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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Febbraio 2016

Il vecchio mulino. Parte decima

Post n°1137 pubblicato il 29 Febbraio 2016 da lascrivana

Erano ormai le tre del mattino quando, esausta, Giada decise di concedersi qualche ora di sonno. Dopo avergli stampato un bacio sulla guancia, si avviò verso la propria camera senza mai voltarsi. Sentiva il suo sguardo bruciarle la schiena, le spalle, la nuca, ma tenne duro e non si voltò. Temeva che, se l'avesse fatto, lui avrebbe potuto interpretarlo come un invito, e non le sembrava proprio il caso, non in quel momento. Dopo essersi richiusa la porta alle spalle, si lasciò cadere sul letto senza nemmeno svestirsi. Ciononostante, il sonno tardò ad arrivare, sostituito da un susseguirsi di immagini relative alla giornata appena vissuta. Il commissario, Filomena, Louis e, infine, l'uomo misterioso, colui che la voleva a tutti i costi. Ma la stanchezza ebbe comunque il sopravvento e, anche se con fatica, riuscì finalmente ad addormentarsi.

 

La guardò allontanarsi senza dire una parola. Durante quel breve tragitto, Louis ebbe modo di ammirarne la figura, snella ma soda, e il modo di camminare, leggero e fluido. Quella ragazza lo stava cambiando, lo sapeva, così come intuiva che quel “ti voglio bene” non era che l'inizio di qualcosa di più profondo, o almeno così sperava. Quanto avrebbe voluto che si voltasse, che gli sorridesse, non avrebbe esitato, l'avrebbe raggiunta. Non lo fece, e anche se questa cosa lo rattristò, in fondo provò anche del sollievo. Era troppo presto, se ne rendeva perfettamente conto, e forzare le cose era l'ultimo dei suoi pensieri. Quando Giada sparì oltre la porta, si sentì un uomo nuovo, quasi rinato. In silenzio, si alzò e andò in cucina. In un angolo della dispensa, serrate da un robusto lucchetto, le ante sembravano chiamarlo. Senza indugiare, prese una chiave dalla tasca e le aprì. Le bottiglie erano disposte in ordine, una accanto all'altra. Con estrema calma, le portò sopra il lavello e le svuotò nello scarico, una ad una. Ben presto l'odore d'alcool impregnò tutta la cucina, ma lui sembrò non accorgersene nemmeno. Quando ebbe terminato, mise i vuoti in un grosso sacco e li portò fuori, accanto al bidone della spazzatura.

Una volta rientrato, aprì tutte le finestre lasciando che l'aria frizzante della notte eliminasse il fastidioso odore. Infine, stanco ma soddisfatto, andò in camera propria e si distese sul letto. Avrebbe riposato qualche ora e poi, alle prime luci dell'alba, sarebbe andato dalle parti del vecchio mulino. Nonostante le minacce del commissario, la vita di Giada veniva prima di tutto, così come la salvezza di quella povera vecchia, al diavolo anche lui.

 

Indispettito e di cattivo umore per la notte passata praticamente in bianco, il commissario Dragoni guardò per l'ennesima volta l'orologio. Erano quasi le nove ormai, e di quella ragazza nessuna traccia, eppure era stato chiaro, maledizione! Sbuffando, alzò il ricevitore e compose un numero.

-Ascoltami bene, Ponti. Salta su una macchina e vai a casa di quel demente di Louis. La ragazza dovrebbe essere la, trascinala con te e se quello fa storie arrestalo, ci siamo capiti?-

Senza dare tempo al sottoposto di replicare, sbatté giù il telefono con furia. La scomparsa della vecchia Filomena stava diventando un problema e Cavagnoli, il collega della scientifica, non aveva fatto altro che confermare i timori di Giada: era stata indubbiamente rapita.

a parte gli occhiali” gli aveva detto Cavagnoli “ho rilevato tracce di cloroformio sul tappeto e sul divano, qualcuno l'ha narcotizzata, non ci sono dubbi”

Ma chi poteva volere una cosa simile? Per ciò che ne sapeva, Filomena viveva sola ed era tutt'altro che ricca, a che scopo un rapimento? E mentre stava formulando quei pensieri, qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.

-Mi scusi, commissario, ma non è stato necessario andare a prelevarla, la ragazza è arrivata- disse Ponti affacciandosi sulla soglia, quindi si spostò per lasciarla entrare.

-Alla buon ora!- esclamò Dragoni.

-Mi scusi, commissario, ma non ho dormito molto bene e...-

Interrompendola con un gesto, Dragoni si alzò dalla scrivania e le fece segno di accomodarsi sulla poltroncina accanto alla finestra.

-Non ho buone notizie, riguardo Filomena-

Fingendosi sorpresa e spaventata, Giada spalancò occhi e bocca contemporaneamente.

-E chi...chi...- balbettò. Non era abituata a mentire, ma se voleva rivederla viva era obbligata a farlo.

-E' quello che vorrei sapere anch'io...- rispose il commissario.

