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DOVE ANDRO' (FORSE)

Post n°1798 pubblicato il 30 Dicembre 2021 da atapo
 
Tag: viaggi

PORTOGALLO

 

 

 

Per illustrare il mese di dicembre era difficile scegliere la meta di un prossimo viaggio desiderato, immaginato, rimandato: avevo ancora diversi luoghi nel mio elenco e la decisione era ardua.

Così ho messo l'ultimo arrivato!

Confesso che del Portogallo non so quasi nulla, solo qualche debole reminiscenza storica, il nome di un ballo, il fado (O è un genere di musica? Ho qualche dubbio), una "rivoluzione dei garofani" mito dei miei tempi giovanili, una lingua di cui non mi sono mai interessata.

Allora perchè questo stato ha avuto l'onore di concludere la carrellata delle immagini di questo 2021?

Ultimamente ne ho sentito parlare come di un paese in cui i pensionati italiani si trasferiscono volentieri, ci si trovano bene, non solo per questioni economiche, ma per lo stile di vita. No, non ci penso nemmeno a trasferirmi, non è un mio desiderio... però una lunga e bella vacanza in un luogo tranquillo, raggiungibile abbastanza facilmente dall'Italia, con spiagge incantevoli su cui passare ore a prendere il sole e ad ascoltare il rumore del mare, tanti luoghi sconosciuti ricchi di storia e di cultura da scoprire... oh, come mi piacerebbe in questo momento! Lo esplorerei volentieri anche col camper, sarebbe un viaggio-avventura in una terra a me quasi sconosciuta. E mi pare che anche come contagi covid non siano messi troppo male.

Ho bisogno insieme di novità e di riposo, in questo modo mi avvicino alla chiusura dell'anno, ma per ora mi fermo, approfondirò meglio la prossima volta.

Qualcuno conosce meglio il Portogallo? Mi può raccontare qualcosa di più?

 

 
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NATALE COVID 2

Post n°1797 pubblicato il 27 Dicembre 2021 da atapo
 

NATALE A META’


Albert Chevallier Tayler, L'albero di Natale

 

Stamattina ripensando ai due giorni precedenti, mi è venuta in mente questa idea buffa.

Tutto è nato guardando due foto scattate da me, una al pranzo di Natale di quest’anno, l’altra alla cena dei Bimbi Natale di qualche anno fa.

Naturalmente quest’anno la cena dei Bimbi Natale non c’è stata, così come l’anno scorso, per colpa del Covid; chissà quando potremo tornare a rifarla e chissà se la chiameremo con lo stesso nome, visto che i “bimbi” crescono e alcuni sono già avviati all’adolescenza.

Quella foto di qualche anno fa… la lunga tavola addobbata, la sfilata dei piatti e dei bicchieri belli, i piccoli segnaposti per TANTI posti…

E’ il momento che a me piace fotografare, un attimo prima che i commensali si siedano, tutto è ancora in ordine, pare quasi di sentire i profumi dei tortellini e degli arrosti… il tempo si ferma un attimo, poi partirà la festa.

Per il pranzo di Natale ieri l’altro eravamo da mio figlio Marco e ho fotografato la tavola pronta: era addobbata, tutto in ordine, sulle tonalità del rosso natalizio con un bel centrotavola di rami di pino e candele, i segnaposti con le palline luccicanti… cinque segnaposti, perché eravamo solo in cinque, la tavola finiva presto, non c’erano problemi per inquadrarla tutta. Eravamo io, mio marito, mio figlio, Riccardo e Maria, coetanea di mio figlio… la nuova compagna? Vedremo, speriamo… Mi piace questa ragazza, mi sembra molto affiatata con mio figlio e anche con Riccardo.

Ecco, i convitati e i posti a tavola erano circa la metà dei precedenti, la famiglia dimezzata, anche se nel pomeriggio abbiamo fatto un lungo e allegro collegamento video con gli altri in quarantena a casa loro. E’ stata ugualmente una bella giornata, tante ore insieme in serenità, a mangiare, a scartare regali, a giocare ai giochi di società.

