Roccotelli: quando la rabona si chiamava incrociata

rocco

Ah, la rabona! Ah, l’anno fatta tutti i più grandi campioni! E’ un colpo difficile, bellissimo, spettacolare!

Chi oggi, appassionato di calcio, oserebbe dire l’opposto?

Pochi ormai (noi ci collochiamo fra questi) ricordano che questo gesto tecnico (che consiste nel mettere una gamba dietro l’altra, incrociarle e colpire il pallone col piede arretrato) in Italia lo vedemmo per la prima volta negli anni ’70.

A farlo non fu Riva, Rivera, Mazzola, Causio, Claudio Sala, ovvero uno dei campioni più celebri dell’epoca.

A farlo fu un calciatore semi-sconosciuto, che purtroppo è semi-sconosciuto pure oggi: Giovanni Roccotelli.

All’epoca ci fu meraviglia nel vedere quest’insolita giocata, effettuata da Roccotelli durante Cagliari-Spal, match del campionato di Serie B del 26 settembre 1976.

Oggi Caressa e i vari urlatori quando la commentano sembra che abbiano visto un UFO, ma in realtà noi la ricordiamo da ben prima.

Soprattutto la ricordiamo con un altro nome: “Incrociata” (derivato dal fatto che per compiere il gesto, si incrociavano le gambe).

Incrociata però non suona bene, allora i telecronisti di oggi hanno importato dall’estero (precisamente dalla Spagna) il termine “Rabona”, mandando in pensione il termine originale e anche colui che di fatto, fu il primo a proporla in Italia (in questi anni c’è stato per sbaglio un telecronista, un giornalista, un ex calciatore che una volta ha ricordato Roccotelli in tv?).

Lo ricordiamo noi e lo ringraziamo, nella speranza che qualcuno una volta lo inviti in qualche trasmissione televisiva, ricordando che la giocata fatta da grandi campioni, è stata proposta dall’ala destra del Cagliari nel 1976, perciò la piantassero di urlare e riempirsi la bocca di aggettivi roboanti e magari, visto che in italiano esiste, la chiamassero col suo vero nome, che è “Incrociata” e non Rabona.

(Nella foto Giovanni Roccotelli)

La Serie A da due a dieci-Ventitreesima giornata

I nostri voti alla ventitreesima giornata.

Iniziamo col match di venerdì sera. Vittoria meritata dei veronesi (8), che continuano ad essere convincenti. Il Bologna (5) ha segnato subito, ma poi i gialloblù hanno preso il sopravvento. 10 a Caprari per il super-goal, 9 ad Orsolini, autore pure lui di una bella prodezza.

Pareggio tra Genoa e Udinese, con i liguri che ci sono sembrati più tonici. I friulani ottengono un punto con una prestazione da 6. 7 al Genoa invece, a cui è mancato solo il goal per ottenere una vittoria che sarebbe stata tutto sommato meritata. Blessin non ha iniziato male.

Vittoria in extremis dell’Inter contro un buon Venezia (7). L’Inter non brilla, la sua è stata una prestazione da massima resa col minimo sforzo (e perciò diamo 6 ai nerazzurri). Dzeko (8) decisivo col suo stacco.

Ci aspettavamo di più da Lazio e Atalanta (6 ad entrambe). I nerazzurri avevano l’attenuante delle assenze, ma comunque il loro è stato uno 0-0 senza tanti squilli (escluso il palo di Zaccagni), anche se forse, in confronto a Milan-Juventus, è stata una partitona.

Pareggio fra Cagliari e Fiorentina, con i sardi (7) che hanno da recriminare perché sinceramente meritavano di vincere. A loro è mancato il colpo del KO, ma se giocano così la salvezza non è utopia. 5 ad una Fiorentina che pareggia, ma al di là del rigore sbagliato da Biraghi, è stata inferiore all’avversario.

Il Napoli (8) dilaga contro una Salernitana cui diamo 6 perché decimata com’era, ha già fatto tanto a tener testa agli azzurri per tutto il primo tempo. Menzione per Juan Jesus (8) perché sta sostituendo Koulibaly come meglio non si potrebbe.

Bella vittoria dello Spezia (7), che in due giornate raccoglie sei punti d’oro contro Milan e Sampdoria senza rinunciare a giocare a calcio. Bella l’azione del goal di Verde (8), mentre per la Sampdoria (5) al di là del palo di Caputo, c’è ancora molto da lavorare. In bocca al lupo a Giampaolo (e in bocca al lupo anche a D’Aversa).

