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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Marzo 2017

Cogli l'attimo. La storia inzia.

Post n°1373 pubblicato il 30 Marzo 2017 da lascrivana

E’ strano come la vita possa cambiare da un momento all’altro senza nemmeno darti il preavviso, non è possibile. Certe scelte andrebbero programmate, e andare col primo che capita senza pensare alle conseguenze è da stolti. E al diavolo anche colui che ha coniato il famoso detto “carpe diem” che pensasse a se stesso! Eppure, era stato così piacevole lasciarsi andare tra le braccia del bel tenebroso conosciuto ai Caraibi, la meta dei miei sogni. Un viaggio che mi ero concessa dopo aver lavorato duramente per due anni di fila, il giusto premio alla mia abnegazione. Ed è proprio in questa vacanza che non mi sono lasciata sfuggire “l’attimo”.

Il primo giorno l’avevo trascorso girando alla ricerca di posti nuovi, la mia grande passione. Amavo scoprire luoghi sconosciuti alla maggior parte delle persone, e i Caraibi non erano certo alla portata di tutti. La sera, tuttavia, mi ritrovai stanca e con i piedi doloranti per il troppo cammino. Dopo una doccia tonificante, avevo scelto con cura un ristorante tipico e che si affacciava direttamente sul mare. Il cielo stellato faceva da contorno a una splendida luna, mi sentivo euforica e felice per quel viaggio, ma ero sola. Ma si trattava di una mia scelta, avevo deciso di non aver intralci di nessun tipo e non potevo di certo biasimare nessuno. Persino Lory, la mia carissima amica del cuore, aveva cercato di dissuadermi.

Da sola? Ma che ti prende, sei forse impazzita?”

Sapevo che si trattava solo d’invidia. Pur volendomi bene, l’impossibilità di accompagnarmi le rodeva, e molto anche.

E fu proprio in quel ristorante che la mia vita subì un cambiamento devastante.

 

 

E’ inutile porsi domande quando si è bevuto talmente tanto da non ricordare nemmeno il nome dell’uomo con cui sei andata a letto. L’unica cosa che non ho mai scordato è il suo sguardo carismatico e conturbante, impreziosito da due occhi grigio verdi da farti sciogliere come un pezzo di ghiaccio. Un affascinante esemplare di maschio orientale, dal colorito della pelle brunastro, il volto squadrato e i capelli neri come l’ebano. Era vestito casual, con una camicia bianca in lino e pantaloni in tinta. C’eravamo scambiati sguardi compiaciuti sin da subito, in un gioco malizioso ma piacevole. La mia snella figura, fasciata in un tubino color argento che metteva in risalto le lunghe gambe, non era passata inosservata al suo occhio esperto.

Rompendo gli indugi, si era avvicinato al mio tavolo portando con se una bottiglia di champagne e due calici. Senza presentarsi, mi disse di non aver mai incontrato due occhi scuri e penetranti come i miei. In breve, mi fece ubriacare e approfittò del mio stato per portarmi nella sua camera.

Conservo un ricordo vago di quella notte d’amore, se non che era un amante esperto e che sapeva toccare le corde giuste. Non lo rividi mai più dopo quella volta, e solo quando terminai la vacanza, preoccupata per il ritardo del ciclo, scoprii di essere incinta. Seguì un periodo davvero nero, fatto di momenti d’euforia e altrettanti di cupa depressione. Intanto i mesi passavano, la creatura dentro di me cresceva e non avevo ancora detto nulla ai miei genitori. Come l’avrebbero presa dopo che, con tanto di supponenza, me n’ero andata di casa sbattendo la porta e urlando ai quattro venti di essere grande e responsabile? Incinta, senza sapere neppure il nome del padre e con il contratto in scadenza, davvero un bell’affare!

Così, con la coda tra le gambe, ero tornata da loro e avevo fatto ammenda. Mi ero preparata al peggio ma, sorprendendomi, mia madre mi aveva stretto tra le braccia e mi aveva rassicurata. Un po meno idilliaca fu la reazione di mio padre, anche se col passare del tempo accettò la situazione.

