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Messaggi del 07/03/2015
Post n°955 pubblicato il 07 Marzo 2015 da lascrivana
Una volta fuori casa mi resi conto di aver fatto un grave errore a sopravvalutare il mio coraggio. Con le prime ombre delle sera, il viale alberato che conduceva alla strada principale, aveva assunto un aria più tetra e minacciosa. Mi sembrava di essere seguita da gigantesche figure con le fauci spalancate e le mani tese ad acciuffarmi per i capelli. Colta da una paura folle, iniziai a correre così velocemente da perdere l'orientamento. Avrei tanto voluto ritornare a casa; ma non riuscivo a ritrovare la strada. Iniziai a piangere disperatamente e a chiamare i miei genitori. Le macchine correvano veloci e nessuno sembrava ascoltare le mie richieste di aiuto. Urlai a squarciagola, fino a diventare rauca, ma niente. Tremante e angosciata mi rannicchiai sotto la pensilina della fermata dell'autobus; e fu proprio li che mi trovarono i miei genitori. Mi stritolarono tra le loro braccia incurante delle mie continue richieste di perdono. Erano così felici di avermi ritrovata, da non aver nessun desiderio di punirmi. Non fu necessario sgridarmi perché imparassi la lezione; la mia paura e i visi affranti dei nonni e dei miei genitori furono più che sufficienti. Da quel giorno cambiarono molte cose; la mia breve fuga, era stata un esperienza che aveva stravolto le nostre vite. Io compresi che non era giusto angustiarli con le mie continue domande; e i miei genitori capirono che le assurde angosce per la perdita delle loro attività; non erano nulla in confronto alla disperazione che avevano provato quando credevano di avermi perduta per sempre. La nostra situazione finanziaria non migliorò di molto; ma il nostro stato d'animo si. E fu così che trascorsi una meravigliosa adoloscenza circondata dalle premurose attenzioni della mia famiglia. Nonostante non facessi più domande come in passato: continuavo a essere curiosa come una scimmia. E fu proprio la mia continua voglia di sapere che al liceo mi fece perdere la testa per il professore di matematica. Inizialmente la cosa sembrava infastidirlo; la mia continua invadenza; quel mio modo di scrutarlo sfacciatamente -gli metteva soggezione-. Mi piaceva tutto di lui; persino la maniera stramba che aveva di vestirsi: indossando jeans scoloriti e magliette trend, sotto un elegante giacca nera. A volte mi sembrava di perdermi in quegli occhi scuri e vivaci; e sognavo quella sua bella bocca piena che mi riempiva di baci; mentre le sue mani, dalle lunghe dita affusolate, mi accarezzavano dolcemente. Laura |
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