-Ma quella che la conosce meglio di tutti sei tu, cosa puoi dirmi su di lei? Aveva dei nemici, un tesoro nascosto, o forse qualche scheletro nell'armadio?-

Di fronte a quel fuoco di fila di domande, Giada prese un bel respiro, quindi si preparò a recitare la propria parte.

Dani0

 
 
 

Il vecchio mulino. Parte nona

Post n°1136 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da lascrivana

Dopo essersi dato una rinfrescata, Louis indossò il giubbotto e si apprestò ad uscire. Ma, proprio mentre stava per aprire la porta, qualcosa sul pavimento attirò la sua attenzione. Chinandosi, si accorse che si trattava di una normale busta bianca, chiusa. Osservandola bene, notò che non aveva alcun francobollo o timbro, solo un nome scritto in stampatello sul davanti: GIADA.

Combattuto se aprirla o meno, se la rigirò tra le mani per parecchio tempo poi, con un gesto risoluto, se l'infilò in tasca e aprì la porta.

-Louis!-

Ansante e senza fiato per la gran corsa, Giada fissò l'uomo con gli occhi fuori dalle orbite.

-Giada!- esclamò l'uomo a sua volta-Stavo per venire a cercarti, mi ero assopito e...io...io...-incapace di proseguire, chinò la testa e rimase immobile.

-Va tutto bene, non preoccuparti dai, entriamo in casa- rispose la ragazza prendendolo sotto braccio. Per alcuni minuti nessuno dei due trovò qualcosa da dire poi, dopo essersi tolta il cappotto, Giada si sedette in poltrona e incrociò le braccia al petto.

-Non m'interessa ciò che ho visto prima di uscire ma voglio, anzi, esigo che me ne parli-disse risoluta.

Se avesse potuto sprofondare, Louis l'avrebbe fatto all'istante, moriva dalla vergogna.

-Non c'è nulla da dire, sono un alcolizzato e basta, che vuoi da me?- rispose in maniera scontrosa.

Infuriata, Giada si alzò e lo affrontò a muso duro.

-Può anche darsi, ma solo i deboli si lasciano andare così, e tu non lo sei. Lo hai dimostrato venendo in mio soccorso, ignorando quale fosse il pericolo, non è certo un comportamento da persona debole!-

Louis rialzò la testa e la fissò, sembrava sorpreso.

-Ascoltami bene, Louis. Io so' che sei una persona che vale, e vorrei aiutarti a superare questo tua piccola debolezza. Ma, per farlo, ho bisogno che tu sia sincero con me, io ti...ti voglio bene...ecco- terminò in un sussurro.

Quasi senza accorgersene, Louis allungò le mani e le afferrò il volto sottile. Per la seconda volta in poche ore, le loro labbra si unirono in un lungo e appassionato bacio.

Quando si staccarono, gli occhi dell'uomo erano colmi di lacrime.

-Ecco, anch'io credo di...di provare qualcosa per te ma...ma ho paura-

Questa volta fu Giada a prendergli il volto tra le mani.

-Non devi, Louis. Se vuoi, ti aiuterò a venirne fuori, ma tu devi essere sincero, su tutto-

Quasi a voler stemperare quella tensione, Louis mise la mano in tasca e le mostrò la busta.

-L'ho trovata sotto la porta, non ho avuto il coraggio di aprirla- disse porgendogliela.

Giada guardò prima lui e poi la busta, quindi la prese con dita tremanti.

-Naturalmente non pretendo che tu mi dica cosa c'è scritto, ma mi piacerebbe saperlo ugualmente, sempre che tu sia d'accordo-

Senza rispondere, Giada stracciò il bordo e afferrò il foglio, quindi lo spiegò dinanzi a se.

 

La vecchia è con me.

Se vuoi che campi ancora,

fatti trovare alla fattoria

abbandonata subito dopo

il vecchio mulino questa sera

a mezzanotte.

Se mi accorgo che qualcuno

ti accompagna o ti segue,

non esiterò a tagliarle la gola,

e sai che non scherzo.

 

Con mani ancor più tremanti, Giada porse il foglietto a Louis.

-Dobbiamo chiamare il commissario, questo è un pazzo maniaco, ti ucciderà!- esclamò dopo averla letta.

-No, non posso permettere che faccia del male a Filomena, non me lo perdonerei mai- rispose Giada per nulla sicura.

-Chiunque sia...- proseguì Louis imperterrito-...non può conoscere questi posti quanto me, ma hai ragione per quanto riguarda la polizia. Se li avvisassimo, circonderebbero e pattuglierebbero la zona come un branco di elefanti all'interno di una cristalleria, e ciò potrebbe farlo infuriare. Ma io sono solo, e so' benissimo come muovermi-

Giada esitò. Louis stava dicendo il vero, ma quella velata minaccia la fece tentennare.

-Non ti accompagnerò ne seguirò...- proseguì Louis come se le avesse letto nel pensiero.

-Ma ti anticiperò e studierò il modo migliore per poterlo neutralizzare, fidati di me-

Nonostante la situazione, Giada sorrise e gli accarezzò i capelli.