Ma qualcos’altro quest’anno è rimasto a metà, nel mio Natale.

Mio marito ama moltissimo addobbare la casa e disporre dappertutto i più di trenta presepi collezionati nel corso degli anni (in passato ne avevo raccontato anche qui). E’ un’incombenza che gli lascio volentieri, mi limito a dargli qualche suggerimento, a sistemare qua e là, ma è suo il compito di prendere gli scatoloni dalla soffitta, svuotarli con grande sparpaglio di imballaggi, che poi deve nascondere nel sottoscala fino al 6 gennaio. Ma siccome ha l’abitudine di arrivare in molte occasioni all’ultimo momento, spesso le ultime sistemazioni sono terminate poco prima della messa di mezzanotte. Quest’anno addirittura…

Sia perché con l’avanzare degli anni si diventa più lenti, sia perché il maltempo e l’umidità recente lo facevano soffrire nelle articolazioni, sia perché ha (abbiamo) impiegato molte ore nelle spese e nella ricerca dei regali per la tribù di mia figlia, inoltre lui aveva i suoi soliti impegni di preparativi in parrocchia, insomma, mi sembrava che le operazioni “addobbi e presepi” stavolta procedessero troppo al rallentatore. Infatti fin quasi alla vigilia non c’era ancora nulla e il 24 avrebbe preteso di fare tutto, mentre io ero impegnata con cappone e biscotti. Nemmeno a pensarci di finire in tempo!

E si lamentava del perché e del percome fosse così indietro e che era già così stanco. Io gli ho dato l’ultimatum: -Quello che non riesci a sistemare entro stasera… rimarrà nelle scatole, si esporrà l’anno prossimo! Non mi va di continuare nei giorni prossimi, non è un obbligo, ciò che è fatto è fatto, qualche segno di festa c’è e ci basta!-

Così si è arreso. Ha calcolato che manca circa la metà dei presepi, non è neppure pronto l’alberino di Natale, quello bianco che volli io , che faceva tanti bei riflessi con le luci dai colori cangianti. Un po’ mi dispiace, ma è andata così, in fondo il Natale deve essere dentro di noi, più che fuori.

E, nonostante tutto, la serenità della bella giornata trascorsa il 25 vale i presepi e gli addobbi mancanti.

 

 
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NATALE COVID

Post n°1796 pubblicato il 23 Dicembre 2021 da atapo
 

BABBO NATALE

NON ENTRA IN CASA

 


 

E’ ormai passato un mese e a casa di mia figlia il Covid continua a farla da padrone. Per forza, due adulti e quattro bambini che se lo passano, prima di estirparlo ce ne vuole! Ora più nessuno ha febbre o malesseri vari, ma di negativo ce n’è uno solo, il primo che si ammalò, Damiano, che da pochi giorni è potuto ritornare a scuola.

Speravamo di farcela, prima di Natale, a uscire da questa storia, invece dovremo restare lontani: niente tradizionale raduno dei Bimbi Natale (ormai qualcuno in verità si sta avviando all’adolescenza…), molta tristezza, il secondo anno che la pandemia ci ha privati di questo incontro familiare.

MA I REGALI NON DEVONO MANCARE!

Quando ancora speravamo di farcela, c’erano stati i soliti scambi di informazioni: i desideri dei bambini, le indicazioni dai cataloghi, anche le foto mandate tramite Whatsapp per accertarsi che il dono trovato fosse proprio quello giusto. Poi, in casa nostra, una stanza piena degli acquisti (oltre ai bambini c’erano quelli per i grandi), tanto nessun nipotino viene in visita, non era necessario nasconderli…

Poi gli impacchettamenti, un po’ laboriosi stavolta: per Damiano abbiamo procurato (su sua richiesta) una supermega pista per le macchinine, aveva un prezzo stratosferico, ma l’abbiamo trovata di seconda mano, perfetta. E’ da montare, ha un numero incredibile di pezzi, alcuni grandi e dalle forme strane, abbiamo frugato in tutta la casa per trovare scatole adeguate e alla fine il regalo è stato distribuito in tre scatoloni e un fagotto informe avvolto in carta da pacchi per il pezzo di base, enorme: insomma, un confezionamento fantasioso, ma faticoso!

