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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Messaggi del 05/07/2016

Fedora (Ottavo Capitolo)

Post n°1210 pubblicato il 05 Luglio 2016 da contastorie1961

Alan attese che Fedora si svegliasse, quindi le porse il bicchiere di champagne.

-Alla più bella donna del mondo- disse accennando un brindisi.

Con un sorriso smagliante, lei l'afferrò per la nuca e lo baciò con passione, poi alzò a sua volta il calice.

-All'uomo più affascinante che abbia mai conosciuto-

Quindi,dopo averlo mandato giù in un unico sorso, schioccò la lingua.

-Mhmhm...veramente ottimo-

-C'est champagne français, ma cherie, le meilleur- rispose Alana bbracciandola.

Senza darle tregua, iniziò a baciarla sul collo, sulle braccia, sui seni.Lasciandosi andare sul cuscino, Fedora chiuse gli occhi e lo lasciò fare, incurante della strana sonnolenza che la stava di nuovo assalendo.

Senza smettere di accarezzarla, Alan attese che si addormentasse poi, senza fretta, scese dal letto e si apprestò alla ricerca. Il sedativo che le aveva versato nel bicchiere l'avrebbe fatta dormire per tre ore almeno, avrebbe potuto lavorare tranquillo.

Decise di cominciare dal piccolo studio, che aveva già notato. La stanza era piccola, ma conteneva una discreta libreria completa di cassetti nella parte inferiore. Li aprì uno ad uno, cercando poi di rimettere le cose al proprio posto. Dopo mezz'ora di ricerche, sbuffò e si spostò in sala da pranzo. Anche li, alcuni mobili presentavano dei cassetti. Con estrema pazienza, ripeté lo stesso copione di poco prima, ma con scarsi risultati. Dove poteva averlo nascosto? Forse che l'avesse messo in banca? No, Fedora non si rendeva nemmeno conto di ciò che aveva in mano, ne era più che convinto. Doveva trovarsi per forza in casa, ma avrebbe potuto trovarsi dovunque, non era di certo un'automobile da nascondere.

Sempre più frustrato, Alan si rese conto di trovarsi davanti a un bivio.Cercare a casaccio non aveva più alcun senso, per cui l'unica soluzione era quella di parlarne apertamente con lei. Già, ma quale sarebbe stata la sua reazione? Quella donna aveva messo annunci sui giornali per trovare marito, sicuramente non navigava in buone acque e voleva finalmente accasarsi. Vedersi cascare addosso una simile verità avrebbe potuto sconvolgerla, compromettendo così i piani che Alan aveva fatto.

Tornando in camera da letto, l'osservò a lungo. Girata su un fianco dormiva beata, ignara dei suoi pensieri. Coricandosi al suo fianco, ripassò mentalmente ciò che avrebbe dovuto dirle al suo risveglio. Ma le palpebre si fecero ben presto pesanti tanto che, nel volgere di qualche istante, si addormentò quasi senza accorgersene.

Si risvegliò di botto, spalancando gli occhi. Ignorava quanto avesse dormito, ma l'orologio appeso alla parete non lasciava dubbi, era notte fonda. Girandosi verso Fedora, si rese conto che stava ancora dormendo, com'era possibile?

Assalito da un atroce dubbio, allungò un braccio e la scosse per le spalle.Lo ritirò immediatamente, sconcertato. La pelle della donna era fredda come il ghiaccio, era stato come toccare un pezzo di marmo. Mettendosi carponi, la rigirò verso di se soffocando un'esclamazione. Il petto si alzava e abbassava a un ritmo tremendamente lento, mentre il volto aveva assunto un colorito biancastro, in netto contrasto con le labbra bluastre. Spaventato,Alan la scosse a più riprese con frenesia, chiamandola ad alta voce.Nulla.

Fedora sembrava in coma, che fosse stata allergica al sedativo che le aveva somministrato, o aveva semplicemente esagerato?

Cercando di mantenere il sangue freddo, pensò rapidamente al da farsi.Solo Maria, l'edicolante, sapeva che si sarebbe recato da lei. Se se ne fosse andato, e Fedora fosse morta, sicuramente gli inquirenti sarebbero risaliti a lui nel volgere di poco tempo. Se avesse chiamato i soccorsi, i medici avrebbero subito capito cosa le era capitato, come avrebbe potuto giustificarsi?


 
 
 

Facciamo un tiro?

Post n°1209 pubblicato il 05 Luglio 2016 da lascrivana

 Ricordo ancora la prima volta che aspirai la sigaretta.Ci trovavamo in cima a un colle;con le compagne di collegio e le sorelle istitutrici, ci eravamo recati al seminario per partecipare a un corso di cinema forme (credo si chiamasse cosi): Ciò che c’insegnavano nel corso di queste lezioni, era quello d’imparare a capire il linguaggio del cinema; per l’occasione proiettavano un pezzo di qualche film d’autore, incomprensibile e caotico, per poi discutere sulle diverse interpretazioni.Durante la pausa, io e un gruppetto trasgressivo di collegiali, ci allontanammo su un’altura, lontano da sguardi indiscreti, a fumare una sigaretta.Fino allora, avevo sempre fatto qualche tiro, più per spavalderia che per vizio.Quella sera, la mia amica, decise d’insegnarmi ad aspirarla.Fu un’esperienza esaltante; l’aria fine di collina, già per me era motivo di euforia, se poi ci metti qualche paio di tiri fatti come si vede con una Marlboro, allora le ali ai piedi senti di averli davvero; mi sentivo una piuma, anche se lo ero di fatto, poiché pesavo solo trentacinque chili.Sono quelle piccole esperienze che per via delle forti sensazioni provate, non dimentichi mai.

Laura

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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