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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi del 17/04/2016

L'amore in un libro: parte undicesima

Post n°1159 pubblicato il 17 Aprile 2016 da lascrivana

La madre di Peter si trovava in cucina quando, una mezz'ora più tardi, mi apprestai a uscire. Seduta a capotavola, sembrava concentratissima sul giornale che aveva dinanzi.

-Buongiorno, signora, le chiedo scusa per la colazione, ma ero veramente esausta. Ora esco, ho molte cose da fare- dissi tutto d'un fiato. Ignoravo se Peter le avesse parlato della mia intenzione di cercare lavoro, ma non mi sentivo in vena di approfondire.

-Mio figlio solitamente non torna per il pranzo, tu cos'hai intenzione di fare?- rispose senza degnarsi di alzare la testa.

-Non si preoccupi, mi arrangerò con qualcosa in giro, ci vediamo stasera-

Non appena mi richiusi la porta alle spalle, inspirai avidamente l'aria fresca del mattino. Mezza giornata in quella casa aveva già messo a dura prova i miei nervi, cosa dovevo aspettarmi ancora? Ero decisamente pentita di aver accettato l'offerta di Peter, ma cosa avrei potuto fare? Mio cugino mi faceva paura, e la chiara ostilità di mio zio non aveva fatto altro che accelerare la mia decisione. E Peter mi piaceva, maledizione!

 

Girovagai tutta la mattina senza alcun esito e verso mezzogiorno, esausta, mi accomodai al tavolino di un bar, in pieno centro. La città sembrava un brulicare di anime impazzite, mi girava la testa. Strombazzate di clacson continue, frenate improvvise, urla e insulti, tutto il contrario dal luogo da cui provenivo.

-Desidera?-

Un anziano cameriere, leggermente curvo su se stesso ma dal sorriso smagliante, si era di colpo materializzato al mio fianco. Non avevo assolutamente fame, ciononostante ordinai un toast e un'aranciata, giusto per non svenire. E avevo appena dato il primo morso quando, facendomi sobbalzare, la suoneria del cellulare mi avvisò dell'arrivo di una chiamata.

“Papà cell.” ecco, era arrivata. Non che non me l'aspettassi, ma avevo sperato che potesse giungere il più tardi possibile.

Potrei benissimo descrivere gli insulti e le minacce che mi piombarono addosso, ma non lo farò. L'unica cosa che mi sento di dire è che ascoltai tutto senza fiatare, quindi chiusi la comunicazione e spensi il telefono. Mi sentii sin da subito più leggera, persino i rumori del traffico si trasformarono in musica celestiale. Ripresi il toast e lo divorai in un baleno, bevvi la mia aranciata e diedi una lauta mancia al cameriere che, sorpreso, si profuse in un elegante inchino. Non che potessi permettermelo, ma aver sbattuto in faccia il telefono a mio padre mi aveva galvanizzata. Improvvisamente mi sentii fresca e riposata, pronta ad affrontare il pomeriggio con rinnovata energia. Un istante dopo mi alzai e salutai il cameriere, quindi attraversai la strada senza nemmeno guardare.

Non udii il rombo del motore, ne il clacson che suonava più e più volte, come fosse impazzito. Ma l'impatto si, eccome se lo sentii. Le mie gambe furono sollevate come fuscelli, un dolore fortissimo mi percorse la spina dorsale mentre la nuca, a mo' di ariete, sfondò il vetro anteriore come fosse burro. Non persi subito i sensi, o almeno lo credo. Riuscii ancora a sentire, per qualche istante, la voce disperata dell'autista e lo scoppio del airbag, poi il buio ebbe il sopravvento.

Danio e Laura

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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