Prima di Natale non ci saremmo visti, come faceva Babbo Natale ad arrivare in tempo?

Allora stamattina abbiamo caricato in macchina tutti i pacchi, riempiti il bagagliaio e i sedili posteriori, e ci siamo recati nel paese dove abita mia figlia e la sua tribù; mi pareva di essere Babbo e Mamma Natale in incognito, o Nonni Natale…

Ancora una volta abbiamo fermato l’auto davanti alla loro porta posteriore, quella che dà sullo stanzone multifunzioni del piano terreno, dove scaricavamo le spese dai supermercati in occasioni precedenti, e abbiamo chiamato mia figlia che venisse ad aprire: ha barcollato al vedere tutto quel ben di Dio.

- E adesso dove li nascondo? - Un po’ in un armadio, un po’ in un altro, sperando che si ricordi dove li ha messi, tutti…

Finito il trasbordo, mentre ci scambiavamo le ultime notizie-novità, dall’altra porta dello stanzone, quella che dà sul resto della casa, si sono affacciati i due bimbi più piccoli, subito rimandati via dalla madre dicendo che faceva troppo freddo. Abbiamo potuto fargli sono un rapido saluto con la mano… che tristezza, così mi sono sentita un magone nel cuore per tutto il viaggio di ritorno...

Non mi consola pensare che dopodomani ci incontreremo per gli auguri in una videochiamata.

 

 
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VISTO IN TV

Post n°1795 pubblicato il 19 Dicembre 2021 da atapo
 

UN PROFESSORE


 

Non amo i serial televisivi, non amo prendere l'impegno di seguire per diverse settimane gli episodi che si susseguono, forse ciò accade anche perchè nelle mia vita è così difficile programmare, spesso accadono imprevisti, rischio di iniziare qualcosa che poi non posso vedere fino in fondo. Ora per i canali Rai si può recuperare successivamente su Rai Play, ma ancora non ci ho fatto l'abitudine, fatico a collocare i "ripescaggi" nelle mie giornate.

Diciamolo francamente, non amo le storie a puntate, soprattutto se si prolungano all'infinito, o se dopo qualche mese c'è la seconda serie, poi la terza e così via: difficilmente sono belle come la prima e io mi stanco. Preferisco un bel film.

Però "Il professore", con Alessandro Gassman, l'ho guardato, mi sono impegnata e organizzata per non perderne nemmeno una puntata.

Il mio imprinting di insegnante ha vinto... e qualcosa che parli di scuola è così raro che passi in televisione! Ci sono serie scolastiche per teen agers in giro tra i canali, ma la maggior parte sono demenziali americanate e non le prendo in considerazione. Questo parlava di scuola in Italia, di situazioni realistiche, così almeno veniva presentato, allora mi sono detta "Vediamo un po'. "

Sono arrivata fino all'ultima puntata. E allora? Non sono una critica cinematografica nè televisiva, ma qualche parola mi sento di dirla.

Innanzitutto l'ho guardato volentieri, fino in fondo, e questo è già tanto.

Però quella non è LA SCUOLA, quello non è un PROFESSORE: la scuola italiana non è così, lo sceneggiato è solo un bel romanzetto, molto sfumato di rosa.

Falso è che un professore di filosofia abbia una sola classe, di cui può diventare guida e dedicare ai ragazzi tanta cura e attenzioni, dentro e fuori scuola. Certo ci sono davvero insegnanti che hanno carisma, sono capaci di ascoltare gli studenti, li affiancano nella crescita, la loro materia diventa un mezzo per maturare e prendere consapevolezza, per certi alunni sono più importanti di genitori assenti o famiglie problematiche. Ma la situazione del telefilm è idilliaca e falsa: ogni professore nella realtà ha più classi da seguire, e registri da compilare, e programmazioni, e verifiche da preparare poi correggere, e verbali, e riunioni tra colleghi, e aggiornamenti... So che non resta tutto quel tempo per girellare e seguire le storie dei ragazzi fuori di scuola.

