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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.
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Messaggi di Novembre 2014
Post n°913 pubblicato il 29 Novembre 2014 da lascrivana
Cecilia, quell'anno, decise di passare tutto il mese di Dicembre all'agriturismo "In vacanza da Leila"; aveva sempre adorato i castelli, e sapeva bene che nei pressi del casale ce ne stava uno arroccato su un altura rocciosa semi circondato dal mare. Dopo aver sistemato le valigie in camera e fatto un abbondante colazione nella sala ristoro del locale: si recò immediatamente in visita al castello. La giornata, non sembrava affatto male; a parte qualche nube che di tanto, in tanto velava il disco raggiante del sole. Dopo aver fatto qualche passo, si levò l'ingombrante giubbotto blu di piume d'oca. Il rosso del suo golf di lana, s'intonava meravigliosamente con gli addobbi natalizi che rallegravano la via. Anche se aveva già letto in alcuni racconti della famosa scrittrice " Leila russo" le meticolose e spettacolari descrizioni di quel luogo nel periodo Natalizio: rimase ugualmente meravigliata dalla visione. Il paese, che dopo le vacanze estive sonnecchiava annoiato: sembrò magicamente risvegliarsi per accogliere i turisti. Girovagò con calma, dilettandosi con la beata visione dei mercatini di Natale. Aveva tutta la giornata davanti per visitare il castello. Affascinata dalle diverse forme di statuine che raffiguravano i personaggi del presepe, non si accorse che era già giunta l'ora di pranzo. Non aveva nessuna voglia di ritornare al locale, così decise di saltare il pasto e continuare a bigonellare prima di raggiungere il castello. Aveva ormai raggiunto la roccaforte, quando il cielo si oscurò all'improvviso. Grossi nubi, scure e addensate, ammantavano la massiccia figura del castello, e qualche gocciolina annunciava l'arrivo imminente di un temporale. Cecilia, per nulla spaventata da quella premessa di pioggia, continuò imperterrita la sua escursione. Le acque del mare, scure e minacciose, lambivano la costa sollevandosi sulle rocce che delimitavano il litorale. Le onde furiose, s'infrangevano sugli scogli sbruffando l'acqua fino a raggiungere le spesse mura della fortezza. Cecilia, per poter continuare a girarci intorno, doveva aspettare che si placasse l'ira di ogni onda; anche se la veloce frequenza del loro alternarsi, sembrava volesse impedirgli a tutti i costi di continuare la visita. Cecilia, dopo aver raccolto la massa riccia e scomposta dei capelli biondi nel cappuccio e tirato la zip fino in fondo lasciando scoperto a malapena l'ovale del viso: procedette caparbiamente riparandosi con un braccio dagli schizzi. Nonostante, il suo esile braccio fosse ricoperto dalla spessa coltre del piumone, non fu sufficiente a proteggerla dall'improvviso acquazzone rovesciato da un onda gigantesca che si era abbattuta al suo passaggio. Fortuna che dietro l'angolo, c'era uno spiazzale più ampio che le consentiva di proseguire senza intoppi. Una fresca risata argentina la fece trasalire, si girò per vedere donde venisse codesto suono, e restò sbigottita davanti all'esile figura di un giovane vestito con abiti d'epoca. Pensò subito si trattasse di un giullare del castello ingaggiato in quel periodo per accogliere i turisti. -Salve! So bene che forse non è la giornata ideale per far visita al castello; ma fremo dalla curiosità di conoscere questo luogo; sono disposta a pagare anche una guida... Non è che potresti aiutarmi- Il ragazzo la guardò stranito, rifletté un attimo prima di rispondere: -bene impavida Cecilia, il tuo desiderio sarà esaudito... Ti accompagnerò con piacere a visitare le mie antiche dimore- A Cecilia non sfuggì affatto la curiosa allusione, però penso che il ragazzo fosse pagato apposta per coprire questo misterioso ruolo. Laura |
Post n°912 pubblicato il 21 Novembre 2014 da lascrivana
