceva capolino da dietro le coltri nubi.  Senza nemmeno varcare la soglia, Samuel mi salutò frettolosamente con un bacio, esortandomi subito dopo a seguirlo con una certa premura; trattandosi di una visita all’aperto, aveva paura che un temporale improvviso scombinasse i suoi piani. Sbigottita per l’insolita richiesta, indossai l’impermeabile che si trovava sull’attaccapanni dietro la porta, e ubbidì di malavoglia; sembrava così desideroso di farmi conoscere una persona importante della sua vita, che non mi andò di deluderlo smorzando il suo entusiasmo.

l tragitto in macchina fu piuttosto silenzioso, nonostante mi premesse sulla lingua di domandargli dove mi stesse portando. Samuel quella mattina era piuttosto taciturno; e nemmeno io avevo tanta voglia di fare conversazione, poiché quel giorno ricorreva l’anniversario della mia morte precedente.

Fu solo quando imboccammo il viale dei cipressi che conduceva al cimitero della contea, che capii con mio rammarico dove mi stesse conducendo: Samuel aveva davvero scelto il giorno sbagliato per farmi conoscere i suoi parenti defunti.

 Arrivati a destinazione, parcheggiò la macchina nell’area destinata ai visitatori del cimitero. Una volta scesi, mi afferrò per mano e mi condusse silenziosamente verso il maestoso cancello d’ingresso.  Come entrai fui assalita da una diversa gradazione di odori: dalla forte fragranza dei fiori, al sentore umido esalato dagli steli infraciditi unito a quello intenso dei ceri che illuminavano le nicchie.  Le foto dei defunti affisse sul variegato marmo, mi gelarono il sangue. Inorridita dal pensiero che il mio vecchio corpo giacesse murato in quelle grigie lapidi, fui colta da un tremito convulso. Seguì Samuel con le gambe molleggianti, fino a che giunti davanti a una lapide si fermò, e dopo aver tirato fuori il fazzoletto dalla tasca dei pantaloni, si chinò per ripulire il vetro che proteggeva la foto di un giovane uomo dai lunghi capelli castani. Prima che Samuel mi rivelasse la sua identità, ne intuì la familiarità: la somiglianza con il padre era davvero sorprendente. Leggendo la data della sua morte capì anche perché aveva scelto quel giorno per farmelo conoscere; guarda caso, per uno strano scherzo del destino coincideva con il giorno, il mese e l’anno della mia morte precedente. Pallida come un cencio, la voce di Samuel sembrava arrivarmi dall’oltre tomba:

 -Questo è mio padre Tom Brade morto in un incidente stradale mentre rientrava da una festa di raduno di vecchi amici.  Apparivano le prime luci dell’alba, quando ubriaco fradicio si mise alla guida della macchina per rientrare a casa; finendo poi per schiantarsi contro un muro dopo aver preso una curva a folle velocità-.

Samuel pronunciò le parole con stizza, e con gli occhi lucidi dalla commozione.   Un pensiero atroce si stava insinuando nella mia testa, mentre attirata da una forza sconosciuta, rivolsi lo sguardo alla lapide affiancata a quella di Tom. Un vaso di bronzo contenenti un mazzo di fiori freschi e colorati, copriva il nome e la data sotto la foto. Samuel stupito dalla mia reazione scioccata, seguì la direzione del mio sguardo, e inginocchiandosi davanti alla lapide, scostò i fiori per mettere in mostra la scritta, proseguendo con tono mesto:

 -Questa, invece è Olivia Gonzales, la donna che ha avuto la sfortunata, di trovarsi sulla strada di mio padre quella mattina presto - .

All’improvviso mi sentii mancare la terra sotto i piedi, sbiancando in volto. Con lo sguardo offuscato, e un fastidioso sibilo in testa, fissai la foto finché l’immagine scomparve totalmente dalla mia vista.

Non so per quanto tempo rimasi priva di sensi; so solo che quando mi svegliai, mi trovai distesa su un lettino del pronto soccorso.

Laura

 

 

 

 
 
 

Il dubbio è lecito.3

Post n°1398 pubblicato il 19 Maggio 2017 da lascrivana

Correva l’anno 2000 quando io e mia madre ci trasferimmo da Arcadia a Bethany, rimanendo sempre nella contea dell’Oklahoma. Mia madre la scelse poiché rispetto ad Arcadia era più grande e dispersiva; di conseguenza i pettegolezzi avrebbero avuto più difficoltà a divulgarsi.

