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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Marzo 2015

La curiosità di Rosalinda.

Post n°963 pubblicato il 15 Marzo 2015 da lascrivana

Non avevo ancora messo piede in casa, che fui subito aggredita dallo strillo acuto del telefono. Non avevo nessuna voglia di rispondere; mi sentivo ancora come in trance per lo splendido pomeriggio passato con Igor. Continuai a svestirmi lasciando che il telefono continuasse a squillare. Mi preparai un bel bagno caldo e stetti a mollo per quasi mezz’ora, in compagnia della mia musica preferita. Mi piaceva ascoltare musica rilassante con sottofondo i rumori della natura –il fruscio delle foglie; lo sciabordio del mare; il ticchettio della pioggia ecc..-

Dopo aver indossato un caldo e comodo pigiama, mi avviai in cucina per mangiucchiare qualcosa. Lo squillo persistente del telefono mi obbligò a rispondere. Non potevano di certo essere i miei, loro avevano il mio numero di cellulare, e se fosse successo qualcosa di grave, mi avrebbero chiamato li; né tantomeno Letizia la mia segretaria; anche lei aveva il mio numero privato per le cose urgenti. Alzai la cornetta visibilmente infastidita.

-Pronto!-

- Finalmente sono riuscita a rintracciarla dottoressa Boromei-

-Si può sapere chi è lei?-

-La signora Lidia Lamberti; si ricorda di me?-

-Si ma certo che mi ricordo di lei… è successo qualcosa? Suo marito sta bene?-

-E cosa c’entra mio marito? Certo che sta bene! … senta, mi spiace disturbarla a casa… ma avrei una certa urgenza di parlarle. Ci sono delle cose importanti che lei deve sapere-

-Bene… ne parleremo alla prossima seduta-

-Ma è solo tra qualche settimana! Io non posso aspettare tanto. Si tratta di una cosa che riguarda mio marito Igor-

Eccola lì che aveva usato la parola “magica”! “Igor”; a quel punto, spinta dalla curiosità, non potei fare a meno di fissarle un appuntamento per il giorno successivo.

Erano le diciotto passate, ed io avevo appena salutato l’ultimo dei miei pazienti. Era stata una giornata estenuante; resa ancor più stressante all’idea che avrei dovuto ricevere Lidia. Quella donna aveva avuto il potere di mettermi agitazione prim’ancora di sapere che fosse la moglie di Igor; figuriamoci ora! Era una donna strana … inquietante.

Arrivò puntuale all’appuntamento. Devo ammettere che Lidia era una gran bella donna. Vestiva in maniera sobria ed elegante; e quella sera era impeccabile nel suo tubino nero che metteva in risalto le sue forme perfette. 

-Buona sera Lidia … noto con piacere che stasera è più bella del solito. I capelli raccolti le stanno bene-

Accennò a malapena un sorriso; socchiudendo i suoi begli occhi verdi ombreggiate da lunghe ciglia.

- Grazie dottoressa … posso sedermi?-

Dopo che si fu seduta, ci guardammo negli occhi per un bel po’ prima che lei aprisse bocca.

Le sue mani tremanti, contorcevano nervosamente il manico della borsetta di pelle nera; e le lunghe gambe, fasciate in collant di seta scura, non riuscivano a trovare posizione.

-Vado subito al dunque. Lei è l’amante di mio marito!-

-Cosa dice Lidia?-

-Non finga di non aver capito! Lei è come tutte le altre-

-Ascoltami Lidia… stai calma e cerca di farmi capire di quale altre parli?-

-Tutte le liceali che si sono infilate nel letto di mio marito. Pensa davvero di essere stata la sola? Ha la più pallida idea di quanti amanti mi sono sorbita in tutti questi anni? Lei lo sa perché ha picchiato Livio?-

-No … non capisco di cosa stia parlando. Tutto questo mi è nuovo. Lei sapeva di Livio?-

-Dimentica che anch’io insegno nella stessa scuola. Livio sapeva tutto di lui. Sapeva delle studentesse di facili costumi che avevano accettato volentieri le sue avances. Pensa davvero che lo avesse pestato in quel modo solo per difendere lei?-

A dire il vero, in quel momento non pensavo proprio nulla. Non sapevo proprio cosa dire in difesa di Igor. In fondo mi ero solo accontentata di amarlo. Io, curiosa all’inverosimile, che tempestavo tutti di domande, non ne avevo mai fatte a Igor! Eppure di lui avrei dovuto sapere tutto. E’ normale cercare di scoprire quanto più è possibile della persona che si ama tanto! Perché? Sino a qualche giorno prima, ignoravo persino che avesse sposato la professoressa Lamberti! A quel punto mi sentivo angosciata e confusa. Non avevo nessuna verità a portata di mano per controbattere quello che Lidia mi stava dicendo. 

Laura.

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°962 pubblicato il 14 Marzo 2015 da lascrivana

Era già sera quando Igor rientrò a casa. Distesa sul divano, Lidia lo accolse con un sorriso gelido.

-Non avrei mai pensato che una riunione tra professori potesse protrarsi così a lungo- una punta di sarcasmo nemmeno troppo celata nella voce.