Un’altra che mi stupì fu Lory. Non appena le raccontai tutto, fece letteralmente i salti di gioia battendo le mani come una bambina. In pochi minuti, si prenotò come madrina e baby sitter, se ne avessi avuto bisogno. Quando le parlai di un eventuale aborto, mi fissò con un’espressione truce nello sguardo.

Se fai una cosa simile, giuro che ti riservo lo stesso trattamento!”

 

Poi dovetti affrontare l’argomento lavoro, una spina nel fianco. La società per cui ero impiegata, navigava in cattive acque e stava scremando il personale. Essendo una delle ultime arrivate, conoscevo già da tempo quale fosse la mia sorte, tuttavia feci un estremo tentativo con Marina, la direttrice del personale e cara amica.

Pur congratulandosi però, non poté far altro che scuotere la testa.

Mi dispiace, ma io devo eseguire quello che la proprietà mi dice, mi dispiace tanto”

Le credetti, tuttavia rimasi parecchi delusa da quella risposta, e lei se ne accorse. Cercando di rimediare, mi aveva rincuorato e mi aveva fatto un’offerta.

Se per l’impiego non posso fare nulla, lascia almeno che ti aiuti con il bimbo”

Andrea, suo fratello, era un noto ginecologo, il migliore secondo alcuni. Io lo conoscevo di fama, ma non avevo mai potuto permettermi una visita nel suo studio. E così, qualche giorno dopo, mi ritrovai nella sua sala d’aspetto in attesa della visita. Mentre stavo sfogliando una rivista, la porta si era aperta e avevo alzato la testa. Il giornale mi era sfuggito di mano, il cuore aveva iniziato a pompare all’impazzata e avevo temuto veramente di svenire.

Accanto a una bella donna in evidente stato di gravidanza, il padre di mio figlio mi stava fissando, sbalordito.


 
 
 

Cogli l'attimo.

Post n°1372 pubblicato il 30 Marzo 2017 da lascrivana

"Cogli l'attimo" ci si riempie la bocca per fare tutto quello che ci capita a tiro prima che questo sfugga. Quante gravi conseguenze ne sono scaturite da quell'attimo fuggente?

Una ragazza, dopo aver passato una giornata in giro, stanca e euforica si scola una bottiglia di champagne. Uno sconosciuto la avvicina e inizia a bere con lei; fino a che, uno più brillo dell'altro finiscono nel letto e non controllano più le loro azioni. 
Cosa accade?

 
 
 

Approccio banale.

Post n°1371 pubblicato il 29 Marzo 2017 da lascrivana

Un saluto, a  volte può sembrare banale ... e invece non lo è mai.

Così come a volte lo può sembrare una frase o un commento.
In realtà, anche con una delle scuse più banali, si può arrivare a fare dei confronti interessanti.

 
 
 

Salvare il salvabile.

Post n°1370 pubblicato il 27 Marzo 2017 da lascrivana

Il cambiamento prevede che ci si liberi da tutti i vincoli che impediscono al nostro io interiore di emergere nella sua piena totalità. E’ chiaro che se si è ancora pieni di livore e rancore, di rimpianti e di dolore, non si può andare avanti senza che queste terribili sensazioni ci ostacolino il cammino. So bene che è difficile non inciampare sui vecchi errori, e che occorre una buona dose di forza di volontà per rialzarsi senza lasciarsi condizionare da ciò che è stato. Ignorare chi è stato detentore dei nostri malesseri, è ancora più difficile. Anche perché difficilmente essi dimenticano chi ha osato ribellarsi e sottrarsi alle loro angherie. Bisogna solo trovare le parole e i modi giusti affinché questi retrocedano e riflettano sui loro atteggiamenti; poiché ci si augura sempre che non riversino la loro frustrazione su chi verrà dopo. Ecco perché nel precedente post ritenevo già una conquista, la ribellione a favore altrui.

 

Nutro molte speranze in quello che scrivo, augurandomi che in qualche modo i miei ideali prendano forma e consistenza. Molti scettici dubiteranno di ciò; ma quelli come me, che vivono della consapevolezza, che fede e tenacia, parole e coerenza, migliorano e salvano il salvabile, non hanno nessun dubbio sull’esito.

 
 
 

Ribellione e cambiamento.

Post n°1369 pubblicato il 23 Marzo 2017 da lascrivana

Quando si decide di cambiare,si guarda al mondo con occhi diversi.

