COVID: tasso di letalità per fasce di età – Dati dell’Istituto Superiore di Sanità

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VACCINAZIONE ANTI-COVID: I rischi per i più giovani sono superiori ai benefici

Il Sole 24 Ore ha pubblicato e riassunto in tabella i dati sulla mortalità del virus divisi per fasce d’età, basati sul monitoraggio compiuto dall’Istituto Superiore della Sanità ( Iss ) fino al 1 dicembre 2021.

Da inizio pandemia, in Italia i decessi registrati di pazienti tra 0 e 9 anni sono stati soltanto 15, con una letalità pari allo 0,1%.

Per la fascia 10-19, i morti accertati a causa del Covid sono 20.

 

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 Il vaccino è un preparato contenente materiale costituito da proteine complesse a DNA eterologhe, cioè estranee, provenienti da microrganismi o parti di essi, opportunamente trattato per non perdere le proprietà antigeniche, e finalizzato ad essere utilizzato nel conferimento di immunità attiva

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UCDL: Persone vaccinate & Reazioni avverse da vaccino

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Reazioni avverse da vaccino

UCDL ( Unione per le cure, i diritti e le libertà ) ha diffuso una nota su persone vaccinate che sono andate incontro a reazioni avverse.

I più comuni eventi avversi sono stati: pericarditi, miocarditi, paralisi temporanee, problemi all’udito, problemi di visibilità agli occhi, herpes, allergie, spossatezza continua.

Ci sono persone dopo il vaccino che non riescono più a lavorare, persone che non riescono più a camminare bene.

Le reazioni avverse da vaccino sono state accertate clinicamente ma essendoci dei tempi molto stretti, rigidi e circoscritti tra il vaccino, molte di queste reazioni avverse da vaccino non vengono riconosciute dallo Stato. E’ quindi necessario depositare tutti i ricorsi per accertamenti preventivi in tribunale e nominare dei consulenti tecnico-scientifici per approfondire l’eventuale correlazione, per mostrare la presenza di queste malattie che prima non c’erano.

Secondo UCDL, gli effetti collaterali e gli eventi avversi a breve, medio, e lungo termine potenzialmente correlabili a questi vaccini non sono ancora del tutto conosciuti. Per questo viene richiesto che lo Stato faccia una vigilanza attiva e non passiva. Non è accettabile che il cittadino, per potersi sottoporre alla vaccinazione, debba firmare un consenso informato che esonera tutto il sistema da qualsivoglia responsabilità.

Fin dall’inizio delle vaccinazioni per il COVID, molti scienziati hanno posto dubbi circa il rischio da parte del vaccino di poter determinare in alcuni soggetti un profilo trombotico. Elevati livelli del D-dimero, che è un biomarcatore che segnala un evento trombotico anomalo in qualche parte del corpo, sono stati trovati in un’alta percentuale nei soggetti vaccinati con qualsiasi tipo di vaccino anti-COVID.

Che cosa chiede UCDL ?

A) Perché non è stato previsto il D-Dimero prima e dopo ogni somministrazione di vaccino, compresa la terza dose ?

B) Perché non sia stato previsto un esame sierologico per il dosaggio degli anticorpi anti-SARS-COV2 al fine di comprendere se già ci fosse stato un contatto con il virus e, possibilmente, evitare l’ADE ( Antibody-Dependent Enhancement; fenomeno che si verifica quando la vaccinazione invece di proteggere intensifica i sintomi della malattia ) in soggetti che avevano contratto il COVID in modo asintomatico e avevano sviluppato anticorpi alti ? Perché sono stati ugualmente sottoposti a vaccinazione e quindi a un rischio ?

C) Perché a distanza di 11 mesi, non è stato previsto un protocollo inerente un trattamento farmacologico ante- e post-vaccino, atto a proteggere i soggetti maggiormente a rischio da eventuali effetti collaterali ?

