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Messaggi del 02/03/2017
Post n°1359 pubblicato il 02 Marzo 2017 da contastorie1961
Fu una notte terribile. Perseguitata dagli incubi, Rosalia si alzò che non era ancora l’alba. Rimase sotto il getto della doccia per una buona mezz’ora, come se l’acqua potesse cancellare in un colpo solo gli ultimi avvenimenti. Più tardi, mentre si dirigeva verso l’ospedale, si chiese cosa avrebbe detto una volta che avrebbe rivisto Giorgio. Le immagini del suo volto deturpato continuavano ad assillarla, ricacciò indietro le lacrime e cercò di farsi forza. In quel momento avrebbe dovuto stargli il più vicino possibile, non poteva permettersi di mostrarsi fragile e insicura. Dopo aver parcheggiato, si diresse con passo sostenuto verso la terapia intensiva. Rispettando le regole del reparto, suonò e rimase in attesa di una risposta. Dopo qualche istante, un’infermiera fece capolino sulla porta. -Dovrei vedere il dottor Casellari, se è possibile- disse con voce strozzata. -Sono stata avvisata del suo arrivo, prego, venga pure- rispose la donna. Mentre percorrevano il corridoio, Rosalia sentì i battiti del suo cuore farsi sempre più ravvicinati. -Ha trascorso una notte abbastanza tranquilla, ma il dottor Omodei mi ha raccomandato di non stancarlo troppo, cinque minuti al massimo- disse l’infermiera fermandosi davanti a una stanza. Rosalia annuì, quindi entrò. Si avvicinò al letto trattenendo il respiro, temendo quasi che quell’azione del tutto naturale potesse disturbarlo. Coperto da un leggero lenzuolo, aveva il volto fasciato dalle bende, solo gli occhi erano liberi, ed erano aperti. -Giorgio?- disse lei timidamente, quindi gli prese la mano. Lui abbassò un paio di volte le ciglia, poi la strinse con vigore. -Sono qui, amore, non preoccuparti, andrà tutto bene- Aveva cercato di dare forza a quelle parole, tuttavia le erano uscite incrinate e poco convincenti. Giorgio annuì impercettibilmente poi, con la mano libera, indicò il comodino. Una bottiglietta d’acqua ancora chiusa, un bicchiere di plastica e la propria borsetta, che avesse sete? Non sapeva se poteva farlo, e se l’avessero rimproverata? -Forse dovrei chiedere all’infermiera, caro, non vorrei che…- Lui le fece segno di no col dito, quindi mimò il gesto di scrivere, e Rosalia immediatamente capì. Frugando nella borsetta, pescò una penna e l’agendina che portava sempre con se, glieli porse. Pur a fatica, Giorgio impiegò diverso tempo per scrivere, quindi le restituì il tutto. “Conosco chi mi ha aggredito, ma ignoro quale siail suo nome. Un paio di volte, mi è capitato di vederlo uscire dall’ufficio di mia moglie, quando ancora lavoravamo insieme” aveva vergato con calligrafia incerta sul foglietto bianco Rosalia rimase esterrefatta e sorpresa da quella rivelazione. -È già qualcosa, ma forse è meglio avvisare la polizia, sei d’accordo?- Ancora una volta, Giorgio le strinse la mano e annuì. -Tu devi solo pensare a guarire- proseguì Rosalia -Per tutto il resto ci sono io, stai tranquillo- In quello stesso momento, l’infermiera entrò nella stanza con un carrello. -Mi dispiace, signora, ma le devo chiedere di uscire- Chinandosi, Rosalia sfiorò la fronte di Giorgio con un bacio. -A domani, amore- Prima di lasciare la stanza però, si rivolse ancora all’infermiera. -La polizia si è già fatta vedere? Immagino che vorranno sentire la versione di Giorgio- -E come no, neppure un paio d’ore dopo che era stato ricoverato!-rispose quest’ultima con sdegno. -Ma il dottor Omodei è stato categorico. Come ha ben potuto constatare anche lei, suo marito non è in grado di parlare, come avrebbe potuto aiutarli?- Rosalia sorrise sentendo la parola “marito” ma, nel contempo, pensò che avrebbe potuto scrivere, proprio come aveva fatto con lei. -La ringrazio, ci vediamo domani- Risalendo in macchina, partì decisa verso la questura. Ignorava se avrebbe trovato l’ispettore Molinaro, ma il foglietto con le parole di Giorgio scottava troppo. Poi, improvvisa, le venne un’idea. Accostando al marciapiede, afferrò il cellulare e un biglietto da visita, quindi digitò sui tasti. -Igor?Ciao, sono Rosalia, avrei bisogno di parlarti- L’ufficio era del tutto simile a qualsiasi studio d’avvocato. Una scrivania zeppa di carte e fascicoli, alcuni schedari in alluminio, e una discreta libreria ingombra di volumi a indirizzo legale. Quella mattina, Igor indossava pantaloni di taglio classico e una camicia bianca, ed era senza cravatta. -So a cosa stai pensando, ma proprio non ce la faccio a restare ingessato in giacche e cravatte- disse dopo averla fatta accomodare. -Allora, come sta Giorgio?- In breve, Rosalia gli parlò della visita e del biglietto. -Posso vederlo?- Dopo averlo letto, lo mise sulla scrivania e si appoggiò allo schienale. -Perché l’hai portato a me piuttosto che alla polizia?- -Voglio un parere, Igor, e un ispettore ha già tentato d'interrogarlo, ma i medici l’hanno impedito- Il giovane avvocato alzò un sopracciglio. -Solo per quello?- Rosalia parve improvvisamente a disagio. -Io...io non lo so...ma sei stato tu a dirmi che se avevo bisogno…- Igor alzò una mano e la fermò. -D’accordo, non c’è bisogno che ti giustifichi. Considerami al tuo servizio, e iniziamo a vederci chiaro in questa storia- |
Post n°1358 pubblicato il 02 Marzo 2017 da lascrivana
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