-Sei tanto caro, Louis, per cui va bene. Spero solo di non dovermene pentire-

Danio

 
 
 

Il vecchio mulino: parte ottava

Post n°1135 pubblicato il 23 Febbraio 2016 da lascrivana

Era mezzanotte passata e l'uomo, da dietro una siepe, non aveva notato alcun movimento. Probabilmente stavano già dormendo per cui, con passi felpati, si avvicinò all'ingresso. Completamente vestito di nero, ombra tra le ombre, lo raggiunse in pochi istanti quindi, dopo essersi dato un'occhiata attorno, lasciò scivolare una busta sotto la porta. Poi, silenzioso com'era giunto, tornò sui suoi passi e si dileguò nella notte.

Danio

Era già sera inoltrata, quando Louis si risvegliò dal suo torpore. Ancora intontito, per la quantità d’alcool trangugiato, spostò malamente la sedia, facendola cadere.  Barcollando, si diresse verso la stanza della madre, dove aveva lasciato Giada solo qualche ora prima.

Bussò alla porta, ma non ottenne nessuna risposta. Provò persino a chiamarla, prima di entrare, senza permesso nella camera.

-Dove diavolo ti sei cacciata Giada?-

Dopo aver setacciato tutta la casa, si diresse in giardino.

Nulla, di Giada non c’era traccia nemmeno lì.

Colto da un sinistro presentimento, si portò la mano alla testa picchiettandosi forte la fronte.

-Che idiota che sono stato! Non dovevo bere!.. Giada aveva bisogno della mia protezione; e io ero troppo preso dai miei soliti piagnistei per rendermi conto che non dovevo abbassare la guardia. Se le succede, qualcosa è solo colpa mia!-

Adirato con se stesso, rientrò in casa alla ricerca di un’arma da portarsi dietro: non voleva trovarsi impreparato, dopo l’esito degli ultimi eventi. Giada aveva sconvolto la sua vita, in tutti i sensi. Sconcertato dalle sensazioni che aveva provato quando l’aveva baciata, stentava a credere di essersi innamorato così fulmineamente.

Dal cassetto dello stipite della cucina, tirò fuori un taglierino, il coltellino tascabile che usava per potare le viti, e se lo mise nella tasca dei pantaloni; mentre, nel taschino interno del giubbotto di lana, nascose un paio di forbici dalla lama appuntita. Si calcò bene il berretto in testa, e con passo deciso, si avviò alla ricerca di Giada.

 

A quell’ora del giorno, il vialetto di campagna che conduceva a casa sua, si presentava scuro e minaccioso. Alla sola idea che Giada fosse finita nuovamente nelle mani di quel maniaco, fu percorso da un brivido di terrore in tutto il corpo. Sconvolto dall’intensità dei suoi sentimenti, giurò a se stesso che, se fosse riuscito a portarla a casa sana e salva, non avrebbe mai più bevuto un goccio d’alcool in vita sua.

Laura

 
 
 

Il vecchio mulino: parte settima.

Post n°1134 pubblicato il 21 Febbraio 2016 da lascrivana

La paura, di essere rifiutato, costrinse Louis, ad attaccarsi nuovamente alla bottiglia. 

Per qualche giorno non aveva per niente sentito la necessità di bere; e poi, dopo quel bacio dolcissimo e inaspettato, le insicurezze del passato erano riemerse, trasportandolo di nuovo nel turbine del vizio. 

Prese la bottiglia di vino  e un bicchiere dallo stipite della cucina, e si sedette vicino al tavolo. Dopo il primo bicchiere, i vecchi fantasmi, ritornarono ad angustiarlo. 

Sua madre non l'aveva mai amato. Nonostante non glielo avesse mai potuto dire chiaramente, per via del suo mutismo, lo intuiva dai suoi occhi. Nel suo sguardo aleggiava sempre un’ombra di disgusto e disprezzo. Sapeva di non essere nato da due genitori normali come gli altri suoi coetanei. Non aveva mai conosciuto suo padre; né tantomeno aveva voglia di conoscerlo. Lo odiava.  Se la sua vita era un inferno, era solo colpa sua.

Tutti lo avevano sempre fatto sentire come un rifiuto dell'umanità. 

Nessuno aveva mai cercato di capire quali fossero i suoi desideri. 

No, non aveva grandi ambizioni Louisvoleva solo essere amato. 

Ripensò a Giada, e per un attimo gli parve di aver intravisto nei suoi occhi un’ombra di affetto … forse era solo l'effetto dell'alcool che gli forniva delle traditrici illusioni. 

Doveva rimanere con i piedi per terra se non voleva soffrire ancora, come quella volta, quando, ancora bambino, al rientro della scuola arrivò a casa piangendo. Non appena  sua madre lo vide, gli sollevò il viso puntandogli addosso uno sguardo interrogativo. Louis, con la voce incrinata dal pianto, rispose subito a quella tacita domanda: - Mi ha detto Marco che nessuno mi ama! Nemmeno mia madre!- 

A quel punto, gli occhi della mamma si riempirono di lacrime, e per un istante, gli parve di scorgere tra le ciglia bagnate, uno sguardo affettuoso e carezzevole. 

 

Fu solo l'illusione di un attimo; poiché subito dopo fu sostituito dalla solita espressione, glaciale e indifferente. 