Il Torino (8) gioca un buon match, non vince solo per la sfortuna (tre pali in una partita sono roba da guinness), ma Juric dimostra di aver dato un’identità a questa squadra. Il Sassuolo (6) ha il merito di crederci fino in fondo, anche se, come ammesso dal suo stesso allenatore, trattasi di punto immeritato.

Roma-show ad Empoli. 10 ai giallorossi per il grande calcio mostrato nel primo tempo, contro un avversario che ha dimostrato di saper fronteggiare egregiamente le squadre più forti di lui sulla carta. All’Empoli diamo 5 perché dopo tutto sta facendo bene, una partita si può anche sbagliare. Menzione per Sergio Oliveira (8), che ha dimostrato di poter essere una pedina importante nello scacchiere di Mourinho.

Milan e Juventus hanno avuto paura di perdere e non hanno vinto. 6 ai rossoneri che un po’ di più ci hanno provato, 5 ai bianconeri perché in 90 minuti potevano almeno tentare di scaldare le mani a Maignan. Dal punto di vista dello spettacolo, partita inguardabile, da Milan e Juve ci si attende qualcosa in più, è lecito.

Inoltre

10 ad Alessio  Dionisi per aver ammesso che il Toro meritava di vincere, senza tanti fronzoli. Bravo!

2 a Massimiliano Allegri per non avere ammesso che Milan-Juve è stata una partita inguardabile. Quando racconta che la Juve gli è piaciuta e afferma che “Il bicchiere è tutto pieno”, racconta balle alle quali non crede neppure lui.

La Serie A da uno a dieci-Ventiduesima giornata

I nostri voti alla ventiduesima giornata di campionato.

Cominciamo con Sampdoria-Torino. I granata (9) vincono e convincono, giocando bel calcio e meritando il successo. Bravi tutti, ma noi vogliamo dare una menzione a Juric (9), che sta forgiando una squadra compatta, gagliarda e che non rinuncia a giocare a calcio. L’artefice delle ultime due vittorie del Toro per noi è lui. Sampdoria in discesa (5), dopo il goal ci è sembrata adagiarsi. Alla fine poteva cogliere il pareggio, ma onestamente, analizzando soprattutto le occasioni, sarebbe stato troppo. Il fatto che tra i blucerchiati meriti una menzione il portiere (Falcone:8), è indicativo. Perdi e il giocatore che ha fatto più bella figura è il portiere, vuol dire che qualcosa non va.

Passeggia la Lazio (8) a Salerno, contro una Salernitana (5) remissiva (anche troppo). Menzione per la doppietta di Immobile (8), ma soprattutto per l’assist di tacco di Milinkovic-Savic sul primo goal, alta scuola (10).

Sulla Juve ormai ci ripetiamo: vince ma non brilla (6). Tre punti li fa (e certamente questo conta), ma i bianconeri sono ancora apparsi lenti. 8 a De Sciglio, autore al suo ingresso di tre cross uno più bello dell’altro, alla faccia dei suoi contestatori e 7 a Weston McKennie, oseremmo dire la punta più insidiosa della Juve in questo momento grazie ai suoi inserimenti. L’Udinese (6, bisogna anche considerare le diverse assenze) non ha fatto molto, ma ha cercato come poteva di impensierire la Juventus.

Girandola di emozioni a Reggio Emilia, dove il Verona (8) passa vincendo e convincendo. Il Sassuolo (5, è vero che non si da per vinto, ma quando prendi quattro goal in casa qualcosa funziona). Menzione per Barak (9), “Man of the match”.

Bella partita tra Venezia ed Empoli (7 a tutte e due), che prendono un punto a testa (risultato giusto). Menzione per Nani (7) che appena arrivato offre subito un assist-goal per Okereke.

Vince ma non convince la Roma (6), vincitrice grazie ad un rigore (giusto, per carità) generato da un’ingenuità avversaria e da un provvidenziale Rui Patricio (9), autore di una gran parata su Joao Pedro.

Girandola di emozioni pure a Bergamo, dove tra goal divorati, parate ottime (9 sia per Musso che per Handanovic) e giocate di ottima fattura (per esempio il tacco di Barella, da 9, per Darmian), si è visto due squadre che giocano a calcio (8 a tutte e due).

La notiziona della giornata è senza dubbio il tonfo casalingo del Milan, a cui però diamo 6. La sua partita l’ha giocata, senza l’incredibile topica dell’arbitro Serra (1, ma come si fa?) e un super-Provedel (9), si farebbero altri discorsi. 8 allo Spezia per averci creduto fino alla fine.