Fonte: AffarItaliani

https://www.affaritaliani.it/coronavirus/vaccini-il-governo-rifiuta-il-dialogo-con-chi-ha-avuto-reazioni-avverse-770494.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Le aspettative sui vaccini anti-COVID erano diverse: i vaccini di prima generazione hanno un’efficacia di pochi mesi

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LA STAMPA – IL RETROSCENA DI MARCELLO SORGI: ” ROBERTO SPERANZA AVEVA ASPETTATIVE DIVERSE SUL VACCINO “

Sorgi, “è evidente” che il Governo, “preoccupato per la quarta ondata che si sta avendo in Europa”, voglia “mostrarsi pronto a fronteggiare le conseguenze, a tutt’oggi imprevedibili, del rialzo dei contagi. Di qui l’invio degli avvisi ai vaccinati per la terza dose”. Insomma, conclude l’editorialista, “la chiusura dell’anno si presenta per il Governo più problematica del previsto”, “la sensazione è che Speranza e i tecnici del Cts si augurassero una maggiore resistenza dei vaccini ai contagi. E abbiano dovuto invece prendere atto che non è così”. ( Fonte: Libero )

L’ASPETTATIVA RIGUARDO AI VACCINI A DICEMBRE 2020 ERA ALTA. L’ALERT DELLA STESSA PFIZER ( EFFICACIA DEL VACCINO SOLO PER 6 MESI ) IMPONGONO ORA LO SVILUPPO DI VACCINI DI SECONDA GENERAZIONE, OLTRE AD IMPIEGARE AL MEGLIO I FARMACI APPROVATI ( ANTICORPI MONOCLONALI ) E IN VIA DI APPROVAZIONE ( ANTIVIRALI ). MANCANO PROTOCOLLI OPERATIVI PER L’IMPIEGO RAPIDO DI ASPIRINA E DI FARMACI ANTINFIAMMATORI CON UN RUOLO PIU’ ATTIVO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE

Quando arriverà il freddo vero ci sarà una vera e propria impennata di contagi con il coronavirus. “Con l’inverno che non è ancora entrato nella sua fase più fredda, ciò che potrebbe ulteriormente aumentare l’aggressività del virus, e con il popolo dei vaccinati che aveva cominciato ad allentare le maggiori precauzioni ( mascherina al chiuso e distanziamento )”, avverte Marcello Sorgi nel suo editoriale su La Stampa, “il rischio di ritrovarsi con una nuova impennata di contaminazioni è concreto.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza sta accelerando sulla terza dose, e questo, sostiene Sorgi “ha soprattutto il senso di una mossa d’immagine, dato che sarà impossibile avere grandi numeri per i richiami prima della fine di dicembre”. Del resto, la maggior parte delle seconde dosi sono state fatte tra giugno e luglio e dovendo aspettare almeno 6 mesi per la terza, “occorrerà attendere almeno un mese per mettere in fila i milioni di italiani ( quasi l’85% ) che hanno completato il ciclo vaccinale, e non si aspettavano di essere richiamati così presto negli hub dove si procede alle somministrazioni”.

Continua Sorgi, “è evidente” che il governo, “preoccupato per la quarta ondata che si sta avendo in Europa”, voglia “mostrarsi pronto a fronteggiare le conseguenze, a tutt’oggi imprevedibili, del rialzo dei contagi. Di qui l’invio degli avvisi ai vaccinati di tenersi pronti per la terza dose”. Insomma, conclude l’editorialista, “la chiusura dell’anno si presenta per il governo più problematica del previsto”, “la sensazione è che Speranza e i tecnici del Cts si augurassero una maggiore resistenza dei vaccini ai contagi. E abbiano dovuto invece prendere atto che non è così”.

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Crisanti: Il vaccino Johnson & Johnson dopo 2 mesi non protegge quasi più

Vaccino Johnson & Johnson

” Il vaccino Johnson & Johnson” contro il COVID “dopo 2 mesi di fatto non protegge quasi più niente. E’ una cosa che dovrebbe sorprenderci tutti. Questa vaccinazione è stata iniziata quando Johnson & Johnson era a conoscenza dei limiti del vaccino “. Sono le parole del professor Andrea Crisanti a Piazzapulita. “E’ una cosa clamorosa”, dice Corrado Formigli.

” L’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ) si è affrettata a rettificare le condizioni dell’approvazione imponendo la seconda dose. Noi abbiamo cominciato a vaccinare mentre Johnson & Johnson era consapevole della limitata durata della limitata durata della vaccinazione. Perché ? Bisognerebbe chiedere ai dirigenti”, aggiunge Crisanti.