Tutto si trasforma... e se si ha abbastanza coraggio, si può perfino credere che il negativo si trasformi in positivo.
A volte capita che il bene ottenuto, anziché vederselo ritornare a favore,   sia riversato su qualcun'altro; bene! ritengo sia un ottimo risultato anche questo.
 
La maggior parte delle persone, erroneamente pensa che se non si ottiene la propria gratificazione, le nostre ribellioni non siano valse a nulla.
Io credo nel risultato del cambiamento anche attraverso terzi.
E' un concetto difficile da capire, ma le esperienze passate, hanno confermato le mie convinzioni.

 
 
 

Pensavo fosse il contrario.

Post n°1368 pubblicato il 21 Marzo 2017 da lascrivana

Più leggo, e più mi rendo conto di non sapere.

Pensavo fosse il contrario.

 
 
 

In fondo al tunnel (Fine)

Post n°1367 pubblicato il 19 Marzo 2017 da contastorie1961

-Stazioni e aeroporti sono sorvegliati a vista, non andrà molto lontano-

Seduta accanto al letto, Rosalia ascoltò le parole del commissario Molinaro senza udirle veramente. La sua attenzione era tutta per Giorgio che, finalmente calmo, non le mollava la mano un istante. Poco distante, Igor si schiarì la voce.

-Come sta l’infermiera?-

-Nulla di grave, solo una ferita di striscio, e non ha avuto dubbi a riconoscere chi abbia aggredito il dottor Casellari-

-Non mi sarei mai aspettato una cosa simile, ho sposato una serpe!- disse Giorgio.

-L’importante è che non sia riuscita nel suo intento, caro- lo rassicurò Rosalia.

-Però non riesco a capire il movente- proseguì il commissario.

-È completamente impazzita, non ci sono altre spiegazioni- rispose Rosalia.

Molinaro si rivolse ancora a Giorgio.

-Vogliamo continuare a parlare dell’uomo che l’ha aggredita dottor Casellari? Poco fa, mi ha detto di averlo visto uscire spesso dalla clinica del suo ex suocero, secondo lei perché non ha finito lui il lavoro?-

Sia Giorgio che Rosalia non seppero cosa rispondere, ma fu Igor a prendere la parola.

-O i due hanno litigato, oppure è successo qualcosa di peggio, e io protendo per la seconda ipotesi-

-Vorrebbe forse dire che…-

-Voglio dire che farebbe meglio a cercare quel tizio, ammesso che sia ancora vivo-

-Daniel!-esclamò Giorgio all’improvviso.

-Daniel Komura, ecco chi è quell’uomo!-

-Komura?Vorrebbe forse farmi credere che è giapponese?- disse stupito il commissario.

-No...no.Credo sia nato in quel paese e abbia adottato quel cognome, ma i veri genitori dovrebbero essere americani, se non ricordo male-

Molinaro si apprestò a lasciare la stanza.

-Adesso che abbiamo un nome possiamo finalmente lavorare, vi terrò informati- e lasciò la stanza.



La testa reclinata sul volante, Giada attese che i battiti del cuore tornassero a un livello normale. Dopo essere fuggita dalla clinica, aveva imboccato l’autostrada ed era uscita solo quando l’indicatore della benzina era rimasto fisso sul rosso. Presa una stradina di campagna, aveva percorso ancora qualche chilometro per poi fermarsi sotto un grande albero. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, ma di una cosa era certa: la sua vita era finita. Sicuramente la polizia era già sulle sue tracce, e le possibilità di farla franca erano davvero poche. Per colpa di quella maledetta infermiera il suo piano era miseramente fallito, si augurò almeno che il colpo avesse messo fine alla sua vita.

Cosa poteva fare, adesso? A casa non poteva di certo tornare, e la sua faccia sarebbe stata su tutte le volanti della polizia. L’unica cosa sensata sarebbe stata quella di riuscire a raggiungere l’aeroporto e fuggire all’estero. Anche se sorvegliato, avrebbe potuto camuffarsi e sperare nella buona sorte. Per farlo però, avrebbe dovuto averne il tempo e, sopratutto, un posto sicuro. Esclusa la propria abitazione, l’unico posto in cui poteva andare era la casa di Daniel. Provò ribrezzo al solo pensiero di tornarci, ma quello stronzo viveva solo, non aveva amici e sicuramente il suo cadavere non era ancora stato scoperto.