E da un bel po’ che non scrivo; ogni tanto la mia fantasia la impiego per gli usi quotidiani; sicuramente non mi aiuta nelle pulizie domestiche, ma mi da modo di neutralizzare le incombenze che angustiano il mio spirito. Un altro grande aiuto mi è fornito dalla lettura; e in questo periodo il buon vecchio “Scrooge” ha fatto la sua parte. Dell’opera, ne ho sempre visto la proiezione cinematografica, ma non avevo mai letto “Il cantico di Natale” di Dickens. Nel racconto la cosa che mi ha maggiormente colpito, è la descrizione dei dettagli –in particolar modo l’ora buia che avanza nella cittadina-. Nonostante il primo pomeriggio iniziasse a inghiottire nell’oscurità le case circostanti, mi sembrava di veder calare nelle famiglie la luce e il calore dell’affetto. Per un attimo ho abbandonato il racconto e mi sono calata in un antico personaggio che rientrava a casa, dopo una lunga giornata di lavoro, e trovava la moglie nella minuscola e grigia cucina accanto al fuoco. Con lui, ho percorso i viali della città al buio, rischiarati solo dalla tenue luce delle fiammelle che facevano capolino dalle finestre socchiuse; non lampioni a illuminare i sobborghi, ne luci a neon e ne televisioni o computer e quant’altro. Eppure, quella fiammella che ardeva nelle case, insieme al vivido colore della brace ardente nei focolari –mi riscaldava il cuore- . Le immagini che la mia fantasia scaturiva da quel racconto, accarezzavano dolcemente le mie memorie; quasi come a voler risvegliare i vecchi spiriti del passato … quelli buoni; quelli che avevano a cuore solo il benessere e la felicità della propria famiglia. Il nuovo spirito del Natale ci fornisce comodità e agi –almeno per la maggior parte delle famiglie- ; certo quando parlo di comodità, non mi riferisco al lusso, ma a qualcosa in più rispetto a quello che si possedeva nel passato. Ancor’oggi qualcuno è rimasto per raccontarci qualche vecchia storia del dopo guerra; e le loro testimonianze mi sono tanto care. Le amarezze della vita quotidiana, le frustrazioni sul lavoro, lo stress e compagnia bella, per me rappresenta quello “spirito del Natale futuro di Dickens” la fine del vecchio Scrooge è toccata a noi… ma, siamo ancora in tempo per dimenticare gli affanni e dedicare il nostro tempo agli affetti più cari. Riflettiamo, miei cari, riflettiamo.
Laura. |
Post n°911 pubblicato il 17 Novembre 2014 da lascrivana
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Post n°910 pubblicato il 14 Novembre 2014 da lascrivana
La piccola scatola magica è ritornata al suo posto; la apro, e da essa scaturisce una dolce musica che accompagna sinuosamente la mia creatività in una danza di lettere. Tre sillabe “a-mo-re” che ben si conciliano tra loro, danno vita alla prima ballerina, che armoniosa e mielosa alla pronuncia, si apre un varco tra i pensieri –ricongiungendosi per poi riallontanarsi di nuovo. Le vocali insieme alle consonanti si rincorrono, s’incatenano, si separano con i punti di congiunzione; gli accenti sembrano avere le ali e si librano in volo per poi depositarsi sulle vocali atone. Magicamente ogni vocabolo sa dove collocarsi per formare una parola di senso compiuto. Altre sillabe si dirigono verso il centro del cerchio per comporre un'altra parola “i-stin-to” esso è la chiave di ogni decisione presa; la saggia guida che conduce l’estro e la creatività attraverso sentieri sconosciuti. Man mano che le parole avanzano, le idee prendono forma proiettando come in un film, una serie d’immagini di vita vissuta. Molte dei nostri vissuti, sotto alcuni aspetti, sono simili ad altri a tal punto da sentirci protagonisti della storia che si sta leggendo, o del film che si sta seguendo. Ed’è proprio in quei momenti che il mondo sembra girarci intorno per fornirci la chiave che apre la porta delle risposte alle tacite domande; ai problemi irrisolti. Si trae beneficio anche da chi prima di noi ha già vissuto la stessa esperienza; ed’è allora che scopriamo la positività degli eventi che si ripetono. Le parole trite e ritrite all’improvviso assumono un aspetto nuovo; esse diventano necessarie per superare un momento poco piacevole della propria vita; ricordandoci, che nonostante la monotonia dei nostri i giorni, il sole ci sorprende ogni mattina inondandoci con i suoi raggi luminosi, apparendo ancor più brillante dopo la tempesta.