8 al Napoli che a Bologna vince, grazie soprattutto ad un Lozano decisivo (8). 6 al Bologna perché dopo tutto, la sua partita l’ha fatta.

9 alla Fiorentina che stravince e convince.  Il Genoa (2) si commenta nel risultato finale: 6-0. 10 a Biraghi perché due goal su punizione nella medesima partita sono qualcosa di incredibile.

Inoltre

5 a Dybala per l’esultanza e soprattutto per la giustificazione patetica (“Cercavo un amico in tribuna”).

2 a Vlahovic per il tentato cucchiaio a Sirigu. Sei forte, ma non è questa la maniera per dimostrarlo, cercando (non riuscendoci) di prendere in giro il portiere avversario.

Luis Silvio Danuello: a suo modo, anche lui mito degli anni ’80.

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Come sapete, il nostro blog ama ogni tanto tornare nel passato.

Oggi torniamo indietro di più di quarant’anni, esattamente al 1980, anno in cui le società calcistiche poterono tornare ad acquistare calciatori non italiani, raccontando la storia di quello che è diventato suo malgrado un simbolo dei “bidoni” (ovvero calciatori stranieri che si dimostrarono non all’altezza del nostro campionato) giunti in Italia dall’estero,  sia per gli aspetti legati sia alla trattativa che lo portò in Italia, sia per il rendimento di certo non memorabile.

Nel 1980 la Federcalcio, dopo più di un decennio, aprì di nuovo le frontiere, permettendo così alle società di calcio di tesserare nuovamente un calciatore straniero tra le proprie fila. Finiva così quello che fu un periodo di vera e propria autarchia calcistica, avuto inizio nel periodo post-Mondiali 1966, che videro la Nazionale soccombere davanti alla Corea e al carneade Pak-Doo-Ik, autore del goal che sancì una delle sconfitte più brutte della storia della Nazionale.

Immediatamente ci fu la rincorsa a cercare di avere un calciatore straniero in squadra, per rinforzarla ma anche per appagare le fantasie dei tifosi.

Il 10 agosto del 1980 in questo senso fu un giorno memorabile. Proprio in quella data a Fiumicino atterrava un aereo con a bordo Paulo Roberto Falcao, il talento brasiliano che avrebbe scritto la storia della Roma (ma diremmo del calcio) con la sua eleganza, la sua classe e la sua visione di gioco.

Sullo stesso aereo però c’era un altro passeggero, anche lui calciatore, anche lui brasiliano, ma indubbiamente meno talentuoso. Sarebbe entrato, a modo suo, anche lui nella storia del calcio, ma non per la sua eleganza, la sua classe e la sua visione di gioco. Il suo nome era Luis Silvio Danuello e quando si pensa ai “bidoni”,  lui rappresenta, per tutti noi che abbiamo vissuto il calcio degli anni ’80 il non plus ultra.

Come abbiamo scritto, la possibilità di tesserare uno straniero in squadra, scatenò le fantasie di molti tifosi e le ambizioni di molti dirigenti, che si diedero da fare per portare in squadra un calciatore non italiano che fosse in grado di rinforzare i propri club.

In quell’estate, oltre al “Divino” (come fu soprannominato dai romanisti) Falcao, arrivarono anche Brady alla Juventus, Krol al Napoli, Prohaska all’Inter (calciatori indiscutibilmente di talento), giunti ad aumentare il tasso tecnico dei club che li avevano tesserati.

Anche i club più piccoli, al fine di portare lo straniero nel campionato italiano, non stettero a guardare. Tra questi vi fu la Pistoiese, neopromossa in Serie A (per la prima e unica volta della sua storia), che mandò il proprio allenatore in seconda Beppe Malavasi in Brasile, per cercare di scovare un talento in grado di rinforzare la squadra, proprio come qualche anno dopo, ne “L’Allenatore nel pallone”, avrebbero fatto Oronzo Canà e Andrea Bergonzoni (interpretati da Lino  Banfi e Andrea Roncato) quando si recano in Brasile per acquistare Aristoteles.

Quella della Pistoiese e di Luis Silvio però è una storia vera, non un film.

Malavasi in Brasile assistette ad una partita del Ponte Preta e rimase incantato da un attaccante di nome Luis Silvio Danuello, che in quel match mostrò doti tecniche che convinsero l’allenatore a portarlo in Italia. Si disse che furono pagati centosettanta milioni dal club toscano per quello che a tutti gli effetti pareva un talento.