Guardando nella borsetta, un sorrisetto nervoso le attraversò il volto pallido e tirato. Aveva contanti in abbondanza ma, nella foga di allontanarsi il più in fretta possibile, aveva trascurato di fare rifornimento: erano perfettamente inutili. Rompendo gli indugi, scese dalla macchina e si avviò lungo la stradina. Forse, con un po di fortuna, sarebbe riuscita a trovare un passaggio. Camminò per circa mezz’ora poi, finalmente, alle sue spalle i fari di una macchina in arrivo la illuminarono. Senza pensarci oltre, si piazzò in mezzo alla strada agitando le braccia.

La macchina rallentò vistosamente, quindi si fermò a poca distanza. Cercando di sfoderare il suo sorriso migliore, si avvicinò al finestrino e si abbassò.

E il sorriso scomparve immediatamente.

All’interno dell’abitacolo, quattro volti la stavano osservando con un interesse davvero inquietante. Le portiere si aprirono all’unisono, e in un attimo fu circondata.

-Io...io ho rotto la...macchina...potreste...ecco io…- balbettò passando lo sguardo da uno all’altro.

Si trattava di quattro uomini giovani e dai volti poco rassicuranti. Quello che era alla guida, un ragazzo magro con jeans stracciati e grossi tatuaggi che gli ricoprivano per intero le braccia, le si parò davanti e le sorrise. Il suo alito puzzava di alcool e di qualcos’altro che non seppe riconoscere.

-Se ha bisogno di un passaggio non ci sono problemi, bella signora. La macchina è un po piccola, ma se ci stringiamo possiamo starci, non è vero ragazzi?-

Ghignando, gli altri scoppiarono a ridere e annuirono. Terrorizzata, Giada arretrò di qualche passo.

-Non fa nulla, ho...ho già chiamato il carro attrezzi, sarà...sarà qui tra poco- disse prendendo il cellulare dalla borsetta. Fulmineo, il ragazzo glielo strappò di mano e lo guardò.

-Mhmhmhm, modello di ultima generazione, questo lo tengo io, d’accordo?-

Giada impallidì, tuttavia allungò la borsetta.

-Tenete pure tutto, ci sono anche dei soldi, ma lasciatemi andare, vi prego-

-Io dico che non ha chiamato nessuno, voi che ne pensate?- proseguì sempre lo stesso ragazzo.

Gli altri annuirono tutti insieme e, ancor prima che potesse ribattere, venne afferrata da dietro e sbattuta con violenza sul cofano della macchina.



Rosalia aveva trascorso la notte accanto a Giorgio. Indolenzita, si alzò dalla poltrona e vide che stava ancora dormendo. Cercando di non svegliarlo, uscì dalla stanza con l’intenzione di andare in bagno ma, nel corridoio, incrociò il commissario Molinaro. Il poliziotto aveva il volto scuro e tirato di chi aveva passato la notte in bianco.

-Buongiorno, come sta il dottor Casellari?- chiese reprimendo uno sbadiglio.

-Adesso dorme, ma è molto più tranquillo. Ma lei cosa ci fa qui a quest’ora, ci sono forse delle novità?- rispose Rosalia.

Cinque minuti più tardi, si trovarono seduti a un tavolino del bar con davanti due tazze fumanti.

Il commissario aveva appena finito di parlare e Rosalia ancora stentava a credere alle sue parole.

-Per quanto fosse cattiva, non meritava certo una simile fine-

Molinaro annuì, quindi mandò giù un altro sorso di caffè.

-Io credo molto nel karma, ma da poliziotto devo cercare chi ha compiuto quello scempio- rispose amaramente.

-Ma è sicuro che si tratti proprio di lei?- chiese la donna.

-Anche se il fuoco l’ha resa irriconoscibile, chi l’ha violentata l’ha prima denudata e gettato gli abiti tra i cespugli. Inoltre, abbiamo ritrovato la sua macchina poco distante, si tratta proprio di Giada,non ci sono dubbi-

Tornata nella stanza, trovò Giorgio sveglio e seduto nel letto.

