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Post n°418 pubblicato il 14 Maggio 2012 da lascrivana
La scala dorata
Il folletto ebbe un attimo di indecisione, erano trascorsi piu di cento anni dall'ultima volta che aveva varcato la soglia del mondo di sotto. E se non ricordava troppo male non era finita per nulla bene. Non esistevano molte regole nel mondo di sotto ma lui per un verso o per l'altro aveva finito per infrangerle tutte. Fidanzato con la figlia del capo clan l'aveva tradita con la sorella della locandiera una notte che la birra era venuta meno rancida del solito. Nulla di ché, solo qualche bacio di troppo e qualche strusciata osé ma cio era bastato a scatenare un gran vespaio fra i due clan da sempre avversari per una questione di baiocchi scomparsi da un pignattone dimenticato sotto una radica infestata dalle formiche rosse. Si sa come vanno queste cose, se le suonarono di santa ragione per un paio di giorni e infine ubriachi fradici giunsero alla felice e unanime decisione che la causa di tutti i mali era lui, Eddy. E ora eccolo di nuovo li a tastare la corteccia rugosa del grande cerro nel fitto del bosco verso la base dell'arcobaleno. Finalmente il meccanismo scatta e nell'intreccio delle radici prende forma una scala mobile dalle cromature dorate. Mentre salgono sul gradino che scende, Lilly non sa piu dove guardare: - mamma mia, e io che pensavo a una romantica tana sotterranea con i filamenti delle radici degli alberi che spiovevano dal soffitto. Qui sembra di essere a New York!! - una volta era così, ma l'ultimo capostipite è vissuto a lungo in America e ha deciso che dovevamo darci una rimodernata ma i miei simili sono e saranno sempre dei cavernicoli sottosviluppati fintanto che non si decideranno a vivere alla luce del sole. La veloce scala li trasportò ben presto nelle viscere della terra fra giganteschi grattacieli e vetrine illuminate, una vera riproduzione della quinta strada newyorchese con tanto di megaschermo che lampeggiava pubblicità a tutto spiano. - pentoloni di qualità - lesse attonita la ragazza seguendo con lo sguardo la striscia psichedelica. - la mia birra non sa di tappo - esultava un folletto panciuto esibendo una pinta schiumosa nel megaschermo. -. Pallone gonfiato di un folletto mentitore! - esplose Eddy mostrando il pugno all'immagine sorridente. - Mai bevuta una birra decente nel tuo locale! - - lo conosci? - chiese Lilly divertita da tutte quelle stranezze che vedeva intorno a se. In un vicolo delle ragazze in calzamaglia verde e gonnellino a scacchi verdi e blu stavano trafficando attorno a un alambicco per distillare chissà quale porcheria. Passando dei ragazzacci dalle orecchie puntute e in pantaloncini a quadri sempre verdi e blu dettero delle gran manate sul sedere delle follette che si facevano dei gran risolini d'apprezzamento. - se lo conosco? Per poco non è diventato mio suocero quel mentitore infingardo! E hai visto quei ragazzi che palpeggiavano le ragazze nel vicolo? Fra poco si sbronzeranno tutti col distillato che offriranno loro e domani si ritroveranno sposati ben bene - - dici davvero? A me sembrava che si stavano solo divertendo. E poi vabbè e è quello che vogliono perché ti arrabbi?- - perché mi arrabbio? Sanno solo figliare come conigli e ubriacarsi come se non avessero altro da fare tutto il giorno! - Eddy si stava dirigendo a passo svelto verso un locale in stile western. Spinse le porte e la fece passare. - questo è il locale di mio zio Roger, quello che mi ha cresciuto dopo che i miei genitori furono uccisi dal mago nero durante la rivolta del 61. - - 1961? - domando La ragazza curiosa di vedere qualche traccia di dolore nel volto del folletto. Non ne vide. - No, è successo nel 1761, io avevo appena 20 anni. - - e per questo che vuoi morire? - - no, è per via della solitudine. Ora taci e stammi dietro, se ti perdo sarà difficile ritrovarti nella calca. - In effetti si faticava molto ad avanzare fra i tavoli e i mille marmocchi che sfrecciavano da tutte le parti rincorrendosi per contendersi delle strane palle colorate dall'aspetto repellente e molto appiccicoso. Un attimo che si era distratto e lilly curiosa come una puzzola si era chinata a raccoglierne una rotolata ai suoi piedi, ben foderata da un folto strato di peluria raccolta in giro sul pavimento. Con aria schifata l'aveva raccolta fra indice e pollice per donarla al minuscolo folletto che la reclamava con un sorriso timido. - mi dai la calamella pel favole? - Ma come la ebbe afferrata nella manina lercia le urlò dietro: - me l'hai sporcata tutta brutta strega! - E se la svignò sghignazzando. Eddy sorrise: - non prendertela, lo fanno sempre alle nuove arrivate lo scherzo della caramella. - sarà come dici tu ma io non l'ho capito questo scherzo.- "questo è niente" mormorò sospirando il folletto varcando finalmente la porta del retrobottega. Luvif
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