Laura

Per prima cosa Giada si recò a casa di Filomena, magari, nel frattempo, la donna era tornata. Ma, le sue aspettative, rimasero deluse una volta giunta alla vecchia abitazione. Come sempre la porta non era chiusa a chiave per cui, senza esitare, Giada entrò e la chiamò a gran voce, col solo risultato d'ottenere, in risposta, l'eco della propria. Nell'aria, ristagnava un sentore acre e forte a cui però non seppe dare una spiegazione. Dopo aver perlustrato la stanza da letto e il bagno, tornò in salotto e si pose al centro, scrutando ogni piccolo particolare.

Poi li vide.

Seminascosti sotto il copri divano, un paio di occhiali spuntavano appena tra le pieghe della stoffa. Giada si chinò e li raccolse, quindi se li portò al petto, erano quelli di Filomena, non c'era alcun dubbio. Il timore che le fosse accaduto qualcosa di grave aumentò a dismisura, chiuse gli occhi e, per un istante, temette di svenire. Fu il rumore di un motore a riportarla alla realtà. Precipitandosi alla finestra, vide una macchina della polizia avvicinarsi lentamente, il lampeggiante blu elettrico l'accecò per un attimo. Infuriata perché si erano fatti vedere solo ora, corse fuori sventolando gli occhiali.

-E meno male che avreste indagato sin da subito!- disse una volta raggiunto l'abitacolo. I vetri oscurati e il lampeggiante però, le impedirono di vedere chi fosse alla guida. Quando lo sportello si aprì Giada aprì la bocca, sorpresa.

-Commissario!-

Dragoni fece una smorfia, scese, e le si piazzò davanti con le mani sui fianchi.

-Comincio a stancarmi di trovarti sempre in mezzo ai piedi, che diavolo ci fai qui?-

Se la situazione non fosse stata già di per se drammatica, a Giada sarebbe scappato da ridere.

-Quello che avreste dovuto fare voi già da questo pomeriggio, ovvero cercare la signora Filomena!- rispose sempre più inviperita.

Il poliziotto si grattò il mento ispido, quindi la guardò severo.

-Senti, ragazzina. Già ho seri problemi col personale, tant'è vero che sono costretto io stesso a girare di pattuglia. Non ho bisogno di un'adolescente isterica per farmi migliorare l'umore, ci siamo capiti?!-

Di fronte a quella veemenza, Giada arretrò di qualche passo, ma si riprese subito.

-E questi, cosa mi dice di questi?- sibilò agitandogli gli occhiali sotto il naso.

-Dove li hai trovati?- disse il commissario, improvvisamente attento.

-La casa è vuota, e questi erano sotto il divano. Commissario, la prego, sento che le è successo qualcosa di grave, faccia qualcosa!-

In un istante, tutta la rabbia e la disperazione si trasformarono in spossatezza. Se Dragoni non l'avesse sorretta, sarebbe crollata al suolo.

-Ehi, calma, su...su...-

Una decina di minuti più tardi, nel salotto di Filomena, il commissario compose un numero al cellulare.

-Ponti, ascoltami bene. Lascia Foresti di piantone e butta giù dal letto Cavagnoli, passa a prenderlo e raggiungimi a casa della signora Filomena- quindi riattaccò.

-Cavagnoli è della scientifica, ma abita fuori città, dovremo aspettare un'oretta- disse rivolto a Giada.

La ragazza, nel frattempo, si era rimessa e stava seduta sul divano.

-Mi crede, ora?- disse con un filo di voce.

Dragoni esitò un istante prima di rispondere, poi sospirò.

-Di certo è successo qualcosa, qua dentro. E se non è stata accompagnata da qualcuno, è improbabile che si sia allontanata da sola-

Giada avrebbe tanto voluto gridare “ve l'avevo detto” ma si trattenne. Il commissario sembrava davvero dispiaciuto e, in fondo, sapeva che era un brav'uomo.

-A proposito...- proseguì lui -...spero che Louis non si sia mosso da casa. Non ho ancora avuto tempo di sentire il mio agente, ma credo che la cosa non si risolverà tanto facilmente-

Sentir nominare Louis le fece venire un brivido lungo la spina dorsale. L'immagine di lui, la testa riversa sul tavolo e la bottiglia vuota, le balzò agli occhi, fulminea.

-Si, si, è a casa e sta dormendo- non aveva mentito, in fondo, ma la necessità di correre a vedere come stava l'assalì impellente.

-Senta, commissario, se dobbiamo aspettare così tanto preferirei tornare a casa. Sono esausta e non mi sento molto bene, ora c'è lei, posso andare?-

Dragoni annuì.

-Non posso accompagnarti, te la senti di tornare da sola?-

-Non si preoccupi, non devo andare fino a casa mia. Louis mi ha offerto ospitalità, e l'ultima volta non stava molto bene dopo...dopo...-

Avrebbe voluto aggiungere “dopo le vostre percosse” ma non voleva irritare ulteriormente il commissario.

 

-Va bene, vai pure, ma domattina ti voglio in centrale. Spero di poterti dare buone notizie circa Filomena ma, in caso contrario, vorrei sapere alcune cose su di lei, ci siamo capiti?-

Danio

 
 
 

Come "Mammata t'ha fatto!"