Se uno dal telefilm si fa un'idea della scuola italiana, la trovo pericolosamente inclinata verso gli stereotipi "lavorano mezza giornata, hanno tre mesi di ferie".

Gli intrallazzi amorosi del professore con le colleghe... mah! Mi sono sembrati un po' esagerati, non credo che nei collegi docenti si arrivi a quel punto. Ci sono insegnanti così? Io non ne ho mai conosciuti, magari qualcuno mi può smentire...

Il professore è un seduttore, dalla vita incasinata, questo è il filone avventuroso e romantico della narrazione, che però non ha niente a che fare col mondo della scuola: ma se non ci fosse stato chi si sarebbe interessato a seguire una storia di scuola, argomento così poco appetibile di solito?

Il professore di latino mi sembrava uno dei miei insegnanti dell'istituto magistrale: così str***o, e parlo degli anni appena precedenti al '68: ne esistono ancora? Credo che oggi uno che trattasse così gli alunni si beccherebbe presto una denuncia da qualche genitore.

Mi sono piaciuti molto di più i rapporti e le interazioni tra i ragazzi, vi ho ritrovato molto di quando avevo anch'io sedici anni e di quanto ho intuito tra i miei scolari, anche se erano più piccoli, o nei gruppi (rari) di giovani che ho incontrato: le crisi, le gelosie, i sogni, le incomprensioni, le tragedie del non capirsi tra coetanei e con gli adulti. Questo aspetto mi è parso più realistico.

Alla fine delle puntate ero un po' delusa: avrei voluto qualcosa di meno romanzato e più realistico, che facesse conoscere un po' di più la realtà della scuola di oggi. Ma forse è impossibile ottenere qualcosa del genere, siamo nell'epoca del sensazionale, dell'intrattenimento puro e semplice, la TV offre ciò che la gente desidera: emozioni a pelle, fiabe moderne...

Alla fine delle puntate ripensavo ad un'altra opera sulla scuola, molto lontana nel tempo, uscì a puntate in televisione nel 1973: era "Storia di un maestro" del regista Antonio De Seta, tratta dal libro di Albino Bernardini "Un anno a Pietralata". Anche lì si parlava di fare lezione in modi coinvolgenti, di bambini con problemi, di un insegnante che cercava il meglio per i suoi scolari. Non si parlava della vita privata dell'insegnante, ma ebbe lo stesso un grande successo, fece riflettere... Era un'altra epoca... Forse varrebbe la pena di ricercare quel film, di rivederlo, forse avrebbe ancora qualcosa da dire.


 

 
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BOLOGNA NON TRADISCE

Post n°1794 pubblicato il 12 Dicembre 2021 da atapo
 
Tag: viaggi

GIORNATA DA 10

 

villa Pallavicini, Bologna

Ieri sono stata a Bologna, col marito, in auto questa volta. Ancora un mio raccontino inserito in un’antologia di un concorso, ancora una presentazione con distribuzione dei diplomi, a Bologna ho avuto già diverse volte questo tipo di riconoscimento, se vede che in quelle terre le mie scritture piacciono… chissà, forse le mie origini creano un certo feeling?

Stavolta l’incontro era nel primo pomeriggio, in una villa nella campagna della zona a nord-ovest, dove non ero mai stata nei miei primi trenta anni bolognesi.

Questi eventi programmati da settimane nel periodo attuale di incertezze sanitarie e metereologiche sono sempre a rischio… ma ci siamo arrivati, col green pass obbligatorio per partecipare e il maltempo che proprio ieri si è allontanato dall’Appennino tra Bologna e Firenze.

