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Fatti non foste.

Post n°307 pubblicato il 16 Dicembre 2016 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Considerate la vostra semenza: Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".
E' una delle terzine di Dante maggiormente conosciute e citate; per la cronaca, fa parte del canto 26° dell'inferno, su cui non mi dilungherò perché lo potete reperire facilmente in internet.
A me piace particolarmente ma, secondo le mie attuali concezioni, la ritengo inesatta e negatrice di una, a parer mio, consolidata verità.
Sostengo, infatti, una tesi opposta a quella dantesca:
Proprio se consideriamo la nostra “semenza” ovvero le nostre origini, il motivo per il quale ci troviamo qui, capiamo chiaramente che fummo esattamente prodotti “a viver come bruti”.
Dante non poteva concepire che la nostra sorte era quella di essere manovalanza schiava, non poteva immaginare che altri esseri, tramite l'ingegneria genetica, creassero una specie utile per essere asservita.
Nasciamo quindi schiavi e non come specie libera però, e qui Dante ha ragione, qualora ci fossimo affrancati dalla tirannia, avremmo il sacrosanto diritto, se non proprio il dovere, di seguir virtute e canoscenza”.
Che poi significa che, tramite le nostre doti intellettuali e le nostre possibilità cognitive, dovremmo ricercare la vera conoscenza ed il vero sapere, in una parola, la verità in ogni settore della nostra esistenza.
Purtroppo non è così, per cui, appare palese, che la nostra totale liberazione non si sia ancora definitivamente concretizzata.
La domanda che mi pongo è chi siano coloro che ancora ci tengono schiavi.
Saranno “quelli la” che ci hanno originati, in prima persona o dei loro tramiti, tipo i prefetti ai tempi dell'impero romano, oppure degli schiavi come noi, diventati nostri schiavisti?
Il campo delle ipotesi è affascinante ma la risposta, qualora possibile, attualmente è ancora lontana dall'esserci data.
E' certo che, data la manipolazione evidente di ogni verità, ci sia qualcuno che stia agendo affinché' la nostra “virtute e canoscenza"sia nascosta ai nostri occhi, come potrebbe esserlo un chicco di riso in un deserto sabbioso.
A causa del nostro atavico asservimento, non riusciamo neppure ad accorgerci di questo, non riusciamo a capire che, tutto ciò ci viene inculcato nella mente, altro non è che un continuo depistaggio.
Dante ci esorta ad esser soggetti e non oggetti, ci induce al risveglio dopo un letargo che da troppo tempo dura, ci sprona a distinguere il vero dal falso e a non uniformarci al pensiero unico.
A questo proposito, ricordo a tutti che, il sommo Poeta, odiava particolarmente l'atteggiamento di tutti coloro che non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere un'idea propria, ma limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del più forte.
Per questo, volle punirli sistemandoli nell'Antinferno, tra gli “Ignavi”, dove sono costretti a girare nudi per l'eternità inseguendo un'insegna che corre velocissima e gira su se stessa, punti e feriti da vespe e mosconi, col loro sangue che, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da fastidiosi vermi.
Personalmente, penso che potrei finire in altri gironi ma, certamente, non in questo, chiedo a voi se vi convenga rischiare una simile pena, o non sia meglio, una volta tanto, oltre che, in ragione di questo, pensare con la vostra testa.

 
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