Laura
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Post n°909 pubblicato il 10 Novembre 2014 da lascrivana
I raggi del pallido sole che si filtrano da dietro le persiane socchiuse colorano la stanza di una luce tenue e grigiastra; le tinte smorte sono in tono con la nomea che il mese di novembre si porta addosso. Personalmente non l’ho mai considerato tale; novembre è il preludio di una delle festività tanto amate da me –il Natale e l’inizio di nuovo anno-. Come ben sapete, da almeno tre anni, cambio l’immagine della testata del blog con quella che rappresenta il mio buon augurio per l’anno entrante. Solitamente mi lascio consigliare dal mio buon istinto e da quello che maggiormente ha caratterizzato i miei ultimi post. Il nuovo logo è già pronto.
Perché non di solo pane vive l’uomo: bensì di tutto quello che esce, ed entra dalla sua bocca; dei risultati e delle soddisfazioni del proprio lavoro; e dall’affetto che lo circonda.
Vi presento il logo che rappresenterà il 2015.
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Post n°908 pubblicato il 05 Novembre 2014 da lascrivana
Lo chalet a quell’ora di notte, rischiarato dalla luna, si presentava agli occhi di Renato e Letizia come un luogo fatato: tant’è vero che già pregustavano le ore deliziose che avrebbero passato in quell’accogliente casetta di legno. L’abitazione era collocata in un solo piano; la piccola veranda all’ingresso ospitava una pila di legna da ardere; così prima di varcare la soglia se ne caricarono una bracciata a testa –avevano intenzione di passare la notte vicino al camino. Appena dentro, si trovarono direttamente nell’ampio salone-cucina; da un lato, addossato al muro, era situato l’angolo cottura: con gli stipiti incassati dall’anta lineare in legno di ciliegio. Tutta la parete, compresi mobili d’incasso e la penisola che separava la cucina del salone, erano rivestiti con piastrelle in ceramica bianca finemente decorata. Il tavolo, anch’esso in legno di ciliegio, si trovava poco distante dal camino; mentre un largo tappeto di pelliccia ricopriva il parquet ai suoi piedi. Il divano letto era posto sotto la finestra. Mentre Renato sistemava la legna per accendere il fuoco; Letizia si accinse ad aprire le persiane –adorava stare vicino al camino e vedere la neve scendere da dietro i vetri-. Nello spalancare le imposte, rimase estasiata innanzi allo scenario che si allargava davanti ai suoi occhi: le acque del lago, erano rischiarati da riflessi argentati; mentre gli alberi tinteggiati dai colori autunnali, lasciavano penzolare i rami sotto il peso delle piccole chiazze di neve. Una volta acceso il camino, Renato si liberò immediatamente del vestito, rimanendo con solo i boxer e la camicia. Letizia indugiò un po’ prima di svestirsi, lasciando che fosse Renato a farlo. Passarono un fine settimana meraviglioso; quegli ultimi giorni per Letizia, si erano presentati ricchi di piacevoli imprevisti –tanto da costringerla a riflettere-. La mattina, prima di lasciare lo chalet, Letizia volle recarsi a fare due passi vicino al lago –aveva bisogno di godersi ancora un po’ quello spettacolo-. Renato, silenziosamente la raggiunse da dietro le spalle; le circondò la vita con un braccio e dopo aver depositato una serie di baci sul collo di Letizia, la fece girare in cerca della sua bocca travolgendola con un bacio appassionato. - Che ne dici di ritornare in casa?