Così tutto prometteva bene. Lungo l’autostrada il cielo era limpido e il paesaggio stupendo: nel tratto più in alto la neve dei giorni precedenti ha lasciato uno strato leggero sui boschi, sui prati e sulle case di montagna, non nascondeva i colori, ma pareva che tutto fosse ricoperto da una spolverata di zucchero a velo.

Ne abbiamo approfittato per ritrovarci, la mattina, con la coppia dei nostri amici storici, con i quali, prima del covid, facevamo incontri e gite: da quasi due anni non eravamo più riusciti a vederci! Ci mancavano le chiacchierate, le confidenze, gli scambi di libri e souvenirs dei viaggi (loro, soprattutto). Stavolta insieme abbiamo approfittato per visitare una mostra fotografica al MAST, un nuovo museo bolognese di cui io ignoravo l’esistenza. Confesso che le foto, sull’argomento lavoro e cibo, non le ho guardate con eccessiva attenzione, il mio entusiasmo andava principalmente allo stare bene insieme agli amici.

Poi il pranzo, il collaudo di un nuovo ristorante nella campagna bolognese: piatti tipici naturalmente, tortellini in brodo, tagliatelle al ragù, una sbornia di crescentine e tigelle coi classici salumi e squacquerone, infine una superba zuppa inglese. A Bologna non si scappa, DEVO assolutamente fare queste rimpatriate gastronomiche!

Dopo pranzo ci siamo salutati, loro avevano altri impegni, per noi era il tempo dell’incontro… letterario.

Erano le ore più calde, o meglio meno fredde, della giornata, il sole illuminava la campagna tra il verde dei prati e il bruno della terra scura e brulla, gli alberi hanno perso molte foglie, ma le rimanenti brillavano nel giallo tardo autunnale, filari neri in distanza segnavano confini, la limpidezza del cielo mostrava i primi monti bolognesi all’orizzonte. L’edificio neoclassico con un imponente colonnato davanti è perfetto, restaurato, dai colori caldi tipici della zona. Ora è destinato a diverse attività sociali, tramite la curia e il comune, è talmente grande che ospita anche appartamentini per persone in difficoltà abitative; è bello questo utilizzo per il bene della collettività. E l’aria era pulita, piacevole, i rumori delle strade lontanissimi perché la villa si trova in aperta campagna, solo uccelli, un vento leggero e vocio di un gruppo di ragazzi che giocavano a pallone, nel campo attiguo alla grande palestra costruita sul terreno della proprietà. E questo mi ha fatto ricordare…

Anche se non c’ero mai stata, perché io abitavo dalla parte opposta della città, conoscevo la villa da quando ero ragazzina: già allora ospitava un centro sportivo, vi era una società sportiva che raccoglieva i ragazzi dei quartieri vicini. Quando frequentavo l’Istituto Magistrale, alcuni miei amici abitavano da quelle parti e andavano ad allenarsi là, era un luogo di ritrovo per i giovani, ne parlavano anche a scuola: pomeriggi di corse e di partite, gare vinte o perse, incontri e conoscenze, amori nati o finiti. Così, dopo più di cinquanta anni, ho finalmente raggiunto quel luogo e ieri mi pareva di vedere certe antiche conoscenze, nello splendore dei 17 e 18 anni, che correvano in pantaloncini corti lungo il perimetro del campo di atletica o per le stradelle che attraversano i campi… e sorridevo con un po’ di emozione nel ricordo e nella nostalgia della giovinezza, al sole che tramontava in fretta nel cielo rosso, mentre le ombre degli alberi si allungavano nella sera… della giornata e della vita, come è ora per noi settantenni.

Questo è stato il valore aggiunto dell’evento in cui ognuno degli invitati, più o meno scrittori o aspiranti tali, in un bellissimo salone affrescato riceveva il diploma, presentava se stesso e in breve il racconto inserito nell’antologia: così viene proprio la curiosità di leggerli tutti!

Siamo usciti che era già buio, troppo tardi per recarci in centro a Bologna, vista la distanza, il traffico e le difficoltà di parcheggio: mi sarebbe piaciuto passeggiare nella città tra le luci natalizie, ma non mi illudevo che ce ne sarebbe stato il tempo.

