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Post n°1127 pubblicato il 09 Febbraio 2016 da lascrivana
Quando Giada riaprì gli occhi, si ritrovò in un ambiente del tutto sconosciuto. Nonostante l'intenso odore di disinfettante, intuì subito che non si trovava in una stanza d'ospedale. Dall'altro lato della parete, la finestra con le tende scostate mostrava uno scorcio di aperta campagna. Il letto in cui si trovava inoltre, era inequivocabilmente in ferro battuto, così come il comodino in legno massiccio. Pur arredata spartanamente, la stanza le diede l'impressione di un'accogliente camera da letto rustica e ben tenuta. I mobili erano pochi e, a parte il comodino, solo un armadio a due ante e una scrivania la completavano. Con estrema fatica, cercò di mettersi a sedere, ma dovette desistere quasi subito. Tutto il suo corpo sembrava essere stato investito un carro armato, e le ferite le dolevano in maniera fastidiosa. Già, le ferite. Improvvisamente, ciò che le era accaduto le tornò alla mente con la forza di un uragano. L'uomo mascherato, la sua cortesia, la delicatezza con cui l'aveva sollevata e poi, inaspettato, l'incubo. Subito dopo averla introdotta nel vecchio mulino, le aveva strappato gli abiti e aveva cercato di usarle violenza. Pur terrorizzata, Giada aveva reagito, scalciando e mulinando le braccia come una forsennata. Con un unghia, era riuscita a scavare un profondo solco sulla guancia del suo aggressore, col solo risultato di farlo infuriare ancor di più. Il pugno in pieno volto l'aveva tramortita quindi, l'uomo, aveva estratto un coltello e aveva cominciato a tagliuzzarla, dapprima in maniera superficiale, poi sempre più in profondità. Disperata, Giada aveva iniziato a piangere e a supplicarlo ma lui, eccitato dal sangue e dalle sue lacrime, aveva proseguito. Il suo ghigno era stata l'ultima immagine che ricordava poi, ormai esausta, aveva perso i sensi. Era stato il cigolio della pala a risvegliarla, oltre alla strana posizione in cui si trovava. Legata con delle robuste funi, aveva visto l'uomo armeggiare con i meccanismi e infine farla partire. L'acqua fredda l'aveva risvegliata del tutto e, ogni volta che riemergeva, l'aveva colpita con la punta del coltello. Un'agonia atroce e che l'avrebbe di certo portata alla morte ma, così com'era iniziata, quell'orrenda tortura era di colpo terminata. Ma chi era colui che l'aveva salvata da quel incubo, e sopratutto, dove si trovava? Quasi in risposta alle proprie domande, la porta si aprì e un uomo fece il proprio ingresso. Trovarsi di fronte Louis fu un vero shock. Di tutte le persone che conosceva, era l'ultimo che si sarebbe mai aspettata di trovarsi dinanzi. -Vedo che ti sei svegliata, come ti senti?- chiese timidamente Louis. Giada esitò un attimo. -Da...da quanto tempo sono qui?- Parlare le costava fatica, ma era ansiosa di conoscere tutti i particolari e, sopratutto, che fine avesse fatto il suo aggressore. -Hai dormito per quasi una giornata, ma vedo che ti stai rimettendo abbastanza in fretta- Sgranando gli occhi, la ragazza cercò nuovamente di rimettersi a sedere ma, un violento capogiro, le consigliò di non riprovarci. -Sei ancora debole, ma non preoccuparti, qua sei al sicuro- Ancora incredula, Giada annuì. Le sembrava impossibile che quel uomo, considerato da tutti un alcolizzato e anche un po' pazzo, l'avesse salvata da una terribile fine. -Spero che tu sia andato alla polizia, il maledetto che mi ha fatto questo non deve farla franca!- Louis abbassò gli occhi ed evitò di rispondere. -Non mi dire che non l'hai fatto!- esclamò Giada. Poi, dinanzi al suo prolungato silenzio, ne intuì il motivo. -Io ho visto chi mi ha aggredito, non devi preoccuparti di nulla, nessuno ti potrà mai accusare- Sollevato da quelle parole, Louis si aprì in un timido sorriso. -Ho avuto paura, temevo potessi morire, ecco perché non sono andato- In quel momento, la ragazza provò uno slancio d'affetto verso di lui. -Devi farlo immediatamente. Portali con te in modo che io possa raccontare tutto- Louis scosse la testa. -Non ci penso nemmeno, quel maniaco potrebbe essere ancora qua intorno, non ti lascio sola- Esasperata, Giada cercò ancora una volta di raddrizzarsi, col solo risultato di rimediare una serie infinita di fitte. -E che cavolo! Ce l'avrai uno straccio di telefono, o no?!- Louis arrossì vistosamente, quindi scosse ancora una volta il capo. -Non l'ho mai avuto, e neppure m'importa d'averlo. Quando sarai in grado di camminare andremo insieme, ed ora riposa- Senza darle il tempo di una replica, lasciò la stanza e si richiuse la porta alle spalle. Danio e Laura |
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