“La situazione italiana per il momento è migliore rispetto all’Inghilterra perché ci siamo vaccinati più tardi. Abbiamo uno sfasamento di circa 4 mesi, In Inghilterra la maggior parte delle persone si è vaccinata tra marzo e aprile. In Italia, tra aprile e luglio”, afferma Crisanti. “La protezione della vaccinazione dura circa 6 mesi, non è un’opinione: studi su 4,5 milioni di persone hanno dimostrato che dopo 6 mesi la protezione cala dal 95% al 40% e nello stesso periodo contro le complicazioni la protezione cala dal 90% al 65%. Il green pass andrebbe allineato con la protezione del vaccino, ma questo significa che tra 3 mesi il green pass può averlo solo chi ha fatto la terza dose. Se vogliamo ristabilire un livello di protezione per anziani e fragili, devono fare la terza dose il prima possibile”, dice ancora. ( Fonte: ADNkronos )

IN ITALIA SONO 1.5 MILIONI LE PERSONE VACCINATE CON IL VACCINO JOHNSON & JOHNSON IN MONODOSE

VIDEO: https://www.la7.it/piazzapulita/video/crisanti-johnsonjohnson-dopo-due-mesi-di-fatto-non-protegge-quasi-piu-niente-28-10-2021-405344

LA RISPOSTA DI JOHNSON & JOHNSON: ” da vaccino anti-Covid J&J risposte anticorpali robuste ed efficacia stabile “

Janssen, produttore dell’unico vaccino monodose autorizzato nella Unione Europea e in Italia, in uno “statement” ‘tiene a ricordare’ i dati condivisi negli scorsi mesi.

A luglio sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine i dati che hanno dimostrato che le risposte anticorpali generate dal vaccino contro COVID-19 a dose unica sono rimaste robuste e stabili per 8 mesi dopo l’immunizzazione.

A settembre, un ulteriore studio basato su dati del mondo reale registrati fino a oggi negli Stati Uniti ha dimostrato un’efficacia stabile del vaccino del 79% per le infezioni correlate al COVID-19 e dell’81% per i ricoveri correlati al COVID-19. Non ci sono state evidenze di efficacia ridotta nel corso della durata dello studio, compreso quando la variante Delta è diventata dominante negli Stati Uniti.

Quando viene somministrato un richiamo del vaccino di Johnson & Johnson come per tutti gli altri vaccini, la forza della protezione contro il COVID-19 aumenta ulteriormente. Lo studio di fase 3 Ensemble 2 ha dimostrato che una seconda dose del vaccino di Johnson & Johnson contro il COVID-19 somministrata 56 giorni dopo la prima ha fornito il 100% di protezione contro le forme gravi / critiche di malattia. Il richiamo a sei mesi ha fornito un aumento degli anticorpi di 12 volte.

I dati ad interim dello studio MixNMatch del National Institute of Allergy and Infectious Disease (  NIAID ) hanno dimostrato che un richiamo del vaccino di J&J aumenta la risposta immunitaria indipendentemente dalla vaccinazione primaria di una persona e confermano i dati precedentemente pubblicati sul forte aumento della risposta immunitaria quando il vaccino di Johnson & Johnson viene somministrato come richiamo. ( Fonte: Johnson & Johnson )

 

 

 

Panel degli Esperti dell’FDA: no alla terza dose del vaccino Pfizer per la popolazione generale

FDA

CNN: ALLA PRIMA VOTAZIONE IL PANEL DEGLI ESPERTI DELL’FDA HA VOTATO CONTRO LA TERZA DOSE DEL VACCINO PFIZER

I membri del Comitato consultivo sui vaccini della Agenzia statunitense FDA hanno respinto la domanda con un voto di 16 a 2. Ma si sono riservati il diritto di modificare la domanda posta in un secondo turno di votazioni.

La domanda di voto: i dati sulla sicurezza e sull’efficacia dello studio clinico C4591001 supportano l’approvazione di una dose di richiamo con il vaccino Comirnaty ( Pfizer ), somministrata almeno sei mesi dopo il completamento della serie primaria per l’uso in persone di età pari o superiore a 16 anni ?

I membri del Comitato si stavano preparando a votare su un’approvazione più ristretta, quella di consentire dosi di richiamo per le persone di 60 o 65 anni o età superiore, o per le persone ad alto rischio di esposizione sul lavoro.

“Non credo che una dose di richiamo contribuirà in modo significativo al controllo della pandemia”, ha affermato Cody Meissner, professore di pediatria presso la Tufts University School of Medicine.