- Le sussurrò Renato tra un bacio e l’altro. - Io dico di si Renato… è arrivato il momento di fare quel bambino che tanto desideri…- Quest’affermazione lo lasciò senza parole; poi, ripresosi dalla costernazione iniziale, la sollevò tra le braccia, impaziente di dare inizio alla procreazione. Renato, alla fine aveva vinto: ancora una volta era riuscito a conquistare Letizia … ancora una volta l’amore aveva trionfato. Libero… lei l’aveva lasciato sempre libero su tutto: libero di andare e di ritornare; libero di stare con altre donne; e ancora una volta libero di scegliere lei come unica compagna per i giorni a venire. Sapeva che così come aveva agito con lui, Letizia avrebbe fatto con i loro figli: li avrebbe lasciati liberi anche di sbagliare, di vivere quell’epoca bizzarra che li portava a rifugiarsi dietro una scatola metallica … liberi di vivere la loro vita comunque essa si presentava. Laura
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Post n°907 pubblicato il 03 Novembre 2014 da lascrivana
Ad accogliere Renato e Letizia all’ingresso del ristorante: fu un cameriere fasciato in una livrea scura che portava impressa l’immagine di uno scheletro, lunga tutto il corpo. Lo stesso, li scortò fino all’entrata delle due sale allestite per l’occasione: un’ala del locale era arredata con gusto più sobrio -per accogliere gli ospiti che volevano una cena più intima-; mentre l’altra sala, era agghindata in tema alla festa di halloween. Renato e Letizia preferirono la cena collettiva: l’enorme tavolata li intrigava maggiormente. In effetti, passarono una serata divertente tra amici di vecchia data e nuove conoscenze. Renato giocherellò per tutta la sera con i bambini mascherati che erano venuti in compagnia dei propri genitori; e Letizia dovette ammetter in cuor suo che quel lato del carattere che lui gli stava mostrando, non solo l’aveva gradevolmente sorpresa: bensì le piaceva tantissimo. Renato, dal canto suo, improvvisamente era diventato geloso di Letizia: l’idea che altri uomini avessero potuto sfiorarla, lo infastidiva da morire. Questa nuova sensazione lo sconvolse più del dovuto, e nonostante i ragazzini lo tenessero in allegria, di tanto in tanto, era colto dal tarlo della gelosia: specie quando altri uomini si accostavano a Lei. I loro sguardi compiaciuti dimostravano quanto apprezzassero la scelta del costume da strega che aveva addosso Letizia; anche perché e metteva sfacciatamente in risalto la linea più sex. Comunque sia, tra tarli e birichinate, la serata si svolse magnificamente. La cena si rivelò deliziosa; le pietanze erano per la maggior parte composte di un menù a base di verdure e di zucca gialla. Servirono un antipasto a base di frittelle di zucca, sottaceti e salumi vari; formaggi locali, freschi e stagionati, accompagnati da vini d’eccellenza per gli adulti e bibite gassate per i bambini. I primi piatti si basarono su risotto alla crema di zucca; ravioli ripieni sempre di zucca e speck, e fusilli al pomodoro. I secondi fornivano una scelta svariata per tutti i gusti: dal fritto di pesce misto, agli arrosti di carne e salsiccia; dalla cacciagione alle semplice cotolette. Alla fine della cena, per una frazione di secondi, spensero tutte le luci della sala – chiaramente previo avvertimento- giusto il tempo che i camerieri impiegarono per l’entrata in sala dell’enorme torta a forma di zucca, finemente decorata da artisti pasticcieri e circondata dalla luce tenue delle candele. Al termine della serata, ai bambini fu consegnata una fiaccola in cioccolata e con la fiamma di pasta di mandorle; e agli adulti una piccola zucca –sempre in pasta di mandorla-.
Laura
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Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:30
Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:29
Inviato da: tanmik
il 16/09/2024 alle 06:29
Inviato da: tanmik
il 15/09/2024 alle 05:57
Inviato da: tanmik
il 15/09/2024 alle 05:57