Solo che mia madre aveva dimenticato di farsi i conti con il mio precedente passato; anche se non penso sia stata una casualità esserci trasferiti nella cittadina che aveva accolto i miei natali nell’altra vita.

In ogni caso, le promisi che avrei taciuto in merito alla mia reincarnazione, lasciando al destino la responsabilità di decidere per me.

Nonostante i cambiamenti avvenuti nella cittadina di Bethany, non ebbi mai difficoltà a muovermi con familiarità in quel luogo a me tanto caro, e tanto triste. Qualche vecchio conoscente sopravviveva ancora, ma non riconoscendomi: non mi salutava e non si fermava a scambiare due chiacchiere con me come in passato. Io non ero più Olivia Gonzales, la loro vecchia amica e vicina di casa; bensì Abigail Browm, una sconosciuta che veniva da Arcadia.

Il mio primo pensiero appena messo piede nella città, fu quello di cercare il mio assassino; ma non avrei saputo da dove iniziare le ricerche, poiché ad avermi investito, è stato un pirata della strada; uno sconosciuto probabilmente ubriaco, che ha messo fine alla mia vita proprio alla vigilia dell’intervento chirurgico di un glaucoma acuto agli occhi di mio figlio.  Chissà se poi alla fine lo avevano operato lo stesso; l’intervento era urgente, poiché il glaucoma rischiava di fargli perdere la vista.

Grazie all’aiuto di un mio coetaneo, Samuel Dickson, facemmo delle ricerche su mio figlio Nick, senza però riuscire a scoprire nulla.  In cambio, invece, potei avere notizie di cugini e nipoti. Andai persino a trovarli, senza però rivelare la mia identità; mi avvicinai con la scusa di avere qualche informazione, ma poi sparì senza dire nulla.  Non avevo nessuna intenzione d’infrangere la promessa fatta a mia madre; nemmeno con Samuel, che nel corso degli anni si rivelò un amico straordinario e presente. Più volte ebbi modo di pensare che fosse presente in lui l’anima del nonno, ricordando la sua ultima promessa di non abbandonarmi mai. Quest’idea influì molto sui sentimenti che provavo per Samuel; mi prendevo cura di lui come se fosse un fratello, lo proteggevo e coccolavo. Con il passare degli anni per Samuel le cose cambiarono, divenne più esigente nei miei confronti, e non si accontentava di sole carezze, mi chiedeva sempre di più. Così un giorno, pur di non perderlo, decisi di accontentarlo. La mia prima volta, non fu di certo quell’idillio che descrivevano le mie amiche, lo vissi in una maniera totalmente distaccata; con il solo desiderio che finisse presto. E poi, il pensiero del nonno, rendeva ancora più squallido e nauseante il rapporto intimo con Samuel; tant’è vero che alla fine, ogni tanto vomitavo pure. Parlando con persone che credevano alla reincarnazione, ma non ricordavano nulla della vita precedente, mi resi conto di quanto fossero fortunati. Invidiavo persino i cattolici, che credevano che dopo la morte, la nostra anima vagasse felice in paradiso, o bruciasse all’inferno; sempre giudicato secondo come si fosse comportato nel corso dell’esistenza terrena.

Io, questa mia vita non so come definirla; è come se non mi fossi mai spostata dal mio vecchio corpo. Tutto questo mi fa sentire inadeguata in qualsiasi circostanza. In questa vita non sono stata bambina, non sono stata adolescente, e nemmeno ragazza. Adulta sin dalla nascita, ebbi quella razionalità che mi ha impedito di godere degli errori naturali della giovane età. Sono cresciuta con un solo desiderio, vendicarmi di chi per leggerezza, ha messo fine ai miei giorni. Imputo a lui la colpa di questa mia condizione mentale, che m’impedisce di vivere serenamente questa vita.

