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Messaggi del 23/07/2015
Post n°1035 pubblicato il 23 Luglio 2015 da lascrivana
Fu una notte lunga e agitata per Rachele, popolata dai fantasmi del passato e dalle preoccupazioni per il futuro. Nel sonno ebbe modo di conoscere Manuela, la madre di Cesare. Con sguardo supplichevole, la donna l'implorava di proteggere suo figlio:
“Il male del passato tornerà di nuovo, e questa volta sarà più devastante che mai”
L’incubo sembrava non avere mai fine, nemmeno quando le prime luci dell’alba rischiararono la stanza. Quando finalmente decise di alzarsi, si ritrovò stanca e di malumore. Dopo aver indossato un paio di jeans e una felpa pesante, si avviò per la strada che portava al fiume.
Quella mattina, tra gli alberi, una densa foschia rendeva il luogo quasi spettrale. In quel momento, quell'angolo di paradiso le apparve sinistro e terrificante, rabbrividì. Invece di dissolversi, la sensazione di disagio e di angoscia che l’aveva accompagnata tutta la notte aumentò sensibilmente.
Arrivata lungo la riva del fiume, il suo sguardo fu attratto da una figura in lontananza. Scura e offuscata dalla nebbia, camminava spedita in direzione della villa. Da quella distanza faticò a distinguerne i tratti ma di una cosa era certa, l’uomo indossava una veste monacale. Preoccupata da quella presenza ambigua e inaspettata, decise di ritornare indietro sui suoi passi. Durante il tragitto verso casa, la sua mente fu pervasa da mille presagi di sciagura. Una voce misteriosa, all'interno della sua mente, la invitava ad affrettare il passo prima che fosse troppo tardi.
Arrivò trafelata davanti al cancello della villa, e non si meravigliò di trovarlo socchiuso, era stata lei stessa a lasciarlo in quel modo. Nonostante tutto, s’intrufolò in casa sua guardinga e silenziosa come un ladro. La casa era avvolta nel più assoluto silenzio, probabilmente stavano dormendo ancora tutti. Tirando un sospiro di sollievo, si accasciò distrutta su una sedia della cucina. Ma non riuscì a godersi quel momento di pace. Un rumore improvviso, proveniente dalla camera di Cesare, la fece scattare in piedi come una molla.
Dandosi della stupida, si chiese se fosse il caso di andare a vedere. Furono le sue gambe a decidere per lei. Silenziosamente, salì le scale e si avvicinò alla stanza. La porta era socchiusa quindi, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, sbirciò all'interno. Ciò che vide, la lasciò più di stucco che terrorizzarla. La figura con il saio, la stessa che aveva visto poc'anzi nel bosco, fissava con aria truce Cesare, ancora addormentato. Danio e Laura
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