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L'amore in un libro: parte diciassettesima.

Il professor Ferrazzi tornò il giorno dopo.

-Buongiorno, Virginia, sono davvero felice per la tua decisione- esordì con quello che credo fosse il suo sorriso più affascinante, e che mi spiazzò. Mi sarei aspettata un ghigno perverso di soddisfazione, una sorta di “alla fine ho vinto io”

Nulla di tutto questo, gli occhi non possono meìntire e, nei suoi, lessi solo gioia.

-Non voglio stressarti troppo con altri esami. Quelli che hai fatto sono recenti e poi, una volta negli Stati Uniti, li rifaremo con calma...come ti senti?-

Anche la voce sembrava diversa, o forse era solo il frutto della mia fervida immaginazione.

-Dov'è mamma?- risposi invece.

-E' al telefono con tuo padre, mi ha dato il permesso di salire-

Come l'avessi evocata, la porta si aprì un istante dopo.

-Bene!- disse un po' troppo forte.

-Ho appena parlato con tuo padre, cara. Naturalmente è felice della tua decisione, e si augura che vada tutto per il meglio-

Se il sorriso del professore mi aveva piacevolmente colpito, quello di mia madre ebbe il potere di scuotermi nuovamente i nervi.

-Si augura?- risposi freddamente.

-La sua unica figlia sta per subire un'operazione delicata e pericolosa e lui si augura?-

Rabbia, isteria, disprezzo. Il tutto racchiuso in un'unica frase.

Mamma guardò dapprima Ferrazzi, poi chinò il capo.

-Cara, sai che tuo padre è molto impegnato...ecco...forse ha detto che...-

Non la lasciai terminare. Sbattendo la mano sul materasso, mi misi a sedere e la fissai, ero infuriata.

-Come il giorno che uscii dal collegio. Lui era via e tu non avevi tempo, vero, mamma?-

Fece per aprire bocca, ma la richiuse subito.

-Ma se i figli vi danno così fastidio, perché vi siete presi la briga di farne uno?-

Fu come se le avessi appena sferrato una coltellata. Indignata da quelle parole, avanzò decisa verso il letto e alzò un braccio.

-No, signora, così non va bene-

In simultanea, il professore le cinse il polso bloccando il colpo che stava per partire.

-Ma che donna sei?- le vomitai addosso.

-Arrivare a colpire un'invalida, proprio degno di te!-

Le mie parole, unite al gesto del medico, parvero afflosciarla del tutto.

-Torni pure di sotto, signora. Mi trattengo con Virginia ancora un poco, la prego-

Quando la porta si richiuse, tutta la tensione mi esplose nel petto. Scoppiai a piangere a dirotto, scossa da singhiozzi così violenti che Ferrazzi, prontamente, mi aiutò a distendermi.

-Stai tranquilla, ci sono io adesso-

Attraverso il velo delle lacrime, vidi il suo volto a pochi centimetri dal mio e...lo feci. Mettendogli una mano dietro la nuca, lo attirai verso di me e lo baciai. Fu un bacio casto, pulito, ma che mi lasciò sulle labbra un sentore di fresco, di nuovo.

Lui, sulle prime, mi lasciò fare per poi, di colpo, ritrarsi.

-Virginia...- quindi si allontanò bruscamente dal letto.

-A me è piaciuto, a te no?- dissi con una vocina da bambina che non riconobbi come mia.

-Virginia, io sono qua per curarti...- proseguì dandomi le spalle.

-Certo, sei una ragazza molto affascinante e io sono un uomo, però...-

-Sei forse sposato? Hai un'amante?- lo interruppi.

Lui scosse la testa.

-No, sono separato e attualmente single, però voglio dirti che...-

Lo interruppi una seconda volta, un'abitudine che aveva fatto impazzire le suore, quando stavo in collegio.

-Se stai per dirmi che sei troppo vecchio, evitalo. Quanti anni ci saranno di differenza? Su, dimmelo!- ordinai quasi.

Finalmente si voltò. Dalla sua espressione, intuii immediatamente che quel bacio l'aveva scosso, dentro di me ne gioii.

-Ho trentasei anni, Virginia, esattamente il doppio dei tuoi-

Era all'incirca ciò che avevo pensato, anno più o anno meno.

-E allora? Conosco coppie con molti più anni di differenza, quale sarebbe il problema?-

Avevo assunto un tono pratico, e lui se ne accorse.

-Virginia, la sola cosa a cui dobbiamo pensare, adesso, è la tua guarigione, per il resto ci sarà tempo e modo-rispose altrettanto pratico e pacato.

Lo guardai a lungo, poi dissi una cosa che avrebbe potuto compromettere persino il rapporto medico paziente.

-Ho capito. Vuoi aspettare l'esito dell'intervento, non è certo facile vivere con una storpia-

Lui s'irrigidì, e dal suo sguardo capii d'aver detto un'enorme stupidata.

-Per ciò che riguarda l'arroganza, non sei certo inferiore a tua madre, Virginia. Ma farò finta di non aver sentito, e poi devo andare. Il volo è prenotato per domani, e un ambulanza ti porterà direttamente alla scaletta del aeroplano. Io sarò li ad aspettarti-

Detto questo, si avvicinò alla porta e l'aprì. Avrei voluto fermarlo, chiedergli scusa, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Rimasta sola, mi voltai verso la finestra e lei era li, sorridente.

-Agata...-

-Te l'avevo detto, Emanuele ti piace-

Emanuele. Solo in quel momento mi accorsi che non conoscevo il suo nome di battesimo.

-Hai sentito tutto-

-Si, e potevi evitarti quell'ultima infelice frase. Emanuele ha un figlio, che vive con la madre, e da cinque anni è costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente in moto-

Se il mondo fosse crollato in quel momento, sarebbe di certo precipitato tutto sulla mia testa.

-Certo, non potevi saperlo, ma devi calmarti, le cose avverranno, come è scritto-

Mentre sentivo tornare le lacrime, Agata andò come dissolvendosi.

-E adesso riposa, domani sarà una lunga giornata-

 Danio