-Buongiorno,amore, dove sei stata?- le chiese.

Avvicinandosi, Rosalia si chinò e lo baciò tra le bende.

-Ero in bagno, caro, ma ho una cosa da dirti-



















 
 
 

L'entusiasmo dei numeri primi.

Post n°1366 pubblicato il 18 Marzo 2017 da lascrivana

Immagino molti di voi abbiano letto, o ne abbiano sentito parlare, del libro scritto da Paolo Giordani “la solitudine dei numeri primi”. Oggi, dialogando con una collega, ho avuto modo di riflettere su questo: è vero che spesso la vita ci porta, a causa di qualche sconfitta professionale, a sentirci demotivati; però è altrettanto vero che se ci si deprime, si diventa meno euforici e ottimisti, così ho pensato di lanciare una sfida –Che ne dici se adottiamo l’entusiasmo dei numeri primi?-

Facciamo come la volpe, che non potendo arrivare all’uva, disse che è agra.

L’entusiasmo aiuta molto, anche a livello psicologico. Non so quanti e quali risultati si possono ottenere, ma sicuramente è una sfida di tutto rispetto che si lancia al destino avverso.

E se con questo fosse possibile cambiare il corso degli eventi?

In fondo, a differenza dei numeri primi che sono già arrivati, possiamo godere l'emozione dell'attesa; il "potrebbe toccare anche a noi" cancellerebbe l'ansia del pensiero negativo.

So bene che molti di voi penseranno che questo sia molto simile all'illusione, in effetti non a caso ribadisco di adottare l'entusiasmo, lo prendiamo in prestito ... se poi non va bene, possiamo sempre restituirlo.

Laura

 
 
 

In fondo al tunnel 15

Post n°1365 pubblicato il 15 Marzo 2017 da lascrivana

Giada si diede della stupida. Pur essendo probabile, non aveva previsto la possibilità che Giorgio potesse essere cosciente nel momento in cui avrebbe dovuto attuare il suo piano. Attraverso le bende, lo sguardo inorridito dell’ex marito la spiazzò e bloccò col cuscino sospeso a mezz’aria. Approfittando di quell’attimo, l’uomo afferrò il campanello e suonò più volte.

-Brutto bastardo!- sibilò tra i denti.

Gettando a terra il cuscino, rovistò nella borsetta alla ricerca della pistola ma, improvvisamente, la porta si aprì di colpo. Richiamata dal suono prolungato e insistito, l’infermiera di turno si era immediatamente precipitata. La scena che le si presentò davanti la sconvolse talmente che, fatti due passi nella stanza, fissò la donna bionda e la pistola che reggeva con occhi colmi di terrore. Passando lo sguardo da uno all’altra, Giada sembrò indecisa sul da farsi, ma fu questione di un attimo. Ruotando il braccio, puntò decisa l’arma contro la povera infermiera, l’indice pronto a premere il grilletto.

-Noooooo!-

Balzando dal letto, Giorgio strappò il tubicino della flebo e, ancor prima che Giada potesse rendersene conto, glielo passò attorno al collo cominciando a stringere. Più d’istinto che per propria volontà, la donna fece partire un colpo per poi lasciar cadere l’arma. Nessuno dei due si accorse del debole lamento dell’infermiera che, colpita al fianco, si accasciò sul pavimento. Strabuzzando gli occhi, Giada cercò in tutti i modi di liberarsi da quella morsa. Tuttavia la presa di Giorgio era talmente ferrea che, in pochi istanti, il suo volto divenne paonazzo. Le forze iniziarono a mancarle, mentre i rantoli si fecero sempre più flebili e prolungati. In un ultimo e disperato tentativo, alzò il gomito e colpì all’indietro con tutte le sue forze. Preso in pieno volto, laddove l’acido aveva fatto più danni, Giorgio urlò di dolore e lasciò andare il tubicino. Stravolta e con la vista annebbiata, Giada si appoggiò sulle ginocchia cercando di riprendere fiato. Solo allora si accorse dell’infermiera accanto alla porta. Guardandosi attorno, cercò di capire dove fosse finita la pistola, ma vi rinunciò quasi subito. In lontananza infatti, si udirono delle voci concitate e dei passi in avvicinamento. Afferrando al volo la borsetta, scavalcò l’infermiera e lasciò la stanza.