Post n°1133 pubblicato il 20 Febbraio 2016 da lascrivana

Miei cari, amici lettori, vi comunico le nuove direttive del mio blog.

Ho deciso di postare le mie bozze dei racconti,così come nascono; e in secondo luogo le correzioni di Danio Mariani.

Finora abbiamo diviso in parti uguali. Non nego, che nonostante le soddisfazioni ricevute da parte vostra, questa cosa mi ha infastidito.

Non mi piace rivestirmi degli elogi, che per gran parte del merito, appartengono ad altri.

Poiché sono sempre stata, onesta e schietta nei vostri confronti: non mancherò di farlo anche in quest’occasione.

Perciò mi avvarrò del vostro giudizio su quelli che sono i miei reali meriti.

Le mie iniziative, in merito alle diverse narrazioni, verranno rese pubbliche; dando modo, a voi lettori, di giungere alla mia stessa conclusione finale; e cioè: che ciò che mi stupisce di Danio: è la capacità di modellare superbamente ogni mio pensiero. Sarà davvero sorprendente anche per voi conoscere dove finiscono i miei limiti, e dove iniziano le qualità di Danio come scrittore.

Ho già comunicato anche a lui, in privato, la mia decisione.

 

 Conoscerete la verità; e la verità vi renderà liberi”.

Pensiero tratto dal Vangelo.

 

Buon divertimento lettori! (Con me al naturale, ne leggerete delle belle).

Laura.

 

 

 
 
 

Il vecchio mulino: parte sesta

Post n°1132 pubblicato il 19 Febbraio 2016 da lascrivana

Seduta davanti alla scrivania, Giada fissò il commissario con gli occhi socchiusi. In un angolo, guardato a vista da due agenti, Louis giaceva ammanettato sopra una poltrona.

-Che le abbia salvato la vita è ancora da verificare, ma resta il fatto che costui ha aggredito un mio agente- disse Dragoni alla ragazza.

-Ma non è vero!- urlò Louis cercando di alzarsi, prontamente bloccato dai poliziotti.

-E' stato il suo uomo a cercare di farlo. Non ha fatto altro che provocarmi, prima dalla guardiola, poi uscendo e piazzandomisi davanti. Quando gli ho detto di farsi gli affari suoi, ha estratto il manganello e mi ha minacciato, a quel punto non ci ho più visto-

Il commissario si alzò e, ignorando Giada, si portò dinanzi a lui.

-Prima di essere portato in ospedale, Meloni ha detto esattamente la stessa cosa, solo che ad aggredirlo saresti stato tu, a chi dovrei credere secondo te?-

Alzandosi a sua volta, Giada lo raggiunse.

-Io non so' cos'è successo tra loro, ma so' benissimo cos'ho visto poco fa. Ovvero tre uomini che, come furie, si accanivano contro un privato cittadino-

Dragoni fece per dire qualcosa, ma la giovane sembrava un treno lanciato alla massima velocità.

-E ho visto lei, caro commissario, colpirlo da dietro con inaudita violenza! Trattenetelo pure, ma vi giuro che appena fuori da qui, farò un tale baccano attorno a questa storia che ve ne pentirete amaramente!- concluse ormai senza fiato. Il volto le si era arrossato, mentre nella stanza era calato un silenzio di tomba.

Al momento il commissario avrebbe voluto risponderle per le rime ma, invece, rimase in silenzio e valutò le parole della ragazza. La conosceva sin da piccola e Filomena, la donna di cui si prendeva cura, era una carissima amica di sua madre, la sua scomparsa lo lasciava alquanto perplesso. Un altro particolare, ma che si guardò bene dall'accennare, era che l'agente con cui si era scontrato Louis era già stato richiamato per comportamenti violenti. Non avrebbe messo la mano sul fuoco per lui, ma non poteva di certo ammetterlo di fronte agli altri, ne sarebbe nato un putiferio.

-Ascoltami bene, Giada- passando al tu con naturalezza.

-Dovrò verificare per bene le dichiarazioni dell'agente aggredito-

La giovane fremette a quelle parole, ma rimase in silenzio.

-Nel frattempo, il tuo amico resterà a disposizione e non potrà lasciare la città, ci siamo capiti? Per ciò che riguarda la signora Filomena manderò qualcuno a indagare, anche se è passato troppo poco tempo dalla sua presunta scomparsa.- concluse rivolgendo lo sguardo a entrambi.

 

Una volta tornati all'abitazione di Louis, Giada si prese cura delle sue ferite. Più che sofferente però, l'uomo sembrava amareggiato.

-Non devi preoccuparti, ci sono io come testimone, e non ho dubbi che sia stato quell'agente a provocarti-

Sorpreso da quella dimostrazione di fiducia, Louis si aprì in un largo sorriso.

-Meloni è sempre stato così. Quando è di pattuglia poi, diventa anche più bastardo, mi dispiace solamente di non aver picchiato più forte-

Mettendogli la borsa del ghiaccio sulla nuca, Giada avvicinò il proprio volto al suo, fu un attimo. Le labbra dapprima si sfiorarono, quindi si unirono in un lungo bacio che la ragazza, come sentendosi in colpa, interruppe improvvisamente.