 

 

 Laura

 
 
 

Post corretto da Danio. Il dubbio è lecito

Post n°1397 pubblicato il 18 Maggio 2017 da lascrivana

La fine è vicina!” è ciò che sento ripetere continuamente al pastore della chiesa evangelica nei pressi della mia abitazione, in Oklahoma. Parole pronunciate ogni volta che mi incontra, accompagnate da uno sguardo accusatore e severo. Prima lo pensava anche mia madre o, per meglio dire, quella che mi ha generato in questa vita terrena. Poiché anche se la cosa può sembrare strana, io un'altra vita l’ho vissuta davvero. Ricordo tutto con esattezza, anche la casa dove vivevo nella mia vecchia esistenza. E’ stato difficile far capire ai miei che, nel passaggio tra la morte precedente e l’incarnazione in nuova creatura, qualcosa deve essere andato storto. Forse, nella mia memoria è rimasto intatto il ricordo del vecchio vissuto, è l'ipotesi più probabile. Alla fine, mi sono convinta che tutto questo sia collegabile a una missione che dovevo portare a termine ma che, per mia sfortuna, una mano omicida ha deciso che così non doveva essere.

 

<<Mi raccomando Abigail, cerca di comportarti in maniera educata, ed evita di parlare della tua vita precedente. Sono stufa di combattere, e potremmo anche non avere più la possibilità di spostarci>>

Queste furono le sue prime parole una volta messo piede nella nuova abitazione. Io le promisi che l'avrei fatto, tuttavia non potevo sapere ciò che sarebbe successo di li a qualche giorno.

Risultati immagini per Bethany (Oklahoma)


 
 
 

Il dubbio è lecito. 2

Post n°1396 pubblicato il 17 Maggio 2017 da lascrivana

Il nonno Peter Browm, fu il primo ad aver creduto ai racconti della vita precedente. Non ebbe mai dubbi sulla mia parola; e non perché mi adorava, ma perché all’età di sette anni mi prendevo cura di lui come un’adulta. Ricordo che questo lo faceva sentire molto triste per me, e mi diceva spesso:

-Sei una bambina speciale Abigail. Avrai molto di più di quello che meriti, poiché ti è stata negata un’infanzia. Il ricordo del tuo precedente vissuto, ha assorbito tutta la spensieratezza che per una bambina sarebbe stato lecito avere.  Ti prometto che mi prenderò cura di te sempre. Tu mi hai dimostrato, che nonostante la morte, una parte di noi vivrà per sempre … e io quella parte la conserverò per te Abigail. Non ti abbandonerò mai. E anche quando al tuo fianco, apparentemente non ci sarà nessuno, ricordati di queste parole e sorridi, perché a vederti piangere mi si spezza il cuore-.

Morì poche settimane dopo avermi detto questo; lasciandomi in eredità la promessa che si sarebbe sempre preso cura di me.

Non feci molta fatica a credere alla sua promessa, poiché io ero la prova vivente della reincarnazione.

I miei ricordi erano così vividi, da poter ritornare con facilità nei luoghi della mia vita passata, senza perdermi.

Rammento persino il pensiero che avevo fatto in età avanzata, quando avevo ribadito a mio figlio, che se io in gioventù avessi avuto le sue stesse possibilità, sarei stata più felice.

E invece eccomi qui, corpo e mente giovane, ma con lo spirito triste e insoddisfatto, proprio come tutti i miei coetanei; con la variante che oggi ho ancora di più di quanto ne avesse mio figlio allora.

 Laura

 

 

 

 

 
 
 

Il dubbio è lecito.