Però mi ero informata su internet e avevo visto che in un paese non troppo lontano dalla villa ieri erano allestiti i mercatini natalizi, ecco una meta alternativa! Così abbiamo concluso ugualmente bene la giornata, anche lì abbiamo trovato le crescentine, cotte al momento e ce ne siamo portati a casa una riserva per la cena. Anche se si compra poco altro, questi mercatini sorprendono e rallegrano sempre, lasciano l’animo sereno.

Se fosse un tema per la scuola, potrei concludere dicendo: “è stata proprio una bella giornata!”

 
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AGGIORNAMENTI 2

Post n°1793 pubblicato il 10 Dicembre 2021 da atapo
 
Tag: cronaca

VENTICINQUE

 

P.Mondrian, Broadway Boogie Woodye

 

Sono rimasta senza il mio computer per venticinque giorni! E nella realtà di oggi, nella MIA realtà di oggi che gravita per molte faccende nel mondo virtuale, non è stata cosa da poco.

Avevo già detto che si era rotto, una brutta mattina non si accendeva neppure, era proprio il giorno della prima lezione del corso on-line all’università dell’Età Libera, sarebbe iniziata mezz’ora dopo: panico! Allestimento superveloce e provvisorio della postazione al computer del marito e via…

I tentativi del coniuge di scoprire il guasto per diversi giorni non hanno dato esito, poi controllando un pezzo alla volta è arrivato alla conclusione che alcuni si dovevano sostituire, ma bisognava ordinarli, aspettare che arrivassero, poi smontare, rimontare tutto, configurarlo, reinserire i dati…

E io intanto? Per navigare in internet potevo accedere al suo, ma tutti i miei file di documenti e immagini restavano inaccessibili nel mio che non si apriva nemmeno. Praticamente non potevo fare quasi niente, solo leggere la posta, rispondere alle mail se necessario, navigare in internet e su facebook, per fortuna giusto la sera prima del guaio avevo appena scaricato il nuovo copione, altrimenti non lo avrei avuto per gli incontri di teatro. Lì ho una cartella “provvisoria”, in cui raccogliere i documenti che facevo o scaricavo in quei giorni, ma il passato niente, azzerato

Allora il marito ha detto che avrebbe travasato i miei dati su un portatile, ma è stato un disastro: non riusciva, risultavano cartelle che poi dentro erano vuote, qualcosa “passava”, qualcosa no: io, oltre a demoralizzarmi per questa roulette di file, cosa ci sarà e cosa no, temevo anche che in questi spostamenti qualcosa andasse definitivamente perduto…

Poi c’è stata la fase del “vedo tutto, ma solo in lettura”: che soddisfazione, leggere ma non riuscire a cambiare una virgola! Ogni tentativo aveva problemi, intanto i giorni passavano.

Così ha abbandonato l’idea del portatile e ha travasato i miei dati sul suo computer, ma, forse perché era davvero complicato o forse perché è lui stesso un ufficio complicazioni affari semplici, il percorso per accedere ai dati era così arzigogolato che avevo ancora problemi ad accedervi, a volte non trovavo le icone giuste e mi perdevo nei meandri delle cinquantamila schede che mio marito tiene aperte in permanenza, così, dice, c’è a portata di mano quello che gli serve. Qualche volta la mia imbranataggine gliene ha pure chiusa qualcuna, senza farlo apposta.

Adesso con tutto questo marchingegno potevo fare tutto sul suo computer (naturalmente quando non serviva a lui), ma… me ne passava la voglia, visti i frequenti intoppi e cercavo di accedervi il meno possibile. Andava a finire che mi veniva un gran nervoso e negli ultimi giorni anche mal di stomaco quando non riuscivo a far funzionare il tutto, senza contare i tempi eterni per poter lavorare.

Ora finalmente è tutto a posto! Pian piano sto controllando, che non manchi niente, che riesca ad accedere a tutto… L’incubo pare finito.

