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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi del 15/03/2017

In fondo al tunnel 15

Post n°1365 pubblicato il 15 Marzo 2017 da lascrivana

Giada si diede della stupida. Pur essendo probabile, non aveva previsto la possibilità che Giorgio potesse essere cosciente nel momento in cui avrebbe dovuto attuare il suo piano. Attraverso le bende, lo sguardo inorridito dell’ex marito la spiazzò e bloccò col cuscino sospeso a mezz’aria. Approfittando di quell’attimo, l’uomo afferrò il campanello e suonò più volte.

-Brutto bastardo!- sibilò tra i denti.

Gettando a terra il cuscino, rovistò nella borsetta alla ricerca della pistola ma, improvvisamente, la porta si aprì di colpo. Richiamata dal suono prolungato e insistito, l’infermiera di turno si era immediatamente precipitata. La scena che le si presentò davanti la sconvolse talmente che, fatti due passi nella stanza, fissò la donna bionda e la pistola che reggeva con occhi colmi di terrore. Passando lo sguardo da uno all’altra, Giada sembrò indecisa sul da farsi, ma fu questione di un attimo. Ruotando il braccio, puntò decisa l’arma contro la povera infermiera, l’indice pronto a premere il grilletto.

-Noooooo!-

Balzando dal letto, Giorgio strappò il tubicino della flebo e, ancor prima che Giada potesse rendersene conto, glielo passò attorno al collo cominciando a stringere. Più d’istinto che per propria volontà, la donna fece partire un colpo per poi lasciar cadere l’arma. Nessuno dei due si accorse del debole lamento dell’infermiera che, colpita al fianco, si accasciò sul pavimento. Strabuzzando gli occhi, Giada cercò in tutti i modi di liberarsi da quella morsa. Tuttavia la presa di Giorgio era talmente ferrea che, in pochi istanti, il suo volto divenne paonazzo. Le forze iniziarono a mancarle, mentre i rantoli si fecero sempre più flebili e prolungati. In un ultimo e disperato tentativo, alzò il gomito e colpì all’indietro con tutte le sue forze. Preso in pieno volto, laddove l’acido aveva fatto più danni, Giorgio urlò di dolore e lasciò andare il tubicino. Stravolta e con la vista annebbiata, Giada si appoggiò sulle ginocchia cercando di riprendere fiato. Solo allora si accorse dell’infermiera accanto alla porta. Guardandosi attorno, cercò di capire dove fosse finita la pistola, ma vi rinunciò quasi subito. In lontananza infatti, si udirono delle voci concitate e dei passi in avvicinamento. Afferrando al volo la borsetta, scavalcò l’infermiera e lasciò la stanza.



Nonostante la sicurezza che la presenza di Igor le infondeva, Rosalia fu assalita da un senso d’inquietudine. Si sentiva la gola secca, così decise di alzarsi dal letto per andare in cucina e bere un bicchiere d’acqua. Si mosse quasi furtivamente per paura di svegliare Igor che, per offrirle il suo letto, si era sacrificato a dormire sul divano. Di fronte alle sue proteste, le aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi.

Ci sono abituato, non preoccuparti”

La casa, dal design moderno, era arredata con gusto. I mobili lineari laccati di bianco erano bassi e profondi. In alto, le mensole di vetro ospitavano souvenir e qualche vaso di cristallo dai colori cangianti. Un paio di quadri in stile naif, e un enorme divano in tessuto rosso a più posti, completavano l’arredamento. La luce in cucina era accesa, e si stupì di trovare Igor alle prese tra i fornelli. Nel sentire i passi alle sue spalle, Igor si girò, e per nulla sorpreso dalla sua presenza le sorrise.

-Immaginavo avessi bisogno di qualcosa che ti rilassasse, così ho pensato a una tisana. E’ difficile dormire in casa d’altri, specie quando si tratta di persone conosciute da poco -.

Ancora una volta, la sensibilità e la comprensione di Igor la commossero. Iniziava a pensare che fosse una creatura divina, un angelo mandato da sua madre per proteggerla. Dopo la sua morte, per sopperire al vuoto della perdita, aveva iniziato a percepire in ogni persona che le veniva in aiuto un suo emissario. Prima di allora, non era mai riuscita ad accettare l’idea che la madre non avesse potuto mantenere la promessa fatta quando era ancora ragazzina. Quando sognava qualcosa di brutto, correva nel lettone e le si accoccolava accanto. Accarezzandola dolcemente, le diceva che non l’avrebbe mai abbandonata, che ci sarebbe stato sempre qualcuno a vegliare su di lei. Anche l’incontro con Giorgio era stato provvidenziale, ma era stato macchiato da quell'aggressione. Grazie a lui, suo padre aveva riacquistato la vista, ma aveva anche pagato duramente il fatto di averla conosciuta. Per questo gli era doppiamente grata, e si sarebbe sdebitata prendendosene cura ogni giorno. Il fatto che avrebbe potuto rimanere sfigurato per sempre era solo un dettaglio, l’amore avrebbe fatto il resto.

Il trillo insistente del cellulare la costrinse ascusarsi con Igor e a ritornare in camera, dove lo aveva lasciato. Un numero sconosciuto lampeggiava sul display. Lo guardò ansiosa, esitando prima di schiacciare il tasto di risposta. Quando lo fece le tremavano le mani, aveva il sospetto che fosse qualcuno dell’ospedale che gli comunicava qualche brutta notizia. La voce dell’ispettore Molinaro non la tranquillizzò di certo, e quello che le comunicò non fece altro che aumentare la sua agitazione.

Non vedendola tornare, e temendo anch’egli che una telefonata in piena notte non portasse nulla di buono, Igor l’aveva raggiunta. Nel vederselo così vicino, Rosalia riattaccò e scoppiò in lacrime. Afferrandogli le mani, gli rivelò il motivo della chiamata.

-Era l’ispettore Molinaro e chiamava dall’ospedale, lex moglie di Giorgio ha cercato di ucciderlo. Mi ha chiesto di raggiungerli poiché è in preda a una crisi di panico, e nessuno riesce a convincerlo che io stia bene –.

Igor ricambiò la stretta e le disse di rivestirsi, l’avrebbe accompagnata subito in ospedale.




 
 
 
 
 

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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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