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Messaggi del 10/06/2015
Post n°1015 pubblicato il 10 Giugno 2015 da lascrivana
Quando rinvenni, la prima cosa che notai fu il bianco. Le lenzuola, i tubolari del letto, persino le pareti e la porta, tutto bianco. Come il bianco degli occhi di Cesare. Mio Dio, come potevo essermi dimenticata di lui? Angosciata da quel pensiero, mi misi a sedere sul letto. Immediatamente, la testa iniziò a girarmi, chiusi gli occhi e mi lasciai ricadere. Quando mi sentii più sicura li riaprii, mi alzai di nuovo e respirai a fondo. Cesare. Chissà come si sentiva. Chissà quali film si era fatto nella mente. Travolta dagli eventi, l'avevo completamente escluso dai miei pensieri. L'immaginai, solo e disperato, davanti al suo pianoforte. Immaginai la sua angoscia, il suo sgomento nel dover affrontare la mia assenza. E poi c'era Paula. Non avevo dubbi su cosa potesse esserle accaduto. Le mie premonizioni, se non in qualche caso sporadico, raramente mi avevano tradito. Un'eredità scomoda e ingombrante a cui non mi ero mai abituata, nonostante l'evidenza. Dovevo agire, ma non sapevo dove sbattere la testa. Con un forte clangore, la porta si aprì. Accompagnato da un medico, un poliziotto si accostò al letto. -Come faceva a sapere dell'omicidio?- disse senza tanti preamboli. Lo fissai senza rispondere. Altresì, le lacrime iniziarono a scorrermi copiose sulle guance. In piedi, con il bastone per ciechi in una mano, trattengo con l'altra il guinzaglio di Jack, il fedele labrador sempre al mio fianco. Col viso esposto alla leggera brezza marina che mi scompiglia i capelli, penso a lei, a Rachele. Ormai, era diventata il mio chiodo fisso. Persino i suoni che tanto amavo, non riuscivano a distrarmi. Lo sciabordio dell’onda che, lenta, s’infrange sulla battigia, il garrire dei gabbiani così come il penetrante profumo salino che ti riempie i polmoni d'aria fresca e frizzante. Anche la sabbia fine, che mi solletica dolcemente i piedi, mi riporta lo stesso tepore morbido e vellutato della pelle di Rachele. Lei aveva lo stesso odore penetrante del mare, e lo stesso calore di un raggio di sole. Non potevo vedere i suoi colori, le sue fattezze, ma speravo che l'immagine che di lei mi ero fatta, potesse corrispondere alla realtà. Non che avesse poi così tanta importanza. Cieco dalla nascita, avevo imparato a percepire il mondo attraverso l'udito, il sapore, il tatto. Rachele era diversa da tutte le altre donne che avevo conosciuto. Lei sapeva leggermi dentro come mai nessun altro era riuscito a fare, nemmeno i molti psicologi che mi hanno seguito sin dall'infanzia. Sembrava conoscere tutto di me, persino i desideri più intimi. Passavamo ore a cercare di decifrare, l’uno attraverso le sensazioni dell'altro, i pensieri reciproci. Con delicatezza, era solita scompigliarmi i capelli, accarezzandomi il viso ad occhi chiusi fingendo di essere cieca come me, come a voler provare le mie stesse sensazioni. Eccitato ed estraniato dal mondo, godevo del tocco morbido di quelle dita sapienti. Uno strano calore mi prendeva il basso ventre mentre, a fatica, riuscivo a trattenere l’erezione che la sua intima vicinanza mi suscitava. In quegli istanti, ho sempre pensato che Rachele fosse un angelo, un’entità divina mandata dal cielo per riscattarmi dal buio totale che mi circondava. Perché sei sparita Rachele? Ho bisogno di te. Malinconico e nostalgico, rientrai in casa con una gran voglia di suonare. Seduto al pianoforte, con tocco abile e leggero, sfioro con le dita la tastiera. Dapprima le note si levano lentamente nell'aria, per poi riprendere un ritmo cadenzato e struggente. Non ebbi il tempo di piangere la morte di Paula. Dopo un paio di giorni, esclusa ogni mia responsabilità nel suo assassinio, il mio avvocato riuscì a farmi avere gli arresti domiciliari. Avevo assolutamente taciuto sulla mia visione, il pensiero di Cesare aveva prevalso su ogni cosa. La mattina stessa in cui sarei dovuta uscire da quel inferno, ricevetti una visita inaspettata quanto inquietante. Miriam, stranamente sola, mi avvicinò durante la colazione. -Sei stata fortunata ragazza. Ma ti assicuro che non finisce qui, è una promessa- Senza aggiungere altro, lasciò il mio tavolo come se nulla fosse. Un paio d'ore più tardi, accolta da un sole accecante, varcai la soglia della prigione. Danio e Laura |
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