Nonostante la sicurezza che la presenza di Igor le infondeva, Rosalia fu assalita da un senso d’inquietudine. Si sentiva la gola secca, così decise di alzarsi dal letto per andare in cucina e bere un bicchiere d’acqua. Si mosse quasi furtivamente per paura di svegliare Igor che, per offrirle il suo letto, si era sacrificato a dormire sul divano. Di fronte alle sue proteste, le aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi.

Ci sono abituato, non preoccuparti”

La casa, dal design moderno, era arredata con gusto. I mobili lineari laccati di bianco erano bassi e profondi. In alto, le mensole di vetro ospitavano souvenir e qualche vaso di cristallo dai colori cangianti. Un paio di quadri in stile naif, e un enorme divano in tessuto rosso a più posti, completavano l’arredamento. La luce in cucina era accesa, e si stupì di trovare Igor alle prese tra i fornelli. Nel sentire i passi alle sue spalle, Igor si girò, e per nulla sorpreso dalla sua presenza le sorrise.

-Immaginavo avessi bisogno di qualcosa che ti rilassasse, così ho pensato a una tisana. E’ difficile dormire in casa d’altri, specie quando si tratta di persone conosciute da poco -.

Ancora una volta, la sensibilità e la comprensione di Igor la commossero. Iniziava a pensare che fosse una creatura divina, un angelo mandato da sua madre per proteggerla. Dopo la sua morte, per sopperire al vuoto della perdita, aveva iniziato a percepire in ogni persona che le veniva in aiuto un suo emissario. Prima di allora, non era mai riuscita ad accettare l’idea che la madre non avesse potuto mantenere la promessa fatta quando era ancora ragazzina. Quando sognava qualcosa di brutto, correva nel lettone e le si accoccolava accanto. Accarezzandola dolcemente, le diceva che non l’avrebbe mai abbandonata, che ci sarebbe stato sempre qualcuno a vegliare su di lei. Anche l’incontro con Giorgio era stato provvidenziale, ma era stato macchiato da quell'aggressione. Grazie a lui, suo padre aveva riacquistato la vista, ma aveva anche pagato duramente il fatto di averla conosciuta. Per questo gli era doppiamente grata, e si sarebbe sdebitata prendendosene cura ogni giorno. Il fatto che avrebbe potuto rimanere sfigurato per sempre era solo un dettaglio, l’amore avrebbe fatto il resto.

Il trillo insistente del cellulare la costrinse ascusarsi con Igor e a ritornare in camera, dove lo aveva lasciato. Un numero sconosciuto lampeggiava sul display. Lo guardò ansiosa, esitando prima di schiacciare il tasto di risposta. Quando lo fece le tremavano le mani, aveva il sospetto che fosse qualcuno dell’ospedale che gli comunicava qualche brutta notizia. La voce dell’ispettore Molinaro non la tranquillizzò di certo, e quello che le comunicò non fece altro che aumentare la sua agitazione.

Non vedendola tornare, e temendo anch’egli che una telefonata in piena notte non portasse nulla di buono, Igor l’aveva raggiunta. Nel vederselo così vicino, Rosalia riattaccò e scoppiò in lacrime. Afferrandogli le mani, gli rivelò il motivo della chiamata.

-Era l’ispettore Molinaro e chiamava dall’ospedale, lex moglie di Giorgio ha cercato di ucciderlo. Mi ha chiesto di raggiungerli poiché è in preda a una crisi di panico, e nessuno riesce a convincerlo che io stia bene –.

Igor ricambiò la stretta e le disse di rivestirsi, l’avrebbe accompagnata subito in ospedale.




 
 
 

Un mixer.

Post n°1364 pubblicato il 12 Marzo 2017 da lascrivana

La fantasia è così: se un minuto prima sono una donna fatale che volteggia come una farfalla muovendosi sinuosa e sensuale; il minuto dopo sono quella robusta e massiccia cuoca, che con le gote paffute e rosse, si aggira con maestria tra i fornelli. Dimenticavo anche quella spiritualmente coinvolta, che si lascia avvolgere dalla magia della natura.  Un paio d'ingredienti segreti amalgamano il tutto. Immagino molti di voi sappiano di cosa si tratta.

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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