Togliendosi la giacca, si lasciò sprofondare sulla poltrona.

-Nemmeno io se è per quello, ma il preside ha...-

Come una molla, Lidia scattò dal divano e gli si pose davanti.

-Sei stato con lei stronzo! E non provare a negare, per certe cose ho un sesto senso lo sai!-

Travolto da quella furia, Igor non osò fiatare.

-Eri il suo professore, il bel docente fascinoso e inarrivabile...- proseguì Lidia sempre più incollerita.

-Ed è bastato un giorno per portartela a letto! Maledetto figlio di puttana!-

Scossa da violenti brividi, afferrò un pesante portacenere dal tavolino e lo scagliò nella sua direzione.

Igor si scansò appena in tempo. Ma fu il pretesto per reagire.

Alzandosi a sua volta, l'afferrò per i polsi facendola voltare su se stessa.

-Adesso basta Lidia. Stai esagerando con queste storie, quando imparerai a crescere?-

Lei cercò di divincolarsi, ma la presa ferrea glielo impedì.

-Calmati per favore...- proseguì Igor.

-Ne possiamo parlare con calma, queste scenate non servono a nulla-

Spossata dal tentativo di liberarsi, Lidia sembrò afflosciarsi su se stessa. Igor la lasciò andare, quindi tornò a sedersi.

-Dobbiamo parlare Lidia. Avremmo dovuto farlo molto tempo fa in verità, ma credo che adesso non si possa più rimandare-

Ansimante, Lidia annuì appena con la testa.

-Domani. Adesso sono troppo esausta. Scusami per il mio scatto, non succederà mai più- disse improvvisamente remissiva.

-Come vuoi. Credo anch'io che una bella dormita non possa farci che bene- disse Igor parzialmente sollevato.

Molto più tardi, nel cuore della notte, incapace di prendere sonno, Lidia osservò il suo respiro regolare alzare impercettibilmente il lenzuolo.

Quanto amava quell'uomo? Quanto era disposta a rischiare per lui?

La paura di perderlo era enorme. E quella ragazza, molto più giovane di lei, rappresentava un pericolo. Doveva fare qualcosa.

L'indomani, come nulla fosse successo, preparò la solita colazione. Quando Igor la raggiunse in cucina, esibì un sorriso radioso ma forzato.

-Stasera mi vedo con le solite amiche, non farò tardi-

Igor annuì. Sapeva che la moglie, una volta la settimana, si trovava per una partita a carte condita da pettegolezzi.

-Vai tranquilla, ti aspetterò alzato- rispose portandosi alle labbra la tazzina di caffè.

Danio

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°961 pubblicato il 13 Marzo 2015 da lascrivana

Fissai l’appuntamento con Igor per il giorno successivo: nonostante avessi già il pomeriggio tutto impegnato. Con mio grande stupore, accettò nell’immediato. A quel punto non mi restava che far chiamare tutti i pazienti dalla mia segretaria e disdire gli incontri per l’indomani; e non solo, dissi che non era necessaria neppure la sua presenza. Ero certa che avere il pomeriggio libero, non sarebbe di certo dispiaciuto a Letizia Arcuri: preziosa collaboratrice del mio studio sin dall’apertura. 

-Posso essere onesta con te Rosalinda Boromei?-

-Sai bene Letizia che sei obbligata a esserlo con me!-

-Bene, bene… cara la mia dottoressa. Non è che mi stai nascondendo qualcosa?-

-Ebbene si! Ammetto la mia colpa … ma ora non posso parlarne. Devo prima capire-

-Eccola là! Parla la psicoanalista! E se per una volta tanto lasciassi uscire la donna normale che è in te? Quella fragile che ha gli stessi problemi degli altri?-

-Ti ho detto che non è ancora arrivato il momento. E ora cerca di darti da fare; hai un bel po’ di pazienti da chiamare per spostare gli appuntamenti; mi pare di averti dato abbastanza lavoro per oggi -

-Avrei fatto volentieri due chiacchiere con te; a costo di fare qualche ora di straordinario gratis-

- Ti ringrazio per la premura Letizia; ma dico sul serio … non saprei da dove iniziare. Lasciami un po’ di tempo per elaborare il tutto-.

L’idea di incontrare nuovamente Igor, mi eccitava e allo stesso tempo mi agitava. Mi sentivo come una ragazzina al suo primo appuntamento.

Non riuscii a dormire quella notte; e la mattina successiva mi alzai presto per fare una corsetta al parco. 

Dopo essermi fatta la doccia; ci misi più tempo del solito a prepararmi. Spazzolai energicamente la mia cascata di riccioli dorati e li raccolsi in semplice coda. Mi truccai leggermente, usando un mascara chiaro e una cipria rosea. Tirai fuori dall’armadio un vecchio paio di jeans e li abbinai a una comoda camicia di flanella azzurra, completamente sbottonata sul davanti: lasciando volutamente intravedere un top aderente bianco con l’orlo di pizzo.