-Scusa, io...io...- balbettò Louis imbarazzato.

-Non è colpa tua, solo che dopo quello che è successo, ecco, io faccio fatica a...a...- rispose lei abbassando la testa.

 

 

Mezz'ora più tardi, nella solitudine della propria stanza, Giada ripensò a lungo a quel bacio. Perché non lo aveva mai notato? Perché sotto quella scorza rude, e apparentemente diversa, aveva scoperto un animo nobile e un cuore d'oro? Dicevano che beveva ma, nel periodo trascorso insieme, non l'aveva mai visto attaccato a una bottiglia. Confusa da quelle considerazioni, cercò di riposare un poco ma, altrettanto improvviso, un altro pensiero le attraversò la mente: Filomena.

Non era per nulla sicura delle promesse del commissario, così, senza pensarci due volte, si rivestì. Sarebbe andata a cercarla personalmente, era quasi sera e dove sarebbe potuta andare una persona nelle sue condizioni? Il presentimento che fosse accaduto qualcosa di terribile l'assalì con impeto, contribuendo a che accelerasse le operazioni.

Quando tornò in salotto però, si fermò di colpo, stordita da ciò che stava vedendo.

La testa appoggiata sul tavolo, Louis stava russando della grossa. Accanto a lui, una bottiglia vuota e un bicchiere, anch'esso vuoto.

Danio e Laura

 
 
 

Il vecchio mulino: parte quinta.

Post n°1131 pubblicato il 16 Febbraio 2016 da lascrivana

-Devi rimanere calma, Giada. Può darsi che abbia dovuto sbrigare una commissione, e magari sta tornando-

Giada scosse energicamente la testa.

-No, Louis. Filomena non si sarebbe mai allontanata da sola, e con cosa poi? Da qui non passa nemmeno una corriera, nulla di nulla. Inoltre è afflitta da una terribile artrite, dove vuoi che sia andata a piedi?-

La veemenza della ragazza lo convinse a non ribattere, chi poteva conoscerla meglio di lei?

-Dobbiamo andare immediatamente alla polizia, sono convinta che la sua scomparsa sia collegata a ciò che è accaduto a me-

 

Il commissariato si trovava in un edificio ristrutturato, proprio a due passi dal municipio. Precedendo Louis, Giada ne varcò la soglia per poi fermarsi nell'atrio. Un poliziotto, rintanato dietro un vetro antiproiettile, la squadrò da capo a piedi.

-Desidera?- disse azionando l'interfono.

-Dovrei sporgere una denuncia, a chi mi devo rivolgere?-


Cinque minuti più tardi, si ritrovò seduta in un ufficio anonimo e deprimente. Le pareti, una volta bianche, avevano assunto un colorito grigiastro che sapeva di sporco. Nonostante le sue insistenze, Louis non aveva voluto entrare.

Il commissario è una cattiva persona, se sarà necessario lo farò, ma preferisco rimanere fuori” le aveva detto qualche attimo prima.


-Buongiorno, signorina, in cosa posso esserle utile?- il tono del commissario Dragoni, così diceva la targhetta sulla scrivania, avrebbe voluto essere cordiale, ma Giada vi colse una sottile nota d'impazienza.

-Ieri pomeriggio, sul tardi, sono stata aggredita nei pressi del vecchio mulino- disse tutto d'un fiato.

Il commissario aggrottò le sopracciglia.

-E solo ora viene a sporgere denuncia?-sembrava, anzi, era chiaramente un rimprovero.

-Non ero nelle condizioni di farlo prima, quell'uomo mi ha proprio ridotto male- a dimostrazione di quelle parole, sollevò le maniche della felpa e si scostò i capelli dalla fronte.

-Questi possono bastare?- disse indicando i lividi e i tagli.

-E le posso assicurare che tutto il mio corpo si trova nelle stesse condizioni, mi devo forse denudare per convincerla?- terminò con un accenno di rabbia nella voce.

Apparentemente immune a quella reazione, il commissario si raddrizzò sulla sedia e appoggiò i gomiti sul ripiano della scrivania.

-Ha qualche idea su chi possa averle fatto questo?-

Giada abbassò la testa contorcendosi le dita.

-No, era mascherato ed è successo tutto in fretta, non ne ho la più pallida idea- disse quasi scusandosi.

Dragoni si schiarì la gola, quindi si alzò.

-Signorina, sarò franco con lei. Se non ci sono testimoni, e se...-

Dal corridoio, un trambusto accompagnato da voci concitate interruppe le sue parole.

Precipitandosi verso la porta, il commissario la spalancò e uscì di corsa dall'ufficio. Persa nei propri pensieri, sul momento Giada non collegò quelle urla poi, d'un tratto, trasalì. Louis!

Rovesciando la sedia, si fiondò verso la porta e l'oltrepassò, per fermarsi subito dopo paralizzata dall'angoscia.

