R.I.P. Silvio Berlusconi

Lasciamo da parte la politica, anche perché non è il nostro forte. Il blog Calciopanesalame ricorda uno dei Presidenti più vincenti del calcio italiano, che ha costruito una delle squadre più forti di tutti i tempi.

Il Milan di Berlusconi, guidato da Sacchi prima e da Capello poi, è stata una delle squadre più forti della storia. Anche il Milan di Ancelotti non era propriamente una squadretta, anzi, ma quel Milan è stato qualcosa di più, che ci fece vedere per la prima volta il Real Madrid in netta difficoltà in casa propria, faticante non nell’attaccare, bensì nell’uscire dalla propria metà campo.

Il calcio italiano deve dunque ringraziare da questo punto di vista Berlusconi.

Non solo, lo deve pure ringraziare perché piaccia o no, fu lui, con la sua politica di volere il meglio per la propria squadra, ad aumentare gli ingaggi dei calciatori e degli allenatori.

Se da un lato forse esagerò, dall’altro è pur vero che terzinacci cominciarono a pretendere cifre da capogiro, modesti attaccanti strapparono contratti che Silvio Piola se li sognava e quando leggiamo le cifre degli ingaggi non di Messi, Ronaldo, o Mbappé, ma di modesti calciatori, riteniamo che questi ultimi un po’ debbano essere grati a Berlusconi proprio per il motivo sopra citato.

R.I.P. Silvio Berlusconi

La Serie A 22/23 da zero a dieci-Undicesima giornata

I voti all’undicesima giornata di Serie A.

Iniziamo da Juventus-Empoli, dove finalmente si è vista una Juventus convincente (8 ai bianconeri), contro un avversario dimostratosi poco incisivo (5 ai toscani). Sugli scudi Rabiot (8), autore di una doppietta, ma è tutta la squadra ad aver dimostrato di valere di più della posizione in classifica che ricopre.

Una buona Salernitana (7) vince contro lo Spezia (5) meritatamente. I campani avrebbero potuto ottenere i tre punti con un risultato più rotondo se solo avessero sfruttato le numerose occasioni da goal. 10 a Mazzocchi per il bellissimo goal.

Il Milan (8) regala una buona prestazione con la Monza (5) che viene relegato al ruolo di sparring-partner.  Nel derby lombardo, dal sapore certamente particolare per Berlusconi e Galliani, brillano Ibrahim Diaz (9, non solo per i goal), Origi e Ranocchia per i due goal realizzati (entrambe da 9), anche se in quello del giovane calciatore del Monza ci vediamo una dormita di Tatarusanu (5). Sul primo goal di Diaz, il calciatore spagnolo compie indubbiamente una bella azione personale, ma la difesa brianzola ha la medesima reattività di Cassano nel leggere Cesare Pavese.

Sfida emozionante al “Franchi” tra Fiorentina ed Inter (8 a tutte e due), con i nerazzurri che vincono al fotofinish, ma coi viola che avrebbero meritato un pareggio (e che hanno dimostrato di non meritare la classifica che hanno). 8 a Barella perché non era facile fare goal non essendo in equilibrio, 8 pure al ritrovato Lautaro, 10 a Ikoné per la perla del 2-2, 9 a Jovic per il goal del 3-3, 3 a Venuti e al suo “colpo di genio” nel rinviare addosso a Mkhitarian sull’azione del 3-4. Infine 2 all’arbitro Valeri per non aver espulso Di Marco (ed aver di conseguenza condizionato il match).

Bella gara tra Udinese (7) e Torino (8), coi granata che vincono e tornano a sembrare una squadra di Juric. 8 all’azione del primo goal granata, 3 a Zima per l’assist a Deulofeu, 9 a Pellegri per il goal, 4 a Karamoh per il goal divorato nel finale “alla Blissett”, 9 alla paratona di Milinkovic-Savic su Beto.

Il Bologna (7) controlla il match contro il Lecce (5), dopo aver ottenuto il doppio vantaggio nel primo tempo. I felsinei vengono agevolati dalla tavanata di Gendrey (roba da 4), poi raddoppiano e gestiscono il match contro un avversario poco incisivo.

Una super-Lazio (10) espugna Bergamo e dimostra di poter competere anche senza Immobile. Gara praticamente perfetta dei biancocelesti, contro un’Atalanta (5) che è stata sopraffatta dall’avversario.