“È molto importante che il messaggio principale che ancora trasmettiamo sia che dobbiamo dare a tutti due dosi. È improbabile che la dose di richiamo apporti un vantaggio nel controllo di questa pandemia”. ( Fonte: CNN )

FDA vaccine advisers reject Pfizer’s booster request https://lnkd.in/drDwzuTy

Alcuni Esperti del Panel dell’FDA hanno espresso preoccupazione sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Pfizer a tutta la popolazione in questo momento

Dopo che gli Esperti della FDA hanno respinto la domanda di Pfizer di aggiungere una dose di richiamo del suo vaccino contro il Covid-19, diversi membri del Comitato hanno espresso dubbi sul fatto che sia una buona idea iniziare a somministrare richiami all’intera popolazione.

Hanno espresso particolare preoccupazione per i giovani adulti e gli adolescenti, che potrebbero avere un rischio maggiore di una rara complicanza chiamata miocardite, un’infiammazione del cuore.

“Ho grande preoccupazione per quanto riguarda l’estrapolazione dei dati da popolazioni molto più anziane a persone di 16 e 17 anni”, ha affermato Archana Chatterjee, preside della Chicago Medical School presso la Rosalind Franklin University. “Non abbiamo affatto dati sulla sicurezza in questa popolazione, che sono stati presentati finora, e questo mi preoccupa in modo significativo”, ha aggiunto.

“Raccomandare una terza dose per i più giovani non è qualcosa con cui mi sentirei a mio agio a questo punto”, ha affermato Melinda Wharton, direttrice dei servizi di immunizzazione presso il CDC ( US Centers for Disease Control and Prevention ). ( Fonte: CNN )

Il Panel degli Esperti dell’FDA ha raccomandato la terza dose del vaccino COVID-19 di Pfizer per le persone di età pari o superiore a 65 anni e in quelle ad alto rischio – La decisione finale spetta ora al CDC

Il Panel degli Esperti dell’FDA ( Food and Drug Administration ) degli Stati Uniti hanno votato all’unanimità per raccomandare l’autorizzazione all’uso di emergenza di una dose di richiamo del vaccino di Pfizer 6 mesi dopo la vaccinazione completa nelle persone di età pari o superiore a 65 anni e in quelle ad alto rischio di forma grave di COVID-19.

I membri del Comitato consultivo sui vaccini e sui prodotti biologici correlati della FDA avevano respinto una domanda più ampia: approvare l’uso di dosi di richiamo dei vaccini di Pfizer in tutti coloro che hanno 16 anni e oltre, 6 mesi dopo che erano stati completamente vaccinati.

La FDA ha posto una diversa domanda su cui votare.

I membri del Comitato hanno espresso dubbi sulla sicurezza di una dose di richiamo nei giovani adulti e negli adolescenti e si sono lamentati della mancanza di dati sulla sicurezza e sull’efficacia a lungo termine di una dose di richiamo ( terza dose ).

NOTA: Il parere degli Espert dell’FDA rappresenta solo l’inizio del processo. Sono i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie ( CDC ) che decideranno se la terza dose deve essere somministrata.

Il CDC ha programmato una riunione dei suoi consulenti sui vaccini per il 22 e 23 settembre, e il CDC deve dare il suo consenso all’approvazione per eventuali dosi di richiamo da somministrare ufficialmente.

La terza dose è già stata approvata per alcune persone immunocompromesse, ma non per la popolazione in generale. ( Fonte: CNN )

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Dopo 8 mesi il vaccino COVID di Moderna perde di efficacia: necessità di una terza dose

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VACCINO COVID DI MODERNA: I NUOVI DATI SONO A SOSTEGNO DELLA TERZA DOSE DOPO 8 MESI

I dati di Moderna hanno mostrato che le persone che hanno ricevuto una prima iniezione del vaccino a RNA messaggero ( mRNA ) di Moderna, una media di 13 mesi fa, hanno maggiori probabilità di sperimentare un’infezione breakthrough rispetto alle persone che hanno ricevuto una prima iniezione in media 8 mesi fa.

I risultati provengono dalla sperimentazione clinica di fase III in corso, che l’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ), sta considerando nel concedere l’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino di Moderna come richiamo.

Nella fase iniziale dello studio, le persone sono state assegnate in modo casuale a ricevere il vaccino a mRNA di Moderna oppure placebo.
I partecipanti allo studio che sono stati immunizzati più di recente avevano il 36% in meno di probabilità di contrarre un’infezione breakthrough.
I dati dello studio hanno mostrato 88 casi di infezione breakthrough tra 11.431 persone vaccinate da dicembre 2020 a marzo 2021, contro 162 casi tra 14.746 persone vaccinate da luglio a ottobre 2020.