Mi guardai allo specchio, e mi resi conto di aver fatto il possibile per sembrare una ragazzina. Cosa esattamente cercassi di risvegliare in lui, era oscuro persino a me stessa! In fondo lui era più grande di me di tredici anni; che senso aveva sembrare più piccola?

Forse, nel mio inconscio cercavo di realizzare il sogno di un incontro, tanto desiderato quando frequentavo il liceo. 

Arrivai allo studio in anticipo; trovai Igor ad attendermi davanti al portone d’ingresso; a quanto pare anche lui era impaziente come me.

Ci salutammo timidamente come due ragazzini: impacciati e balbuzienti.

Lo feci accomodare dentro lo studio. Dopo averlo invitato a bere qualcosa di forte per sciogliere la tensione, mi sedetti sulla poltrona di fronte a lui. Le nostre ginocchia si sfiorarono a malapena, quasi avessero paura di toccarsi. Chiudendo gli occhi, lentamente congiungemmo le mani: palmo contro palmo. I nostri movimenti erano in perfetta simbiosi; le nostre anime comunicavano rimandando indietro le lancette del tempo.

Non so come accadde … ma accadde.

Ci ritrovammo stretti l’uno all’altro, senza che nemmeno ce ne rendessimo conto. Nessuna domanda o paura, nessuna colpa o divario tra noi. I nostri corpi si erano incontrati oltre l’orizzonte; la dove il tempo non ha età.

L’esperienza che condividemmo quel pomeriggio, fu unica e straordinaria per entrambi. Per raggiungere quello stato mentale, non avevamo avuto bisogno di assumere droghe o alcool: erano i nostri baci a inebriarci; e le nostre travolgenti carezze a deliziarci. Mentre i nostri corpi, congiunti in un perfetto incastro, ci mandarono completamente in delirio. Non ci sono parole che possano rendere giustizia a descrivere quello che realmente vivemmo in quell’atto d’amore. Il destino quel giorno si era meravigliosamente compiuto.

Noi eravamo fatti per stare insieme; e tutto quel tempo passato lontano l’uno dall’altro: non aveva fatto altro che accrescere e fortificare quel sentimento indissolubile. Non ne avevamo colpa se Lidia, la moglie, fosse subentrata dopo. Forse ne avevamo per non essere stati in grado di riconoscere l’enormità del nostro amore.

Quello che era successo con Livio, aveva cambiato le nostre vite.

Igor non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto; picchiare un uomo non era da lui! Si sentiva distrutto e angosciato da quella passione che provava per me. Io ero una sua alunna! Non poteva. Non era consentito dalla legge; dai miei genitori. Tutto questo lo faceva sentire un verme. E quando io terminai gli studi, disse che non ebbe il coraggio di privarmi della mia gioventù: compromettendo le mie scelte con il chiedendomi di sposarlo.

Unirsi in matrimonio con Lidia, sembrò essere una soluzione necessaria a trattenerlo dal rincorrermi.

Solo, che con il passare del tempo, Lidia tirò fuori la sua vera personalità. Quello che scoprì di lei in seguito, mandò all’aria qualsiasi progetto di coppia. Isterica e gelosa oltremodo, gli impediva persino di respirare. Se l’aveva sopportata per tutto questo tempo, era perché in parte si sentiva in colpa per non averla amata più di quanto, amasse me.

Laura

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°960 pubblicato il 12 Marzo 2015 da lascrivana

Igor, davanti a quelle mie inarrestabili lacrime, assunse un’aria costernata; non sapendo proprio come comportarsi. Con fare impacciato tolse un fazzoletto dal taschino e me lo porse.

- Coraggio Rosalinda, asciuga quelle lacrime e raccontami tutto-

La sua voce rassicurante mi spinse a confidargli tutto quello che era accaduto con Livio.

Lo sguardo d’Igor, inizialmente collerico, man mano che andavo avanti con il racconto, si tramutò in un’espressione di profonda tenerezza e compassione. Si comportò in una maniera a dir poco eccellente. Non esitò un attimo ad avvisare i miei genitori: incurante delle ripercussioni, che a causa dell’accaduto, avrebbero potuto avere sulla sua carica d’insegnante.

Non dimenticherò mai la sua audacia e la sua integrità morale. Non mancò nemmeno di dare una sonora lezione a Livio; non ci pensò due volte a dargli una scazzottata come si deve. Se non fosse intervenuto in tempo mio padre per fermarlo, lo avrebbe sicuramente mandato in ospedale.

Le botte prese da Igor, furono sufficienti per allontanare Livio definitivamente da me.

Nonostante il professore non avesse subito alcun rimprovero da parte della scuola: il mio atteggiamento nei suoi confronti cambiò radicalmente. Continuai ad amarlo in silenzio, senza mai più cercare di vederlo al di fuori dall’ambiente scolastico.

Anche se l’atteggiamento di Igor nei miei confronti era rimasto immutato, di tanto in tanto i nostri sguardi s’incrociavano in un crescendo di desiderio -forzatamente recluso.

Gli anni passarono velocemente; ed io conseguì il diploma a pieni voti.

Mi laureai in psicologia; mentre Livio si sposò qualche anno più tardi dall’accaduto: iniziando a bere e picchiando regolarmente la moglie.