Post n°1395 pubblicato il 16 Maggio 2017 da lascrivana

“La fine è vicina!” Glielo sento ripetere continuamente al pastore della chiesa evangelica vicino a casa mia, in Oklahoma.  Prima lo pensava anche mia madre, o per meglio dire, quella che mi ha generato in quest’altra vita terrena; poiché anche se la cosa può sembrare strana, io un'altra vita l’ho vissuta davvero. Ricordo tutto con esattezza, anche la casa dove abitavo nella vita precedente. E’ stato difficile far capire ai miei che qualcosa nel passaggio tra la morte precedente e l’incarnazione in nuova creatura, qualcosa non ha funzionato; e nella mia memoria è rimasto intatto il ricordo del vecchio vissuto.  Sicuramente perché dovevo portare a termine una missione che avevo iniziato, ma che per mia sfortuna, grazie all’intervento di una mano omicida che ha messo fine alla mia vita, non ero stata in grado di finire. Il mio nome è Abigail  Browm figlia del pastore evangelico Karl Browm e di Jhoanna Smitt. Mio padre morì dopo qualche anno dalla mia nascita, quindi non seppe mai delle mie farneticazioni -definite così dal Pastore White succeduto nella chiesa evangelica a mio padre-.  Mia madre fu scacciata dalla comunità dopo averli insultati durante una discussione in merito alla veridicità della mia vita precedente, poiché si era schierata dalla mia parte insultandoli come sbruffoni bigotti. Sapeva bene di esserci andata pesante, però era stanca di sentirsi consigliare di portarmi dallo psichiatra,  e tra l'altro, anche nauseata fino al midollo dal loro  volere  esorcizzarmi perché ero posseduta da un demone. Così, dopo qualche anno che iniziai ad andare a scuola, decise di trasferirmi in un altro rione, invitandomi però a tenere la bocca chiusa sulla mia vita precedente.  Mi disse che non aveva nessuna voglia di cambiare di nuovo casa, quindi di evitare di creare inutili discussioni con i vicini, che puntualmente venivano a farci visita a casa, e con i loro pettegolezzi sui giovani scapestrati, insistevano sui segni della fine del mondo.

Laura

 
 
 

Il percorso della mamma.

Post n°1394 pubblicato il 14 Maggio 2017 da lascrivana

Una donna per essere mamma non sempre nasce

E non è  perfetta solo perché un pargolo pasce

Non c’è un vero manuale per il genitore

Un figlio t’insegna a esserlo a tutte le ore

Continui a imparare anche quando è distante

Quando la tua presenza non è poi così importante

Ma la mamma continua sempre a pensare

Che senza di lei un figlio non può stare

Ciò che ingrassa la sua convinzione

E che l’amore che da senza condizione

Non può in alcun modo essere paragonato

A chi la vita per amore non ha dato.

 

 

 Laura

 
 
 

Gli obiettivi ispirano.

Post n°1393 pubblicato il 11 Maggio 2017 da lascrivana

E’ una giornata uggiosa oggi; una di quelle in cui hai solo voglia di chiuderti in casa e scrivere.  Il silenzio che regna in queste quattro mura, continua a sembrarmi insolito. Eppure, sono molte le coppie sole oggi! Ci sono quelle che l’hanno deciso per scelta, e quelle per costrizione.  Faccio fatica a far finta che io e mio marito, siamo ritornati come quando non avevamo figli; percepisco la loro presenza anche a chilometri di distanza. So bene che questa è solo una condizione provvisoria, e fra qualche mese un vuoto sarà di nuovo riempito. Il loro pensiero mi accompagna costantemente; così come il ricordo della loro infanzia, delle loro risate, e dei loro litigi.

Mi rivedo al supermercato, con le ultime due figlie sedute a cavalcioni sul carrello della spesa. Eravamo costretti a prenderne sempre due; una andava in giro per gli scaffali con il papà e l’altra con me.

Ricordo che non facevano preferenza tra me e lui, erano felici di essere scarrozzati alla nostra altezza, e di poter condividere con noi quel momento, riempendo il carrello con tutto quello che le capitava a tiro. Prima di arrivare a pagare alla cassa, io e mio marito, pazientemente rimettevamo tutto a posto. A volte incontravamo qualche commessa gentile che ci dispensava dalla fatica, riportando indietro tutto quello che non era necessario;  altre volte, invece,  non ci accorgevamo, e ci ritrovavamo a casa roba che nessuno dei due avevamo scelto.

Una volta messo a posto la spesa, ognuna di loro prendeva il pacchetto scelto da mangiare, e lo iniziava. Non sempre erano soddisfatte delle loro preferenze culinarie, e i pacchi iniziati di risorse alimentari li dovevo finire io. Ecco perché ho messo su tutti quei chili che ora faccio fatica a perdere.

In effetti, ora compro solo lo stretto necessario; donde evitare di essere indotta in tentazione.

 

Funziona, e alla grande direi.  Mi resta un mese e mezzo per raggiungere l’obiettivo.

In fondo alla fine, quello che conta è il viaggio verso la meta.

Porsi sempre un obiettivo, migliora la vita, e non solo sul lavoro, ma anche sociale e domestico. Aggiungerei quello più importante sulla salute.  

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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