I risultati sono stati pubblicati come prestampa su medRxiv e non sono ancora stati sottoposti a revisione paritaria.

“L’aumento del rischio di infezioni breakthrough nei partecipanti allo studio che sono stati vaccinati nel 2020 rispetto a quelli più recenti, evidenzia l’impatto della diminuzione dell’immunità e supporta la necessità di un richiamo per mantenere alti livelli di protezione”, ha affermato il CEO di Moderna Stéphane Bancel.

FONTE: MODERNA, 2021

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Israele: vivere ad ondate – Come il COVID sta cambiando la vita della popolazione israeliana – Quando la pandemia si arresterà ?

NewsweekNewsweek: Israele, leader mondiale nelle vaccinazioni di richiamo, colpito da un’ondata di casi di COVID – Vivere ad ondate

I casi di COVID-19 sono in aumento in Israele nonostante sia la Nazione al primo posto nel mondo nelle vaccinazioni di richiamo.

L’attuale ondata di infezioni ha superato i numeri osservati nelle precedenti epidemie e contrasta con la recente tendenza al ribasso.

Il 13 settembre sono stati registrati più di 10.000 nuovi casi di COVID-19, con una media di 8.000 nuove infezioni al giorno mentre i tassi di test positivi continuano a salire, secondo i dati del Ministero della Salute.

“Questo è un record che non esisteva nelle ondate precedenti”, ha detto il direttore generale del Ministero della Sanità Nachman Ash a una Commissione della Knesset, come riportato da The Times of Israel.

A giugno, le infezioni giornaliere erano scese a circa una dozzina al giorno, ma ora il Paese sta combattendo una quarta ondata.

“Una settimana fa eravamo in una chiara tendenza al ribasso; negli ultimi giorni abbiamo assistito a un arresto del declino e il numero di riproduzione del virus è di nuovo superiore a 1”, ha detto Ash, riferendosi al numero R, che indica quante persone ogni portatore di virus infetterà. “Speravo di vedere un calo più netto, ma ancora non lo vediamo”, ha aggiunto.

Il responsabile israeliano della pandemia da SARS-CoV-2, Salman Zarka, ha affermato che il 50% dei 10.556 nuovi casi confermati lunedì erano bambini.

Zarka ha affermato che il Ministero ha esortato il Governo a limitare i grandi raduni e a vietare eventi come un importante festival studentesco a Eilat, la folla alle partite di calcio e un pellegrinaggio annuale di decine di migliaia di israeliani a Uman, in Ucraina, per visitare la tomba di un venerato rabbino.

All’inizio del mese di settembre, Zarka aveva chiesto al Paese di iniziare a prepararsi per l’eventuale somministrazione delle quarte dosi del vaccino contro il coronavirus.

“Dato che il virus è qui e continuerà ad esserci, dobbiamo anche prepararci per una quarta iniezione”, aveva dichiarato alla radio pubblica Kan il 4 settembre, ma non aveva specificato quando sarebbe stato somministrato il vaccino.

Zarka ha anche affermato che la prossima dose di richiamo potrebbe essere modificata per proteggere meglio dalle nuove varianti del virus SARS-CoV-2 che causa il COVID-19, come il ceppo Delta altamente infettivo. “Questa è la nostra vita d’ora in poi, a ondate”, ha detto, aggiungendo che il Ministero della Salute sta lavorando sul presupposto che in futuro dovrà affrontare una quinta ondata di infezioni da virus.

Israele aveva lanciato una campagna di vaccinazione rapida nel dicembre 2020 che ha visto più della metà della sua popolazione vaccinata completamente già a marzo di quest’anno. È stato, inoltre, uno dei primi Paesi a lanciare la campagna di richiamo ( terza dose ) alla popolazione anziana ad agosto, dopo che i sanitari avevano riportato nuovi dati ad indicare un calo della protezione dai vaccini nel tempo.

Gli individui di età pari o superiore a 60 anni che sono particolarmente vulnerabili al COVID-19 hanno diritto a ricevere un’iniezione di richiamo Pfizer in Israele dalla fine di luglio. Ad agosto, l’età di ammissibilità per una dose di richiamo è stata estesa a chiunque abbia più di 40 anni.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha affermato che Israele sta rendendo al mondo un “grande servizio” somministrando le dosi di richiamo.

