Creato da: lontano.lontano il 22/01/2008
la poesia, la musica ed il loro contrario.

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Da anonima

Post n°201 pubblicato il 21 Aprile 2011 da lontano.lontano
Foto di lontano.lontano

Ricevo e publico da Anonima questo articolo.

Sto qua, ascolto, penso, e sogno tempi lontani e presenti, guardando un dvd; “Samarcanda” di Antonello Venditti.
Ecco, lui e la sua musica mi riportano ai miei pensieri.
Quando tutti dormono, io osservo gli oggetti che mi sono più cari, e ascolto.
Questa musica che mi fa sognare, immaginare, diventar triste magari, di quella tristezza che ti spezza il cuore.
Nessuno, sospetta la mia vera indole, fra la gente sono allegra, solare, una donna forte, all’apparenza, mentre, in realtà, sono un essere molto triste e solo.
Quante volte mi sono paragonata ad una marionetta!
La marionetta, in pubblico è animata e diventa un personaggio allegro, quando si accascia è perchè le hanno allentato i fili, così diventa infelice, come una donna a cui hanno spezzato il cuore.
La marionetta sola, accasciata in un angolo, con i fili allentati.  
Nessuna donna al mondo,
avrebbe contato più di un sasso lanciato nel mare, ma, il caso, è alquanto indisciplinato, col destino non si prendono accordi preventivi, il domani non ci obbedisce, troppo saggio o troppo crudele che sia.
Però ci sono state cose e persone
che mi hanno fatto credere nei presagi.
Certo, come tutti gli esseri umani, ho
avuto presagi e disgrazie, ma le due cose, si sono sempre tenute distanti l’una dall’altra.
I presagi sono rimasti sempre senza seguito e le disgrazie, mi hanno colpito senza essere presagite.
Vivevo senza trionfi e mi accontentavo, i ricordi del
passato mi appaiono, oggi, più amari di una sconfitta.
Da bambina ho visto e vissuto
cose terribili.
La mamma soffrire le cinghiate di papà ed io, già da piccola
, mi vedevo sottomessa a quel destino che, intravedevo, già cosi troppo spaventoso.
Sono stata una bambina povera, con il giusto desiderio, di quei piccoli agi che tutti avevano e che a me erano negati.
Non so come e perché ma, quella bimba triste, è rimasta sempre dentro di
me.
Ed io la porto per mano, come una piccola amica invisibile, e le faccio dei regali meravigliosi ma, tutti quei doni, non sono adatti
alla sua età ma alla mia.
Ora, ascolto una canzone che mi riporta alla mia realtà di donna, “Ogni volta” coi suoi ricordi, coi miei ricordi, solo ricordi.

                                             ----   ...   ---                

A volte, mi chiedo perché la vita debba essere un fardello tanto pesante da dover portare.
Non avrebbe, in teoria, un senso nascere per patire, come d’altronde, non ha un senso, nascere per poi morire.
E non mi riferisco alla morte del centenario che, bene o male, la sua vita l’ha vissuta, ma alla morte di un nascituro o di un bimbo di pochi anni.
Ma che senso ha, venire al mondo e non aver neppure il tempo per vederlo, che senso ha portare la gioia e subito dopo il dolore più atroce, che senso ha, che progetto è, cosa c’è dietro tutto questo?
Nessun fine, nessuno scopo, se nessuno ha voluto tutto ciò, se nessuno c’è, ma se qualcuno c’è, perché tutto ciò succede senza una supervisione logica e la “cura del buon padre di famiglia?”
Questa è la domanda che ho posta, ogni volta che ho parlato con un uomo di chiesa o a chi
di chiesa, a sua volta mi parlava, domanda, senza una risposta chiara, sintetica, definitiva.
Comprendo bene il loro imbarazzo, il loro aggrapparsi a concetti che andavano a cozzare contro la logica, forse troppo razionale, forse troppe terrena per chi di cose terrene non tiene conto nella stessa misura.
Non sono un materialista, credo più a ciò che non vedo che a ciò che vedo, ma un senso lo devo trovare, non una spiegazione, ma un senso dev’esserci sempre.
La vita anche se “insensata” un senso lo ha, ma solo se, in qualche maniera la possiamo gestire.
Il neonato che muore, il feto malformato, la malattia genetica in senso lato, la malattia insorta pochi mesi dopo la nascita, non hanno un senso, e senza un senso non le accetto.
Accetto l’altra, e cerco di farla accettare a chi ne parla con me, proprio perché non vuole accettarla e, senza accettarla ne perde il controllo, non cerca di gestirla o di lottare per cambiarla.
La vita, non è un’eterna primavera, coi fiori di pesco e gli uccellini che cinguettano in un cielo dai colori pastello, la vita, come testimonia la persona che mi ha scritto, è pesante, è cattiva è, certe volte da odiare ma, è sempre la vita, la nostra vita, e dobbiamo darle un senso, anche se, spesso, ci porta a pensare che un senso non abbia.

 
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