Penso che l’essermi innamorata del professore, mi abbia impedito di fare l’enorme cavolata di fidanzarmi con Livio, che a parer della nonna, sembrava cosa fatta.

Chiaramente, la nonna, cambiò idea dopo aver saper saputo quello che aveva tentato di farmi; e anche lei ringraziò il cielo per essere stata distratta dalla mia cotta per Igor.

La mia curiosità, con il tempo, anziché regredire, aumentò; e la mia professione di psicologa mi aiutò a capire meglio certi atteggiamenti.

Avevo uno studio rinomato nel centro di Milano; e avevo in cura una buona parte della società benestante.

Non mancavo di offrire gratuitamente i miei servizi anche nei centri d’accoglienza delle persone disagiate.

La sofferenza psicologica che investiva i due diversi stili di vita, non era per nulla diversa: i ricchi, soffrivano nella stessa misura dei poveri.

Le differenti problematiche distavano le uni dalle altre, come dal cielo alla terra. A volte, ero colta da un profondo senso di disgusto e rabbia alla sola idea, che un soggetto che aveva avuto tutto e di più dalla vita, si drogasse e si comportasse nello stesso modo, di chi invece non aveva fatto altro che subire vessazioni e privazioni.

Di tanto in tanto, il mio studio era frequentato da coppie in procinto di divorziare per un ultimo tentativo di riconciliazione. E fu proprio a un incontro di questi che il destino mi fece ricomparire davanti Igor.

Inizialmente partecipò alle sedute solo la moglie: la professoressa Lidia Lamberti. Mi confessò la titubanza del marito in merito all’esito di queste sedute: ostinatamente contrario all’idea che fosse qualcun altro a risolvere i loro problemi.

Dopo diverse insistenze con Lidia, finalmente riuscì a convincere il marito ad accompagnarla.

Quando entrarono nel mio studio, rimasi alquanto stupita nello scoprire che il marito di Lidia, non era altri che il mio buon vecchio e amato professore: Igor Komanov. Il solo rivederlo mi riportò indietro di dodici anni. Notai con piacere che non era cambiato per nulla; al contrario il tempo lo aveva reso ancora più affascinante. 

Ci scambiammo uno sguardo carico d’interrogativi, prima di salutarci con una certa riluttanza: quasi ci sentissimo colpevoli di esserci conosciuti prima. La moglie non poté fare a meno di rimanere sconcertata davanti alla nostra espressione, e intervenne prontamente togliendoci il disagio delle presentazioni.

-Dal vostro sguardo, ne deduco che voi due vi siate già conosciuti?-

-In effetti… si- 

Risposi prontamente a Lidia, per poi porgere la mano a Igor, sfoderandogli un sorriso piacevolmente sorpreso.

-Che piacere rivederla professore! Devo ammettere che il tempo non è stato per niente tiranno con lei. E’ rimasto tale e quale a come me lo ricordavo -.

Lui strinse la mia mano con una presa calda e forte e ammiccando leggermente gli occhi si complimentò per la mia scelta riguardo agli studi; e per gli eccellenti risultati ottenuti.

Nonostante l’incontro mi avesse suscitato un certo effetto: riuscì a rimanere il più professionale possibile per tutta la conversazione. Al termine della seduta, prima di congedarli, chiesi a Igor di poter avere un incontro a quattr’occhi. Avevo intuito che lui avesse molto di più da dirmi, di quanto non potesse fare alla presenza della moglie. 

Fortunatamente acconsentì subito. Una volta usciti fuori, cercai di analizzare la mia richiesta di volerlo incontrare da solo.

Non tardai a darmi una risposta, i miei sentimenti per lui non erano cambiati; in tutto questo tempo non ero riuscita a dimenticarlo, perciò avevo evitato qualsiasi relazione seria con qualsiasi altro uomo.

Di fronte a questa rivelazione non potevo di certo continuare ad analizzare la coppia: sarei stata di parte! E la cosa non era di certo professionale! Mi sentivo persino in colpa a desiderare che il loro matrimonio si sfasciasse definitivamente.

Laura

 
 
 

La curiosità di Rosalinda,

Post n°959 pubblicato il 11 Marzo 2015 da lascrivana

 

Quando tornarono i miei genitori, accampai un mal di testa furioso e mi rifugiai in camera. Il solo pensiero del cibo mi faceva venire il voltastomaco, e non volevo mi vedessero così sconvolta.

Cosa dovevo fare adesso? Parlare coi miei era fuori discussione, così come avevo già scartato l'idea di denunciare Livio. In fin dei conti non mi aveva toccato, ma se non l'avessi minacciato cosa sarebbe successo?

Al solo pensiero sentii la nausea risalirmi dallo stomaco, la testa mi girò e per poco non persi i sensi.

“Ma non finisce qui stronza. Giuro che non finisce qui!”

Le parole di Livio sembravano non volere abbandonare il mio cervello. Mi addormentai e risvegliai diverse volte quella notte, sino a quando, ormai all'alba, un'idea folle quanto incauta mi balenò nella mente.