Il Napoli (9) continua a vincere e convincere contro una Roma (6) che dopo un buon primo tempo, è calata nel secondo. 9 al goal di Osimhen, 9 pure alla parata di Rui Patricio su Lozano.

Un tempo per uno tra Cremonese e Sampdoria (7 a tutte e due), coi lombardi che nel primo tempo dominano, ma non concretizzano. I blucerchiati escono fuori nella ripresa e alla fine trovano il colpo vincente con Colley.  Dessers fallisce il rigore e sbaglia anche altre occasioni (4), Gabbiadini si divora un goal “alla Calloni” (errore da 4).

Bella gara tra Sassuolo e Verona (7 a tutte e due le compagini), coi veneti che non avrebbero meritato la sconfitta e che non hanno avuto la fortuna dalla loro. 9 a Laurentie e 8 a Frattesi per i goal.

Inoltre

Zero a Karsdorp per il suo comportamento a fine partita. Roba da tamarro in discoteca (ma neppure, giacché in discoteca uno così i buttafuori lo spediscono fuori a calci in culo dopo trenta secondi), lo sport è altra roba.

La Serie A 22/23 da due a dieci-Terza giornata

I voti alla terza giornata di campionato.

Iniziamo con Monza-Udinese, con i brianzoli che hanno comunque creato occasioni, ma un po’ per colpa loro, un po’ per merito di Silvestri (8), non hanno concretizzato. L’Udinese (6) porta a casa tre punti d’oro e realizza due goal figlie di azioni interessanti. Lo spettacolo però l’ha dato Silvio (3) nel fine partita, contestando l’arbitraggio di Di Bello, quando a noi (e non solo a noi) non sembra però che abbia fatto tutti questi casini.

Un’ottima Lazio (9) porta a casa tre meritati punti dopo una prestazione convincente, contro un’Inter (5), che invece convincente non lo è stata. I biancocelesti patiscono dieci minuti di black-out dopo il goal preso, ma riescono a reagire bene e trovano in seguito una perla di Luis Alberto (10) e un bel goal di Pedro (9). Da applausi anche l’assist di Milinkovic-Savic (9) a Felipe Anderson.

La Juve (7) domina per sessanta minuti la Roma (5, come ha ammesso lo stesso Mourinho, la cui onestà premiamo con un 10, punto ottenuto per culo), ha avuto solo il torto di non concretizzare il lungo tempo passato nella metà campo giallorossa, ma se si pensa alla partita contro la Sampdoria, è sembrata tutta un’altra squadra. 10 a Vlahovic per il goal.

Un Torino “pratico” (7) conquista la vetta della classifica contro una Cremonese che non è certo stata a guardare (6 ai lombardi). 9 a Radonjic (per come ha iniziato e concluso l’azione del suo goal) e a Sernicola per il goal.

Vince e convince il Milan (8), contro un Bologna (5) ridotto a sparring-partner. Bentornato a Leao (8) e da segnalare la buona prova di De Katelaere (7).

Bella gara fra Spezia e Sassuolo (7 a tutte e due le compagini). Entrambe le formazioni cercano di proporre calcio (riuscendoci anche). Da “Oggi le Comiche” (e da 2) l’errore della difesa ligure sul pareggio emiliano.

Una buona Atalanta (8), che pare stia imparando ad essere cinica, perde contro un Verona (7) che tutto sommato ha giocato la sua partita, rendendosi pericoloso in più di un’occasione. 9 a Koopmeiners per il goal, 9 anche a Lazovic per il gesto tecnico (se fa goal viene giù lo stadio).

Salernitana-show (10 ai campani), contro una Sampdoria (3) ridotta a sparring-partner. Gara perfetta dei ragazzi di Nicola, che dopo la sconfitta iniziale contro la Roma sembrano aver ritrovato il ritmo del girone di ritorno dello scorso anno. Bravi!

Un punto per uno non fa male a nessuno al “Via del Mare” tra Lecce ed Empoli (6 a tutte e due le squadre). Decidono 2 bei goal di Parisi e Strefezza (9 a tutte e due le marcature). 9 anche alla paratona di Vicario sul tiro di Banda.

Un punto per uno non fa male a nessuno pure a Firenze, dove una buona Fiorentina (7) ha tenuto testa ad un Napoli (7 pure agli azzurri) che non ha creato molto, ma quando l’ha fatto è stato puntualmente pericoloso. 4 a Lozano per il goal mangiato “alla Calloni”.

