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Messaggi del 01/05/2016
Post n°1163 pubblicato il 01 Maggio 2016 da lascrivana
-Ho i miei tempi, ma l'importante è che ora sia qui- rispose Agata con un sorriso. Per la prima volta dal giorno dell'incidente Virginia si sentì bene, più leggera. -E poi devo aiutarti a fare una cosa, quella che hai sempre desiderato- proseguì Agata. La fissai, sorpresa, non capivo di cosa stesse parlando. -Non potevo parlartene in ospedale, ma adesso sei a casa, tuo padre è lontano per lavoro e tua madre è appena uscita, abbiamo tutto il tempo- Cercando di appoggiarmi sui gomiti, con una mano mi tastai la dove avevo picchiato contro il vetro dell'automobile. -Ma io non mi ricordo di te, possibile che l'incidente mi abbia provocato una perdita di memoria?- Agata scosse il capo. -No, le radiografie hanno confermato che non ci sono lesioni alla testa- continuai a fissarla a lungo, pensierosa. -So' cosa stai pensando...-continuò Agata. -Credi di non conoscermi ma, in realtà, ci siamo incontrate tutte le volte che hai aperto questo- Come per magia, il libro che tanto amavo comparve tra le sue mani. Spalancai gli occhi, mentre l'iniziale euforia andò pian piano scemando. -No, non è possibile! Tu sei solo un personaggio del libro, sei la ragazza uscita di prigione che...che...- non riuscii ad andare oltre. Le lacrime iniziarono a scendere copiose, mentre i singhiozzi mi scossero il torace. Agata si avvicinò e mi carezzò i capelli. -Ami talmente questo libro che si è come fuso con te, io mi sono fusa con te- Non mi sottrassi alla stretta, ciononostante non riuscii a guardarla in volto. Ciò che Agata stava dicendo era impossibile, eppure lei era li, potevo sentire il tocco morbido della sua mano, ascoltare la sua voce. Quando i singhiozzi si placarono, riuscii a mormorare una sola frase. -E quale sarebbe la cosa che dovresti aiutarmi a fare?- Senza smettere di carezzarmi i capelli, Agata si sedette sul letto. -Sei ancora molto scossa, e se te lo spiegassi ora non capiresti. Per prima cosa ti devi rimettere, hai perso peso e sei debole. Ma lo capirai da sola, quando sarà il momento-
Alcuni rumori, al piano di sotto, misero fine a quella conversazione. -E' tornata tua madre, a dopo- disse Agata e, ancor prima che potessi dire qualcosa, svanì nel nulla. Un istante dopo, la porta si aprì col solito, leggero cigolio. -Prego, professor Ferrazzi, si accomodi- Preceduto da mia madre, uno sconosciuto fece il proprio ingresso nella stanza. Definirlo enorme sarebbe stato un eufemismo, era gigantesco. Alto quasi due metri, aveva mani enormi così come i piedi, infilati in un paio di scarpe sicuramente costose. Non un filo di grasso sembrava trasparire da sotto l'elegante abito grigio perla. I capelli, brizzolati, gli donavano inoltre quel fascino dell'uomo di mezz'età che tanto piaceva a mia madre, già in adorazione. -Buongiorno, Virginia, sono il professor Ferrazzi, credo tua madre ti abbia parlato di me- disse mostrando una dentatura perfetta. -Non camminerò più- mi limitai a dire sostenendo il suo sguardo. Il sorriso sparì dal volto di mia madre, non da quello dell'illustre luminare. -Certo, potrebbe essere un'ipotesi- Lo confesso, quella risposta mi spiazzò leggermente. -Consultando tuttavia i risultati degli esami cui sei stata sottoposta, ritengo che un tentativo si possa fare, sempre col tuo consenso, naturalmente- Al suo fianco, mia madre continuava ad annuire, mi dava sui nervi. -Presumo che questo significhi un intervento chirurgico, magari senza la certezza del risultato- dissi con una certa spavalderia. Crogiolai nel vedere l'espressione ammirata di cui mi degnò il grande professore. L'avevo colpito, non avevo dubbi. -Sei molto acuta, Virginia, ma voglio essere assolutamente sincero con te, è così- Sogghignai, più che altro per lo sbigottimento di mia madre. -Si tratterebbe di una tecnica innovativa, praticata solamente cinque volte, negli Stati Uniti- proseguì il medico. -E a quanti è riuscita?- dissi subito. Ferrazzi guardò dapprima mia madre e, quando si voltò, il sorriso era sparito dal suo volto. -Una- fu più un sussurro che un'affermazione, ma nel silenzio che ne seguì era ancora ben udibile. -Niente da fare. Mi dispiace aver abusato del suo prezioso tempo, ma non intendo andare sotto i ferri senza precise garanzie- dissi in tono neutro. E fu a quel punto che mia madre esplose. -Sei una sciagurata, e anche poco riconoscente tra l'altro. Io e tuo padre vogliamo solo il tuo bene e tu, cosa non trovi di meglio da fare? Insultare il professore facendo la bambina viziata e schizzinosa, si può sapere cosa ti passa per la testa?- Decisamente imbarazzato, il medico non aprì bocca. -Sul fatto che vogliate il mio bene ne potremmo anche discutere, mamma. Ma sono io che dovrei andare sotto i ferri, non tu- quindi mi rivolsi ancora al professore. -La ringrazio nuovamente ma, se non le spiace, adesso vorrei riposare- Detto ciò, mi girai sul fianco e mi tirai la coperta fin sotto il mento. Quando udii la porta richiudersi, mi rimisi sulla schiena e sorrisi. A fianco della finestra, Agata mi sorrise a sua volta. Danio |
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