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L'anima.

Post n°288 pubblicato il 15 Giugno 2016 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

L'anima è una di quelle parole, uno di quei concetti, una di quei postulati che ci vengono veicolati senza nessuna garanzia di veridicità.
Ci hanno detto essere un qualcosa di astratto ma concreto, qualcosa che si rifà alla spiritualità e alla religione, qualcosa che abbiamo dentro ma pronta a lasciarci nel momento in cui la vita stessa ci lascia.
Sembra sia un soffio leggero che, in ragione di ciò, potrebbe esser legato al modo di dire: “Esalare l'ultimo respiro”, ma, circa la natura di tale brezza non è dato sapere.
Mi spiace rimarcarlo ma quando c'è di mezzo la religiosità, la fede, il misticismo, il divino, la poca chiarezza è d'obbligo, più di tanto non è dato capire e, molto più di tanto viene volutamente confuso.
Si deve credere in ciò che ci viene proposto, che sia razionale o del tutto privo di logiche deduzione non ha importanza alcuna, tanto è, e tanto vi basti.
L'idea di anima, perché di questo si tratta in assenza di comprensibilità, che mi hanno inculcata, è alquanto angosciante, come dicevo, qualcosa di astratto ma che diventa concreto nel momento del dolore.
Ho vivo nella memoria un quadretto che faceva bella mostra di se in uno di quegli “oratori” che sono la tipicità delle mie zone.
Per chi è “foresto” gli oratori sono delle chiesette a livello di quartiere, luoghi consacrati dove un tempo si celebravano le messe, manufatti antichi entro i quali capita spesso di trovare pezzi artistici di grande pregio.
Ebbene, in quel dipinto sono raffigurate le “anime”, entità indefinite la cui parte superiore è umana e quella inferiore di fattezza come di fiamma.
E proprio tra le fiamme questi “esseri”, non saprei come altrimenti definirle, patiscono le proverbiali “pene dell'inferno” o, per chi spera ancora di recuperare nei tempi supplementari, le pene del purgatorio.
L'anima, allora, è parte di noi o no, ha le nostre sembianze o no, ci appartiene o le apparteniamo,
la possiamo gestire o ci gestisce, siamo noi o no?
Mi pare che la confusione sia su livelli abbastanza elevati ma possa anche diventare totale se, consideriamo alcuni modi di dire che affermano che si può vendere l'anima al diavolo ma che, in contrapposizione, si dona a Dio.
L'anima ci sopravvive?
Si reincarna in un corpo nuovo?
Diventa nuova emendando le colpe precedenti e annullando i meriti acquisiti e mantiene una memoria ancestrale?
Non ne so nulla, d'altronde io sono un'anima semplice e non eletta per cui è logico che sia preda di interrogativi e di domande senza risposta.
E proprio in virtù di ciò che cerco risposte personali, quelle risposte autogestite che mi soddisfano di più di quelle gestite da altri.
Pertanto la mia definizione di anima si discosta dalle cose divine e fa riferimento alla semplice osservazione della lingua italiana.
Cosa significano i verbi animare, rianimare e i concetti opposti quali inanimato o senz'anima?
L'anima è dunque per me, la forza vitale, la vita che origina la vita stessa, quello stato che differenzia una vita vegetale o vegetativa da una vita realmente vissuta.
Anche in questo caso, meglio ricorrere ad un esempio.
Se una persona cade in depressione e, a causa di ciò, diventa un individuo che è ancora in vita solo perché respira e gli pulsa il cuore ma, in realtà, non esiste perché è inanimato, gli manca il mondo esterno e l'essenza interna, gli manca vita a tutti gli effetti … ha smarrita l'anima, appunto.
L'anima non ci si accorge di averla finché non la si perde, e quel quadretto di anime afflitte rappresenta il dolore che prova chi attraversa il periodo peggiore della propria esistenza; chi è già morto dentro senza poter usufruire del sollievo della morte effettiva.
Una squadra di calcio esprime la propria anima, una musica raggiunge l'anima, una persona rivela, o meno, la propria bontà d'animo, sono tutte prerogative umane concrete, non ci sono soffi e situazione mistiche, non ci sono misteri inspiegabili e, forse, tutto è molto più semplice e molto meno confuso di quanto ci abbiano fatto credere.

 
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