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Messaggi del 16/02/2016
Post n°1131 pubblicato il 16 Febbraio 2016 da lascrivana
-Devi rimanere calma, Giada. Può darsi che abbia dovuto sbrigare una commissione, e magari sta tornando- Giada scosse energicamente la testa. -No, Louis. Filomena non si sarebbe mai allontanata da sola, e con cosa poi? Da qui non passa nemmeno una corriera, nulla di nulla. Inoltre è afflitta da una terribile artrite, dove vuoi che sia andata a piedi?- La veemenza della ragazza lo convinse a non ribattere, chi poteva conoscerla meglio di lei? -Dobbiamo andare immediatamente alla polizia, sono convinta che la sua scomparsa sia collegata a ciò che è accaduto a me-
Il commissariato si trovava in un edificio ristrutturato, proprio a due passi dal municipio. Precedendo Louis, Giada ne varcò la soglia per poi fermarsi nell'atrio. Un poliziotto, rintanato dietro un vetro antiproiettile, la squadrò da capo a piedi. -Desidera?- disse azionando l'interfono. -Dovrei sporgere una denuncia, a chi mi devo rivolgere?- Cinque minuti più tardi, si ritrovò seduta in un ufficio anonimo e deprimente. Le pareti, una volta bianche, avevano assunto un colorito grigiastro che sapeva di sporco. Nonostante le sue insistenze, Louis non aveva voluto entrare. “Il commissario è una cattiva persona, se sarà necessario lo farò, ma preferisco rimanere fuori” le aveva detto qualche attimo prima. -Buongiorno, signorina, in cosa posso esserle utile?- il tono del commissario Dragoni, così diceva la targhetta sulla scrivania, avrebbe voluto essere cordiale, ma Giada vi colse una sottile nota d'impazienza. -Ieri pomeriggio, sul tardi, sono stata aggredita nei pressi del vecchio mulino- disse tutto d'un fiato. Il commissario aggrottò le sopracciglia. -E solo ora viene a sporgere denuncia?-sembrava, anzi, era chiaramente un rimprovero. -Non ero nelle condizioni di farlo prima, quell'uomo mi ha proprio ridotto male- a dimostrazione di quelle parole, sollevò le maniche della felpa e si scostò i capelli dalla fronte. -Questi possono bastare?- disse indicando i lividi e i tagli. -E le posso assicurare che tutto il mio corpo si trova nelle stesse condizioni, mi devo forse denudare per convincerla?- terminò con un accenno di rabbia nella voce. Apparentemente immune a quella reazione, il commissario si raddrizzò sulla sedia e appoggiò i gomiti sul ripiano della scrivania. -Ha qualche idea su chi possa averle fatto questo?- Giada abbassò la testa contorcendosi le dita. -No, era mascherato ed è successo tutto in fretta, non ne ho la più pallida idea- disse quasi scusandosi. Dragoni si schiarì la gola, quindi si alzò. -Signorina, sarò franco con lei. Se non ci sono testimoni, e se...- Dal corridoio, un trambusto accompagnato da voci concitate interruppe le sue parole. Precipitandosi verso la porta, il commissario la spalancò e uscì di corsa dall'ufficio. Persa nei propri pensieri, sul momento Giada non collegò quelle urla poi, d'un tratto, trasalì. Louis! Rovesciando la sedia, si fiondò verso la porta e l'oltrepassò, per fermarsi subito dopo paralizzata dall'angoscia. In fondo al corridoio, lo stesso agente che l'aveva accolta giaceva riverso a terra, apparentemente privo di sensi. Poco distante, altri tre cercavano di immobilizzare Louis che, con la camicia strappata in più punti, menava fendenti a destra e sinistra come un indemoniato. Fu lo stesso commissario, avvicinandosi da dietro, ad abbatterlo con una poderosa manganellata sul collo. Louis, dapprima strabuzzò gli occhi, quindi piroettò su se stesso e crollò al suolo con un tonfo. -Si può sapere cosa cazzo è successo?!- urlò Dragoni rivolto ai propri subordinati. Ansante e con la divisa sgualcita, il più anziano di loro si fece avanti. -Non lo so, commissario. Eravamo in sala agenti quando, d'improvviso, abbiamo sentito Meloni urlare qualcosa a qualcuno. Quando siamo usciti, l'abbiamo trovato fuori dalla guardiola faccia a faccia con quel energumeno. Solo in un secondo momento ci siamo accorti che si trattava di quel mezzo matto di Louis e...- -Non è pazzo! E' lui che mi ha salvata da quel maniaco!- Tutti, all'unisono, si voltarono in direzione di Giada che, senza dar loro retta, raggiunse Louis steso a terra.
L'uomo guardò la donna stesa sul divano. Trasportarla a casa propria era stato uno scherzo, e il buio aveva giocato a suo favore. Stava dando segni di ripresa, muovendo la testa e tossendo leggermente. Non voleva esagerare con l'anestetico, le serviva viva, e una dose troppo massiccia avrebbe potuto essere letale per una della sua età. Prima che potesse riaversi del tutto, le unì i polsi e li serrò con del nastro adesivo. Stessa cosa fece con le caviglie e con la bocca, quindi rimase a fissarla, soddisfatto. Non che avesse paura di una sua fuga, e anche se avesse voluto gridare dubitava che qualcuno avrebbe potuto sentirla. L'abitazione più vicina si trovava a un chilometro di distanza e nessuno, da molto tempo ormai, bussava più alla sua porta. Dopo essersi dato una ripulita, ripassò il piano con estrema cura. Danio e Laura |
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