“Senza di noi, il mondo non conoscerebbe gli esatti livelli di efficacia delle dosi di richiamo, non conoscerebbe le date, quanto influenzano le infezioni, come influenzano le malattie gravi”, ha aggiunto.

Fonte: Newsweek – LINK: https://www.newsweek.com/israel-world-leader-vaccine-booster-shots-hit-surge-covid-cases-1629310

 

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Newsweek: I vaccini da soli non sono in grado di fermare la pandemia da SARS-CoV-2

Newsweek

I dati israeliani sul COVID indicano che i vaccini da soli non sono in grado di fermare la pandemia

I dati sui casi di COVID provenienti da Israele suggeriscono che la vaccinazione da sola non è sufficiente per fermare completamente la pandemia, hanno detto gli Esperti a Newsweek.

Scienziati di tutto il mondo hanno osservato da vicino Israele per vedere come le vaccinazioni potrebbero influenzare la pandemia, da quando il Paese ha lanciato una RAPIDA E AMPIA CAMPAGNA VACCINALE nel dicembre 2020. Più della metà della popolazione israeliana era stata vaccinata completamente già a marzo del 2021.

Eppure Israele ha attualmente uno dei peggiori tassi di casi di COVID per milione di persone a livello mondiale, mentre il Paese combatte la variante Delta, secondo i dati raccolti da OurWorldInData al 24 agosto.

Anche i CASI DI BREAKTHROUGH sono motivo di preoccupazione. La rivista Science ha riferito che 514 israeliani erano stati ricoverati in ospedale con COVID al 15 agosto, e che il 59% di questi era stato completamente vaccinato e che la stragrande maggioranza di queste persone completamente vaccinate aveva 60 anni o più.

Uri Shalit, un bioinformatico presso l’Israel Institute of Technology, ha detto a Science che “la maggior parte dei pazienti ospedalizzati erano in realtà vaccinati”.

Il direttore dei servizi sanitari pubblici israeliani, la dott.ssa Sharon Alroy-Preis, ha affermato che all’inizio di questo mese c’erano evidenze di una diminuzione dell’immunità contro il virus SARS-CoV-2 nelle persone che erano state vaccinate in Israele nella fase iniziale della campagna vaccinale.

Ai vaccini COVID non è mai stato imposto di essere efficaci al 100%, tuttavia i dati provenienti da Israele sollevano preoccupazioni per l’aumento della minaccia della variante Delta rispetto alle varianti precedenti, nonché per la diminuzione dell’immunità.

Commentando la situazione in Israele, Rowland Kao, professore di epidemiologia veterinaria presso l’Università di Edimburgo, nel Regno Unito, ha dichiarato a Newsweek: “La scoperta chiave è che ci sono prove di una diminuzione dell’immunità nella popolazione vaccinata”.

“Israele con la sua campagna di vaccinazione molto precoce è stato considerato un indicatore di ciò che sarebbe accaduto successivamente in altri Paesi, e le evidenze che la protezione immunitaria di fronte alla variante Delta diminuisce con il tempo è un indicatore importante di ciò che può accadere in altri Paesi.”

La domanda fondamentale è … LA MALATTIA COVID, INSIEME AD ALTRE INFEZIONI RESPIRATORIE COME L’INFLUENZA, SI TRADURRÀ IN TASSI DI OSPEDALIZZAZIONE CHE SUPERERANNO LA CAPACITÀ OSPEDALIERA QUESTO INVERNO ?

Su questo c’è incertezza ….

I VACCINI NON SONO UNA PALLOTTOLA D’ARGENTO

Alla luce dei dati provenienti da Israele, diversi Esperti hanno sottolineato che la vaccinazione non è un proiettile d’argento per porre fine alla pandemia.

“Penso che la gente si aspettasse che i vaccini funzionassero da un giorno all’altro e ponessero fine alla pandemia”, ha affermato William P. Hanage, professore associato di epidemiologia presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha detto a Newsweek.

“In definitiva, sebbene i vaccini siano la chiave per controllare la pandemia e passare a uno stato post-pandemia più stabile “normale”, non lo faranno immediatamente sia a causa della popolazione residua non-vaccinata, sia per le varianti”.