E spero proprio che le sostituzioni l’abbiano reso come nuovo e che durino MOOOLTO a lungo!

 
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AGGIORNAMENTI 1

Post n°1792 pubblicato il 04 Dicembre 2021 da atapo
 

OSPITE NON GRADITO

 


 

Ciò che si temeva è successo: il Covid! Non da noi due, ma da mia figlia e ha "investito" tutta la famiglia, eccetto Martino, almeno finora, perchè non è ancora finita...

Ha iniziato Damiano, l'ha preso dai compagni di classe, con febbre e sintomi tipo influenza, ma il tampone ha svelato la sgradevole realtà; velocemente è passato ai fratellini e ai genitori e ha messo tutti in quarantena. I piccoli se la stanno cavando con qualche malessere e un po' di mal di pancia, per i genitori invece è più dura, soprattutto mia figlia la vedo parecchio malandata, nonostante lei cerchi di non darci peso, almeno quando parla con noi. Infatti ci telefoniamo e ci colleghiamo in videochiamate, per varie necessità e per i compleanni di Cesare e Martino, che cadono in questi giorni.

Temevo che sarebbe stato quasi inevitabile, visto che mia figlia non crede ai vaccini, coinvolgendo tutta la sua famiglia, ritiene che nelle persone sane le cure preventive per rafforzare il sistema immunitario siano sufficienti a escludere le conseguenze più gravi. Mah! Ne abbiamo parlato un sacco di volte, non cambia idea...

Io ora sono davvero preoccupata: ne ho sentite di tutti i colori sul decorso di questa subdola malattia. Per lo meno finora riescono a curarsi a casa, i loro medici li seguono telefonicamente.

Noi e i consuoceri siamo reclutati per fare la spesa e portargliela a casa. E che spesa! Si tratta di sfamare sei persone, di cui quattro giovanissimi che mangiano come lupi! Così ci arrivano liste lunghissime di cibarie da comperare, con marche e quantità, da rintracciare all'ipermercato Coop. Ma noi non siamo abituati a fare la spesa per sei persone, la caccia ai prodotti delle marche che ci vengono indicate diventa una caccia al tesoro tra gli scaffali e noi quell'ipermercato non lo conosciamo nemmeno tanto bene perchè ci andiamo raramente, è troppo grande per le necessità di noi due vecchietti. Aggiungi che, tra gli impegni e il maltempo, ci è toccato ieri affrontare l'impresa di venerdì pomeriggio alle 17, proprio l'orario in cui si riversano tutti coloro che escono dal lavoro e si organizzano per il fine settimana. Avevamo preso due carrelli, uno per i loro acquisti, che guidava mio marito e uno per i nostri (molti meno), di cui mi occupavo io. E' stato un viaggio faticoso tra le corsie, la folla e gli altri carrelli, rivolgendoci anche agli addetti per certi prodotti che proprio non riuscivamo a trovare... insomma, abbiamo finito alle 19,30 e io avevo un mal di piedi come se avessi fatto un'escursione in montagna. In bilico su tutto troneggiava l'enorme torta, ordinata telefonicamente, per il compleanno di Martino.

Poi una mezz'ora di auto per arrivare al paese in cui abita mia figlia e finalmente abbiamo depositato i sacchi di carta con i suoi acquisti davanti al loro portone, almeno non pioveva, come invece era accaduto alla spesa precedente! Quando ci hanno aperto, a debita distanza abbiamo consegnato con precauzione la torta, insieme ai regali per i due festeggiati di questi giorni.

Io e il marito eravamo esausti, per fortuna avevo avuto la buona idea di comperare mezzo pollo arrosto e un po' di carciofi fritti, così la cena era già pronta. Ero tanto stanca che mi sono sembrati buoni anche i carciofi: di solito è uno dei pochi cibi che proprio non sopporto.

Speriamo che se la cavino in tempi ragionevoli e, soprattutto, senza conseguenze.

 
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