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Messaggi del 03/03/2016
Post n°1139 pubblicato il 03 Marzo 2016 da lascrivana
A grande richiesta, pubblico qualcosa di mio sul blog. E’ giusto; poiché molti si aspettano di avere qualche novità anche da parte mia. E’ vero Danio con le sue narrazioni, ha intrattenuto con il fiato sospeso, gran parte di voi; e contribuito ad alimentare i miei incubi. Tant’è vero che stanotte, ho sognato una storia mozzafiato; un misto di paranormale e giallo. Non mancherò di raccontarla a Danio, poiché immagino, ci andrà a nozze. Ciò non toglie che la narrazione del sogno, possa intrigare anche voi. Ho sognato una grande casa, abitata da una famiglia; composta dai genitori più due figli: una ragazzina all’incirca di undici anni, e un ometto con qualche annetto in più. Il padre era un ricercatore scientifico; e due stanze della grande villa, erano riservate ai suoi studi. Da qualche tempo, aveva assunto come aiuto un assistente: un geniale principiante. Stavano lavorando su una nuova scoperta, quando nella stanza riservata alle ricerche, si udirono i primi segni di una strana e inquietante presenza. Il giovane assistente, che era un tipo strano e taciturno, sembrava aver capito a chi appartenesse il respiro affannato e assordante, che da qualche giorno aleggiava nelle due stanze. Per paura che si divulgasse per il resto della casa, le stanze erano state accuratamente isolate, insieme all’assistente. Quest’ultimo preso dagli aspetti occulti della ricerca: s’isolò, per diversi giorni e notti; sfogliando un grosso volume esoterico, per cercare di trovare il modo per rimandare indietro lo spirito inquieto. Oltre all’assistente, ad avere accesso in quelle stanze, era il padrone di casa; ai ragazzi, e alla madre, era stato severamente proibito anche il solo avvicinarsi. La loro tata (che poi nel sogno ero io) intratteneva i ragazzi in modo che non sentissero, il tetro richiamo, che di tanto in tanto, fuoriusciva dalle stanze. La tormentata presenza, stava consumando lentamente il giovane assistente; al punto che le pagine del libro esoterico, a furia di essere sfogliate, presero fuoco: riempiendo la stanza di un fumo alacre e soffocante. Fu così che lo trovò il padrone di casa, morto, con la testa riversa sul grosso tomo; e gli occhiali distorti con le lenti frantumate, gettate sulla scrivania. Lo shock subito gli fece dimenticare ogni precauzione; tant’è vero che si allontanò per chiamare i soccorsi, dimenticando la porta aperta. Quando si rese conto del grave errore: era ormai troppo tardi. A quel punto, non gli rimase che urlare alla moglie e alla tata, di prendere i ragazzi e di raggiungere l’uscita di servizio in cucina. Un tentativo inutile e disperato il suo. Le due colonne di fumo alacre che fuoriuscirono dalle stanze, presero la forma di due loschi individui, vestiti di stracci. Il primo uomo, dai corti capelli ricci e la barba ispida, correva impaurito. I suoi occhi disperati e iniettati di sangue, si puntarono su di me, alla ricerca di un aiuto. L’inseguitore portava un cappello di lana sgualcito in testa, e una benda sanguinante, gli copriva un occhio. In mano aveva una falce arrugginita. Sordo alle nostre suppliche di non colpire il disgraziato, continuò a fendergli il costato con l’ascia. Tra l’altro, l’assassino si comportava come se noi non esistessimo neanche; continuava a dire che finalmente giustizia era stata fatta, e che ora poteva anche marcire in galera. Nonostante, riuscissi assurdamente a percepire il dolore della lama che squartava le viscere, quasi come se avesse inferto a me i colpi, riuscii a raggiungere l’ingresso con i ragazzi. E inutile dirvi che a quel punto del sogno mi sono svegliata in un bagno di sudore, tremante e angosciata.
In quel preciso momento, ho pensato che forse è meglio se chiudo con questi generi di racconti Danio. Io stanotte me la sono vista proprio brutta. Il cuore mi batteva all’impazzata, e le lenzuola mi si erano attorcigliate addosso. Tra l’altro, mio marito, ignaro dei miei incubi, imprecava nel sonno perché oltre a scoprirlo, non stavo ferma un minuto! Laura |
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