Alexander Edwards, professore associato di tecnologia biomedica presso l’Università di Reading, nel Regno Unito, ha concordato ….. I vaccini non sono efficaci al 100% e “non sono una pallottola d’argento” e “non ci si può aspettare che eliminino i problemi di salute pubblica causati dalle infezioni”. “Rimangono uno strumento vitale, ma altri strumenti sono ancora essenziali”.

È qui che entrano in gioco gli interventi non-farmacologici ( NPI ), metodi per controllare il virus senza utilizzare medicinali come vaccini o trattamenti con anticorpi monoclonali, secondo il dott. Edward Hutchinson, docente senior presso il Centro per la Ricerca sui Virus presso l’Università di Glasgow, Regno Unito.

Le persone di tutto il mondo ormai conoscono bene gli interventi non-farmacologici. Il lavaggio regolare delle mani, l’allontanamento sociale e l’uso della mascherina sono tutti modi per controllare il virus.

Sebbene i dati provenienti da Israele possano sembrare allarmanti, ci sono fattori da prendere in considerazione. I medici israeliani hanno scoperto che i casi gravi di insorgenza di COVID erano per lo più in pazienti molto anziani e più malati.

Israele ha anche avviato la campagna vaccinale di richiamo contro il COVID in modo da migliore i livelli di protezione.

FONTE: NEWSWEEK: https://www.newsweek.com/israel-covid-case-breakthrough-data-shows-vaccines-not-pandemic-silver-bullet-1622465

 

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Gran Bretagna: i bambini di 12-15 anni che dovrebbero ricevere la vaccinazione COVID secondo il Comitato JCVI

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Bambini di età compresa tra 12 e 15 anni: gruppi a rischio clinico COVID-19

Malattia respiratoria cronica – Compresi quelli con asma scarsamente controllato che richiede l’uso continuo o ripetuto di steroidi sistemici o con precedenti esacerbazioni che richiedono il ricovero ospedaliero, fibrosi cistica, discinesie ciliari e displasia broncopolmonare;

Cardiopatie croniche – Cardiopatie congenite e acquisite emodinamicamente significative o cardiopatie più lievi con altre comorbidità;

Condizioni croniche del rene, del fegato o dell’apparato digerente – Comprese quelle associate a malformazioni congenite degli organi, disordini metabolici e neoplasie e condizioni come un grave reflusso gastro-esofageo che può predisporre all’infezione respiratoria.

Malattia neurologica cronica – Ciò include quelli con: neuro-disabilità e/o malattie neuromuscolari tra cui paralisi cerebrale, autismo, epilessia e distrofia muscolare; malattie ereditarie e degenerative del sistema nervoso o dei muscoli. o altre condizioni associate all’ipoventilazione; disturbi dell’apprendimento gravi o profondi e multipli ( PMLD ), sindrome di Down, quelli iscritti nel registro dei disturbi dell’apprendimento, neoplasie cerebrali;

Disturbi endocrini – Compresi diabete mellito, sindrome di Addison e ipopituitaria;

Immunosoppressione – Immunosoppressione dovuta a malattia o trattamento, inclusi: coloro che sono sottoposti a chemioterapia o radioterapia, coloro che ricevono trapianto di organi solidi, coloro che ricevono trapianto di midollo osseo o di cellule staminali; malattie genetiche che colpiscono il sistema immunitario ( ad esempio carenza di IRAK-4 o NEMO, disturbo del complemento, SCID [ immunodeficienza combinata grave ] ); quelli con neoplasie ematologiche, comprese leucemia e linfoma; coloro che ricevono terapia biologica immunosoppressiva o immunomodulante; quelli trattati con o che potrebbero essere trattati con corticosteroidi a dose elevata o moderata; coloro che ricevono qualsiasi dose di farmaci immunomodulatori orali non-biologici, ad esempio Metotrexato, Azatioprina, 6-Mercaptopurina o Micofenolato; quelli con malattie autoimmuni che possono richiedere trattamenti immunosoppressivi a lungo termine;

Asplenia o disfunzione della milza – Comprese sferocitosi ereditaria, anemia falciforme omozigote e talassemia major;

Gravi anomalie genetiche che colpiscono un certo numero di sistemi – Comprese la malattia mitocondriale e le anomalie cromosomiche. ( Xagena2021 )

Fonte: JCVI ( Joint Committee on Vaccination and Immunisation ) Regno Unito, 2021

 

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