In fondo al corridoio, lo stesso agente che l'aveva accolta giaceva riverso a terra, apparentemente privo di sensi. Poco distante, altri tre cercavano di immobilizzare Louis che, con la camicia strappata in più punti, menava fendenti a destra e sinistra come un indemoniato. Fu lo stesso commissario, avvicinandosi da dietro, ad abbatterlo con una poderosa manganellata sul collo. Louis, dapprima strabuzzò gli occhi, quindi piroettò su se stesso e crollò al suolo con un tonfo.

-Si può sapere cosa cazzo è successo?!- urlò Dragoni rivolto ai propri subordinati. Ansante e con la divisa sgualcita, il più anziano di loro si fece avanti.

-Non lo so, commissario. Eravamo in sala agenti quando, d'improvviso, abbiamo sentito Meloni urlare qualcosa a qualcuno. Quando siamo usciti, l'abbiamo trovato fuori dalla guardiola faccia a faccia con quel energumeno. Solo in un secondo momento ci siamo accorti che si trattava di quel mezzo matto di Louis e...-

-Non è pazzo! E' lui che mi ha salvata da quel maniaco!-

Tutti, all'unisono, si voltarono in direzione di Giada che, senza dar loro retta, raggiunse Louis steso a terra.

 

L'uomo guardò la donna stesa sul divano. Trasportarla a casa propria era stato uno scherzo, e il buio aveva giocato a suo favore. Stava dando segni di ripresa, muovendo la testa e tossendo leggermente. Non voleva esagerare con l'anestetico, le serviva viva, e una dose troppo massiccia avrebbe potuto essere letale per una della sua età. Prima che potesse riaversi del tutto, le unì i polsi e li serrò con del nastro adesivo. Stessa cosa fece con le caviglie e con la bocca, quindi rimase a fissarla, soddisfatto.

Non che avesse paura di una sua fuga, e anche se avesse voluto gridare dubitava che qualcuno avrebbe potuto sentirla. L'abitazione più vicina si trovava a un chilometro di distanza e nessuno, da molto tempo ormai, bussava più alla sua porta. Dopo essersi dato una ripulita, ripassò il piano con estrema cura.

Danio e Laura

 
 
 

Il vecchio mulino. 4

Post n°1130 pubblicato il 13 Febbraio 2016 da lascrivana

Dopo aver ben sprangato porta e finestre, Louis tornò rapidamente al mulino. Pur essendo di casa in quel ammasso di vecchi ruderi, non si era mai avvicinato alla pala, tanto meno avrebbe mai pensato che qualcuno sarebbe stato in grado di rimetterla nuovamente in funzione. Nonostante quello che aveva detto a Giada, non credeva veramente che il suo aggressore si trovasse ancora nei paraggi, ma la prudenza non era mai troppa. Avvicinandosi ad essa con fare guardingo, si mise carponi e l'esaminò attentamente.

In breve tempo, riuscì a capire come aveva fatto quel individuo a rimetterla in moto. Pur arrugginiti infatti, i meccanismi sembravano perfettamente funzionanti, ragion per cui, pensò, l'uomo doveva essere uno del paese e che conosceva molto bene il posto. Quel pensiero non fece altro che aumentare il proprio malumore, ma se voleva scoprire qualcosa doveva fare domande in giro. Le parole di Giada riguardo la polizia gli frullarono nella mente come api impazzite, e a voler ben guardare non aveva tutti i torti. Ma non nutriva nessuna fiducia in loro, spesso lo deridevano e, a volte, sapevano essere anche crudeli.

No, avrebbe indagato per proprio conto, ma solo dopo che Giada si fosse rimessa, non si fidava a lasciarla sola e, con quel pensiero in testa, si affrettò a tornare verso casa.

 

Dopo essersi disfatto in fretta e furia del costume, l'uomo tornò in paese e si rinchiuse in casa. L'arrivo di quel bestione aveva rovinato tutto, ma già meditava come avrebbe potuto prendersi la rivincita. Quella stronzetta gli era scappata per un soffio, e il bruciore alla guancia era li a ricordarglielo. Protetta da quel mezzo scemo, sarebbe stato difficile avvicinarla, avrebbe dovuto creare un diversivo, distogliere l'attenzione, e aveva già in mente come farlo.

 

Decisamente preoccupata, la signora Filomena compose il numero di Giada e rimase in attesa. Uno, cinque, dieci squilli, nulla. Era già accaduto, in passato, che non si fosse presentata, ma si era sempre premunita d'avvisarla, per lo meno. Rimettendo a posto la cornetta, si chiese se fosse il caso di chiamare la polizia, ma poi decise che forse stava esagerando. Avrebbe atteso ancora qualche ora, ecco cosa avrebbe fatto poi, se non avesse avuto notizie, si sarebbe rivolta agli agenti. Un leggero bussare alla porta la distolse da quei pensieri.

-Avanti!- disse a voce alta. Non aveva mai chiuso a chiave, non aveva mai ritenuto che fosse necessario, nonostante Giada avesse più volte tentato di convincerla del contrario.

Un uomo si stagliò sulla soglia.