Avrei detto tutto a Igor.

Avevo un tremendo bisogno di sfogarmi, e lui era l'unica persona di cui potevo fidarmi, ne ero certa.

Con quella prospettiva, mi alzai e mi preparai. Volevo uscire prima del solito, non mi sentivo ancora pronta ad affrontare mamma e papà. Ma, proprio mentre stavo per girare la maniglia, mi sentii chiamare.

Mio padre, con indosso il suo solito pigiama di flanella, mi stava osservando stupito.

-Ieri sera non hai cenato, e stamattina te ne stai fuggendo come una ladra. C'è qualcosa che dovrei sapere Rosalinda?- disse calmo.

Mi sentii avvampare. Non mi era mai piaciuto mentire, specialmente a lui ma, se avessi parlato, sarebbe andato a prendere Livio in pigiama.

-Ho un'interrogazione alla prima ora papà. Ho studiato tutta notte e vorrei prendere un po d'aria. Vado a scuola a piedi anziché con l'autobus-

Mi squadrò a lungo, dubbioso. Io cercai di mantenere un'aria tranquilla e indifferente, ma dentro stavo tremando.

-Qualcosa mi dice che non è tutto. Ma per il momento va bene così. Stasera a cena faremo una bella chiacchierata ok?- disse infine.

Annuii, forse troppo frettolosamente, quindi richiusi la porta e m'incamminai.

In fondo non avevo mentito del tutto. Andai veramente a piedi e, durante il tragitto, ripassai mentalmente ciò che avrei dovuto dire a Igor. Non avevo la minima idea di quale sarebbe stata la sua reazione, ma la voglia di sfogarmi aumentava di pari passo col mio incedere.

Una volta arrivata, mi sedetti sopra una panchina davanti alla scuola e attesi.

Quando lo vidi arrivare, il mio cuore ebbe un sussulto. La decisione maturata sino a quel momento sembrò perdere consistenza, mi sentivo stupida.

-Igor!-

Non mi ero nemmeno accorta di parlare ad alta voce. Lui mi sentì e si voltò nella mia direzione, appariva sorpreso più che seccato. Attraversò velocemente la strada e mi raggiunse.

-Cosa fai qua a quest'ora? Di solito sei una delle ultime ad arrivare- disse guardandosi attorno.

Io mi alzai e mi afferrai le spalle, quindi scoppiai in un pianto disperato.

 

Laura

 

 

 
 
 

La curiosità di Rosalinda

Post n°958 pubblicato il 10 Marzo 2015 da lascrivana

 

 

Una volta giunti a casa, scesi velocemente dalla motocicletta.

-Grazie Livio, sei stato molto gentile, ci vediamo presto-

Con passo deciso, mi avviai verso l'ingresso.

-I tuoi genitori sono ancora al lavoro, e i tuoi nonni sono via, perché non mi offri qualcosa da bere?-

Bloccandomi sul posto, mi voltai lentamente.

Se le sue parole mi avevano colpito, lo sguardo che le accompagnò mi procurò un brivido lungo la spina dorsale.

-Non...non credo sia una buona idea Livio. Ti ringrazio di nuovo, ma devo proprio rientrare-

Per nulla intimorito dalla mia risposta, smontò a sua volta dalla moto e mi venne incontro.

-Solo un caffè Rosalinda. Da buoni amici e basta, non mi sembra di chiederti la luna-

Io lo fissai a lungo. Nonostante il tono gentile, fu ancora una volta il suo sguardo a lasciarmi titubante. Non avrei saputo descriverlo. Appariva premuroso e ansioso al tempo stesso.

-Va bene, ma solo cinque minuti. Se mio padre rientra e...-

Non mi diede il tempo di terminare. Sorridendo, alzò le braccia in atteggiamento di difesa.

-Promesso...- disse semplicemente.

 

Una volta all'interno, appoggiai la borsetta sul tavolo e mi recai direttamente in cucina.

-Accomodati pure sul divano- gli dissi prima di sparire al di la della porta.

Accesi la macchinetta e presi due capsule dalla dispensa. Nervosa e preoccupata, guardai l'orologio al centro della parete. Mio padre non sarebbe rientrato prima di un'ora, mia madre più tardi ancora. Eppure, il malessere e l'agitazione sembravano non volermi abbandonare. Non appena i due caffè furono pronti, li deposi sopra un vassoio e mi voltai.

Livio era li, proprio al centro della porta. Assorta nei miei pensieri, non l'avevo nemmeno sentito entrare.

-Il...il caffè è pronto. Stavo...stavo arrivando- balbettai a denti stretti.

Lui non disse nulla. Il suo sguardo, ancor più lascivo e terrificante di poco prima, si posò dapprima sui miei fianchi, per poi risalire verso il mio seno.

-Sei bella- disse improvvisamente con voce roca.

-Sei molto bella Rosalinda, e siamo soli...- continuò avanzando verso di me.

Rimasi impietrita, le mani e le braccia persero consistenza. Il vassoio, con un tonfo, impattò col pavimento. Caffè e schegge di porcellana schizzarono dappertutto mentre io, mossa dalla paura, indietreggiai verso il ripiano della cucina.

