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Post n°1026 pubblicato il 03 Luglio 2015 da lascrivana
Incuriosito, Fernando osservò la leggiadra figura passeggiare assorta sulle rive del lago. I raggi del sole, luminosi come non mai quel giorno, si riflettevano sui riccioli biondi che, in morbide onde, le ricadevano sulle spalle. Una figura eterea e armoniosa, ecco cosa sembrava in quel momento. Un perfetto connubio che si fondeva a meraviglia con la splendida magia di quel luogo già di per se incantevole. Fernando Tuarez amava la poesia, viveva per essa. Quella visione lo affascinò a tal punto che, con un gesto quasi meccanico, mise mano al taschino alla ricerca del suo prezioso taccuino. Il desiderio di comporre versi era impellente ma, di colpo, si fermò. Fu il ricordo del reale motivo di quell'escursione a suggerirglielo. Da tempo infatti, in paese circolava la voce che la vecchia dimora dei Domingo era abitata da una coppia. Incuriosito, ma troppo orgoglioso per ammetterlo persino a se stesso, voleva vedere chi erano i nuovi proprietari. Ricordava che, sin da piccolo, suo padre Armando lo portava spesso a passeggiare sulle rive di quel lago. Così come più volte, con l'innocenza di un fanciullo, lo aveva visto con gli occhi lucidi. Succedeva quando, come sempre, si soffermavano a guardare la casa che s’intravedeva tra le fronde degli alberi. Era come se, nel vederla disabitata, la tristezza e la malinconia lo assalissero improvvise. Chissà, forse proprio quella casa era stata la causa, qualche tempo dopo, della profonda depressione che lo colse. Sino al punto di prendere la decisione, tra lo sconcerto di molti, di rinchiudersi in un convento. Nessuno, neppure la moglie, riuscirono a fargli cambiare idea. Tutto questo accadde, stranamente, dopo la scomparsa di Manuela Domingo e Paolo Mainardi. La notizia della loro morte in un tragico incidente stradale infatti, era giunta anche in quel posto dimenticato da Dio. Fernando era anche a conoscenza che i defunti proprietari avevano lasciato un figlio ma di lui, i compaesani, ricordavano ben poco. Troppi anni erano trascorsi da quando avevano preso la decisione di andarsene, e lo stesso Fernando era troppo piccolo per rammentare qualcosa. Sconvolto da quella notizia, Armando si era chiuso in un muto dolore. Da allora non fu più lo stesso. Rinunciò a uscire di casa se non per recarsi al lavoro ma, poco dopo, nemmeno per quello. Temendo che potesse ammalarsi seriamente, mia madre acconsentì a una sua strana ma pressante richiesta.
Qualche tempo dopo, un monaco bussò alla loro porta. Armando lo invitò a sedersi, quindi ordinò alla moglie di prendere Fernando e uscire di casa. Quando la donna ritornò, la ritrovò deserta. Sul tavolo della cucina, un biglietto attirò la sua attenzione. “Era destino, è sempre stato scritto. Non cercharmi mai più, cura nostro figlio e, un giorno, raccontagli che suo padre è morto. Sia fatta la volontà del Signore. Ripiegando con cura il foglio, abbracciò Fernando e pianse tutte le lacrime che aveva. Laura e Danio |
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Amichevolmente,Lidia
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