-Buongiorno, signora, vengo da parte di Giada. Ha avuto un piccolo incidente, nulla di preoccupante stia tranquilla, ma è in pensiero per lei, e mi ha mandato a vedere se avesse per caso bisogno di qualcosa-

Sistemandosi gli occhiali, Filomena cercò di mettere bene a fuoco colui che si trovava davanti.

-E lei chi è?- chiese sospettosa. Aveva parlato d'istinto ma qualcosa, nei suoi lineamenti, gli ricordava qualcuno.

-Ho appena chiamato Giada a casa, non è che si trova in ospedale?- disse avvicinandosi.

-Ma...ma tu sei...-

Senza darle il tempo di proseguire, l'uomo scattò come un serpente afferrandola per il collo. Debole e segnata dall'artrite, la povera donna non ebbe neppure il tempo di gridare.

Gli occhiali volarono sul pavimento mentre, con violenza, l'uomo le premette con forza un fazzoletto bagnato sulle labbra. L'odore di cloroformio le invase le narici poi, dopo qualche secondo, tutto si fece buio.

 

Louis trovò Giada seduta in poltrona.

-Bene, vedo che fai in fretta a recuperare- disse con un sorriso.

Seppur ancora pallida, la ragazza inclinò la testa di lato e lo ricambiò.

-Dove sei stato? Non dirmi che sei tornato in quel posto orribile!-

Chinando il capo, Louis annuì.

-Volevo vedere se...se...-

Alzandosi, Giada gli si fece incontro e gli mise una mano sulla spalla.

-Ascolta, Louis. Sto' molto meglio e sono in grado di camminare. Dobbiamo andare immediatamente alla polizia e raccontare tutto quello che è successo. E poi...mio Dio!- come se solo in quel momento avesse ricordato qualcosa.

-La signora Filomena! Mi era completamente passato di mente. Chissà come sarà in angoscia!-

Louis sembrò spaventato da tanta veemenza.

-Forza, andiamo. Prima di recarci in paese dobbiamo passare da lei, voglio rassicurarla-

E senza aspettare oltre, si diresse verso la porta.

Danio e Laura.

 
 
 

Uno sguardo curioso e una mente illusa

Post n°1129 pubblicato il 13 Febbraio 2016 da lascrivana

 Fantastica imprudenza.

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Mi sorprese abile e stravagante

mi colse inesperta e pavoneggiante

pensavo di saper cogliere

ogni  singola goccia di saggezza

Illudendomi di poter

asciugare ogni lacrima d'amarezza.

Come un treno in corsa

Dalla magia mi lasciai trasportare

e a ogni fermata,

nuova vita iniziavo a fantasticare

E fu cosi che alla fine del tragitto

mi ritrovai sulle spalle

un bagaglio fitto fitto.

Dentro ci stava di tutto

divertimento,pianti ed illusioni

giocolieri,fantasmi e sognatori

ipocriti,perbenisti ed imbroglioni.

Con le valigie colme di emozioni

mi presentai alla prossima stazione,

Diedi un occhiata al treno che stava per arrivare

e incurante della sua destinazione

saltai su,senza nemmeno pensare

Che, se padrona del mio destino

volevo restare

l'imprudenza di un bambino

dovevo conservare.

L@ur@

 
 
 

Elucubrazioni notturne.

Post n°1128 pubblicato il 12 Febbraio 2016 da lascrivana

Noi scrittori da strapazzo, quelli che sciorinano elucubrazioni mentali da quattro soldi.

Quelli che solo perché amano la scrittura pensano di possedere il titolo per definirsi "scrittori".

Ebbene si! Proprio noi, abbiamo aperto le porte della mente al pubblico. Abbiamo scritto in bianco e nero tutte le nostre colorate fantasie.

Alcuni tra di noi sono veramente bravi. A volte faccio perfino fatica a credere perché certi talenti di spessore, vivano nell'anonimato, con noi pseudo scrittori; mentre altri, di pessimo gusto e di mediocrità, occupano posti di rilievo e vengono pure pagati profumatamente.

Mi riferisco al pattume che ci propinano ogni giorno in TV, con le loro storie melodrammatiche banali.

In fondo, la TV, è un alto mezzo per diffondere la fantasia altrui; o almeno dovrebbe esserlo.

I fatti di cronaca vera, occupano gran parte del pomeriggio degli Italiani, causa per gli spettatori di continue somministrazione di ansiolitici.

Una volta c'era solo il telegiornale che forniva un certo tipo d'informazione, il resto era limitato alla cultura, al cinema, allo spettacolo, che portava alla ribalta talenti veri', e allo sport.

Oggi abbiamo imparato a fare la raccolta di rifiuti differenziata; ma, continuano a sommistrarci abbondanti dosi di lerciume televisivo e webbico.

Forse webbico è un espressione poco adatta e corretta; tanto non se ne accorgerà nessuno, o quasi.

Beh, con tutto questo, voglio solo consigliarvi di volgere lo sguardo verso la cultura, la buona lettura, e anche verso un po' di buona tv. Riponete gli ansiolitici nel cassetto. 

Ciò che l'occhio vede, la mente ritrae e immagazzina. Riempiamo i granai della memoria per i tempi di carestia; altrimenti nemmeno gli ansiolitici basteranno più.

Laura

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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