-Non devi aver paura Rosalinda. Io ti amo e sarò molto dolce, non devi preoccuparti- avanzando sempre più nella mia direzione.

La voce. Mio Dio! Aveva cambiato tono, sembrava più gutturale, famelica. Il cervello stava per esplodermi, mi sentivo svenire.

“Vattene, ti prego, vattene...” cercai di dire. Ma nessun suono uscì dalla mia gola ormai riarsa. In preda alla disperazione, allungai una mano alle mie spalle. Le mie dita, circondarono qualcosa di duro e tagliente.

Impugnai il coltello, lasciato li probabilmente da mia madre, con fredda determinazione.

-Vattene Livio...- riuscii finalmente a dire.

Colto di sorpresa, il giovane si bloccò.

-Te la vuoi spassare col tuo professorino vero?- esclamò rabbiosamente.

-Ma non finisce qui stronza. Giuro che non finisce qui!- detto questo, uscì dalla cucina. Un istante più tardi, sentii il rombo della motocicletta allontanarsi velocemente.

Ancora col coltello in mano, mi lasciai cadere sul pavimento scossa da singhiozzi irrefrenabili.

Danio Mariani.

 

 

 

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°957 pubblicato il 09 Marzo 2015 da lascrivana

Io volevo contraddire Igor dicendogli che avevo ormai 17 anni compiuti. Ma a cosa sarebbe servito? Anno più o anno meno: non fa la differenza. Arrivati al bar,il professore, cercò di mantenere un contegno distaccato e professionale. Parlava ad alta voce, e solo ed esclusivamente del mio andamento scolastico: nonostante avessi dei discreti voti in matematica, asseriva che dovevo impegnarmi di più.

Quella sua ostinazione a non voler cambiare argomento, mi diede l'impressione di qualcuno che oltre a cercare di proteggere la propria reputazione: si difendesse da qualsiasi altra emozione. Ero consapevole di essere una bella ragazza: una cascata di riccioli dorati incorniciava il perfetto ovale del mio viso; gli occhi grigioverdi erano messi in risalto dalla pelle olivastra: colore ereditato dai nonni materni che erano di origini meridionali; mentre mio padre era un settentrionale puro sangue.

Due poli opposti i miei genitori; ma si amavano così tanto da fare invidia. Non era una coppia perfetta: eppure, tra gli alti e i bassi, erano riusciti a mantenere in piedi il matrimonio.

Bastò quell'attimo di distrazione perché il professore cambiasse atteggiamento; i suoi splendidi occhi vagavano sulle mie forme acerbe: soffermandosi un po' più a lungo sui miei piccoli seni sodi. Arrossí di colpo, quando si accorse che anch'io lo stavo osservando. Poi, dopo aver pagato il conto al bar, mi salutò frettolosamente dicendomi che doveva scappare perché lo aspettavano a casa.

A dire il vero, non sapevo nulla di lui! Ne tantomeno immaginavo chi potesse aspettarlo a casa: se avesse una ragazza, o addirittura una moglie. Magari viveva ancora con i suoi. Non avevo nessuna voglia d'indagare: per ora mi bastava sognarlo. E lei mie fantasie si erano ingrssate dopo averlo beccato osservarmi con interesse.

Ero cosi presa dai miei pensieri, da non accorgermi che Livio, il mio vicino di casa: si sbracciava per attirare la mia attenzione. Fu un signore presente al bar che mi distolse dai miei pensieri per avvisarmi che qualcuno cercava di me. Dopo aver ringraziato lo sconosciuto signore per la sua gentilezza, mi alzai e mi avvicinai a Livio; che mi aspetta con le braccia incrociate sul petto e il sedere appoggiato alla sua moto - una Yamaha nera-.

- Che ci facevi con quel vecchio ?-

- A chi ti riferisci? A quel tipo che mi ha avvisato della tua presenza?-

-Non fare la finta tonta con me ragazzina; ti conosco bene. Non dimenticare che siamo cresciuti insieme! Parlo di quel bellimbusto che ti mangiava con gli occhi!-

- Ah! Ti riferisci al prof di matematica? Ma cosa ti sei messo in testa? Stavamo solo parlando di scuola!-

- Seeh ! Racconta questa balla a qualcun altro. Ho visto come lui guardava te; e tu guardavi lui!-

- Non farti strani film in testa, e accompagnami a casa-

- Volentieri ... Ma lo sai che tuo padre non vuole che tu salga sulla mia moto!-

-E chi ti ha detto che deve per forza venire a saperlo? A quest'ora è ancora al lavoro; e i nonni sono andati dai parenti in Calabria per una settimana-

Non se lo fece ripetere due volte. Che Livio avesse una cotta per me era evidente; altro che amore fraterno! Quello mi sbavava dietro da quando avevo tredici anni! Aveva solo tre anni più di me, e aveva avuto sempre un attaccamento morboso nei miei confronti. Ovunque andassi, me lo ritrovavo dietro: pronto a proteggermi da qualsiasi insidia. Non nego che qualche volta la sua presenza mi ha fatto pure comodo! Però quando è troppo, è troppo!

