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Messaggi del 11/10/2016
Post n°1274 pubblicato il 11 Ottobre 2016 da lascrivana
Dopo che suo fratello Karl e la moglie erano andati a letto, Luisa si recò nuovamente alla villa “Fiore di Maggio”. Entrò di soppiatto senza farsi annunciare: poteva permetterselo poiché aveva tutte le chiavi d’ingresso, compresa quella dell’entrata secondaria che dava direttamente nella dispensa. Nascosta tra i cespugli, aveva potuto osservare nuovamente la scena, compresa l’esilarante caduta di Molinaro. Ma, a quanto pare, qualcun altro aveva spiato l’accaduto. Luisa aspettò che i due furfanti, che si allontanavano sghignazzando, fossero illuminati dalla fioca luce delle torce da giardino disseminate lungo il viale. Non appena le loro sagome assunsero una vaga identità, poté riconoscerli come i figli dei coniugi giardinieri Darit e Parisia. -Sono certa che sotto, sotto c’è lo zampino di Sangus e Angus-. Aveva cresciuto i gemelli insieme a Durt, e sapeva bene quanto quei due con la loro mente arguta erano capaci di combinarne, essendo stata lei vittima più volte dei loro esperimenti.
Nel frattempo, nel salone gli invitati incominciarono a spargere la voce che Capuano avesse detto che la panchina fosse stregata. Chiaramente, il maresciallo non l’aveva affermato con certezza, bensì con ironia; ma si sa, che le parole che corrono veloci di bocca in bocca, sono deformate dagli interlocutori in base alla loro indole caratteriale: in questo caso era bastato che finisse in bocca di Berta la superstiziosa e ci montò subito una scena degna di Halloween. -Non credo alla sciocchezza della panchina stregata!- Esclamò infastidito Molinaro; proseguendo con tono fermo: -Sono anni che ho a che fare con menti subdole e sagaci, che possono farti apparire il bianco in nero. Sono certo che la risposta sta in giardino-. Con un cenno del capo Molinaro chiese a Capuano di seguirlo; e quando questo si avvicinò con l’intento di spingere nuovamente la sedia a rotelle, fu fulminato dallo sguardo duro dell’ex maresciallo. Imbarazzato e balbettante Capuano, sussurrò a malapena un “Sissignore”. Nonostante non fosse più un suo superiore, aveva la capacità d’intimidirlo. In fondo, se Molinaro nella sua carriera era stata un grande, lo doveva alla sua caparbietà e imponenza. Più volte i malviventi si erano piegati innanzi a quello sguardo duro e temerario, ritenendosi sconfitti prim’ancora di essere braccati definitivamente. Laura |
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il 19/10/2024 alle 06:58
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il 01/10/2024 alle 07:31
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