Peccato che in Italia Danuello giocò appena sei partite e non confermò ciò che fece vedere in quella partita con la maglia del Ponte Preta. C’è chi disse che in realtà quella partita fu organizzata ad “hoc” e che fu tutta una messa in scena al fine di rifilare il “pacco” alla Pistoiese, ma ciò non ha mai trovato conferme e soprattutto fu sempre smentito con forza da Danuello in persona.

E’ stato confermato dall’interessato invece, riguardo al suo ruolo in campo, che dichiarò ai dirigenti pistoiesi: “Jo soy ponta”. Questi ultimi pensarono che andasse impiegato da punta, ignari che ponta in portoghese significa ala destra.

Fu forse a causa di questo malinteso linguistico che Luis Silvio non brillò sui campi di calcio nostrani, ma entrò (anche per questo bizzarro equivoco) a suo modo nella storia.

Tornato in Brasile, su di lui si scatenarono leggende incontrollabili: chi diceva che avesse aperto un ristorante, chi diceva che gestisse un chiosco nello stadio di Pistoia, chi addirittura diceva che avesse intrapreso una carriera di attore di film porno.

Anni fa si scoprì che se n’era tornato in Brasile, dove giocò ancora un paio d’anni, per poi appendere le scarpe al chiodo e dedicarsi all’attività di rivendita di ricambi per macchine industriali.

La rincorsa allo straniero da parte delle società di calcio non si fermò lì, non si fermo lì neppure l’arrivo di autentici bidoni (se è per questo ne continuano arrivare  a tutt’oggi), ma la vicenda di Luis Silvio è e rimane una pietra miliare per quanto concerne i bidoni del calcio italiano.

 

La Serie A da zero a dieci-Ventunesima giornata

I nostri voti alla ventunesima giornata.

Iniziamo da Venezia-Milan, con i rossoneri (9, partita dominata) che dimostrano ancora una volta che il loro piazzamento in classifica non è casuale. I veneti (5) non sono riusciti ad opporre resistenza alla furia milanista. Sugli scudi Hernandez (9), per la prestazione e per la doppietta.

Goleada del Sassuolo (9) in casa dell’Empoli (5), che fronteggia fin che può gli emiliani, ma l’espulsione di Viti (4, che ingenuità!) fa cascare il palco. Menzione per Raspadori (9) e la sua doppietta (in particolare di ottima fattura il primo goal).

L’Atalanta torna a fare l’Atalanta che abbiamo ammirato negli ultimi anni e prende 10, mostrando grande calcio ad Udine. L’Udinese (3, va bene, l’Atalanta è forte, ma poteva fare di più certamente, considerando che all’andata, a Bergamo, bloccò la Gasperini-band sull’1-1). 9 a Muriel per i goal e per la prestazione.

Vittoria del Napoli sulla Sampdoria, con gli azzurri (8), che raccolgono tre meritati punti. 5 ai blucerchiati, alo netto delle assenze comunque poco incisivi. 10 a Petagna per aver fatto un super goal.

Tre punti meritati pure per lo Spezia (9, ottima partita) e per l’azione che ha portato Bastoni al goal. 5 al Genoa, che perde meritatamente e che di mostra di aver ancora parecchi problemi, che Sheva (5 pure a lui), non è ancora riuscito a risolvere.

Vittoria rocambolesca della Juventus, che nel giro di pochi minuti ribalta il risultato e porta a casa tre punti insperati. Diamo 7 ai bianconeri, media tra il 5 dei primi settanta minuti e il 9 degli ultimi venti. 9 a Szczesny, ancora una volta decisivo in barba a quelli che volevano metterlo in galera ad inizio campionato e 7 a De Sciglio, non solo per il goal, ma perché in campo non ci sembra lesinare impegno. Inoltre domandiamo, ai tifosi che lo criticano di continuo e lo sbeffeggiano: Alex Sandro ha dimostrato di essere tanto migliore di lui ultimamente? 5 alla Roma invece, giacché certe partite vanno messe in cassaforte e lei non l’ha fatto. 9 a Pellegrini e Dybala per i due goal.

Vittoria che è oro colato per la Salernitana (8), che vince meritatamente a Verona. Gialloblù sottotono (5), ma ci può stare dal momento che stanno disputando un buonissimo campionato. 9 a Castanos per il goal, 0 a Ilic per l’espulsione rimediata in una maniera da peggiore dei tamarri.