In quella situazione, mi conveniva tenermelo buono, per paura che andasse a spifferare alla nonna dell'incontro con il mio professore; e lei, perspicace com'è, si sarebbe subito resa conto chi era il misterioso uomo -autore delle mie fantasie e dei miei occhi sognanti-.

A nonna, avevo già confidato di essere innamorata di qualcuno che non avrei mai potuto avere. Lei aveva pensato a qualcuno di già fidanzato; di certo non avrebbe mai immaginato che io avessi perso la testa per il mio professore! Per la nonna il ragazzo ideale per me, era Livio: diceva sempre che eravamo due anime gemelle. Io nutrivo un profondo affetto per lui; ma non era per nulla simile a quello che provavo per Igor. Amavo il professore da impazzire! A volte avrei voluto tirarlo fuori dai miei sogni e stringerlo forte , tanto era intenso il desiderio. Aveva il potere di rendermi felice ogni qualvolta che posava lo sguardo su me. Sapevo che tutto questo era più assurdo di quando da bambina avevo tentato di scappare di casa; ma al cuore non si comanda-mi diceva sempre nonna- e io non avevo nessuna voglia di privarmi di quella passione. 

Laura

 

 

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°956 pubblicato il 08 Marzo 2015 da lascrivana

Così, un giorno, presi coraggio e mi feci avanti. Terminata la lezione, aspettai che tutti i miei compagni fossero usciti, quindi mi avvicinai alla cattedra.

Igor mi fissò in maniera strana. Mio Dio, persino il nome era affascinante. Dopo una breve ricerca infatti, avevo scoperto che il mio splendido prof aveva antenati russi.

Osservando il taglio degli occhi, la pelle leggermente scura e l'espressione interrogativa dipinta sul suo volto, ebbi un brivido.

-Dimmi Rosalinda, devi chiedermi qualcosa?- disse con la sua voce perfettamente modulata.

Davanti allo specchio, quella mattina, avevo ripetuto più volte ciò che volevo dirgli. Ma ora, ritta e paralizzata dinanzi a lui, non riuscii a spiccicar parola.

Avvertendo chiaramente il mio viso farsi color porpora, cercai disperatamente di articolare una frase decente. Era una sensazione inusuale per me, solitamente ero io a investire di parole gli altri.

-Ecco...Ig...no... volevo dire...mi scusi prof...io...-

Spazientito e divertito al tempo stesso, Igor raccolse le sue carte e si alzò.

-Senti Rosalinda. Il tuo modo di fare a volte mi fa venire i nervi. Se devi dirmi qualcosa fallo e basta. Ti si è forse seccata la gola? Da te non me l'aspetterei proprio!-

Adesso ero furiosa. Con me stessa e con lui. Mi stava prendendo in giro, e la cosa mi diede un enorme fastidio. Trattenendo a stento la rabbia, presi un bel respiro e lo fissai decisa negli occhi.

-Ecco Igor. Che ne diresti se prendessimo un aperitivo insieme? Ti ruberò pochissimo tempo, promesso- dissi tutto d'un fiato.

Era la prima volta che gli davo del tu. Col cuore in gola e l'agitazione che provavo dentro, spiai attentamente la sua reazione.

Che fu esattamente quella che mi sarei aspettata.

Dopo un istante d'esitazione, appoggiò le carte sulla cattedra e mi guardò fisso.

-Mi vuoi forse far arrestare Rosalinda? Hai solo sedici anni e sei una mia alunna, cosa vuoi da me?-

Sapevo benissimo che aveva appena compiuto trent'anni, anche se ne dimostrava almeno cinque di meno. Riacquistando pian piano la mia solita sicurezza, non distolsi lo sguardo anzi, mi avvicinai ancor di più.

-Solo un aperitivo e due chiacchiere, che male ci potrebbe essere, Igor?- Sarò stato il tono con cui scandii il suo nome, o forse qualcos'altro. Sta di fatto che il suo atteggiamento cambiò sensibilmente. Un mezzo sorriso addolcì il volto serio e preoccupato, sospirò.

-E va bene. Ma solo cinque minuti ok?-

Io rimase impassibile, ma dentro esplosi di gioia.

-Ok prof...scusa...Igor-

Danio Mariani

 
 
 

La curiosità di Rosalinda.

Post n°955 pubblicato il 07 Marzo 2015 da lascrivana

Una volta fuori casa mi resi conto di aver fatto un grave errore a sopravvalutare il mio coraggio. Con le prime ombre delle sera, il viale alberato che conduceva alla strada principale, aveva assunto un aria più tetra e minacciosa.

Mi sembrava di essere seguita da gigantesche figure con le fauci spalancate e le mani tese ad acciuffarmi per i capelli. 

Colta da una paura folle, iniziai a correre così velocemente da perdere l'orientamento.

