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« Racconto breve | In fondo al tunnel 14 » |
Post n°1362 pubblicato il 09 Marzo 2017 da lascrivana
Reclutai il mio sogno, in un castello arroccato alle pendici di una montagna. Solo gelidi inverni custodivano i desideri mai realizzati. Alberi d’alto fusto, dalle fronde appesantite da cumuli di neve, facevano da sentinella a quell’amore imprigionato tra i venti freddi dell’alta quota. Una bottiglia di whisky, giaceva svuotata sulla larga mensola dell’enorme camino in pietra che occupava gran parte della parete del salotto. Distese le gambe su un logoro puffo di velluto rosso, guardando la fiamma scoppiettante che si levava alta tra i grossi ciocchi di legno. Sotto le palpebre appesantite dall’alcool, l’immagine del fuoco si rispecchiava nelle iridi scure e malinconiche. Le braccia penzolanti, e la testa leggermente inclinata di lato, ne rivelavano la postura di resa. Non era così che doveva andare … lei era sempre presente nelle sue memorie. L’aveva amata cosi tanto da essere così cretino da pensare che quella situazione potesse durare in eterno. La morte accidentale del ragazzo non rientrava nei suoi programmi; e nemmeno i diversi anni passati in prigione, prima che il potente senatore, suo suocero, riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari. Era stato lui, Armando a scegliere come dimora il vecchio castello di famiglia. Se non poteva più avere lei, non aveva importanza vedere anima viva. Tra quelle gelide mura di pietra, avrebbe aspettato che giungesse la fine dei suoi giorni, augurandosi che qualcuno lassù avesse pietà di lui e gli avrebbe restituito l’unica ragione della sua vita. Sapeva di essere egoista non pensando nemmeno ai suoi figli … ma quei ragazzi non meritavano un padre come lui. Li aveva traditi e delusi. Provava vergogna e un profondo senso di colpa nei loro confronti. Come poteva spiegargli l’intensità di quel sentimento che provava per Annalisa? Come potevano capire che era schiavo di una passione che non conosceva ragione? E’ inutile negare a se stesso, che in cuor suo nutriva la segreta speranza che lei un giorno sarebbe riuscito a perdonarlo e a mettersi in contatto con lui. Avrebbe preferito ricevere almeno un “TI ODIO!” al posto di quel silenzio che l’aveva inghiottita senza lasciare traccia. La notte, tra le lenzuola di seta scura, la sua splendida immagine dall’incarnato chiaro, non lo abbandonava un istante. La chioma bionda sparsa sul cuscino, la bocca rossa e invitante e gli enormi occhi verdi scintillanti di desiderio, erano la sua tortura. Smanioso invocava il suo nome nell’assurda convinzione che lei potesse ascoltarlo. Qualche volta la sognava pure; e nel sonno i loro corpi si congiungevano fino a diventare una cosa sola. Loro due erano nati per stare insieme. Volente o nolente, presto o tardi Annalisa avrebbe dovuto cedere al suo stesso desiderio. Lui non avrebbe mai lasciato che l’oblio risucchiasse l’intensa passione che lo divorava. Era solo una questione di tempo, presto la primavera avrebbe bussato alla porta … e l’estate lo avrebbe travolto con la sua calda stagione. Laura
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