Messi, Lukaku, Grealish e certi ipocriti richiami alla morale

Messi va al PSG. Lukaku va al Chelsea (ormai è cosa fatta). Il City compra Grealish. In questi  giorni ci sono state queste maxi-operazioni di mercato.

Subito si sono scatenati i commenti intorno alle cifre spese dai club, oltre ai richiami al famoso “Fair-Play finanziario”.

Noi però vogliamo rinfrescare la memoria a tanti tifosi italiani che oggi si lamentano delle spese folli dei club stranieri e arrivano a definirle immorali.

Chi sono stati i primi, negli anni ’80, a strapagare i calciatori stranieri pur di farli venire in Italia?

Chi sono stati i primi ad aumentare vertiginosamente gli ingaggi?

Chi fu, nel 1992, a spendere quasi 60 miliardi per Lentini (facendo le proporzioni coi tempi, più di quelli spesi oggi dal City per Grealish) compiendo oltretutto una delle operazioni più sporche di calcio-mercato viste nella storia (Berlusconi fu addirittura, tramite quell’operazione, proprietario del Toro per un certo periodo e questo cozzava contro il regolamento)?

Chi fu a strapagare De la Pena, rischiando di finire in bancarotta?

A quale campionato appartenevano le società che, a furia di spendere più di quello che ricavavano per acquistare calciatori, finirono praticamente in mano a Geronzi e Capitalia?

Lamentarsi perché gli altri fanno ciò che hai iniziato a fare tu per primo (e che hai smesso di fare non per moralità, ma perché non hai più i soldi, altrimenti avresti continuato) puzza pesantemente di ipocrisia.

Dunque i moralisti per le cifre spese oggi dai club stranieri lasciamoli fare a qualcun altro per favore.

Real Madrid-Milan trent’anni dopo

Oggi un servizio di XXL SPORT MEDIASET ci ha ricordato che esattamente trent’anni fa si è disputata una partita che ha fatto epoca: Real Madrid-Milan. Questa partita, nella storia del calcio italiano, rappresentò una svolta storica, che cambiò le abitudini del calcio nostrano. Finì 1-1, fu però un risultato bugiardo. Non perché venne annullato un goal buono a Gullit, ma perché fu forse la prima volta che vedemmo una squadra nostrana andare al Santiago Bernabeu a dire alle Merengues: “Se non vi dispiace, la partita la facciamo noi”, imponendo il proprio gioco. Fino ad allora, quando si andava al Bernabeu (e non solo al Bernabeu, ma quando si andava ad affrontare una squadra straniera “di livello” in casa sua) il motto era: “Cerchiamo di non prenderle”.  Non che prima  mancassero le squadre che avrebbero potuto tentare di imporre il proprio gioco (la Juve trapattoniana, con sei campioni del mondo più Platini e Boniek in formazione, a nostro avviso aveva poco da invidiare come organico  al Milan di Sacchi), ma il modo di ragionare era questo. Fu pertanto sensazionale vedere i giocatori del Real Madrid che in casa loro, erano pressati al limite della propria area e non sapevano in certi casi cosa fare del pallone.

Il merito, piaccia o no, fu di Arrigo Sacchi da Fusignano. Fu anche, va riconosciutogli, di Silvio Berlusconi, poiché lasciando da parte la politica, fu lui a scommettere su questo allenatore, che fino a due anni prima aveva allenato in Serie B e basta, ma che sovvertì il modo di pensare del calcio italiano.

Certo, senza Maldini, Baresi, Donadoni e specialmente i tre olandesi, avrebbe faticato molto di più a sovvertirlo, è ineccepibile, ma lui ci mise del suo (e parecchio).

Che Sacchi non era un allenatore come gli altri però, non fu Berlusconi a capirlo per primo, ma quello che senza dubbio è stato il più grande General Manager che il calcio nostrano abbia mai avuto: Italo Allodi. Quando lavorava alla Fiorentina, fu proprio quest’ultimo a portare Sacchi nella città del Giglio dal Rimini (dove allenava in Serie C1) per affidargli la guida della squadra Primavera.

Non è forse un’eresia dunque pensare che  quella sera di Madrid del 1989 lasciò di stucco tanti appassionati come noi, ma non Italo Allodi, il quale aveva già capito che Sacchi avrebbe rivoluzionato il calcio italiano.