Avrei tanto voluto ritornare a casa; ma non riuscivo a ritrovare la strada. Iniziai a piangere disperatamente e a chiamare i miei genitori. Le macchine correvano veloci e nessuno sembrava ascoltare le mie richieste di aiuto. Urlai a squarciagola, fino a diventare rauca, ma niente. Tremante e angosciata mi rannicchiai sotto la pensilina della fermata dell'autobus; e fu proprio li che mi trovarono i miei genitori.

Mi stritolarono tra le loro braccia incurante delle mie continue richieste di perdono. Erano così felici di avermi ritrovata, da non aver nessun desiderio di punirmi.

Non fu necessario sgridarmi perché imparassi la lezione; la mia paura e i visi affranti dei nonni e dei miei genitori furono più che sufficienti.

Da quel giorno cambiarono molte cose; la mia breve fuga, era stata un esperienza che aveva stravolto le nostre vite. Io compresi che non era giusto angustiarli con le mie continue domande; e i miei genitori capirono che le assurde angosce per la perdita delle loro attività; non erano nulla in confronto alla disperazione che avevano provato quando credevano di avermi perduta per sempre.

La nostra situazione finanziaria non migliorò di molto; ma il nostro stato d'animo si.

E fu così che trascorsi una meravigliosa adoloscenza circondata dalle premurose attenzioni della mia famiglia.

Nonostante non facessi più domande come in passato: continuavo a essere curiosa come una scimmia. E fu proprio la mia continua voglia di sapere che al liceo mi fece perdere la testa per il professore di matematica. Inizialmente la cosa sembrava infastidirlo; la mia continua invadenza; quel mio modo di scrutarlo sfacciatamente -gli metteva soggezione-.

Mi piaceva tutto di lui; persino la maniera stramba che aveva di vestirsi: indossando jeans scoloriti e magliette trend, sotto un elegante giacca nera.

A volte mi sembrava di perdermi in quegli occhi scuri e vivaci; e sognavo quella sua bella bocca piena che mi riempiva di baci; mentre le sue mani, dalle lunghe dita affusolate, mi accarezzavano dolcemente.

Laura

 
 
 

La curiosità di Rosalinda

Post n°954 pubblicato il 06 Marzo 2015 da lascrivana

Rosalinda corse in camera sua e pianse.

Quanto avrebbe voluto correre dalla mamma. Rifugiarsi nel suo abbraccio confortante, farsi coccolare e consolare.

Ma era una bambina cocciuta e orgogliosa, non sarebbe stato giusto usarla per vendicarsi di papà.

Dopo essersi calmata,  decise che avrebbe agito di testa propria. Tutti, nessuno escluso, avrebbero capito cosa significava ignorare le domande di una bambina curiosa, cavolo!

Di li a poco avrebbe compiuto sette anni, e nessuno le aveva ancora chiesto cosa le sarebbe piaciuto avere come regalo.

Bene. La sorpresa l'avrebbe fatta lei, un regalo inaspettato, a tutti loro!

 

Marina chiuse il negozio e si avviò verso casa, era a dir poco sconsolata. In tutta la giornata, non aveva nemmeno guadagnato il necessario per pagare l'ultimo fornitore. A testa bassa, aprì la porta di casa. Dover rendere conto di tutto ciò al marito l'angustiava, ma non avrebbe potuto esimersi. Era costretta a chiudere.

Non appena varcato l'ingresso, il rumore della televisione l'investì in pieno. Già, la partita.

Decise di aspettare. In quei momenti, Giacomo andava come in trance, nessun argomento poteva scuoterlo.

Andò in cucina e aprì il frigorifero. La bottiglia di prosecco era ancora al solito posto. Prese un bicchiere dalla dispensa e se ne versò una dose abbondante. Il vino, freddo al punto giusto, le fece bruciare lo stomaco.

Dopo averlo vuotato del tutto, si picchiò una mano sulla fronte.

Rosalinda! Come aveva potuto essersi scordata di andare a salutarla?

Oppressa dal senso di colpa, si precipitò su per le scale.

Giunta davanti alla porta della cameretta, l'aprì col cuore che batteva a mille.

-Dov'è il tesoro della mamma?- esclamò una volta all'interno.

Le parole, risuonarono nella stanza vuota con un'eco che non le piacque per nulla.

Dove si trovava sua figlia?

Colta da un presagio per nulla rassicurante, si fiondò nella propria camera da letto.

Sorpreso da quell'irruzione, Giacomo si alzò di scatto.

-Marina! Che diavolo succede? Non ti aspettavo a casa così presto-

Senza dargli troppo retta, la donna fece correre lo sguardo per tutta la stanza.

-Dov'è Rosalinda?- disse senza guardarlo.

-Giù non c'è, e avrei giurato che fosse qua con te-

Giacomo la fissò stranito.

-C'è stata sino a poco tempo fa. Ma poi è scesa nuovamente, sarà con tua madre-

Proprio in quel istante, l'anziana donna fece capolino sull'uscio.

-Marina, è con te Rosalinda? L'ho sentita scendere una mezz'ora fa. Le ho detto che avrei aspettato il tuo ritorno e poi sarei tornata a casa-

Giacomo scese definitivamente dal letto.

-Cosa cavolo sta succedendo? Dov'è mia figlia?-

Danio Mariani

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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