L’Inter vince contro la Lazio e gli diamo 8, dal momento che dimostra continuità di risultati. 6 ai laziali invece, perché non rinunciano a giocare la partita, ma si vede che manca ancora loro qualcosa per stare al passo con squadre come l’Inter. 9 a Bastoni e 8 a Skriniar per i due goal, 4 ad Handanovic per l’uscita “Ad Minchiam” su Immobile.

Dilaga il Torino (10, partita perfetta) contro la Fiorentina (4, è scesa in campo? Anche qui però, vale il discorso fatto per il Verona, col torneo che stanno disputando i viola, non vanno crocifissi se sbagliano una partita). Menzione per Brekalo (8) e Callejon (3, che retropassaggio ha fatto?).

Finiamo con Cagliari-Bologna. Vittoria sudata dei sardi (6), ma forse non meritata alla luce di quanto visto. Il Bologna infatti, per quanto prodotto, se avesse raggiunto il pareggio non sarebbe stato certo scandaloso. 9 ad Orsolini per il goal, 4 a Skorupski perché sul goal di Pereiro poteva fare di più.

La Serie A (sl) da due a dieci-Ventesima giornata

I nostri voti al campionato (o meglio, a mezzo campionato…).

Iniziamo da Sampdoria-Cagliari. Vittoria a sorpresa dei sardi (7), che espugnano meritatamente Marassi. Dopo un primo tempo in cui la Sampdoria (5, bel primo tempo, ma le partite durano 90 minuti) sembrava padrona della partita, gli uomini di Mazzarri hanno reagito molto bene, portando a casa tre punti importantissimi. Bella l’azione del goal di Gabbiadini (8).

Pareggio tra Lazio ed Empoli, al termine di un match spettacolare. I toscani continuano a confermarsi una squadra ostica da incontrare (e meritano 8), i laziali dopo un inizio da incubo, hanno macinato calcio, evidenziando però dei limiti (di nuovo tre goal presi, la fase difensiva non ci è sembrata solida ancora una volta). 6 ai biancazzurri, perché comunque alla fine avrebbero potuto vincere. 8 a Milinkovic-Savic, uomo squadra della Lazio e 2 all’arbitro Giua e ai suoi collaboratori: come si fa a fischiare un rigore come quello concesso ai laziali, avendo a disposizione il VAR?

Il Verona (9) gioca bene e vince, nonostante le assenze, dimostrando di avere un impianto solido. 5 allo Spezia, che dopo l’exploit di Napoli, mette in evidenza nuovamente i suoi limiti. 9 al “Man of the match” Caprari.

Bella gara tra Sassuolo e Genoa, con gli emiliani che cercano, ma non trovano la vittoria (noi diamo loro comunque 7). I liguri (6) prendono un punto che è un brodino, ma la strada per loro è ancora lunga, giacché più che ad una prova di squadra, il punto è scaturito grazie ad un vero gioiello di Destro (10).

Un grande Milan (9) travolge la Roma (6, dopo tutto le occasioni le ha avute e non ha rinunciato a giocare a calcio). Ottima prova di squadra dei rossoneri, che confermano quanto di buono fatto negli ultimi due anni. 10 a Maignan per le sue super-parate (fantastica quella sulla deviazione di Abraham) e 2 ad Ibanez per l’assist a Messias.

La Juventus non approfitta delle numerose assenze del Napoli e pareggia una partita che aveva iniziato bene, ma che ha messo ancora in mostra i limiti dei bianconeri (cui diamo 6 perché potavano dare e fare di più), soprattutto atletici (ha iniziato bene, ma poi spesso si è seduta lasciando l’iniziativa agli azzurri). Allegri ha parlato di un buon inizio e di quattro minuti di furore. Come ha opportunamente rilevato Sebino Nela alla Domenica Sportiva, le partite durano 90 minuti e se un allenatore è soddisfatto di quattro minuti soli, noi gli diamo 5. 7 invece ad un Napoli che, seppur falcidiato dalle assenze, è venuto a giocare a Torino senza snaturarsi, dimostrando (a differenza dei bianconeri) di avere un impianto ed un organizzazione, che è ben diverso dal dire buttiamo la palla avanti e speriamo che Chiesa (8, al momento una delle poche garanzie in casa Juve) faccia qualcosa (in pratica l’Allegri-pensiero di ieri sera). 8 al goal di Mertens.

Concludiamo con una considerazione su quanto accaduto. Le Asl fanno il loro lavoro, dunque non vogliamo certo saperla più lunga di loro, ci mancherebbe. Troviamo però inutile fare dei protocolli se poi, alla prima occasione, vengono messi in discussione. La situazione è già caotica così, un po’ di chiarezza (facendola rispettare) non farebbe male.